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Maybe Now – Colleen Hoover

Appoggio la penna sul foglio. La mano mi sta tremando troppo per riuscire a finire di compilarlo, quindi prendo qualche veloce respiro nel tentativo di calmare i miei nervi.

Puoi farcela, Maggie.

Prendo la penna di nuovo ma credo che la mia mano stia tremando ancora più di quando l’ho posata.

“Lascia che ti aiuti con quello.”

Alzo lo sguardo per vedere l’istruttore tandem che mi sorride. Prende la penna e la cartellina e si siede sulla sedia alla mia destra. “Abbiamo un sacco di principianti nervosi. È più semplice se lasci compilare a me i fogli perchè la tua scrittura finirà col non essere leggibile”, dice. “Ti comporti come se stessi per saltare da un aereo o qualcosa del genere.”

Il suo sorriso pigro mi mette immediatamente a mio agio, ma divento di nuovo nervosa quando mi rendo conto che sono una bugiarda terribile. Mentire sulla sezione medica sarebbe stato più facile se fossi stata io a compilarlo. Non sono sicura di riuscire a mentire a voce alta a questo ragazzo.

“Grazie, ma posso farcela”. Cerco di riprendermi la cartellina, ma lui la allontana.

“Non così veloce…” abbassa lo sguardo sul mio questionario, “Maggie Carson.” Mi allunga una mano, tenendo ancora con l’altra la cartellina lontana da me. “Io sono Jake, e se stai pianificando di buttarti da un aereo a 3000 metri mentre sei alla mia mercè, il minimo che posso fare è completare questa documentazione.”

Gli stringo la mano, impressionata dalla forza dietro la sua presa. Sapere che queste sono le mani alle quali sto affidando la mia vita rassicura la mia mente per una minuscola frazione di tempo.

“Quanti lanci hai completato?” gli chiedo.

Mi fa un largo sorriso, poi riporta l’attenzione alle scartoffie. Inizia a scorrere le pagine. “Tu sarai il mio cinquecentesimo.”

“Davvero? Cinquecento sembrano un grosso affare. Non dovresti festeggiare?”

Riporta i suoi occhi sui miei e perde il sorriso. “Mi hai chiesto quanti lanci ho completato. Non voglio festeggiare prima del tempo.”

Sobbalzo.

Lui ride e mi dà un colpetto sulla spalla. “Sto scherzando, Maggie. Rilassati. Sei in buone mani.”

Sorrido nello stesso momento in cui prendo un altro profondo respiro. Lui inizia a scorrere il questionario.

“Qualche condizione medica?” chiede, premendo già la penna sulla casellina del no. Non gli rispondo. Il mio silenzio lo porta ad alzare gli occhi e farmi di nuovo la domanda. “Condizioni mediche? Malattie recenti? Qualche ex-ragazzo pazzo da cui dovrei essere messo in guardia?”

Sorrido al suo ultimo commento e scuoto la testa. “Nessun ex pazzo. Solo uno davvero grandioso.”

Annuisce lentamente. “Che mi dici dell’altra parte della domanda? Condizioni mediche?” Aspetta la mia risposta, ma fallisco nel dargli qualsiasi altra cosa che non sia una pausa nervosa. Socchiude gli occhi e si avvicina un altro po’, guardandomi con attenzione. Mi sta guardando come se cercasse risposte a molto di più delle domande scritte su quel questionario che tiene in mano. “È terminale?”

Cerco di trattenere la mia risolutezza. “Non proprio. Non ancora.”

Si avvicina ancora di più, guardandomi con un’espressione piena di sincerità. “Che cos’è, allora, Maggie Carson?”

Non lo conosco nemmeno ma c’è qualcosa di calmante in lui che mi fa venire voglia di dirglielo. Ma non lo faccio. Abbasso lo sguardo sulle mie mani, incrociate sul mio grembo. “Potresti non lasciarmi saltare se te lo dico.”

Si china su di me finchè il suo orecchio è vicino alla mia bocca. “Se lo dici abbastanza piano, c’è una buona probabilità che io non riesca nemmeno a sentirlo”, dice con voce calma. Un’ondata del suo respiro mi accarezza la clavicola e immediatamente sono ricoperta di brividi. Si allontana appena e mi guarda mentre aspetta una mia risposta.

“F.C.”, dico. Non so nemmeno se sappia cosa significa FC, ma lo faccio sperando non mi chieda di spiegare.

“Come sono i tuoi livelli di ossigeno?”

Forse sa cosa significa. “Finora tutto apposto.”

“Hai il nulla osta del medico?”

Scuoto la testa. “Decisione dell’ultimo minuto. Qualche volta tendo ad essere un po’ impulsiva.”

Sorride ampiamente, poi guarda di nuovo il foglio e barra il no sulle condizioni mediche. Alza lo sguardo su di me. “Bè, sei fortunata perchè si dà il caso che io sia un dottore. Ma se muori oggi, dirò a tutti che hai mentito su questo questionario.”

Rido e annuisco in accordo, apprezzando il fatto che stia lasciando perdere. So quanto sia importante questa cosa. “Grazie.”

Guarda in basso verso il questionario e dice, “Perchè mi stai ringraziando? Non ho fatto niente.” Il suo diniego mi fa sorridere. Continua a scorrere la lista di domande e io rispondo onestamente finchè finalmente non arriviamo all’ultima pagina. “Okay, ultima domanda”, dice. “Perchè vuoi buttarti col paracadute?”

Mi chino su di lui per dare un’occhiata al foglio. “È davvero una domanda?”

Lui la indica. “Sì. È scritto qui.”

Leggo la domanda, poi gli dò una risposta diretta. “Immagino sia perchè sto morendo. Ho una lunga lista di desideri e cose che avrei sempre voluto fare.”

I suoi occhi si induriscono un poco, quasi come se la mia risposta l’avesse fatto arrabbiare. Riporta la sua attenzione sui fogli, quindi inclino la testa sopra la sua spalla e lo guardo scrivere una risposta che non è per niente quella che gli ho dato.

“Voglio fare paracadutismo perchè voglio sperimentare la vita al massimo.”

Mi allunga la documentazione e la penna. “Firma qui”, dice, puntando al margine della pagina. Dopo aver firmato il documento e averglielo riconsegnato, lui si alza e mi prende la mano. “Andiamo a preparare i nostri paracadute, Cinquecento.”

***

“Sei davvero un dottore?” urlo sopra il
rombo dei motori. Siamo seduti direttamente l’uno di fronte all’altra nel piccolo aereo. Lui fa un enorme sorriso mostrando una fila di denti talmente bianchi e perfetti, che potrei scommettere dei soldi sul fatto che sia un dentista.

“Cardiologo!” urla. Agita una mano in cerchio all’interno dell’aereo. “Faccio questo solo per divertimento!”

Un cardiologo che fa paracadutismo nel tempo libero? Impressionante.

“A tua moglie non dà fastidio che tu sia sempre così impegnato?” urlo. Oddio. Quella era una domanda piuttosto ovvia e di cattivo gusto. Rabbrividisco al pensiero di averglielo davvero chiesto a voce alta. Non sono mai stata brava a flirtare.

Si avvicina e urla, “Cosa?”

Rabbrividisco internamente. Mi sta davvero chiedendo di ripetere? “Ti avevo chiesto se tua moglie non si arrabbia che sei sempre così impegnato!”

Scuote la testa e si toglie l’imbragatura di sicurezza, poi si sposta sulla seduta vicino alla mia. “C’è troppa confusione qui dentro!” urla, scuotendo la mano all’interno dell’aereo. “Dillo un’altra volta!”

Alzo gli occhi al cielo e inizio a chiederglielo di nuovo.

“Tua… moglie… non…”

Lui ride e mi appoggia un dito sulle labbra, ma solo per un attimo. Allontana la mano e si china su di me. Il mio cuore reagisce più a questo rapido movimento che non al fatto che sto per lanciarmi da un aereo.

“Sto scherzando”, dice. “Sembravi così imbarazzata dopo la prima volta che l’hai detto, che volevo fartelo dire di nuovo.”

Lo schiaffeggio sul braccio. “Coglione!”

Lui ride e si alza, poi prende la mia imbragatura di sicurezza e preme il catenaccio di rilascio. Mi tira sù. “Sei pronta?”

Annuisco, ma è una bugia. Sono assolutamente terrorizzata e se non fosse che questo ragazzo è un medico e fa queste cose per divertimento ed è davvero figo, me la sarei già data a gambe.

Mi fa girare finchè la mia schiena non è appoggiata al suo petto e unisce le nostre imbragature finchè non sono agganciata a lui in tutta sicurezza. Chiudo gli occhi quando lo sento mettermi gli occhiali. Dopo diversi minuti ad aspettare che lui finisca di prepararci, mi fa avanzare verso l’apertura dell’aereo e preme le mani ai lati dell’apertura. Sto letteralmente guardando le nuvole in basso.

Stringo di nuovo gli occhi, proprio mentre lui avvicina la bocca al mio orecchio. “Non ho una moglie, Maggie. L’unica cosa di cui sono innamorato è la mia vita.”

Sto in qualche modo sorridendo durante uno dei momenti più spaventosi della mia vita. Il suo commento ha reso giustizia alle tre volte in cui gli ho fatto quella domanda. Rafforzo la stretta sulla mia imbragatura di sicurezza. Lui si allunga per prendere le mie mani, poi le abbassa ai lati dei miei fianchi. “Ancora sessanta secondi”, dice. “Puoi farmi un favore?”

Annuisco, troppo impaurita a dirgli di no adesso che ho praticamente messo il mio destino nelle sue mani.

“Se arriviamo a terra sani e salvi, mi lascerai portarti fuori a cena? Per festeggiare il fatto che sarai stata la mia cinquecentesima volta?”

Rido per l’accenno sessuale nascosto sotto la sua domanda. Volto la testa sopra la mia spalla. “Gli istruttori tandem possono chiedere di uscire ai loro studenti?”

“Non lo so”, dice con una risata. “La maggior parte dei miei studenti sono uomini e finora non ho mai sentito il desiderio di chiedere di uscire ad uno di loro.”

Guardo di nuovo dritta davanti a me. “Ti farò sapere la mia risposta quando atterreremo sani e salvi.”

“Mi sembra giusto.” Mi fa avanzare di un passo, poi intreccia le sue dita alle mie, allargando le nostre braccia. “Ci siamo, Cinquecento. Sei pronta?”

Annuisco mentre il mio battito accelera ancora di più e il petto mi si stringe consumato dalla paura, sapendo quello che sto davvero per fare. Sento il suo respiro e il vento sul collo mentre ci avvicina al bordo dell’aereoplano.

“So che hai detto che vuoi fare paracadute perchè stai morendo”, dice, stringendomi le mani. “Ma questo non è morire, Maggie! Questo è vivere!”

Con questo, ci spinge entrambi in avanti… e saltiamo.

Non appena apro gli occhi, mi giro immediatamente trovando l’altra metà del mio letto vuota. Prendo il cuscino dove ha dormito Ridge e lo premo sul mio viso. Profuma ancora di lui.

Non era un sogno, grazie a Dio.

Ancora non riesco a credere a ieri sera. Il concerto che ha orchestrato con Brennan e Warren. Le canzoni che ha scritto per me. Il fatto che fossimo finalmente riusciti a dirci quello che provavamo senza che il rimorso fosse attaccato a quei sentimenti.

Forse è da lì che arriva questo nuovo senso di pace – l’assenza di tutto il senso di colpa che ho sempre sentito in sua presenza. Era stata dura innamorarsi di qualcuno che era destinato a qualcun’altra. Era stato ancora più difficile provare a fermarlo prima che succedesse.

Scendo giù dal letto e ispeziono la stanza. La maglietta di Ridge giace ancora vicino alla mia sul pavimento, quindi significa che lui è ancora qui. Sono un po’ nervosa al pensiero di uscire dalla stanza e vederlo. Non so perchè. Forse perchè ora è il mio ragazzo e ho avuto a malapena 12 ore di tempo per adeguarmici. È così… ufficiale. Non ho idea di come sarà. Di come saranno le nostre vite insieme. Ma è un nervosismo eccitato.

Mi chino e prendo la sua maglietta, poi me la metto addosso. Faccio una deviazione verso il bagno per lavarmi i denti e la faccia. Considero se sistemarmi i capelli prima di entrare in cucina, ma Ridge mi ha vista in condizioni peggiori di questa. Eravamo compagni di stanza. Mi ha vista in condizioni decisamente peggiori di questa.

Quando apro la porta che dà sulla sala da pranzo, lui è lì, seduto a tavola con un bloc notes e il mio portatile. Mi appoggio allo stipite e lo guardo per un po’. Non sono sicura di come la pensi lui, ma io amo il fatto di poterlo guardare sfacciatamente senza che mi abbia sentita entrare nella stanza.

Ad un certo punto si porta una mano tra i capelli frustrato e posso dire dalla rigidezza delle sue spalle che è stressato. Cose di lavoro, presumo.

Alla fine si accorge di me e il fatto che vedermi sulla porta sembri alleggerire completamente lo stress, cancella in un istante tutto il mio nervosismo. Mi fissa per un attimo e poi molla la penna sul bloc notes. Sorride e sposta la sedia all’indietro per alzarsi, poi cammina attraverso la cucina. Quando mi raggiunge, mi prende e mi tira verso di sè, premendo le labbra a lato della mia testa.

“Buongiorno”, dice, scostandosi.

Non mi stancherò mai di sentirlo parlare. Gli sorrido e gli faccio il segno, “Buongiorno.”

Guarda le mie mani e poi di nuovo me. “Questo è dannatamente sexy.”

Il mio sorriso si allarga. “Tu che parli è dannatamente sexy.”

Mi bacia, poi si ritrae e torna al tavolo. Prende il suo telefono e mi manda un messaggio.

Ridge: Ho un sacco di lavoro con cui mettermi in pari oggi e mi serve davvero il mio computer. Torno al mio appartamento così puoi prepararti per andare al lavoro. Vuoi che venga qui stasera?

Sydney: Passo da casa tua per tornare a casa dal lavoro. Mi fermerò direttamente quando finisco.

Ridge annuisce e prende il bloc notes su cui stava scrivendo. Chiude il mio portatile e torna da me. Avvolge le braccia attorno alla mia vita e mi avvicina a lui, premendo la bocca sulla mia. Ricambio il bacio e non ci fermiamo, neanche quando lo sento buttare il blocchetto sul bancone. Mi solleva con entrambe le braccia e qualche secondo dopo, stiamo attraversando la sala da pranzo e lui mi sta facendo sdraiare sul divano e poi è su di me e io sono quasi sicura che questa settimana verrò licenziata. Non esiste che gli dica che sono già in ritardo al lavoro quando preferirei venire licenziata che smettere di baciarlo.

Sto facendo la drammatica. Non voglio essere licenziata. Ma ho aspettato così tanto per questo e non voglio che lui se ne vada. Inizio a contare fino a dieci, promettendo a me stessa che smetterò di baciarlo e inizierò a prepararmi per il lavoro quando arriverò a dieci. Ma arrivo a venticinque prima di premere finalmente le mani sul suo petto.

Lui si scosta, sorridendomi. “Lo so”, dice. “Lavoro.”

Annuisco e faccio del mio meglio per fargli i segni di ciò che sto dicendo. So che non lo sto facendo nel modo giusto, ma semplicemente mimo le parole che ancora non conosco. “Avresti dovuto scegliere questo weekend per farmi cadere ai tuoi piedi anzichè una serata lavorativa.”

Ridge sorride. “Non potevo aspettare così tanto.” Mi bacia sul collo e poi inizia a rotolare via da me per farmi alzare, ma poi si ferma e mi guarda riconoscente per un momento.

“Syd”, dice, “Come ti… senti…” si ferma, poi prende il suo cellulare. Abbiamo ancora un enorme blocco comunicativo dove lui non si sente completamente a proprio agio a fare conversazione ad alta voce e io non conosco abbastanza la lingua dei segni per poter avere un’intera conversazione ad un ritmo decente. Sono certa che non appena miglioreremo entrambi, messaggiare rimarrà comunque la nostra primaria forma di comunicazione. Lo guardo digitare per un attimo e poi il mio telefono squilla.

Ridge: Come ti senti ora che stiamo finalmente insieme?

Sydney: Incredibile. Tu come ti senti?

Ridge: Incredibile. E… libero? È quella la parola che sto cercando?

