Ben trovati cari lettori e lettrici oggi per la prima volta mi cimenterò in un articolo un pò innovativo. Oltre a darvi la mia umilissima opinione sull’ultimo romanzo letto ho deciso di portare con me l’autrice in questa avventura tramite un’intervista! Quindi continuate a leggere per saperne di più!
TITOLO: Il cactus non ha colpa
AUTRICE: Roberta Marcaccio
EDITORE: Triskell Edizioni
SERIE: Autoconclusivo
GENERE: Contemporary
FORMATO: Digitale e Cartaceo
DATA DI PUBBLICAZIONE: 13 febbraio 2021
TRAMA
Alla soglia dei quarantacinque anni Rebecca perde l’unico amore a cui ha dedicato vita, anima e cuore. Il suo lavoro. Una lettera, consegnatale personalmente dall’amministratore delegato dell’azienda per cui lavora, cancella ventiquattro anni di carriera e la mette di fronte alla scelta più difficile che abbia mai dovuto affrontare: rimanere fedele a se stessa e chiudere per sempre una porta alle sue spalle.
Ventiquattro anni di carriera fatti di rapporti umani, sedi di lavoro diverse, dalla Romagna al Piemonte, fino alla Valle d’Aosta, legami più o meno forti coi colleghi, amicizia e passione per un lavoro che a tratti diventa preponderante su tutto. La storia di Rebecca è brutalmente attuale. Lo ascoltiamo al telegiornale, lo leggiamo sui quotidiani ma quando capita diventa un duro rospo da ingoiare. Rebecca, Giuliano, Ilaria, Vittorio, non necessariamente in quest’ordine, sono i protagonisti di una vicenda in cui tante persone possono identificarsi. Il lavoro per molti è rifugio, consolazione, passione, si investono anni di vita e quando vengono a mancare certe condizioni ci si sente traditi, come se lo facesse l’amore della nostra vita. Che strada sceglierà Rebecca? Riuscirà a dare una nuova direzione alla sua vita? Il romanzo racconta con emozione, ma anche una punta di ironia, una storia come ne sono accadute tante e che non si augura a nessuno, anche se… non è forse vero che non tutti i cactus vengono per nuocere?
Recensione
Quante volte vi siete trovate a scegliere tra vita privata e vita lavorativa? Credo infinite e la nostra protagonista di oggi non è da meno. Rebecca ha vissuto sempre e solo per il lavoro: suo unico grande amore. E se dopo 24 anni dedicati ai sacrifici e ad un’azienda che vi ha accolto giovanissime e vi ha aiutato a crescere vi ritrovaste improvvisamente “single” da questo rapporto? Come vi sentireste? Il romanzo si apre con quello che è uno dei momenti più difficili da affrontare per Rebecca. Pagine piene di frustrazione e rabbia sono quelle che ci accolgono ma che ci spingono a cercare di saperne di più.
Il giocattolo è rotto. Era fatto di un materiale che non si può aggiustare: c’erano passione, dedizione, impegno, sacrificio. Ecco, proprio questo è il punto. Ho sacrificato una vita alla carriera e ho dedicato tempo ed energie alle persone con cui lavoravo: ho dato tutto quello che potevo senza risparmiarmi mai.
Ma chi è Rebecca? E cosa le è successo davvero? Lo scopriamo nelle pagine seguenti di questo romanzo dove nero su bianco troviamo tutte le sue gioie, i suoi dolori, la sua forza e la sua voglia di occupare uno spazio nel mondo. Lo troviamo in ogni parola che l’autrice le dedica e che ci colpisce e ci emoziona continuamente. Vediamo una donna che deve ripartire da zero con le sue sole capacità e possibilità. Una donna che vive questa rottura in tutte le sue fasi e deve muovere il primo passo per uscirne. Una donna che forse per una volta aprirà la strada a qualcos’altro oltre che ad un rapporto professionale. Questo è Vittorio.
Ha avuto la capacità di mandarmi in confusione, di farmi battere il cuore e inciampare fin dal primo giorno. E dal primo giorno per me lui è stato il mio direttore e basta.
Ma la vita ti prende sempre a calci. C’è una frase che mi ha colpito molto e che ho sentito molto affine, forse perchè terribilmente vera. Vivere non è facile e non è sempre tutto rosa e fiori. A volte non lo è mai.
Quante altre volte dovrò dimostrare che sono matura, responsabile e capace? Quando si stancherà la vita di mettermi alla prova?
Insomma come avrete capito da questi miei accenni “Il cactus non ha colpa” è un romanzo che parla di vita vera, di una storia sentita perchè reale. Un romanzo che ripercorre la vita di una donna e che ci racconta il suo percorso di nascita, crescita e rinascita. Un percorso dove troviamo pensieri che potrebbero essere i nostri, scelte e decisioni continue. Ma anche l’amicizia, la speranza di un piccolo lieto fine e tante emozioni pure e semplici. Una lettura intensa e coinvolgente che ci mette davanti a delle verità che dovremmo imparare ad abbracciare e ad accogliere…perchè in fondo il cactus non ha colpe! Quattro cuori meritati per Roberta Marcaccio!!!!
Intervista con l’autrice:
Ben trovata Roberta e grazie per esserti prestata a questo piccolo viaggio con me e con i lettori. Raccontaci tre rituali che metti in atto prima di scrivere.