Sto ancora leggendo e rileggendo il suo messaggio quando inizia immediatamente a scriverne un altro. Sta scuotendo la testa, come se non volesse che interpretassi il messaggio precedente in maniera sbagliata.

Ridge: Non intendo libero nel senso che non lo eravamo prima che ci ritrovassimo la scorsa notte. O che mi sentivo costretto quando stavo con Maggie. È solo…

Si ferma per un momento, ma gli rispondo prima che possa replicare, perchè sono abbastanza sicura di sapere quello che sta cercando di dirmi.

Sydney: Hai vissuto la vita per gli altri fin da quando eri piccolo. E scegliere di stare con me è stata quasi una scelta egoistica. Non fai mai cose per te stesso. Qualche volta mettere te stesso per primo può essere liberatorio.

Legge il mio messaggio e non appena i suoi occhi incontrano i miei, posso vedere che siamo sulla stessa lunghezza d’onda.

Ridge: Esattamente. Stare con te è la prima decisione che ho preso semplicemente perchè lo volevo. Non lo so, immagino che non dovrei sentirmi così bene per questo. Ma è così. Mi fa sentire bene.

Anche se sta dicendo tutto questo come se fosse sollevato di aver fatto una scelta egoistica, c’è ancora una ruga tra le sue sopracciglia aggrottate, come se i suoi sentimenti fossero accompagnati dal senso di colpa. Alzo una mano e gliela distendo, poi gli prendo il viso. “Non sentirti in colpa. Tutti vogliono che tu sia felice, Ridge. Soprattutto Maggie.”

Annuisce appena, poi bacia l’interno del mio palmo. “Ti amo.”

Ha detto quelle parole numerose volte la notte scorsa, ma sentirle di nuovo stamattina mi fa ancora sentire come se le stesse dicendo per la prima volta. Sorrido e tolgo la mano dalla sua così posso fargli i segni, “Ti amo anch’io.”

Tutto questo sembra così surreale. Lui che è davvero qui con me dopo così tanti mesi a sperare che potesse essere così. E ha ragione. Era così soffocante dover stare lontana da lui, e ora che è qui, è tutto così liberatorio. E lo so che non sta dicendo tutto questo perchè pensava che la sua vita con Maggie fosse in qualche modo qualcosa che non voleva. La amava. La ama. Quello che sta provando è il risultato dell’aver passato la vita a prendere decisioni che andavano bene per gli altri ma non per lui. E non credo rimpianga niente di tutto quello. È semplicemente quello che è. E anche se sono stata per lui una decisione egoistica, so che è ancora la stessa persona altruista che è sempre stato, quindi dev’esserci del rimorso residuo in lui. Ma le persone hanno bisogno di mettere se stessi per primi, alcune volte. Se non stai vivendo la miglior vita per te stesso, non puoi essere il miglior te stesso per le persone nella tua vita.

“Cosa stai pensando?” mi chiede, spostandomi i capelli all’indietro.

Scuoto la testa. “Niente. Solo…” Non so come fargli i segni di ciò che vorrei dire, quindi prendo di nuovo il telefono.

Sydney: È tutto così surreale. Sto ancora cercando di assimilarlo. La scorsa notte è stata totalmente inaspettata. Stavo iniziando a convincermi che eri arrivato ad un punto in cui non pensavi potessimo stare insieme.

Gli occhi di Ridge bucano i miei e ride un po’, come se il mio messaggio fosse completamente assurdo. Poi si china e mi dà il più soffice, dolce dei baci prima di rispondere.

Ridge: Per tre mesi non sono stato in grado di dormire. Warren mi sforzava a mangiare perchè ero ansioso tutto il tempo. Ho pensato a te ogni minuto di ogni giorno, ma ho mantenuto le distanze perchè tu mi avevi detto che dovevamo stare separati per un po’. E anche se mi uccideva, so che avevi ragione. Visto che ancora non potevo stare con te, mi sono sforzato a scrivere della musica su di te.

Sydney: Ci sono canzoni che non ho sentito che ieri sera non hai suonato?

Ridge: Ho suonato tutte le mie nuove canzoni per te ieri sera. Ma stavo lavorando su un’altra. Sono stato bloccato perchè il testo non sembrava adatto. Ma ieri notte dopo che ti sei addormentata, le parole hanno iniziato a scorrere come acqua. Le ho trascritte e mandate a Brennan non appena le avevo trascritte sul foglio.

Ha scritto un’intera canzone dopo che ieri notte mi sono addormentata? Socchiudo gli occhi e rispondo.

Sydney: Hai almeno dormito?

Fa spallucce. “Farò un pisolino più tardi”, dice, passando il pollice sul mio labbro inferiore. “Controlla la tua mail oggi”, dice mentre si china per darmi un altro bacio.

Adoro quando Brennan fa dei bruschi tagli alle canzoni che Ridge scrive. Penso che non mi stancherò mai di stare con un musicista.

Ridge si alza dal divano e poi mi tira sù con lui. “Me ne vado così puoi prepararti per il lavoro.”

Annuisco e gli dò un bacio per salutarlo, ma quando provo ad andare in camera mia, lui non molla la presa sulla mia mano. Mi giro e lui mi sta guardando con aspettativa.

“Cosa?”

Indica la maglietta che indosso. La sua maglietta. “Mi serve quella.”

Abbasso gli occhi sulla t-shirt e rido. Poi la tolgo – lentamente – e gliela consegno. Mi sta guardando dall’alto in basso mentre prende la sua maglia e se la infila da sopra la testa. “A che ora hai detto che passerai stasera?” Sta ancora fissando il mio petto quando mi fa questa domanda, completamente incapace di guardarmi negli occhi.

Rido e lo spingo verso la porta. Lui la apre e sguscia fuori dal mio appartamento, ma non prima di avermi rubato un altro bacio veloce. Chiudo la porta dietro di lui e realizzo per la prima volta da quando me ne sono andata dal mio vecchio appartamento, che finalmente non mi sento più piena di rancore per il caos che Hunter e Tori hanno causato.

Sono assolutamente, senza alcun dubbio, così grata per Hunter e Tori. Rivivrei un altro milione di volte il dolore della storia Hunter/Tori se Ridge fosse sempre il risultato finale.

***

Qualche ora più tardi, ricevo una mail da Brennan. Sgattaiolo nel bagno a lavoro con in mano il cellulare e apro la mail che ha come oggetto “Set me free (liberami)”. Mi appoggio contro il muro, premo play sul telefono e chiudo gli occhi.

“Liberami”

Sono andato in giro

Mi sono sdraiato

Sono stato sottoterra con il diavolo

Tu mi hai salvato come una nave nel mare

Dicendomi seguimi nella luce ora

Così eccoci qui

Un po’ di più

Qualcosa che stavo aspettando

Eccoci qui

Un po’ di più

Mi hai liberato

Scosso via la polvere da me

Chiuso bene ma hai trovato la chiave

E ora vedo

Non c’è altro posto in cui vorrei essere

Tu hai me e io ho te

Mi hai liberato

Difficile sapere il prezzo di tutto ciò

Ma quando hai perso qualcosa

Poi sai che c’è un prezzo da pagare

Penso che forse sei nata per

Essere il mio arrivo quando

Non riuscivo a mantenere la calma

Così eccoci qui

Un po’ di più

Qualcosa che stavo aspettando

Eccoci qui

Ancora un po’

Mi hai liberato

Scosso via la polvere da me

Chiuso bene ma hai trovato la chiave

E ora vedo

Non c’è altro posto in cui vorrei essere

Io ho te e tu hai me

Mi hai liberato

Ero seduto in basso

Non sapevo dove andare

Pensavo che il fondo fosse il soffitto

Nessun rimedio per guarire

Un Ave Maria ad un peccato

Un nuovo inizio ad una fine

Mi hai liberato

Scosso via la polvere da me

Chiuso bene ma hai trovato la chiave

E ora vedo

Non c’è altro posto in cui vorrei essere

Io ho te e tu hai me

Mi hai liberato

Resto completamente in silenzio quando la canzone finisce. Le lacrime mi scorrono sulle guance e non è nemmeno una canzone triste. Ma il significato dietro le parole che Ridge ha scritto dopo essersi addormentato accanto a me la scorsa notte, significano per me molto più di tutti gli altri testi che abbia mai scritto. E anche se ho capito cosa stava dicendo stamattina quando ha detto che si sente libero per la prima volta, non avevo realizzato quanto mi ero identificata in quello che stava provando.

Anche tu mi hai liberata, Ridge.

Mi tolgo gli auricolari, anche se vorrei mettere la canzone a ripetizione e ascoltarla per tutto il giorno. Mentre esco dal bagno, mi ritrovo a canticchiare la canzone ad alta voce nell’atrio vuoto con un ridicolo sorriso in faccia.

“Non c’è altro posto in cui vorrei essere. Io ho te e tu hai me…”

***

Link della canzone: https://itunes.apple.com/au/album/set-me-free/1022018099?i=1022018683

Link al video di Youtube: https://www.youtube.com/watch?v=Lc9ohCJNYOw

Penso alla morte ogni minuto di ogni ora di ogni giorno della mia vita. Sono quasi sicura di pensare alla morte molto più di una persona qualunque. È difficile non farlo, quando sai che ti è stata data solo una piccola parte del tempo che quasi tutte le altre persone sulla Terra invece hanno.

Avevo dodici anni quando ho iniziato a fare ricerche sulla mia diagnosi. Nessuno mi aveva mai davvero fatta sedere e spiegato che la Fibrosi Cistica arriva con una data di scadenza. Non una data di scadenza sulla malattia, ma una data di scadenza sulla mia vita.

Da quel giorno, a soli dodici anni, guardo alla vita in maniera totalmente differente da come vi guardavo prima. Per esempio, quando sono nel reparto cosmetici di un negozio, guardo la crema antietà e so che non mi servirà mai. Sarò fortunata se la mia pelle inizierà ad avere qualche ruga prima che io muoia.

Posso essere al reparto alimentare e guardare le date di scadenza sui cibi e chiedermi chi di noi durerà di più. Io o la senape?

Qualche volta ricevo inviti via posta per un matrimonio che sarà da qui a un anno e cerchio la data sul calendario e mi chiedo se la mia vita durerà più del fidanzamento di quella coppia.

Persino quando guardo i bambini neonati penso alla morte. Sapere che non vivrò mai abbastanza da vedere un figlio mio diventare un adulto, mi ha svuotata completamente di ogni desiderio di avere figli.

Non sono una persona depressa. Non sono nemmeno triste riguardo al mio destino. L’ho accettato molto tempo fa.

La maggior parte delle persone vive la loro vita come se dovessero vivere fino a 100 anni. Pianificano le loro carriere e le loro famiglie e le loro vacanze e il loro futuro come se rimanessero nei paraggi abbastanza a lungo per tutto quello. Ma i miei pensieri funzionano diversamente da quelli della maggior parte delle persone, sapendo che non ho l’opzione di pretendere di poter vivere fino a 100 anni. Perchè non succederà. Guardando il mio attuale stato di salute, sarò fortunata se vivrò altri dieci anni. E questo è precisamente il motivo per cui penso alla morte ogni minuto, di ogni ora, di ogni giorno della mia vita.

Fino ad oggi.

Fino al momento in cui mi sono lanciata dall’aereo e ho guardato in basso una terra che sembrava così insignificante che non sono riuscita a non ridere. E non riuscivo a smettere di ridere. Per tutto il tempo in cui stavamo cadendo, ho riso istericamente finchè non ho iniziato a piangere perchè l’esperienza era stata bellissima ed esilarante e aveva superato di gran lunga le mie aspettative. Per tutto il tempo in cui stavo precipitando verso la terra a più di 100 miglia all’ora, non ho pensato alla morte neanche una volta. Riuscivo solo a pensare a quanto fossi stata fortunata a riuscire a sentirmi così viva.

Le parole di Jake continuavano a ripetersi nella mia testa mentre spingevo controvento. “Questo è vivere!”

Ha ragione. Questo è il massimo che abbia mai vissuto e voglio farlo di nuovo. Abbiamo toccato il suolo da un minuto intero. L’atterraggio di Jake è stato impeccabile, ma io sono ancora agganciata a lui e siamo seduti a terra, i miei piedi distesi davanti a me mentre cerco di riprendere fiato. Apprezzo il fatto che mi stia dando qualche minuto di tranquillità per assimilare il tutto.

Inizia a slacciarci e si alza. Sono ancora seduta quando lui si piazza davanti a me bloccando il sole con la sua altezza. Alzo gli occhi verso di lui e sono leggermente imbarazzata dal fatto che sto ancora piangendo, ma non abbastanza da cercare di nasconderlo.

“Bè?” dice, allungandomi una mano. “Com’è stato?”

Prendo la sua mano e lui mi tira sù mentre uso l’altra mia mano per asciugarmi le lacrime dalle guance. Tiro sù con il naso e poi rido. “Voglio farlo di nuovo.”

Ride anche lui. “Adesso?”

Annuisco vigorosamente. “Sì. È stato incredibile. Possiamo farlo di nuovo?”

Scuote la testa. “L’aereo è prenotato per il resto del pomeriggio. Ma posso metterti in lista per il mio prossimo giorno libero.”

Sorrido. “Mi piacerebbe tanto.”

Jake mi aiuta a rimuovere l’imbragatura e gli consegno il mio casco e gli occhiali. Entriamo dentro e io mi vado a cambiare. Quando torno al bancone frontale, Jake ha stampato delle foto e scaricato dei video del lancio per me.

“Li ho mandati all’indirizzo email che c’è sul fascicolo”, dice, allungandomi una cartellina con le foto all’interno. “L’indirizzo sulla documentazione è il tuo reale indirizzo di casa?”

Annuisco. “Sì. Dovrei aspettarmi qualcosa nella cassetta della posta?”

Alza gli occhi dal computer e mi sorride. “No, ma puoi aspettare me davanti alla porta di casa tua stasera alle sette.”

Oh. Era serio riguardo al festeggiare stasera. Okay, allora. All’improvviso sono diventata super nervosa. Non lo dò a vedere, però. Gli sorrido solamente e dico, “Sarà un festeggiamento formale o informale?”

Lui ride. “Potrei prenotare da qualche parte, ma onestamente, sono più il tipo da birra e pizza. O hamburger o tacos o qualsiasi altra cosa che non richieda che io indossi una cravatta.”

Sorrido, sollevata. “Perfetto”, dico, allontanandomi dal bancone. “Ci vediamo alle sette. Cerca di non fare tardi.”

Mi volto e m’incammino verso la porta, ma prima di uscire, lui dice, “Non farò tardi. Anzi, diciamo che vorrei arrivare prima.”


Ridge e io siamo usciti insieme per così tanto tempo, che non ricordo nemmeno l’ultima volta in cui mi sono stressata nel cercare di trovare qualcosa da indossare ad un appuntamento. A parte la sua infatuazione per i reggiseni che si agganciano sul davanti, penso che Ridge non abbia mai prestato attenzione a quale biancheria intima indossassi. Ma eccomi qui, a rovistare nell’armadio, cercando di trovare qualsiasi cosa che si abbini o che non abbia buchi o che non sia adatta a vestire una nonna.

Non posso credere di non avere mutandine decenti.

Apro il cassetto in basso dove, chissà per quale motivo, ho buttato tutta la roba che pensavo non avrei mai indossato. Scavo tra calzini spaiati e mutande aperte sul davanti che mi sono state regalate per scherzo finchè non mi imbatto in qualcosa che all’improvviso mi fa scordare della mia ricerca.

È un pezzo di carta piegato. Non ho bisogno di aprirlo per sapere cosa sia, ma mi incammino verso il letto e lo apro lo stesso. Mi siedo e fisso la lista che avevo iniziato a scrivere più di dieci anni fa, quando avevo solo quattordici anni.

È una specie di lista dei desideri, anche se all’epoca non sapevo cosa significasse “lista dei desideri”. Ed è il motivo per cui l’ho intitolata “Cose che vorrei fare prima di compiere diciotto anni.” La parte che dice prima di compiere diciotto anni è cancellata perchè ho passato il mio diciottesimo compleanno in ospedale. Quand’ero tornata a casa, ero arrabbiata col mondo intero e con il fatto che non avevo ancora cancellato niente da quella lista. Quindi avevo scarabocchiato in fondo al titolo e scritto, “Cose che voglio fare. Forse uno di questi giorni…”

Ci sono solo nove cose sulla lista.

1 ) Guidare un’auto da corsa.

2 ) Fare paracadutismo.

3 ) Vedere l’aurora boreale.

4 ) Mangiare spaghetti in Italia.

5 ) Perdere 5000 dollari a Las Vegas.

6 ) Visitare le grotte di Calrsbad.

7 ) Fare bungee jumping.

8 ) Avere un’avventura di una notte.

9 ) Visitare la Torre Eiffel a Parigi.

Guardo la lista e realizzo che di tutte le cose che sognavo da adolescente, ne ho fatta solo una. Mi sono lanciata con il paracadute. E nonostante non l’avessi mai fatto fino ad oggi, ha finito con l’essere uno dei momenti più belli della mia vita.

Mi allungo sul comodino e prendo una penna. Cancello la seconda voce sulla mia lista.

Ne restano altre otto. E onestamente, sono tutte fattibili. Forse. Se riuscissi in qualche modo ad evitare di ammalarmi mentre viaggio, ogni singola cosa su questa lista sarebbe fattibile. La numero otto potrebbe addirittura essere fattibile stasera.

Non so come la penserebbe Jake sul fatto di essere una voce spuntata dalla mia lista dei desideri, ma non credo si lamenterebbe troppo sull’essere l’altra metà della mia avventura di una notte. Non che io voglia ricavare qualcosa dall’appuntamento di stasera, comunque. L’ultima cosa che voglio è un’altra situazione dove mi sentirei un peso per qualcuno. Il pensiero di essere la scappatella irresistibile di una persona è molto più eccitante del prospetto di esserne la fidanzata-malata terminale.

Ripiego la lista e la metto nel cassetto del mio comodino. Torno al mio armadio e prendo un paio di mutandine a caso. Non mi interessa nemmeno che aspetto abbiano. Se tutto va secondo i piani, non le indosserò tanto a lungo da dare modo a Jake di interessarsi a come sono. Mi sto infilando i jeans quando ricevo un messaggio.

Ridge: Missione compiuta.

Sorrido quando lo leggo. Sono passati diversi mesi da quando abbiamo chiuso, ma io e Ridge ci scriviamo ancora qualche volta. Anche se era stata dura vedere la nostra storia arrivare ad una fine inaspettata, sarebbe stata ancora più dura perdere la sua amicizia. Lui e Warren sono gli unici due amici che abbia mai avuto negli ultimi sei anni della mia vita. Sono felice del fatto che solo perchè la nostra storia non ha funzionato non significa che la nostra amicizia non possa. E sì, è strano parlare di Sydney con lui, ma Warren mi ha sempre tenuta aggiornata su tutto quello che riguardava Ridge, anche sulle cose delle quali non m’interessava essere messa al corrente. Ma in tutta sincerità, voglio che Ridge sia felice. E nonostante fossi arrabbiata quando avevo scoperto che aveva baciato Sydney, quella ragazza mi piaceva ancora. Non è come se si fosse presentata con cattive intenzioni e avesse tentato di rubarmelo. Io e lei andavamo parecchio d’accordo e so che entrambi hanno cercato di fare la cosa giusta. Ma non sono sicura che arriveremo mai ad un punto in cui usciremo tutti insieme come amici. Sarebbe troppo strano. Ma posso almeno essere felice che Ridge sia felice. E quando Warren mi aveva parlato del piano di portare Sydney con una scusa in un bar la scorsa notte così Ridge poteva convincerla a stare con lui, ero curiosa di sapere come sarebbe andata a finire. Avevo detto a Ridge di scrivermi se il loro piano avesse funzionato ieri sera, ma non penso di voler sapere i dettagli. Posso accettare il fatto che lei sia parte della sua vita ora e sono davvero felice per lui. Ma penso che non mi troverò mai nella posizione di voler sapere i dettagli.

Io: È fantastico, Ridge!

Ridge: Già, è tutto ciò che diremo perchè è ancora troppo strano discutere di questo con te. Notizie della tesi?”

Sono felice che la pensiamo allo stesso modo. E non posso credere di essermi dimenticata di dargli la bella notizia.

Io: Sì! L’ho saputo ieri. Ho preso 5!

Prima che lui risponda, sento bussare alla porta. Guardo l’ora sul mio telefono e sono solo le 6.30. Butto il cellulare sul letto e vado in salotto a sbirciare dallo spioncino. Jake non stava scherzando quando diceva che sarebbe potuto arrivato prima. Non ho ancora nemmeno finito di prepararmi.

Mi allontano verso lo specchio nel corridoio e urlo, “Solo un secondo!” mentre controllo il mio riflesso. Poi torno indietro e guardo di nuovo dallo spioncino. Jake è in piedi con le mani nelle tasche dei jeans, a guardare il cortile mentre aspetta che gli apra la porta. Onestamete è un po’ surreale, sapere che sto per andare ad un appuntamento con questo ragazzo. È un fottuto cardiologo! Ma poi perchè è single? È davvero carino. E così alto. E di successo. E… quella è…

Apro la porta di colpo ed esco fuori. “Porca puttana, Jake. Quella è una Tesla?” Non voglio essere maleducata, ma lo ignoro e vado dritta verso la macchina. Lo sento ridere dietro di me mentre mi segue sul vialetto.

Non sono una fanatica di auto, ma una delle mie vicine di casa esce con un tipo che guida una Tesla e mentirei se dicessi che non sono un pochino ossessionata da queste macchine. Ma non conosco abbastanza bene la mia vicina da andare a chiederle se posso farmi un giro sulla macchina del suo ragazzo.

Faccio scorrere la mano sull’elegante cofano nero. “È vero che non hanno motore?” Mi giro e Jake mi sta guardando divertito mentre faccio gli occhi dolci alla sua macchina anzichè a lui.

Annuisce. “Vuoi vedere sotto il cofano?”

“Sì!”

Lo sgancia con la chiave elettronica e si avvicina a me per aprirlo. Non c’è niente all’interno se non un bagagliaio rivestito di moquette. Niente motore. Niente trasmissione. C’è solo… niente. “Quindi il motore non esiste proprio su queste auto? Non devi mai riempirle di benzina?”

Lui scuote la testa. “No. Non c’è nemmeno dell’olio da cambiare. Solo la manutenzione dei freni e delle ruote, in realtà.”

“Come la mantieni carica?”

“Ho un caricabatteria nel mio garage.”

“La metti sotto carica di notte come se stessi caricando un telefono?”

“Praticamente.”

Mi volto di nuovo verso l’auto, ammirandola. Non posso credere che salirò su una Tesla stasera. È una cosa che desideravo di fare da due anni. Se avessi aggiornato la mia lista dei desideri negli anni scorsi, questo sarebbe stato decisamente qualcosa che avrei potuto cancellare stasera.

“Sono davvero ottime per l’ambiente”, dice, appoggiandosi al cofano. “Non producono emissioni.”

Alzo gli occhi al cielo. “Sì, sì, è fantastico. Ma quanto va veloce?”

Ride e incrocia i piedi all’altezza delle caviglie. La sua voce è intenzionalmente bassa e sexy quando alza un sopracciglio e dice, “Da zero a sessanta… in 2.5 secondi.”

“Oh, mio Dio.”

Annuisce verso l’auto. “Vuoi guidarla?”

Lancio un’occhiata alla macchina e poi di nuovo a lui. “Davvero?”

Il suo sorriso è dolce. “Veramente… lasciami fare una telefonata”, dice, tirando fuori il suo telefono. “Potrei farci entrare a Harris Hills.”

“Che cos’è Harris Hills?”

Si porta il telefono all’orecchio. “Un autodromo pubblico a San Marcos.”

Mi copro la bocca con una mano e cerco di nascondere il mio entusiasmo. Quante possibilità ci sono che cancelli un terzo della mia lista dei desideri in un solo giorno? Paracadutismo, guidare una macchina da corsa e una possibile avventura di una notte?

Apro gli occhi e fisso il soffitto. Il mio primo pensiero è Sydney. Il secondo è che non riesco a credere di essermi addormentato sul divano a metà pomeriggio.

La scorsa notte ho dormito a malapena, comunque. In realtà, ho dormito a malapena per l’intera settimana appena trascorsa. Ero così ansioso in vista dello show di ieri sera che avevo pianificato per Sydney, non sapendo come avrebbe reagito. E dopo che aveva reagito meglio di come mi aspettavo ed eravamo finiti a casa sua, non riuscivo ancora a dormire perchè non riuscivo a smettere di mandare a Brennan dei messaggi con i testi delle canzoni. Da ieri sera ha abbastanza materiale per poterci fare almeno tre canzoni.

Quando stamattina ho lasciato l’appartamento di Sydney, il mio piano era quello di tornare a casa e portarmi in pari con un po’ di lavoro, ma non riuscivo a concentrarmi su niente perchè ero troppo esausto. Alla fine mi sono sdraiato sul divano e ho messo Game of Thrones. Sono probabilmente l’ultima persona ad aver iniziato la serie, ma Warren ha tentato di farmela recuperare per mesi. Lui era arrivato alla terza stagione e io avevo visto solamente i primi tre episodi della prima e mi ero addormentato.

Mi chiedo se Sydney l’abbia vista. In caso contrario, potrei iniziarla da capo e guardarla con lei.

Prendo il mio telefono e vedo che ho due messaggi non letti da parte di Warren, uno di Maggie, uno di Brennan e uno di Sydney. Per prima cosa leggo quello di Sydney.

Sydney: Ho ascoltato la canzone. Mi ha fatta piangere. È davvero bella, Ridge.

Ridge: Credo tu sia di parte perchè sei innamorata di me.

Mi risponde immediatamente.

Sydney: No. La amerei anche se non ti conoscessi.

Ridge: Non fai bene al mio ego. A che ora arrivi?

Sydney: Sono per strada. Ci saranno anche Warren e Bridgette?

Ridge: Sono quasi certo che lavorino stasera.

Sydney: Perfetto. Ci vediamo presto.

Chiudo la conversazione con Sydney e apro i messaggi di Warren.

Warren: Brennan mi ha mandato la nuova canzone. Mi piace.

Ridge: Grazie. Ho iniziato Game of Thrones oggi. Mi piace.

Warren: ERA ORA CAZZO! Sei già arrivato all’episodio dove decapitano Stark davanti alle figlie?

Mi premo il telefono sul petto e chiudo gli occhi. A volte lo odio. Lo odio davvero.

Ridge: Sei un fottuto stronzo.

Warren: Amico, è l’episodio migliore!

Lancio il telefono sul tavolino e mi alzo. Vado in cucina e apro il frigorifero per provare a cercare qualcosa con cui vendicarmi di lui. Spero che Warren stesse scherzando. Ned Stark? Sul serio, George?

C’è un pezzo di uno dei formaggi sofisticati di Bridgette nel cassetto. Lo tiro fuori e apro la confezione. È un qualche formaggio bianco con eleganti pezzetti di spinaci o cose simili all’interno. Puzza di merda, ma una volta tolto l’involucro sembra un’elegante saponetta. Lo porto nel bagno di Warren, tolgo la sua saponetta dalla doccia e la rimpiazzo con il formaggio.

Ned viene decapitato? Giuro su Dio, se succede davvero butterò via la televisione.

Quando torno in sala da pranzo, il mio telefono si illumina sul tavolino. È un messaggio da parte di Sydney, che dice di aver appena parcheggiato. Vado alla porta e la apro, poi scendo le scale. Lei sta salendo, e non appena vedo il sorriso sul suo viso, mi dimentico della decapitazione che prego sia solo un orrendo scherzo da parte di Warren.

Ci incontriamo a metà scala. Ride per la mia impazienza quando la spingo contro il corrimano e la bacio.

Dio, la amo. Giuro, non so cos’avrei fatto se ieri sera non mi avesse fatto il segno di “quando”. Sono sicuro che sarei ancora seduto su quel palco, a suonare ogni canzone triste che mi fosse venuta in mente mentre bevevo fino all’ultima goccia di alcol presente in quel bar.

Ma non solo il peggior scenario possibile non era accaduto. Era accaduto il miglio scenario possibile. Lei l’aveva amato e amava me ed eccoci qui, insieme, in procinto di passare una noiosa serata nel mio appartamento a fare niente se non mangiare cibo da asporto e guardare la tv.

Mi scosto da lei mentre si allunga a togliermi del lucidalabbra dalla bocca.

“Hai mai visto Game of Thrones?” le chiedo.

Scuote la testa.

“Vorresti farlo?”

Annuisce. Le prendo la mano e saliamo insieme le scale. Quando entriamo in casa, lei va un attimo in bagno e io prendo il mio telefono. Apro il messaggio non letto di Maggie.

Maggie: Sì! L’ho saputo ieri. Ho preso 5!

Ridge: Perchè non sono sorpreso? Congratulazioni! Spero tu stia facendo qualcosa per festeggiare.

Maggie: L’ho fatto! Sono andata a lanciarmi con il paracadute oggi!

Paracadute? Spero stia scherzando. Lanciarsi con il paracadute è l’ultima cosa che dovrebbe fare. Non farebbe bene ai suoi polmoni. Inizio a risponderle, ma mi fermo a metà messaggio. Questa è la cosa che più non le piace di me. La mia costante preoccupazione. Devo smetterla di stressarmi sulle cose che fa che potrebbero peggiorare la sua situazione. È la sua vita e si merita di viverla come vuole.

Cancello la mia risposta. Quando alzo gli occhi dal telefono, Sydney è in piedi vicino al frigo, e mi sta guardando. “Stai bene?” chiede.

Mi raddrizzo e metto il telefono in tasca. Non voglio parlare di Maggie in questo momento, quindi sorrido e tengo l’argomento per un’altra volta. “Vieni qui,” le dico.

Sorride e cammina verso di me, facendo scivolare le braccia attorno alla mia vita. La attiro a me. “Com’è andata la tua giornata?”

Il suo sorriso si allarga. “In maniera eccellente. Il mio ragazzo mi ha scritto una canzone.”

Premo le labbra sulla sua fronte, poi con il pollice le prendo il mento, alzandole il viso verso di me. Non appena inizio a baciarla, lei mi prende la maglietta e inizia a indietreggiare verso la mia camera da letto. Non interrompiamo il bacio finchè lei non si lascia cadere sul mio letto e io le salgo sopra.

Ci baciamo per diversi minuti con i vestiti addosso, cosa che vorrei correggere, ma è piacevole. Non ci siamo esattamente innamorati nel solito classico modo, quindi siamo passati da un bacio che aveva riempito settimane di rimorsi, ad un periodo forzato di tre mesi senza nessun tipo di comunicazione, a una serata passata a baciarci e fare l’amore. Non eravamo niente e poi all’improvviso eravamo tutto. In un certo senso è bello andarci con calma adesso. Voglio passare il resto della notte solo a baciarla perchè ho pensato di farlo in questo modo per tre mesi interi.

Mi fa stendere sulla schiena e poi si lascia scivolare su di me, interrompendo il bacio. I capelli le ricadono sul viso, quindi si muove per spostarli dietro la sua spalla. Mi bacia leggermente sulla bocca e poi si mette a sedere, a cavalcioni su di me, così mi può fare i segni.

“Dalla scorsa notte sembra…” si ferma, facendo fatica a mimare il resto, quindi lo dice a voce. “Sembra sia passata una vita.”

Annuisco in accordo e poi alzo le mani per insegnarle a fare il segno di “una vita”. Lo dico ad alta voce mentre lei fa i segni. Quando lo fa nel modo corretto, annuisco e le mimo, “Ottimo lavoro.”

Si lascia cadere accanto a me e si appoggia su un gomito. “Qual è il segno per la parola sordo?”

Faccio il movimento, strisciando la mano attraverso la mia mandibola e poi verso la bocca.

Lei si porta il pollice dall’orecchio al mento. “Così?”

Scuoto la testa per farle capire che l’ha fatto nel modo sbagliato. Mi appoggio su un gomito, poi le prendo la mano per rimettere via il pollice e raddrizzare il dito indice. Lo premo sul suo orecchio e lo faccio scorrere sopra la mandibola, verso la bocca. “Così”, le dico. Ripete il gesto per la parola sordo alla perfezione. Mi fa sorridere. “Perfetto.”

Si lascia ricadere sul cuscino e mi sorride. Amo il fatto che abbia studiato la lingua dei segni nei tre mesi in cui siamo stati separati. Per quanto sia arrabbiato con Warren per avermi rovinato Game of Thrones, non sarò mai in grado di ripagarlo per aver aiutato me e Sydney a imparare a comunicare senza tutte quelle barriere. È davvero un buon amico quando non si comporta da completo imbecille.