Ciao Michela, grazie a te per avermi concesso questa splendida occasione, è sempre piacevole parlare di scrittura e confrontarsi. Veniamo ora ai tre rituali. Prima di scrivere, di solito, preparo:
Gli auricolari per la musica e la playlist adatta al momento/romanzo
l’accesso al sito Treccani e a internet per qualche ricerca veloce dell’ultimo secondo e tutti i social e chat silenziati
infine la tazzona di caffè d’orzo e miele o infusi vari
Ora che ci siamo scaldate passiamo alle domande più complicate! Il romanzo è una storia di vita che assume dei tratti che possono sembrare autobiografici. Quanto c’è della tua storia personale in Rebecca?
Il romanzo è ispirato alla storia di tutti coloro (donne o uomini) che prima o poi vivono un’esperienza simile a quella di Rebecca e che mi auguro non accada mai a nessuno. Anch’io ho vissuto una vicenda simile e da quella ho preso ispirazione per inventare la protagonista, i suoi amici e la sua vita arricchita di sentimenti, emozioni, gioie e dolori.
Il libro è uscito da un paio di settimane e già mi sono resa conto che molti si identificano il lei e in ciò che è accaduto, soprattutto nel periodo storico che stiamo vivendo in cui questo tema è così attuale. Quello a cui mi ispiro nella storia è successo prima ancora che scoppiasse la pandemia, e neanche farlo apposta ora siamo qui che ne parliamo.
Il titolo del libro ha un qualcosa di curioso. L’hai scelto per un motivo in particolare?
Scelgo i miei titoli secondo un rito molto particolare e che ho raccontato qualche volta. Quando il manoscritto è a buon punto, di solito dopo il primo editing, lo rileggo (all’infinito) fino a che non trovo la frase esatta, presente nel romanzo, che secondo me è perfetta in copertina. Quella frase diventa il titolo. Se non ne trovo una adatta, modifico il testo del romanzo affinché il titolo sia contenuto anche all’interno.
Sono stata felicissima e grata che l’editore non abbia modificato Il cactus non ha colpa.
In realtà mi sono resa conto molto dopo averlo scelto, quando il libro era già pubblicato, che il titolo è assolutamente coerente con la trama, con il messaggio, con la rabbia e la tenacia della protagonista.
Il romanzo, a mio parere, affronta tematiche che sono all’ordine del giorno. Spaziano dalle scelte a cui molto spesso siamo obbligate a risponde (vita privata-lavoro), a momenti di profonda crisi, solitudine, amicizia… C’era un messaggio “nascosto” che volevi lasciare nei tuoi lettori? Se si mi piacerebbe sapere il tuo punto di vista in merito.
Quando inizio a scrivere mi concentro sulla storia che voglio raccontare, sulla trama e sui personaggi, difficilmente parto da un messaggio che voglio trasmettere. La narrazione conduce l’autore per mano e lo porta nel punto esatto in cui deve arrivare.
Un messaggio ovviamente c’è ed è molto semplice: quando il nostro mondo crolla noi rimaniamo schiacciati dal dolore e dalla rabbia e non vediamo altro che il buio, la luce c’è da qualche parte ma non sappiamo più riconoscerla; la tenacia, la determinazione e l’impegno che mettiamo nell’uscire da quello stallo ci porterà a rivedere il sole, mai abbandonarsi al dolore, lottare ogni giorno per ritrovare il centro di noi stessi e ricominciare da lì in poi una nuova vita.
Dove è nata la storia di Roberta? Dove ti è venuta l’idea?
Ero a Ivrea. Nella perla del Canavese. Una piccola e meravigliosa città (di cui mi sono innamorata), attraversata da uno dei fiumi più belli d’Italia e contornata dalle Alpi. Ho vissuto a Ivrea per lavoro due anni, all’inizio la raggiungevo ogni quindici giorni e alla fine tutte le settimane. Era diventata casa. Quando arrivavo in via Torino per me era come essere tornata.
Una sera, seduta sul letto con il PC, sono stata illuminata dall’idea di questa storia e ho iniziato a inventare personaggi, situazioni, ambientazioni, delineare la trama e piano piano ho cominciato a tessere. Era febbraio 2019.
C’è qualcosa della storia che a posteriori cambieresti?
Se mai mettessi mano a qualcosa che ho già scritto, è normale che mi verrebbe da correggere, migliorare, tagliare. Ma sono dell’idea che una storia sia perfetta per il momento in cui l’autore la scrive ed è per questo che non rileggo mai.
Anche la scrittura, come la persona stessa, ha una sua maturità. Più cresciamo, più ci evolviamo e con noi anche la scrittura, lo stile, la profondità con cui affrontiamo gli argomenti di cui vogliamo parlare.
Se ripenso ai miei primi lavori mi sembra sia passato un secolo e tantissime parole scritte.
Una vita fa e una Roberta fa.
Cos’è per te la scrittura?
È vivere vite che non potrò mai vivere; è essere persone che non potrò mai essere; è far fare ai personaggi ciò che io non farò mai; è andare in profondità nell’animo umano; è capirmi attraverso gli uomini e le donne che invento; è giocare con loro; ascoltarli (un po’ come Rebecca fa con i suoi collaboratori); è essere empatica con chi mi è antipatico; è non avere pregiudizi; è accettare tutto ma mettere prima ME; è accogliere il facile e il difficile; è confrontarmi con gli altri; è maturare; è consapevolezza.
Hai già qualche idea per un prossimo romanzo?
Diverse. Una nuova revisione di un romanzo pubblicato qualche anno fa, una bellissima storia di amicizia in una cornice di mistero. Un nuovo romanzo scritto quest’estate a cui lavorerò nei prossimi mesi prima di presentarlo all’editore. E poi due storie in cantiere: un giallo storico fuori dagli schemi e un’antologia crime al femminile.
Entro l’anno uscirò con un’antologia di racconti a cui tengo particolarmente.
E poi chissà, la mente degli autori partorisce sempre nuove idee 😉