Lei ha imparato la lingua dei segni davvero in fretta. Ogni volta che mi fa il gesto di qualcosa, sono sempre più impressionato. Mi fa venire voglia di farle mimare qualsiasi cosa d’ora in avanti e mi fa venire voglia di dare voce a tutte le parole che non le ho mai detto.

“Tocca a me”, dico. “Come fai il suono che fanno i gatti?”

Ci sono ancora tante parole che non capisco, e i suoni animali sono un enorme parte. Forse faccio fatica a capire come dovrebbe essere il suono perchè è impossibile leggere le labbra quando il suono arriva da un gatto o da un cane.

“Intendi meow?” chiede.

Annuisco e premo le dita sulla sua gola così posso percepire la sua voce quando lo dice. Ripete la parola così posso sentirla, e poi le rivolgo il mio miglior tentativo. “Me…oh?”

Scuote la testa. “La prima parte suona come…” Mi fa il segno della parola me.

“Me?”

Annuisce. “La seconda parte…” Alza le mani per segnare le lettere Y, O e W mentre le dice a voce alta di nuovo. Tengo il palmo premuto sulla sua gola.

“Di nuovo”, dico.

Pronuncia lentamente. “Me…yow.”

Amo il modo in cui le sue labbra formano un cerchio alla fine del suono. Mi chino a baciarla prima di provare a parlare di nuovo e cercare di riprodurlo. “Me…yow.”

Fa un largo sorriso. “Meglio.”

Lo dico più veloce. “Meow.”

“Perfetto.”

Inizio a chiederle perchè Meow sia usato in certi casi, ma mi dimentico di quanto sia nuova ai segni e i suoi occhi si allargano pieni di confusione mentre cerca di seguire le mie mani. Mi chino su di lei, prendo il telefono e digito la domanda.

Ridge: Perchè la parola MEOW alcune volte è usata per descrivere qualcosa di sexy? Fa un suono sexy quando viene pronunciata?

Lei ride e le sue guance si arrossano un pochino quando dice, “Molto.”

Lo trovo interessante.

Ridge: È sexy anche quando una persona abbaia come un cane?

Scuote la testa. “No. Per niente.”

La lingua Inglese è così complicata. Ma amo impararla da lei. È la prima cosa che mi ha attirato di lei oltre all’attrazione fisica. La sua pazienza con la mia incapacità di sentire e la sua smania di sapere e conoscere tutto. Non ci sono molte persone come lei in questo mondo e ogni singola volta che mi parla con i segni, mi fa ricordare quanto sono fortunato.

La attiro più vicino e mi chino sul suo orecchio. “Meow.” Quando mi allontano, non sta più sorridendo. Mi sta guardando come se fosse la cosa più sexy che abbia mai sentito. Conferma i miei pensieri facendo scivolare le dita tra i miei capelli e attirando la mia bocca sulla sua. Mi rotolo sopra di lei e le dischiudo le labbra con la lingua. Proprio mentre sto approfondendo il bacio, sento la vibrazione del suo gemito e sono spacciato.

E lo stesso vale per i nostri vestiti. Alla faccia dell’andarci piano stasera.

Seguo con gli occhi le dita di Ridge che scorrono avanti e indietro sul mio stomaco. Siamo sdraiati così da cinque minuti ormai. Lui che disegna cerchi leggeri con le dita sulla mia pelle mentre mi guarda. Ogni tanto mi bacia, ma siamo entrambi troppo esausti per il secondo round.

Non so nemmeno come faccia a essere ancora sveglio. Ha dormito a malapena la notte scorsa a casa mia perchè è rimasto alzato a scrivere quella canzone per me, e poi non appena sono venuta qui un’ora e mezza fa, siamo andati dritti in camera da letto e siamo stati parecchio impegnati. Sono quasi le otto adesso e se non mangio subito qualcosa per cena finirò con l’addormentarmi qui sul suo letto.

Il mio stomaco brontola e Ridge ride, premendo il palmo sulla mia pancia. “Hai fame?”

Lo guardo negli occhi. “L’hai sentito?”

Lui annuisce. “Fammi fare una doccia e poi penserò alla cena.” Mi bacia e scende dal letto, dirigendosi verso il bagno. Trovo la sua maglietta e la indosso prima di andare in cucina per bere qualcosa. Quando apro il frigorifero, qualcuno dietro di me dice, “Ciao.”

Trasalisco e apro del tutto la porta del frigo per tentare di nascondere il mio sedere mezzo nudo dietro di esso. Brennan è seduto sul divano con un gran sorriso.

Lo stesso vale per gli altri due componenti della sua band che non ho ancora conosciuto formalmente.

Brennan inclina la testa. “La prima sera che ti ho incontrata, non indossavi una maglietta. E ora una maglietta è tutto quello che indossi.”

Non ricordo di essere mai stata più mortificata in vita mia. Non ho nemmeno messo le mutandine, e anche se la t-shirt di Ridge mi copre il sedere, non so come fare ad arrivare alla sua stanza senza perdere anche l’ultimo briciolo di dignità.

“Ciao”, dico, alzando il braccio oltre l’anta del frigo in un saluto patetico. “Vi dispiacerebbe distogliere lo sguardo mentre vado a cercare un paio di jeans?”

Ridono tutti e tre, ma poi si voltano verso il muro per darmi alcuni secondi per poter correre in camera di Ridge. Proprio mentre inizio a chiudere l’anta del frigo, la porta d’entrata si spalanca e Warren entra a passo pesante nell’appartamento. Apro di nuovo l’anta per continuare a nascondermi.

Bridgette entra come una furia dietro di lui e poi Warren sbatte la porta. “Vai!” dice, mandandola via mentre lei attraversa di corsa la sala da pranzo per andare nella loro stanza. “Vai a nasconderti in camera e fai il gioco del silenzio come sempre!”

Bridgette sbatte la porta della loro stanza. Guardo Warren che sta guardando Brennan e gli altri due ragazzi seduti sul divano. “Hey”, dice, senza ancora avermi notata. “Che si dice?”

Nessuno di loro sta guardando Warren perchè gli avevo chiesto di voltarsi verso il muro, quindi Brennan sta ancora fissando la parete quando dice, “Hey, Warren.”

“Perchè state guardando il muro?”

Brennan indica il frigorifero, ma continua a fissare il muro. “Stiamo aspettando che lei torni in camera per mettersi dei vestiti addosso.”

Warren sposta l’attenzione su di me e i suoi occhi si illuminano all’istante. “Beh, che spettacolo per gli occhi!” dice, buttando le chiavi sul bancone. “So che ti vedo sempre, ma è bello vederti di nuovo in questo appartamento finalmente.”

Deglutisco, facendo del mio meglio per rimanere impassibile. “È… bello essere tornata, Warren.”

Lui indica l’anta del frigo. “Non dovresti stare con la porta aperta in quel modo. Ridge e io ci stiamo dividendo il conto delle bollette ora e tu stai sprecando un sacco di elettricità.”

Annuisco. “Sì. Scusa. Ma praticamente sono senza pantaloni e se tu potessi andare là e guardare il muro assieme agli altri, io chiuderò l’anta e tornerò in camera di Ridge.”

Warren inclina la testa, poi avanza di due passi e si sposta sulla destra come se cercasse di vedere dietro la porta del frigo.

“Vedi?” Urla Bridgette dall’altra parte della stanza, in piedi sulla porta ora aperta. “Questo è esattamente ciò di cui stavo parlando, Warren! Tu flirti con CHIUNQUE!” La loro porta sbatte di nuovo.

Warren alza la testa verso il soffitto e sospira, poi se ne va verso la loro camera. Io ne approfitto per fare una folle corsa fino alla stanza di Ridge. Chiudo la porta e mi ci appoggio contro, coprendomi il viso con le mani.

Non tornerò più là fuori.

Sto andando verso il bagno di Ridge proprio nel momento in cui lui apre la porta. Ha un asciugamano legato in vita e con un altro si sta asciugando i capelli. Mi affretto verso di lui e lo avvolgo tra le braccia, affondando la testa nel suo petto mentre chiudo forte gli occhi. Continuo a scuotere la testa finchè lui non mi allontana da sè per potermi guardare. Non riesco nemmeno a immaginare cosa stia vedendo perchè sto gemendo e sono accigliata e sto ridendo per l’imbarazzo.

“Che è successo?”

Indico verso il salotto e poi gli faccio i segni, “Tuo fratello. Warren. La band. Qui.” Poi indico il mio corpo mezzo nudo e il fatto che le mie chiappe escono praticamente da sotto la sua maglietta. Mi guarda dall’alto in basso e poi lancia un’occhiata verso la sala, poi mi guarda di nuovo, strizzando gli occhi come se si stesse ricordando di qualcosa.

“La prima volta che hai incontrato Brennan… indossavi un reggiseno. Ora indossi…”

“Lo so”, gemo, buttandomi sul suo letto. Ridge inizia a ridere mentre si infila i jeans. Poi si china su di me e io penso che stia per baciarmi, ma invece mi sfila la sua maglietta dalla testa e me la toglie. È completamente vestito ora mentre io sono ancora più nuda di quando sono entrata in questa stanza. Mi passa i miei vestiti e so che mi vuole ufficialmente presentare alla band, ma io vorrei solamente chiudermi a riccio e nascondermi finchè tutti se ne vanno.

Mi sforzo a ingoiare il rospo e a vestirmi perchè Ridge mi sta sorridendo come se tutto questo lo divertisse e il suo sorriso mi fa dimenticare quanto sia imbarazzata. Il bacio che mi dà quando mi spinge verso la porta me lo fa dimenticare ancora di più.

Quando torniamo in salotto, Brennan è seduto al bancone con le gambe penzoloni, che dondolano avanti e indietro. Mi fa un enorme sorriso ed è inquietante quanto lui e Ridge si assomiglino ma siano così diversi nel portamento. Ridge mi accompagna al divano dove gli altri due membri dei Sounds of Cedar si alzano in piedi per stringermi la mano.

“Spencer”, dice quello bruno, alto. È il batterista. Lo so perchè li ho visti suonare. Solo non mi sono mai stati presentati.

“Price”, dice l’altro, scuotendomi la mano. Lui è il primo chitarrista e fa la voce d’accompagnamento, e anche se la star della band è decisamente Brennan, credo che Price gli dia del filo da torcere. Ha il classico aspetto della rockstar spavalda, anche se la loro musica non è tipicamente rock. Ha più un’atmosfera pop/alternativa. Ma probabilmente potrebbe suonare qualsiasi cosa perchè sul palco è così carismatico. Brennan a volte fa un passo indietro e lo lascia brillare.

“Sono Sydney”, dico, con un sacco di forzata sicurezza. “È così bello conoscervi finalmente. Sono una grande fan della band.” Agito un braccio verso di loro e verso Brennan. “È impressionante quanto in fretta voi ragazzi riusciate a registrare i pezzi.”

Price ride e dice, “Sydney, siamo noi ad essere tuoi grandi fans. Ridge ha passato un periodo di astinenza abbastanza lungo prima che tu arrivassi.”

Spalanco gli occhi e guardo Ridge, che sta guardando Brennan, che gli sta facendo i segni di tutto ciò che stiamo dicendo. Ridge si volta immediatamente verso di me, poi guarda Price.

“Astinenza?” dice Ridge ad alta voce.

“Astinenza lirica,” dice Price, chiarendo quello che voleva dire. “Intendevo lirica.” Ora è Price a sembrare imbarazzato.

Dio, tutto ciò è così imbarazzante.

“Ho fame”, dice Brennan, battendo le mani sul bancone. “Qualcuno di voi ha mangiato?”

“Il cinese mi sembra una buona idea”, suggerisco.

Brennan prende il telefono e lo guarda. “Una ragazza che sa quello che vuole. Mi piace.” Si porta il telefono all’orecchio. “E cinese sia. Ordinerò una tonnellata di tutto.”

Cerco di non fissarlo troppo. Non riesco a capacitarmi di quanto assomigli a Ridge ma con una personalità completamente diversa. Ridge è responsabile e maturo mentre Brennan sembra che se ne freghi. Di tutto. È come se non avesse un solo pensiero, mentre suo fratello maggiore ha l’onere di occuparsi di tutto.

“Allora, io e Bridgette stiamo litigando in caso non l’aveste notato”, dice Warren, sedendosi sul divano e scorrendo i messaggi. Alza gli occhi su di me. “Dice che flirto con altre persone un po’ troppo.”

Rido. “È vero.”

Warren alza gli occhi al cielo e borbotta, “Traditrice. Si dà il caso che dovresti stare dalla mia parte.”

“Non ci sono parti quando si discute su fatti reali”, dico. “Tu flirti con me. Flirti con Bridgette. Flirti con l’anziana signora che abita nel mio condominio. Cavolo, flirti persino col suo cane. Sei un playboy, Warren.”

“Flirta anche con me”, dice Spencer.

Warren sta ancora scorrendo i suoi messaggi quando legge qualcosa che lo fa fermare. Ride un po’ e poi guarda Ridge e Brennan. “Maggie è andata a fare paracadutismo oggi.”

Mi si mozza il respiro a sentirla nominare. Naturalmente, lancio subito un’occhiata a Ridge, che è appoggiato al bancone accanto a Brennan. Brennan copre il suo telefono con una mano e dice, “Buon per lei.”

Ridge annuisce e basta, senza espressione, e dice. “Lo so. Me l’ha detto prima.” Mi guarda per un attimo e poi riporta l’attenzione sul suo telefono.

Mi sento la bocca secca. Stringo le labbra. C’è stato un momento prima, quando sono uscita dal bagno e ho visto Ridge con in mano il cellulare e sul suo viso un’espressione combattuta. Non avevo idea di cosa l’avesse fatto reagire in quel modo. Pensavo fosse una cosa di lavoro.

Ma… non era lavoro. Era Maggie. Era preoccupato per Maggie.

Non mi piace come mi sento in questo momento. Prendo il telefono dalla tasca e cerco di tenermi occupata, ma sono goffamente in piedi al centro del soggiorno. Brennan conclude la telefonata con il ristorante cinese e Warren e Ridge stanno entrambi guardando i loro cellulari e improvvisamente mi sento fuori posto. Come se non c’entrassi niente con le persone presenti in questa stanza e in questo appartamento. Brennan fa i segni di qualcosa a Ridge senza parlare e poi iniziano una conversazione silenziosa con Warren che è troppo veloce perchè io riesca a seguirla, il che mi fa pensare che non vogliano io sappia cosa si stanno dicendo. Cerco di ignorarli ma non posso fare a meno di alzare lo sguardo quando Warren dice, “Ti preoccupi troppo, amico.”

“Tipico di Ridge”, dice Brennan. Non appena lo dice, Brennan mi guarda, poi guarda Ridge e si irrigidisce un pochino. “Scusa. È strano? Non dovremmo parlare di Maggie. È strano.” Si volta verso Warren, che ha tirato fuori l’argomento. “Chiudi quella cazzo di bocca, Warren.”

Warren allontana il commento di Brennan con un gesto irriverente nella mia direzione. “A Sydney sta bene. Non è una GELOSA FIDANZATA PSICOTICA COME CERTE PERSONE!” urla rivolto alla sua stanza.

Due secondi dopo Bridgette apre di scatto la porta e dice, “Non sono la tua ragazza. Ti ho lasciato.”

Warren sembra offeso. E confuso. Alza le mani. “Quando?”

“Proprio adesso,” dice Bridgette. “Sto rompendo con te in questo momento, stronzo.” Sbatte la porta, e purtroppo, nessuno le presta troppa attenzione. Alcune cose non sono cambiate per niente qui. Warren non si alza nemmeno dal divano per correrle dietro.

Sento vibrare il mio telefono, quindi abbasso gli occhi sul messaggio.

Ridge: Ciao.

Gli lancio un’occhiata ed è seduto sul bancone ora, vicino a Brennan. Stanno entrambi dondolando le gambe, seduti allo stesso modo, e Ridge è decisamente adorabile mentre mi sorride. Gli sguardi che mi rivolge mi danno alla testa. Mi fa segno di avvicinarmi, quindi lo raggiungo e lui apre di più le gambe, facendomi voltare finchè la mia schiena non è contro il suo petto. Mi bacia a lato della testa e avvolge le braccia sulle mie spalle.

“Hey, Sydney”, dice Brennan. “Ridge ti ha suonato la canzone che ha scritto Price?”

Lancio un’occhiata a Price e poi guardo di nuovo Brennan. “No, quale sarebbe?”

Brennan fa segno a Ridge di farmi sentire la canzone, quindi Ridge mette il telefono davanti a me e cerca i file.

“Even if your back was turned (Anche se mi hai voltato le spalle)”, dice Price dal divano.

“L’abbiamo registrata la settimana scorsa”, aggiunge Brennan. “Mi piace. Penso che andrà bene. Price l’ha scritta per sua madre.”

Price tira un cuscino in direzione di Brennan. “Vaffanculo”, dice. Mi guarda e poi fa spallucce. “Sono un mammone.”

Rido, perchè non sembra per niente il classico mammone.

Ridge trova la canzone e preme play. Si appoggia il telefono sulla coscia e poi avvolge di nuovo le braccia attorno a me mentre la ascolto. All’incirca quando la canzone inizia, arriva la notifica di un messaggio sul suo telefono. Abbasso gli occhi.

Maggie: Indovina? Sto finalmente guidando una TESLA!!!

Ridge deve aver visto il messaggio nello stesso momento in cui io l’ho sentito arrivare e letto, perchè le sue gambe smettono di dondolare e si irrigidisce un pochino. Stiamo entrambi guardando il

cellulare e so che sta aspettando una mia reazione ma non so come dovrei comportarmi. Non so nemmeno come dovrei sentirmi in questo momento. È tutto così strano. Mi allungo per spostare in alto il messaggio di Maggie, in modo da farlo sparire. Poi metto in pausa la canzone di Price e dico, “La ascolterò dopo. C’è troppa confusione qui dentro.”

Ridge stringe la presa attorno alla mia vita mentre inizia a scrivere con l’altra mano. Non so se stia rispondendo a lei oppure no, ma immagino non siano affari miei. Lo sono? Non so nemmeno se dovrei essere arrabbiata. Non penso di esserlo. Confusa è la parola giusta. O forse a disagio è il modo migliore per descrivere come mi sento.

Ridge mi tira la mano per farmi girare verso di lui. Sono ancora in piedi tra le sue gambe, ma stavolta lo sto guardando in faccia, negli occhi, cercando di non fargli leggere i miei pensieri. Mi mette il suo telefono in mano e quando guardo in giù per leggere qualsiasi cosa abbia scritto nell’app delle note, abbassa la fronte sulla mia.

È mia amica, Sydney. Qualche volta ci scriviamo.

Mentre leggo la nota sul suo cellulare, le sue mani stanno scorrendo su e giù sulle mie braccia in un gesto di conforto. È incredibile quanto riesca a comunicare meglio non verbalmente come risultato del suo essere frenato nella comunicazione a parole. Premendo la sua fronte contro la mia mentre leggo ciò che ha scritto, è come se stesse dicendo, “Siamo una squadra, Sydney. Tu e io.”

E il modo in cui fa scorrere le mani sulle mie braccia è l’equivalente di un migliaio di rassicurazioni verbali.

Me l’aspettavo che parlasse ancora con Maggie. Quello che non mi aspettavo era che mi desse così fastidio. Ma non è perchè penso che Ridge o Maggie stiano sbagliando. È perchè mi sento sempre come se fossi la ragazza che si è messa tra di loro, non importa quanto amici possano rimanere. Posso essere cordiale con qualsiasi amico Ridge abbia mai avuto, ma non sono sicura di poter essere amica di Maggie, quindi il fatto che lui sia suo amico mi fa sentire come il terzo incomodo nel loro rapporto.

È una sensazione strana. E una che non mi piace provare, quindi non riesco a non avere una reazione esagerata. Specialmente con Ridge. Lui nota ogni mia reazione non verbale perchè quello è il centro della sua comunicazione.

Riconsegno a Ridge il telefono e forzo un sorriso, ma so che quello che provo probabilmente mi si legge in faccia. Mi tira verso di sè per darmi un abbraccio rassicurante e mi bacia la tempia. Premo il viso contro il suo collo e sospiro.

“Dio, voi due siete così carini insieme”, dice Brennan. “Mi fa venire voglia di avere una ragazza. Per una settimana intera, forse.”

Il suo commento mi fa ridere. Mi scosto da Ridge e mi volto, appoggiando la schiena contro di lui un’altra volta.

“Stai per averne una per molto più di una settimana”, dice Spencer. “Sadie aprirà i nostri concerti per i prossimi due mesi.”

Brennan geme. “Non ricordarmelo.”

Accolgo la distrazione con entusiasmo. “Chi è Sadie?”

Brennan mi guarda fisso e dice. “Sadie è Satana.”

“Il suo nome è Sadie Brennan”, dice Warren, alzandosi. “Da non confondere con Brennan Lawson. È una coincidenza che condividano parte del nome, ed è una coincidenza anche che Brennan pensasse che fosse una groupie la prima volta che l’ha vista.”

Brennan prende un rotolo di tovaglioli di carta dal bancone e lo lancia a Warren. “È stato un errore involontario!”

“Credo che questa sia una storia che ho bisogno di sentire”, dico.

“No”, dice Brennan fermamente.

Nello stesso momento in cui Brennan dice di no, Warren apre bocca e dice, “Te la racconterò io!” Gira al contrario una delle sedie e si siede, guardandoci. “Brennan ha una routine,” dice Warren facendo i segni. “I Sounds of Cedar non sono una band di grande fama, ma localmente, sapete che hanno un seguito decente. Parecchie fans vengono agli incontri dopo i concerti.”

Warren sta facendo i segni di tutta la conversazione a Ridge, quindi mi viene da ridere quando Brennan butta indietro la testa gemendo, poi segna “Stai zitto” nello stesso momento in cui lo dice. Non smetteranno mai di fare i segni a Ridge. È la loro seconda natura e non si rendono nemmeno conto di farlo. Quello è il mio obiettivo. Voglio imparare a comunicare in quel modo fino al punto in cui io e Ridge non avremo più barriere.

“Qualche volta dopo gli spettacoli, se Brennan pensa che una ragazza sia carina, le allunga un biglietto con le informazioni sul suo hotel, chiedendole se ha voglia di parlare in privato. Cinque volte su dieci, si presentano alla porta della sua camera d’albergo un’ora più tardi.”

“Dieci volte su dieci”, lo corregge Brennan.

Dio, lui e Ridge sono così diversi.

Warren alza gli occhi al cielo e continua. “È successo che Sadie fosse una delle ragazze alle quali ha lasciato un biglietto. Ma quello che non sapeva è che non era venuta all’incontro come una fan qualunque. Era lì per cercare di parlare con lui riguardo ad un concerto. E quello che lei non sapeva è che Brennan allunga a qualcuno il suo numero dopo ogni spettacolo nella speranza di rimorchiare. Pensava lui le avesse dato quel biglietto perchè voleva parlarle del fatto di aprire i concerti della band nel prossimo imminente tour. Così quando lei si era presentata alla porta della sua stanza in albergo, diciamo solo che c’è stata un po’ di confusione.”

Guardo Brennan che si sta passando le mani sul viso come se fosse in imbarazzo. “Amico, odio questa storia.”

Forse lui la odiava, ma io me la stavo gustando da morire. “Cosa è successo?”

Brennan geme. “Non possiamo semplicemente farla finire qui?”

“No”, risponde Warren. “Ora arriva la parte migliore!”

Brennan sembra così imbarazzato, ma è lui stesso a continuare la storia. “Diciamo solo che le ci è voluto qualche secondo per realizzare per quale motivo pensavo fosse lì, e a me c’è voluto più di qualche secondo per realizzare che lei non era lì perchè voleva che le togliessi la maglietta.”

“Oh, no. Povera ragazza.”

Brennan fa una smorfia. “Povera ragazza un cazzo. Te l’ho detto che è Satana. Fa sembrare Bridgette un angelo.”

“Ti ho sentito!” urla Bridgette dalla sua stanza.

Brennan fa spallucce. “È vero.”

“Non è così male”, dice Price a Brennan. “È solo che ti odia.”

“Ma… aprirà i vostri concerti nel prossimo tour ragazzi? Non deve odiarti poi così tanto”, dico.

Brennan scuote la testa. “No, mi odia decisamente. Ma ha anche un talento pazzesco. È l’unico motivo per cui ha avuto l’ingaggio.”

“Avete qualche sua canzone?” chiedo. “Voglio sentirla.”

Brennan scorre più vicino a noi e mi passa il suo telefono dopo aver messo un video di YouTube. Ridge mi fa spostare per poter scendere dal bancone e preparare i piatti per il cibo cinese. Io non riesco a non fissare il telefono in completa ammirazione. La ragazza è davvero bella. E piena di talento. Guardo il primo video e poi un altro e un altro ancora prima di realizzare che Brennan non ha mosso un muscolo. Può far finta di non essere interessato a lei quanto vuole, ma trattiene il fiato ad ogni video, senza mai staccare gli occhi dallo schermo.

Stiamo guardando il quarto video quando arriva il cibo cinese. Ci riempiamo i piatti e ci sediamo attorno al tavolo. È il primo pasto che io e Ridge consumiamo insieme come coppia. È seduto proprio accanto a me con la mano sinistra appoggiata alla mia coscia. Abbiamo mangiato tante volte insieme a questo tavolo mentre ci sforzavamo di sederci il più lontano possibile l’uno dall’altra. È bello essere finalmente in grado di toccarlo e sedermi accanto a lui e non dover combattere contro tutto quello che stava nascendo dentro di me.

Mi piace.

La porta del bagno tra le vecchie stanze di Warren e Bridgette si apre di botto. Bridgette è in piedi avvolta in un asciugamano, bagnata fradicia dalla doccia. I suoi occhi scrutano il tavolo finchè non trova Warren, e poi gli tira contro qualcosa, colpendolo al petto. Qualsiasi cosa sia va a finire nel suo piatto. Poi la porta sbatte.

Tutti guardiamo Warren. Prende in mano il pezzo di qualsiasi cosa lei gli abbia appena lanciato e lo fissa per un secondo. Poi lo annusa. La sua testa si volta lentamente verso Ridge.

“Formaggio? Hai messo del formaggio nella mia doccia?”

Guardo Ridge che sta cercando di ricacciare indietro un sorriso.

Warren annusa di nuovo il formaggio e poi ne morde un pezzo. Mi copro la bocca con la mano, cercando di non vomitare. Non si rende conto che Bridgette si è dovuta passare quel pezzo di formaggio su alcune parti del corpo prima di realizzare che non era una saponetta?

Warren appoggia il formaggio sul piatto come se avesse appena avuto un pasto gratis.

Nonostante alcuni siano disgustosi, mi sono mancati tantissimo i loro scherzi. Strizzo la gamba di Ridge per fargli sapere che quello era stato davvero geniale.

Quando finiamo di mangiare, mando un messaggio a Ridge e gli dico che dovrei andare. Devo alzarmi presto domani e ora che arriverò a casa saranno le dieci passate. Saluto i ragazzi e Ridge mi accompagna giù. Quando raggiungiamo la mia macchina, mi apre la portiera ma non mi saluta con un bacio. Aspetta che mi sieda e poi va dal lato del passeggero e si siede anche lui.

Prende il mio telefono che ho appena appoggiato sul cruscotto. Me lo porge.

Ridge: Stai bene?

Annuisco, ma lui non sembra convinto. È solo che non so come dirgli, “Smettila di avere amici!” senza sentirmi un po’ come Bridgette.

Ridge: Ti dà fastidio?

Non deve nemmeno specificare di cosa sta parlando. Lo sappiamo entrambi. E non so cosa rispondergli. Non voglio essere quella fidanzata gelosa che si fa problemi per ogni singola cosa, ma come faccio a non essere gelosa quando c’è ancora una parte di me che è invidiosa di Maggie?

Ridge: Per favore sii sincera, Syd. Voglio sapere cosa stai pensando.

Sospiro, grata per il fatto che gli importi abbastanza da volerne parlare ma desiderando allo stesso tempo di nascondere questo argomento sotto ad un tappeto.

Sydney: È sgradevole. Mi dava fastidio che sembrassi così preoccupato per lei. Ma mi darebbe fastidio anche se non te ne importasse. Quindi, è solo… strano. Ci vorrà del tempo perchè mi ci abitui, immagino.

Ridge: Mi preoccupo per lei. E m’importa di lei. Ma non sono innamorato di lei, Sydney. Sono innamorato di te.

Quando finisco di leggere il suo messaggio, si china su di me e mi prende il viso tra le mani. “Ti amo.”

La sincerità nella sua espressione mi fa sorridere. “Lo so che mi ami. Ti amo anch’io.”

Mi fissa per un momento, cercando qualche dubbio residuo nella mia espressione. Poi mi dà il bacio della buonanotte. Quando esce dall’auto, sale le scale due alla volta. Arriva in cima e mi scrive di nuovo.

Ridge: Fammi sapere quando arrivi a casa. E grazie.

Ridge: Per essere come sei.

Quando alzo lo sguardo, mi sorride e sparisce dentro l’appartamento. Guardo la sua porta per un attimo e lascio cadere il telefono nella borsa, proprio nel momento in cui qualcuno bussa al mio finestrino. Trasalisco e mi premo la mano sul petto. Quando guardo fuori, alzo gli occhi al cielo.

Ditemi che è uno scherzo.

Hunter è in piedi accanto al finestrino dal lato del guidatore, e mi sta guardando con aspettativa. Mi ero persino scordata che frequentasse questo complesso di appartamenti. Credo significhi che sta ancora con Tori. Lo fisso per un momento e non provo assolutamente niente. Nemmeno rabbia.

Ingrano la retromarcia e vado indietro, allontanandomi dal condominio senza voltarmi.


Ridge: Stai dormendo?

Guardo l’ora sul suo messaggio. L’ha inviato appena due minuti fa. Mi tolgo l’asciugamano dalla testa e mi passo una mano tra i capelli prima di rispondergli.

Sydney: No. Sono appena uscita dalla doccia.

Ridge: Ah, sì? Sei nuda?

Sydney: Ho l’asciugamano. E no, non ti manderò una foto.

Ridge: Non voglio una foto. Voglio che tu apra la porta e mi faccia entrare.

Lancio un’occhiata al soggiorno, poi guardo di nuovo il telefono. È qui? Ho lasciato il suo appartamento appena un’ora fa. Mi affretto in sala con la preoccupazione che mi attanaglia lo stomaco. Spero non ci sia niente che non va. Spero che Hunter non abbia fatto qualcosa di stupido dopo che me ne sono andata.

Guardo dallo spioncino ed eccolo lì, fuori dalla mia porta. Lascio la luce spenta in salotto dal momento che sto aprendo la porta con solo un asciugamano addosso. Ridge si infila nel mio appartamento e io chiudo la porta ed è buio e all’improvviso non sto più indossando un asciugamano e la bocca di Ridge è sulla mia e la mia schiena è premuta contro il muro del soggiorno.

Ridge non è esattamente il tipo da presentarsi all’improvviso senza avvisare, ma non m’importa. Non m’importa per niente.

Quello che m’importa è che lui è vestito e io no.

Gli tolgo la maglia e gli sbottono i jeans e la sua bocca è dappertutto, ma le sue mani mi hanno imprigionata contro il muro. Si toglie i pantaloni scalciandoli via e poi mi solleva, avvolgendo le mie gambe attorno alla sua vita. Inizia ad andare verso la mia stanza, ma realizza che siamo più vicini al divano, quindi si volta e mi ci fa sdraiare.

Ci stiamo ancora baciando quando si abbassa sopra di me e poi è dentro di me ed è incredibile e sono così innamorata di quest’uomo.

Smette per un attimo di baciarmi, quindi rilascio la testa contro il cuscino e mi rilasso mentre mi bacia il collo. Quando raggiunge di nuovo la mia bocca, si tira indietro e mi guarda. Mi sposta i capelli e c’è abbastanza luce che filtra dalla finestra a illuminarci da riuscire a vedere ogni emozione nei suoi occhi. Mi sta guardando con così tanto sentimento quando dice, “Ti amo, Sydney.” Si ferma sopra di me in modo da farmi concentrare solo sulle sue parole e nient’altro. “Ti amo più di quanto abbia mai amato nessuno.”

Chiudo gli occhi perchè l’impatto delle sue parole mi colpisce dappertutto. Non avevo idea di quanto volessi sentirle. Di quanto ne avessi bisogno. E lui sa che non gli avrei mai chiesto di ammetterlo o di paragonarlo alla sua ultima relazione, ma eccolo qui, a voler diminuire ogni briciolo di dubbio che potessi aver avuto nel suo appartamento questa sera. Ripeto le sue parole silenziosamente, non volendo mai dimenticare questo momento. Questa sensazione. “Ti amo più di quanto abbia mai amato nessuno.”

La sua bocca calda preme gentilmente sulla mia e la sua lingua si infila tra le mie labbra, cercando delicatamente la mia. Quando ricambio il bacio, infilo le mani tra i suoi capelli e lo avvicino più che posso. Nei minuti successivi, Ridge mi dimostra quanto sia importante per lui senza bisogno di parlare o fare i segni di altre parole.

Anche quando abbiamo finito, le nostre labbra rimangono connesse per diversi minuti. Ogni volta che cerca di smettere di baciarmi, non ci riesce. È un bacio dopo l’altro dopo l’altro dopo l’altro. Ad un certo punto affonda il viso nel mio collo e sospira contro la mia pelle. “Posso passare la notte con te?”

La sua domanda mi fa ridere. Non so perchè. Sembra che sia scontato a questo punto. Non appena annuisco, mi prende le braccia e mi tira su con lui, poi mi prende in braccio e mi porta in camera da letto. Mi adagia sul letto e si infila sotto le coperte con me, avvolgendo le sue gambe nude attorno a me. Amo il fatto che nessuno dei due sia vestito. È una prima volta.

Lo bacio sul naso e vorrei fargli dei segni, ma è buio. Inoltre non può leggermi le labbra nell’oscurità, quindi prendo il telefono.

Sydney: È stato completamente inaspettato.

Ridge: Preferiresti che il tuo ragazzo fosse più prevedibile?

Ho dato solo tre morsi al mio hamburger, ma allontano il piatto e mi appoggio alla panca. “Non riesco a finirlo”, borbotto, appoggiando la testa contro di essa. “Mi dispiace.”

Jake ride. “Sei saltata da un aeroplano per la prima volta in vita tua e poi hai guidato un’auto in cerchio per un’ora filata. Sono sorpreso che tu sia riuscita a mangiare qualcosa.”

Lo dice mentre ha davanti a sè un piatto vuoto e si sta spazzolando un milkshake. Immagino che quando sei abituato a saltare da un aereo e guidare macchine veloci, l’adrenalina non vada ad intaccare il tuo equilibrio fino al punto di sentire il mondo che ti vortica nello stomaco.

“È stato divertente, però”, dico con un sorriso. “Non capita tutti i giorni che spunti due voci dalla mia lista dei desideri.”

Fa scivolare i nostri piatti fino al bordo del tavolo e si china in avanti. “Cos’altro c’è sulla tua lista?”

“Las Vegas. L’Aurora Boreale. Parigi. Le solite cose.” Evito di dirgli che anche lui è una voce su quella lista. Ci siamo divertiti talmente tanto stasera, che vorrei rifarlo. Ma anche no, proprio perchè ci siamo divertiti così tanto. Ho passato la maggior parte dell’età adulta in una relazione. Non voglio farlo di nuovo. Anche se lui è troppo bello per essere vero. “Perchè sei single?” gli chiedo.

Alza gli occhi al cielo come se la domanda lo mettesse in imbarazzo. Prende il suo bicchiere d’acqua, bevendo un sorso in modo da evitare di rispondere per qualche altro secondo. Quando lascia andare la cannuccia dalle sue labbra, fa spallucce. “Di solito non lo sono.”

Rido. Suppongo fosse prevedibile. Un cardiologo, paracadutista, che guida una Tesla, e che è davvero bellissimo non se ne sta semplicemente seduto a casa ogni venerdì sera. “Sei un seduttore seriale?”

Scuote la testa. “L’opposto, in realtà. Sono appena uscito da una relazione. Una relazione molto lunga.”

Non mi aspettavo questa risposta. “Per quanto tempo sei stato con lei?”

“Dodici anni.”

Butto fuori un colpo di tosse. “Dodici anni? Quanti anni hai?”

“Ventinove. Ho iniziato a uscire con lei quand’ero al liceo.”

“Posso chiederti come mai è finita? O preferisci cambiare argomento?”

Jake scuote la testa. “Non mi dà fastidio parlarne. Abbiamo chiuso ufficialmente circa sei mesi fa. Eravamo fidanzati, in realtà. Le avevo chiesto di sposarmi quattro anni fa. Solo che non avevamo ancora organizzato il matrimonio perchè aspettavamo di finire entrambi la specializzazione.”

“È anche lei un dottore?”

“Un’oncologa.”

Cavolo. All’improvviso mi sento così… giovane. Io ho a malapena finito la mia tesi mentre lui ha già un’ex fidanzata con la quale ha frequentato la scuola di medicina e che salva delle vite. Mi porto il drink alle labbra e prendo un sorso, cercando di mandare giù tutte le mie insicurezze.

“È stata una decisione presa di comune accordo?” gli chiedo.

Lui abbassa gli occhi sulle sue mani per un momento. Un lampo di rimorso gli passa sul viso prima che possa rispondere. “Non esattamente. Ho solo realizzato con dodici anni di ritardo che non volevo passare il resto della mia vita con lei. So che è brutto dirlo dopo che siamo stati insieme per così tanto tempo. Ma per qualche ragione, scegliere di passare il resto della mia vita con lei era stato più semplice che decidere di lasciarla.”

Perchè mi rivedo così tanto in tutto ciò che dice? Mi ritrovo a voler alzare un braccio e dire, “Amen”, come se fossi in chiesa. “Posso assolutamente capire quanto debba essere stata difficile quella decisione.”

Jake si sporge in avanti, incrociando le braccia sul tavolo. Piega la testa in un momento di riflessione, poi dice, “C’è stato un momento prima che chiudessi con lei. Mi ricordo di essermi chiesto che cosa avrei rimpianto di più. Finire qualcosa di bello in modo da non avere dei rimorsi? O passare il resto della mia vita a rimpiangere di non aver avuto il coraggio di far finire qualcosa solo perchè avevo paura del senso di colpa? Qualsiasi decisione avessi preso mi avrebbe lasciato dei rimpianti, così ho deciso di finirla. Ed è stata dura. Ma preferisco sentirmi in colpa per aver troncato qualcosa di bello piuttosto che essere quello che non le ha permesso di trovare qualcosa di grandioso.”

Lo fisso per un momento, ma devo distogliere lo sguardo perchè inizio a provare di nuovo quella sensazione. Quella di volere che lui sia più di un’avventura di una sola notte.

“Per quanto tempo siete stati insieme tu e il tuo ragazzo?” mi chiede.

“Quasi sei anni.”

“Sei stata tu a lasciarlo?”

Penso per un attimo alla sua domanda. Se guardassi le cose dall’esterno, direi di sì. Ma avendola vissuta in prima persona… non ne sono così sicura. “Non lo so,” ammetto. “Si è innamorato di un’altra ragazza. E non è come se si fosse trattato di qualcosa di torrido o scandaloso. Lui è una brava persona e so che avrebbe scelto me alla fine. Ma avrebbe scelto me per le ragioni sbagliate.”

Jake sembra sorpreso. “Ti ha tradita?”

Odio quella parola. Mi ritrovo a scuotere la testa, anche se in realtà è andata proprio così. Ridge mi ha tradita. È solo che lo fa sembrare più malvagio di quello che in realtà è. “Tradimento è davvero un brutto modo di descrivere quello che è successo.” Ci penso su un attimo mentre faccio roteare la cannuccia nel mio bicchiere. Poi alzo gli occhi su Jake e dico, “Lui si è… legato ad un’altra a un livello più profondo, credo. Chiamarlo traditore è un insulto che non si merita. Ha oltrepassato il limite con qualcuno a cui si è sentito connesso. Non c’è altro da dire.”

Jake mi guarda per un momento, leggendo la mia espressione. “Non devi parlarne se non ti va. Trovo solo che sia affascinante il fatto che sembri non odiarlo.”

Sorrido. “È uno dei miei migliori amici. E ha cercato di fare la cosa giusta. Ma a volte la cosa sbagliata è la cosa giusta.”

Jake reprime un sorriso, come se fosse impressionato dalla nostra conversazione, ma non volesse darlo a vedere. Mi piace questa cosa. Mi piace che sia così interessante. E mi piace il fatto che sembri trovare me interessante. Mi sta ancora fissando, come se volesse sapere di più, così continuo. “Ridge scrive testi per una band. Circa due anni fa, la band aveva rilasciato una nuova canzone e non dimenticherò mai la prima volta che l’ho sentita. Ridge mi mandava sempre le canzoni prima che venissero rilasciate, ma per qualche ragione, quella in particolare non me l’aveva mai mandata. Dopo averla scaricata e ascoltata, ho capito immediatamente perchè non l’avesse fatto. È perchè l’aveva scritta per noi.”

“Una canzone d’amore?”

Scuoto la testa. “No. Era più o meno l’opposto. Una specie di canzone sul disinnamoramento, su una coppia che aveva bisogno di andare avanti stando separata ma non sapeva come fare. Finchè non l’ho ascoltata non avevo realizzato che lui si sentisse esattamente come me. Ma nessuno dei due all’epoca era nella posizione di ammetterlo all’altro.”

“Gli hai mai chiesto di chi parlasse quella canzone?”

“No. Non ne avevo bisogno. Ho capito che parlava di me nel momento stesso in cui ho sentito la prima strofa.”

“Qual era la strofa?”

“Continuo a chiedermi perchè non riesco a dirti addio.”

“Wow”, dice Jake, appoggiandosi alla panca. “È decisamente significativa.”

Annuisco. “Non so perchè abbiamo aspettato così tanto dopo quella canzone per lasciarci. Immagino sia come hai detto tu. Le cose tra noi andavano bene, ma so che lui aveva trovato qualcosa di meglio in un’altra ragazza. E si meritava di più di qualcosa di buono.”

L’espressione di Jake è impassibile mentre mi guarda in silenzio per qualche secondo. Ma poi sorride scuotendo la testa. “Quanti anni hai?”

“Ventiquattro.”

Fa una smorfia come se fosse colpito. “Sei un po’ giovane per aver già capito così bene la vita.”

Il suo complimento mi fa sorridere. “Già, beh, ho un’aspettativa di vita più corta degli altri. Devo ammucchiare un sacco di lezioni di vita in un lasso di tempo relativamente breve.”

Mi sto quasi pentendo di aver scherzato sul fatto di avere una malattia terminale, ma lui non sembra per niente sconcertato. In realtà, questa cosa lo fa sorridere. Dio, odio che mi piaccia già così tanto.

“Questo è il tuo primo appuntamento dopo Ridge?” chiede. Annuisco e aggiunge, “Anche per me.”

Ci penso per un attimo. Se non è uscito con nessuna dopo la fine della sua relazione, significa che non è stato con nessun’altra ragazza da quando ha frequentato il liceo. E probabilmente non dovrei aprire bocca, ma la frase mi sta già sfuggendo. “Se sei stato con la tua ex per dodici anni, significa che sei stato solo con…”

“Lei”, dice, come se fosse un dato di fatto. “Esatto.”

Ed eccoci qui, a discutere in qualche modo dei nostri partner sessuali mentre ceniamo al nostro primo appuntamento. E la conversazione non è per niente imbarazzante. Parlare con lui è stato grandioso, in realtà. Per tutta la sera non c’è stato un momento di pausa. Nemmeno quando stavo guidando in cerchio la sua macchina a cento miglia all’ora su quel circuito.

Non c’è stata una tregua nemmeno per la nostra alchimia. Ci sono stati un paio di episodi stasera dove ho pensato che avrebbe potuto baciarmi e che l’avrei decisamente lasciato fare, ma in realtà aveva solo sorriso ampiamente allontanandosi da me come se si divertisse a torturarmi. Immagino abbia senso. È un drogato di adrenalina. Adrenalina e attrazione sembra siano strettamente legate.

In questo momento mi sta fissando e io sto fissando lui e non so davvero cosa mi stia prendendo. Un po’ di adrenalina. Attrazione. Forse addirittura infatuazione. Qualsiasi cosa sia, ho una brutta sensazione a riguardo perchè posso dire dallo sguardo intenso sul suo viso che la sente anche lui, tanto quanto la sento io.

Rompo il contatto visivo e mi schiarisco la gola. “Jake…” dico. Alzo gli occhi, incrociando di nuovo il suo sguardo. “Non voglio una relazione. Per niente. Nemmeno lontanamente.”

Le mie parole non hanno nessun impatto visibile su di lui. Stringe solo le labbra e poi, un momento dopo, mi chiede, “Che cosa vuoi?”

Alzo le spalle in un gesto lento e insicuro. “Non lo so”, dico, abbassandole di nuovo. “Volevo solo passare una bella serata con te al nostro appuntamento. E l’ho fatto. Lo sto facendo. Ma non sono sicura sia una buona idea uscire di nuovo insieme.”

Mi piacerebbe potergli spiegare tutte le ragioni per cui non voglio avere un altro appuntamento con lui. E sono più le ragioni per cui non potrei, rispetto all’unica per la quale dovrei: lui mi piace.

Jake si strofina il retro del collo e si china in avanti, incrociando di nuovo le braccia sul tavolo. “Maggie”, dice. “Sono fuori allenamento su tutta questa roba degli appuntamenti. Ma… ho come la sensazione di piacerti. Ti piaccio? O sono solo cieco riguardo al tuo disinteresse perchè sono terribilmente attratto da te?”

Ugh. Non riesco a reprimere il sorriso che si sta sforzando di uscire fuori. Mi sento anche arrossire per il fatto che mi ha appena definita terribilmente attraente. “Mi piaci. E…” È così difficile per me dirlo. Flirtare mi è così estraneo. “Anch’io sono terribilmente attratta da te. Ma non voglio uscire di nuovo con te dopo stasera. Non è niente di personale. Voglio solo vivere alla giornata, e ora come ora, un’altra relazione seria non fa parte della mia giornata. Ci sono già passata. Ho altri progetti per la mia vita.”

Jake sembra intrigato ma anche contrariato dalla mia risposta, se mai fosse possibile provare entrambe le cose nello stesso momento. Annuisce e dice, “Allora è così? Lascio la mancia sul tavolo e poi ti accompagno a casa e ti faccio scendere e non ci vedremo mai più?”

Mi mordo il labbro inferiore, perchè sapere che è questione di “ora o mai più” mi rende nervosa. Potrei usare questo momento per cancellare un’altra voce dalla mia lista o potrei alzarmi domattina rimpiangendo di aver avuto troppa paura a chiedergli di salire a casa mia.

Non ho paura. Posso farcela. Sono Maggie Carson, cazzo. Sono la ragazza che si è lanciata da un aereo e ha guidato una macchina da corsa nello stesso giorno.

Mando giù l’ultimo briciolo di timidezza e lo guardo negli occhi. “Questo appuntamento non deve finire quando arriveremo nel mio vialetto.”

Riesco a vedere l’immediato cambiamento del suo atteggiamento. Riesco a vedere il suo intrigo e la sua attrazione e la sua speranza, tutti nascosti dietro i suoi occhi che sono fissi sulla mia bocca. Abbassa un po’ la voce e dice, “Quando, esattamente, dovrebbe finire?”

Porca puttana. Sta per accadere davvero. La terza voce da spuntare sulla lista, praticamente nel sacco.

“Che ne dici se ci godiamo semplicemente il momento?” dico. “E poi quando il momento è passato, tu torni a casa e io mi metto a dormire.”

Gli angoli della sua bocca si piegano in un grande sorriso. Poi tira fuori il portafoglio e lascia una mancia sul tavolo. Si alza e mi offre la sua mano. Faccio scivolare le dita tra le sue e usciamo dal ristorante, vivendo nel momento e non un secondo oltre.

Non appena apro gli occhi mi giro per vedere se se n’è andato.

È così.

Faccio scorrere la mano sopra il suo cuscino, immaginando come possa qualcuno sentirsi così pieno di vuoto.

La scorsa notte è stata… beh… degna di una lista dei desideri, quello è certo. Non appena avevamo lasciato il ristorante, eravamo venuti a casa mia. Mi aveva lasciata guidare. Avevamo parlato di macchine e della mia tesi e del fatto che vorrei provare a fare bungee jumping. Si era offerto di portarmici, ma poi rendendosi conto di avermi praticamente chiesto di uscire insieme di nuovo, si era corretto e mi aveva consigliato un posto che secondo lui dovevo provare. Quando eravamo arrivati a casa mia, stavamo ridendo mentre varcavamo la soglia perchè gli irrigatori si erano accesi non appena eravamo scesi dall’auto e lo spruzzo d’acqua c’aveva entrambi colpiti dritti in faccia. Ero entrata nella mia cucina per prendere una salvietta e asciugarmi il viso. Jake mi aveva seguita e quando gli avevo allungato l’asciugamano da usare, se l’era buttato su una spalla e mi aveva raggiunta, baciandomi come se aspettasse di farlo dal momento in cui aveva posato gli occhi su di me quel giorno.

Era stato inaspettato, ma voluto, e anche se avevo sentito ogni singola emozione mentre la sua bocca era sulla mia, ero anche piena di incertezze. Sessualmente parlando ero stata solo con due persone in vita mia e in entrambe le relazioni ero innamorata. Questa era la prima volta che stavo per fare sesso con qualcuno del quale non lo ero. Non ero sicura di cosa aspettarmi, ma sapere che nemmeno lo lui lo sapeva mi faceva sentire molto più a mio agio. Avevo semplicemente continuato a ricordarlo a me stessa ad ogni nuova parte del collo che lui mi baciava.

Dopo circa quindici minuti passati a baciarci e toccarci, qualcosa era scattato in me. Non sapevo come ci fosse riuscito, ma era così attento e preso dal momento, che tutte le mie insicurezze e i miei timori erano caduti insieme ai miei vestiti. Nel momento in cui eravamo arrivati in camera da letto, c’ero dentro del tutto. E poi c’era dentro del tutto anche lui, in molto più di un modo.

Era stato tutto. E quando era finito, c’eravamo sdraiati sulla schiena e proprio quando pensavo fosse pronto ad andarsene, si era girato verso di me e mi aveva guardata. “Ci sono delle regole riguardo le scappatelle di cui non sono al corrente? Siamo autorizzati a fare sesso una volta sola?”

Avevo riso e poi lui era di nuovo su di me e nonostante la prima volta fosse stata bella, la seconda era stata ancora meglio. Era stata intensa. E lenta. E perfetta.

Non si era sdraiato sulla schiena dopo la seconda volta. Si era messo su un fianco e aveva avvolto le braccia attorno a me e aveva sussurrato, “Buonanotte” prima di baciarmi. Mi piaceva che avesse detto buonanotte anzichè addio perchè aveva distolto l’attenzione dal fatto che sapevamo entrambi che se ne sarebbe andato prima che io mi fossi svegliata stamattina.

Pensavo mi sarei alzata in uno stato di euforica felicità oggi. Non in uno stato di malinconia.

Sentirsi giù al pensiero che sia tutto finito non è necessariamente una cosa brutta, comunque. Significa che non avrei potuto avere persona migliore con la quale passare un’avventura di una notte. Se fosse stato qualcun altro, non credo me la sarei goduta così tanto. E se non mi fosse piaciuto, non mi sentirei in potere di cancellarlo dalla lista.

Quindi sì, fa schifo che non riesca a trovare qualcosa di sbagliato in lui. Ma farebbe ancora più schifo ricadere in qualcosa dalla quale vorrei soltanto uscire alla fine. Non voglio mettermi in un’altra situazione dove qualcuno mi sembrerebbe obbligato a prendersi cura di me.

Non è una bella sensazione, sapere che qualcuno si è autoconvinto di essere più innamorato di te di quello che in realtà è, solo perchè tu sei dipendente da lui. Preferisco sentirmi malinconica che patetica.

Prendo il cuscino su cui ha dormito Jake – lo stesso cuscino che stavo strofinando con nostalgia – e lo lancio via dal mio letto. Più tardi lo butterò nella spazzatura. Non voglio nemmeno sentire di nuovo il suo odore.

Vado al mio armadio e tiro fuori la lista dei desideri. Cancello la voce numero otto e poi la guardo di nuovo. All’improvviso mi sento realizzata, sapendo che probabilmente la numero otto è l’unica cosa su quella lista che non avrei mai avuto il coraggio di fare.

Fottuta Maggie Carson. Sei una tipa tosta.

Ripiego la lista e la lascio sul ripiano. Apro il secondo cassetto e prendo un paio di mutandine e una canotta e me li metto addosso. Devo andare a trovare mio nonno oggi, visto che ne ho la possibilità ma prima ho bisogno di waffles e di una doccia.

Waffles prima della doccia. Direi che ne sono un po’ troppo entusiasta, visto che ieri sera non ho mangiato poi molto.

Potrei anche andare a fare una manicure oggi. Sto fissando le mie unghie quando entro in sala da pranzo. Ma poi mi immobilizzo quando sento odore di bacon. Alzo lentamente la testa per trovare Jake in piedi vicino al fornello della mia cucina.

Sta cucinando.

Si volta per prendere un piatto e mi vede. Il suo sorriso si allarga. “‘Giorno.”

Non sorrido. Non parlo. Non gli rivolgo nemmeno un cenno di saluto come risposta. Sto lì impalata a fissarlo e a chiedermi come possa un uomo di ventinove anni non conoscere il significato di scappatella di una notte. Dove una notte è la parola chiave. Non ci dovrebbe essere anche una mattina inclusa in quella definizione.

Abbasso gli occhi sulle mie mutande e la mia canotta, e all’improvviso mi sento modesta, anche se ieri sera ha passato abbastanza tempo sopra di me da avere probabilmente ogni centimetro del mio corpo memorizzato in testa. Ma nonostante ciò, avvolgo comunque le braccia attorno a me.

“Cosa stai facendo?” chiedo.

Jake mi sta ancora guardando, un po’ insicuro di se stesso dopo aver visto la mia reazione al fatto che è ancora qui. Guarda il fornello e poi di nuovo me e giuro che lo vedo sgonfiarsi del tutto.

“Oh”, dice, sembrando all’improvviso fuori posto. “Pensavi… okay.” Inizia ad annuire e si allunga a spegnere il fuoco dal fornello. “Colpa mia”, dice, senza guardarmi. Prende un bicchiere che è lì vicino e beve un sorso. Quando si volta di nuovo, non riesce nemmeno a guardarmi. “Questo è imbarazzante. Me ne vado. Stavo solo…” finalmente i suoi occhi incontrano i miei. Mi stringo le braccia attorno al corpo ancora più forte perchè odio aver creato un momento di imbarazzo quando lui stava chiaramente cercando di essere gentile.

“Mi dispiace averlo reso imbarazzante”, dico. “È solo che non mi aspettavo che fossi ancora qui.”

Jake annuisce, avanzando verso di me per raccogliere le scarpe che aveva scalciato via accanto al divano ieri sera. “È tutto apposto. Ho frainteso le cose, ovviamente. Sei stata abbastanza chiara ieri sera. Ma era stato prima che noi… due volte… ed è stato…” Stringo le labbra. Le sue scarpe sono adesso ai suoi piedi e lui si raddrizza, lanciandomi un’occhiata. “Pura illusione, immagino.” Indica la porta d’entrata. “Ora me ne vado.”

Annuisco. Probabilmente è meglio così. Ho appena rovinato tutte le cose belle della notte scorsa.

In realtà, lui ha rovinato tutte le cose belle della notte scorsa. Sono arrivata in sala da pranzo accettando il fatto che non l’avrei più rivisto e lui invece aveva rovinato tutto pensando che io volessi che restasse e mi preparasse la colazione!

Si avvicina alla porta d’entrata, ma prima di aprirla, si ferma. Quando si volta, mi fissa per un attimo, poi torna verso di me. Si ferma a meno di mezzo metro da me e piega la testa. “Sei sicura di non volermi più vedere? Non c’è nulla che possa fare per convincerti a dare a tutto questo una seconda opportunità?”

Sospiro. “Sarò morta entro qualche anno, Jake.”

Le mie parole lo offendono all’istante. Fa mezzo passo indietro, ma non distoglie gli occhi da me. “Wow.” Si porta una mano alla bocca e poi se la passa sulla guancia. “Stai davvero usando quella scusa?”

“Non è una scusa. È un dato di fatto.”

“Un fatto di cui sono certamente al corrente”, dice. Ha la mandibola contratta e ora è arrabbiato. Visto? Se lui se ne fosse semplicemente andato prima che mi svegliassi, tutto questo sarebbe finito in modo perfetto! Ora invece quando se ne andrà, saremo entrambi frustrati e pieni di rimorso.

Faccio un passo avanti. “Sto morendo, Jake. Morendo. Cosa ne sarà di questo? Non voglio sposarmi. Non voglio dei figli. Non ho nessun desiderio di un’altra relazione dove alla fine sarei solo un peso per qualcuno. Sì, tu mi piaci. Sì, la scorsa notta è stata incredibile. Ed è esattamente il motivo per cui dovresti essertene già andato. Perchè ci sono delle cose che vorrei fare e innamorarmi e litigare con qualcuno su come devo vivere gli ultimi anni della mia vita è qualcosa che non è mai stato scritto sulla mia lista dei desideri. Quindi grazie per ieri sera. E grazie per aver tentato di prepararmi la colazione. Ma ho bisogno che tu te ne vada.”

Butto fuori un respiro frustrato e guardo immediatamente il pavimento. Odio lo sguardo che ha negli occhi in questo momento. Passano diversi secondi e lui non risponde. Se ne sta semplicemente lì ad assorbire tutto ciò che ho detto. Alla fine fa un passo indietro, e poi un altro ancora. Alzo gli occhi e lui distoglie lo sguardo, voltandosi verso la porta. La apre ed esce fuori, ma prima di chiuderla alza lo sguardo e mi guarda dritta negli occhi. “Per la cronaca, Maggie. Ti stavo solo facendo la colazione. Non una proposta di matrimonio.”

Chiude la porta e la mia casa non è mai sembrata così vuota come in questo momento.

Lo odio. Odio tutto ciò che gli ho appena detto. Odio quanto non vorrei che fosse la verità.

Odio questa stupida malattia del cazzo.

E odio di avergli detto tutto questo e averlo fatto andare via prima che finisse di cucinare quel dannato bacon. Fisso la padella e poi la raggiungo e la butto nella spazzatura.

Mi appoggio al bancone e non riesco a non mettere il broncio. Mi chiedo se il fatto che Jake abbia concluso una relazione dodici anni in ritardo sia meglio o peggio di me che ne ho iniziata e conclusa una decisamente troppo presto.

Mi porto le mani dietro la testa e premo un gomito contro l’altro, appoggiandomi all’indietro. Cerco di smetterla di essere così contrariata. Ma il fatto che sia contrariata su un ragazzo che ho conosciuto ventiquattro ore fa mi dà ancora più fastidio. Mi concedo qualche minuto per riprendermi e poi mi forzo a raddrizzarmi.

Cammino verso il freezer e prendo la scatola di waffles che avevo intenzione di mangiare per colazione. Solo che adesso, non sono nemmeno lontanamente entusiasta di mangiarli.

Sydney apre la porta della mia camera. Sono seduto alla mia scrivania a finire un sito web per un cliente quando lei va dritta al mio letto e si lascia cadere a faccia in giù sul materasso.

Giornata dura, presumo.

Probabilmente è colpa mia perchè sono rimasto ancora una volta a casa sua la scorsa notte. Forse dovrei darle una notte per recuperare il sonno. Al di fuori del lavoro, siamo stati insieme senza sosta da martedì. Lo so che è solo venerdì, ma siamo stanchi di stare insieme. Nel miglior modo possibile.

Mi assicurerò che questa sera sia un po’ più rilassante rispetto ai giorni passati insieme.

Possiamo mettere da parte “Netflix and chill” (letteralmente: trovarsi a casa dell’uno o dell’altra per fare sesso) e guardare davvero solo serie tv per tutta la notte.

Poi domani la lascerò dormire fino a quando vorrà. Che diamine, probabilmente dormirò anche io fino a tardi con lei.

Cammino verso il letto e mi sdraio vicino a lei. Le scosto i capelli dal viso e lei apre gli occhi e mi sorride, nonostante sembri esausta.

“Brutta giornata?” le chiedo.

Scuote la testa e si gira sulla schiena. Solleva la mano per farmi i segni, ma qualsiasi cosa voglia dire, non sa come segnarla. “Esami di metà semestre”, dice alla fine.

Piego la testa “Esame di metà semestre?”

Annuisce.

“Hai gli esami di metà semestre? Questa settimana?”

Annuisce ancora.

Ora mi sento uno stronzo. Prendo il mio telefono e le scrivo un messaggio.

Ridge: Perchè non me lo hai detto? Non sarei rimasto nel tuo appartamento.

Sydney: I miei erano lunedi e martedì, quindi non preoccuparti. Il tuo tempismo ‪martedì sera‬ è stato impeccabile. È solo che lavoro alla libreria ed è da pazzi durante gli esami di metà semestre. Gli studenti sono pazzi. I professori sono pazzi. Sono così felice che sia venerdì.

Ridge: Anche io. Questa sera non faremo altro se non guardare la televisione. Devo scoprire se Ned viene veramente decapitato.

Sydney: Chi?

Cazzo. Warren mi sta fregando. Non voglio che lei sappia che le ho appena spoilerato la prima stagione di Game Of Thrones.

Ridge: Niente. Stavo parlando di The Walking Dead.

Sydney fissa il suo telefono per un secondo, confusa.

Sydney: Non me lo ricordo in The Walking Dead.

Lei guarda The Walking Dead. Fantastico. Ora improvvisamente voglio fare sesso con lei e le ho già detto che stasera avremmo poltrito.

L’attenzione di Sydney si sposta da me alla porta d’entrata. “Qualcuno sta bussando”, mi segna.

Mi stacco da lei e vado in salotto. Guardo attraverso lo spioncino e vedo una ragazza con l’uniforme della FedEx. Apro la porta e lei mi allunga un pacco. Firmo e quando chiudo la porta e mi avvicino al bancone, Sydney entra in cucina. Leggo l’etichetta e vedo che il pacco è indirizzato a me, ma non c’è nessun indirizzo di ritorno.

Sydney si china su di me e mi chiede, segnando, “Hai ricevuto un regalo?”

Alzo le spalle. Non stavo aspettando niente che riesca a ricordare. Apro il pacco e trovo all’interno un altro pacco. Un tubo portaposter. Conoscendo Warren, mi avrà inviato un rotolo di carta igienica con la sua faccia dappertutto. Faccio per mettere via il tubo, ma noto che Sydney mi cammina intorno, dirigendosi verso il soggiorno. Quando alzo lo sguardo su di lei, tiene in mano il telefono, puntando la videocamera verso di me.

“Mi stai registrando?”

Annuisce e mi regala un dolce sorriso. “Il regalo è da parte mia”

“Mi hai comprato qualcosa?”

Il suo sorriso timido è così dannatamente adorabile. Ogni volta che penso di essere troppo esausto anche solo a pensare di prenderla in braccio e gettarla sul mio letto, lei fa qualcosa che mi rinvigorisce completamente e mi fa sentire come se potessi correre una maratona.

Guardo in basso il tubo sentendomi male per il fatto che mi abbia comprato un regalo. Io faccio schifo a fare i regali. Cazzo, cosa succede se lei è il tipo che fa i regali più belli ed è costretta ad avere me come ragazzo. Il ragazzo che una volta ha comprato al suo fratellino di nove anni un criceto per Natale, ma che non aveva realizzato che era morto nella scatola. Brennan lo aprì e pianse per l’intera giornata.

Ed ora esco con una ragazza che mi ha spedito un regalo premuroso per posta che è dannatamente difficile da aprire.

Una nuvola improvvisa di polvere esplode dal contenitore e mi colpisce in faccia. Accade così velocemente, che non sono riuscito neanche a chiudere la bocca. Faccio un passo indietro da qualsiasi cazzo di cosa ci sia nel contenitore e inizio a sputare.

Cosa cazzo è appena successo?

Vado verso il lavandino e strofino le mani sotto l’acqua, poi mi bagno il viso.

Quando le guardo, stanno brillando come un dannato unicorno.

Brillantini. Ovunque.

Sulle mie braccia, sulla maglia, sulle mani, sul bancone. In bocca. Guardo verso Sydney e lei è piegata sul pavimento in preda alle risate. Ha le lacrime agli occhi, per quanto sta ridendo.

Mi ha bombardato di brillantini.

Wow. Immagino che la nostra guerra di scherzi sia ricominciata.

Mi lavo la bocca e poi con tranquillità mi avvicino al bancone dove l’esplosione è cominciata. Prendo una manciata di brillantini con la mano e poi mi avvicino a lei. La sua risata non è diminuita per niente. Penso che stia ridendo ancora più forte ora che mi vede così vicino.

Ho letto la parola squittire prima d’ora e so che è un modo di ridere, ma non ho per niente idea di che suono abbia. Ma non appena allungo la mano e faccio cadere i brillantini ovunque su di lei, sono quasi sicuro che è questo che sta facendo, squittire.

Si afferra lo stomaco e cade all’indietro sulla schiena. Una lacrima le cade sulla guancia.

Mio Dio. Darei qualsiasi cosa per essere capace di sentirla in questo momento. Ho passato così tanto tempo a pensare a che suono avessero la sua voce, la sua risata, i suoi sospiri, ma non c’è abbastanza immaginazione in una persona che si avvicini mai a quello che so probabilmente essere.

Vede lo sguardo sul mio viso e smette immediatamente di ridere. Aggrotta le sopracciglia quando mi segna, “Sei arrabbiato?”

Sorrido e scuoto leggermente la testa. “No. Vorrei solo poterti sentire in questo momento.”

La sua espressione si rilassa un poco. Si rattrista, addirittura.

Si tira il labbro inferiore per un secondo mentre mi fissa. Poi allunga la mano e prende le mie, tirandole. Mi abbasso sul pavimento facendo scivolare il mio ginocchio tra le sue gambe. 

Potrò non sentirla come desidero davvero, ma posso annusarla, assaggiarla e amarla. Faccio scorrere il naso sulla sua mandibola finchè le mie labbra non trovano le sue. Quando porto le mie labbra sulle sue, la sua lingua scivola nella mia bocca, morbida e invitante. Ricambio l’azione, cercando nella sua bocca i resti di quella risata.

È un’incredibile comunicatrice quando si tratta di baciare. I suoi baci alcune volte mi dicono molto più di qualsiasi cosa potrà mai segnare, scrivere o dire. Motivo per cui so riconoscere immediatamente quando è distratta da un rumore. Lei lo sente per me e poi io sento la sua reazione e semplicemente lo capisco. Mi tiro indietro a guardo in basso su di lei, proprio quando la sua attenzione si sposta sulla porta del bagno di Warren e Bridgette. Alzo gli occhi e vedo Bridgette uscire dal bagno. Si ferma e ci guarda, distesi insieme sul pavimento del salotto, coperti di brillantini.

E poi fa l’impensabile.

Bridgette sorride.

Poi ci oltrepassa e se ne va. Quando lascia l’appartamento, guardo in basso su Sydney, chiedendomi se anche lei è sotto shock come lo sono io per questo scambio. Ha gli occhi spalancati quando mi guarda. Inizia nuovamente a ridere. Premo velocemente l’orecchio sul suo petto, aspettando di sentirlo, ma la sua risata svanisce troppo in fretta. Porto la mano sulla sua vita e comincio a farle il solletico. Sento che inizia a ridere di nuovo, quindi continuo a farle il solletico perchè è il modo più facile che ho per sentire la sua risata.

Il suo telefono è accanto a me sul pavimento, quindi quando si accende, naturalmente lo guardo. Smetto di farle il solletico quando vedo il nome e il messaggio che appare sullo schermo.

Hunter: Grazie, Syd. Sei la migliore.

Lei non ha notato il telefono. Sta ancora ridendo e cercando di allontanarsi da me, quindi mi metto seduto sulle ginocchia e lo prendo. Glielo consegno mentre mi alzo per andarmene. Cerco di sopprimere la rabbia mentre afferro uno strofinaccio e pulisco i brillantini da sopra il bancone. La guardo per vedere la sua reazione, ma sta seduta a gambe incrociate ora, a rispondere a quel cazzo di messaggio.

Perchè sta parlando con lui?

Perchè sembra che miracolosamente ora siano in buoni rapporti?

Grazie, Syd? Perchè la chiama Syd, come se avesse tutto il diritto di essere così disinvolto con lei dopo quello che le ha fatto? E perchè lei è seduta così tranquilla come se fosse tutto apposto? Prendo il mio telefono.

Ridge: Fammi sapere quando hai finito di messaggiare con il tuo ex. Sarò nella doccia.

Non la guardo mentre mi dirigo nella mia stanza e poi in bagno. Apro la tenda della doccia e poi apro l’acqua e infine mi tolgo la maglia. Lo giuro, vorrei solo emettere dei rumori forti. Non mi succede molto spesso di sentirne il bisogno, ma in situazioni come questa, probabilmente mi sentirei meglio se potessi lamentarmi così da poter sentire la frustrazione lasciare il mio corpo. Invece, getto la maglia contro il muro e mi slaccio i pantaloni senza nessun posto per i miei rumori dove poter andare.

Quando la porta del bagno si apre, mi pento di non averla chiusa perchè ho bisogno di un minuto. O due o tre. La guardo e Sydney è appoggiata allo stipite con un sopracciglio inarcato, “Davvero?”

La fisso con impazienza. Cosa vuole che dica? Si aspetta che sia d’accordo con questo? Si aspetta che sorrida e le chieda come sta Hunter?

Sydney mi consegna il telefono e scorre verso l’alto sui suoi messaggi con Hunter così che io possa leggerli. Non ho alcun desiderio di farlo, ma lei usa entrambe le sue mani per forzare le mie intorno al suo telefono e poi mi fa cenno di leggerli. Guardo in basso la sfilza di messaggi.

Hunter: Lo so che non vuoi parlare con me. Non ti incolpo per essere andata via la scorsa notte. E credimi, ti lascerei in pace, ma ti avevo dato il mio piano finanziario da dare a tuo padre per guardarlo durante la riunione per la fusione della nostra compagnia lo scorso anno.

E’ quasi Aprile e ne ho bisogno per le tasse. Ho chiamato il suo ufficio e mi hanno detto che loro li hanno rimandati indietro a te alcuni mesi fa.

Sydney: Sono nell’appartamento di Tori, nella mia vecchia stanza. Guarda nel raccoglitore rosso in cima all’armadio.

Hunter: Trovati!

Hunter: Grazie, Syd. Sei la migliore.

Sydney: Puoi cancellare il mio numero adesso?

Hunter: Fatto.

Mi appoggio al lavandino e mi strofino una mano sulla faccia. Le consegno il suo cellulare e vedo che subito comincia a scrivermi un messaggio. Guardo in basso sul mio telefono.

Sydney: Capisco che la mia situazione con Hunter sia differente rispetto alla tua situazione con Maggie, ma io sono stata estremamente accondiscendente all’amicizia che hai voluto mantenere, Ridge. ESTREMAMENTE ACCONDISCENDENTE. Ma tu sei stato un ipocrita in questo momento. E’ davvero sconveniente.

Rilascio un sospiro di sollievo misto a rimpianto. Ha assolutamente ragione. Sono stato ipocrita.

Ridge: Hai ragione. Mi dispiace.

Sydney: Lo so di aver ragione. E un piccolo “scusa” non mi fa essere meno arrabbiata con te.

La guardo e deglutisco perchè non la vedevo così arrabbiata da molto tempo. L’ho vista sconvolta e frustrata, ma non penso di averla mai vista così arrabbiata da quando si era svegliata nel mio letto e scoprì che avevo una ragazza.

Perchè ho dovuto reagire in quel modo? Ha ragione. Non è stata altro che paziente con me e la prima volta che ho l’opportunità di dimostrarle la stessa fiducia e pazienza, esco dalla stanza in uno scatto d’ira.

Ridge: Ero geloso e nel torto. Nel torto al 100%. In verità, così tanto nel torto che penso di aver superato la soglia del 100%. Ho torto al 101%. Ho stabilito un nuovo record nell’essere in torto.

La guardo e sono grato di poter leggere i suoi segnali non verbali così bene. Nonostante stia cercando di nasconderlo, posso vedere che si è rilassata un po’ dopo quel messaggio. Quindi gliene mando un altro. Scriverò messaggi tutta la notte se servirà a sbarazzarmi di questa tensione che ho creato.

Ridge: Ricordi quando ci dicevamo i nostri difetti così da poter combattere l’attrazione che provavamo?

Annuisce.

Ridge: Uno dei miei difetti è quello di non aver mai saputo di avere una vena di gelosia fino a quando non sono stato geloso di te.

Non sorride, ma si appoggia al bancone accanto a me. Le nostre spalle si toccano, è una cosa così impercettibile, ma che vuol dire così tanto in questo momento.

Sydney: Il mio difetto è quello di perdonarti troppo velocemente e di non riuscire a restare arrabbiata.

Lei potrà credere che questo sia un difetto, ma non potrei essere più riconoscente per questo suo lato. Specialmente ora. Alza gli occhi e si stringe nelle spalle, e so che lo ha già superato. Le do un veloce bacio sulla fronte.

Ridge: Il mio difetto è essere coperto di brillantini. Alcuni sono finiti persino…

Spingo i miei jeans sul pavimento, “Proprio qui”, dico.

Lei inizia a ridere, e io sorrido perchè che si fotta Hunter. Ho assolutamente la miglior ragazza che abbia mai messo piede su questa terra.

Sydney: Il mio difetto è quello di aver già dimenticato per cosa stavamo litigando perchè sei veramente dolce quando risplendi.

Ridge: Stiamo litigando perchè tu sei troppo perfetta e io non ti merito.

Sydney alza gli occhi al cielo e poi mette giù il telefono. Mi raddrizzo e poso il mio telefono sopra il suo, spingendoli entrambi sul bancone. Mi sposto di fronte a lei e lei afferra il bancone a lato dei suoi fianchi, mi guarda con i brillantini sulle ciglia e nei capelli. Una ragazza così bella. Dentro e fuori. Abbasso la mia bocca sulla sua mentre porto la mano sul davanti dei suoi jeans. Tiro giù la zip e glieli sbottono e continuo a baciarla mentre la spoglio.

La porto nella doccia con me e per la prossima mezz’ora, mi scuso abbondantemente usando la bocca.

Ho passato diciassette notti in ospedale solo nell’ultimo anno.

Sono stata dal mio dottore molte più volte. Dal giorno in cui sono nata, sono stata a visite di controllo del mio stato di salute più volte di quante siano quelle in cui sono andata a fare la spesa.

E sono stanca di questo.

Qualche volta quando parcheggio davanti allo studio del mio medico, sto seduta lì e fisso l’edificio, chiedendomi cosa succederebbe se me ne andassi senza mai tornare indietro. Cosa succederebbe se smettessi di fare gli esami di routine? Cosa succederebbe se smettessi di ricevere cure per ogni singolo raffreddore dal quale vengo affetta?

Mi verrebbe la polmonite. Ecco cosa succederebbe. E poi morirei.

Almeno non dovrei più tornare nello studio di un medico.

L’infermiera mi toglie dal braccio il bracciale per misurare la pressione sanguigna. “È un pochino alta.”

“A colazione ho preso parecchio sodio.” Mi tiro giù la manica. Ho la pressione alta perchè sono qui. Dal dottore. La chiamano sindrome da camice bianco. Ogni volta che mi misurano la pressione all’interno di uno studio medico, è alta per via dei miei nervi. Ma fuori dallo studio, è normale.

Mi lecco le labbra, cercando di inumidirle. Ho la bocca secca per via dell’energia nervosa di essere qui. Non voglio essere qui. Ma eccomi. Non si torna indietro ora.

L’infermiera mi allunga un camice e mi dice che posso cambiarmi quando se ne andrà dalla stanza. Guardo la veste e rabbrividisco.

“È proprio necessario?” chiedo, alzandolo.

Lei annuisce. “È obbligatorio. Molto probabilmente effettueremo qualche esame oggi e il tuo petto dev’essere liberamente accessibile.”

Annuisco e la guardo mentre infila la mia cartella sulla porta e inizia a chiuderla. Mi sorride in modo rassicurante. “Il dottore sarà qui a momenti”, dice. Ha uno sguardo impietosito, come se volesse abbracciarmi. Ricevo queste occhiate molto spesso. Specialmente dalle infermiere più dolci. In me rivedono loro stesse durante l’adolescenza, giovane e vibrante e piena di vita. E cercano di immaginarsi nei miei panni a quest’età e i loro occhi si riempiono di pena per me. Ci sono abituata. Qualche volta mi faccio pena da sola, ma questo non credo sia collegato alla malattia. Credo che come umani, abbiamo tutti un grado di autocommiserazione.

Faccio un bel respiro, più nervosa che mai dall’essere in uno studio medico. Ho le mani che tremano mentre mi tolgo la maglietta. Mi sbrigo e mi metto il camice e poi mi siedo sul lettino. Fa un certo freddo qui dentro, quindi mi sfrego le mani sulle braccia, combattendo i brividi. Premo insieme le ginocchia e poi le stringo con le mani, cercando di fare il possibile per non pensare al motivo per cui sono qui. Quando sono nervosa sudo. Non voglio essere sudata.

Mi sento stringere il petto e poi la gola mi prude e inizio a tossire. Tossisco così forte, che devo alzarmi e andare al lavandino per tenermi in equilibrio. Bussano alla porta durante uno dei miei attacchi di tosse e mi volto per vedere l’infermiera affacciarsi. “Stai bene?”

Annuisco, ancora tossendo. Lei si avvicina al lavandino e prende una tazza che riempie d’acqua. Ma ora come ora non mi serve altro liquido in gola. Prendo la tazza e la ringrazio, ma aspetto che la tosse si affievolisca prima di prendere un sorso. L’infermiera lascia di nuovo la stanza. Torno al lettino e non appena mi siedo, bussano di nuovo alla porta.

Ci siamo.

L’uscio inizia ad aprirsi e il cuore inizia a battermi così forte, che sono grata del fatto che nessuno mi stia misurando la pressione in questo momento. Apre la mia cartella prima di alzare gli occhi. Si ferma non appena la apre, probabilmente perchè è scioccato di vederci il mio nome scritto sopra.

Sapevo che sarebbe stato sorpreso. Cavolo, sono sorpresa anch’io di aver trovato il coraggio di venire qui.

Jake alza immediatamente la testa e mi guarda. Mi rendo conto che probabilmente ci sono modi migliori per riuscire a contattarlo, ma mi sento come se la mia innegabile attrazione debba essere tanto drammatica quanto lo era stato il mio rifiuto nei suoi confronti. Mi sento ancora un po’ in colpa per come abbiamo lasciato le cose qualche giorno fa. Ma da quando lui è uscito dalla porta di casa mia, non ho fatto altro che deprimermi perchè con lui mi ero divertita tanto. Non riuscivo a smettere di pensarlo. Specialmente le sue parole d’addio.

“Ti stavo solo facendo la colazione. Non una proposta di matrimonio.”

Avevo cambiato idea per tutta la settimana. Certo, lui mi stava solo preparando la colazione. Ma quando un dottore bellissimo ti prepara la colazione, quella colazione diventa pranzo e poi cena e poi di nuovo colazione e poi gite insieme nei weekend e poi andare insieme a fare la spesa e poi alla fine tutto ciò diventa il contatto da chiamare per le emergenze in ospedale.

Quindi sì, mi stava solo cucinando la colazione. Ma proprio perchè lui mi piace tanto, quello non è dove andremo a finire. E l’idea che lui possa sentirsi forzato a prendersi cura di me mi rattrista.

Ma d’altra parte, non riesco a smettere di pensarlo. E quando lo penso, ho questo buco vuoto nello stomaco che mi distrae e tutto ciò che vorrei fuori dalla mia vita impallidisce in confronto al pensiero di passare del tempo con lui. Ma l’idea di metterci nella condizione di avere un coinvolgimento emotivo mi rende triste perchè so che non finirebbe bene. Quindi cosa faccio? Che scelta devo fare? Evitarlo ed essere triste? O abbracciarlo ed essere triste?

In entrambi i casi, sarò triste. Quindi… eccomi qui. A fingere di aver bisogno di vedere un cardiologo solo per potergli dire che ho avuto una reazione esagerata. E anche per dirgli che fare bungee jumping da sola sarebbe troppo noioso.

Posso vedere la sorpresa sul viso di Jake, anche se la nasconde bene. Guarda di nuovo la mia cartellina. “Stando a quanto scritto, sei qui perchè stai avendo palpitazioni cardiache eccessive?”

Vedo che reprime un sorriso prima di guardarmi di nuovo.

Annuisco. “Qualcosa del genere.”

Gli occhi di Jake mi passano in rassegna dalla testa ai piedi per un momento, e poi appoggia la cartella clinica sul bancone e si porta lo stetoscopio alle orecchie. Divarica le gambe sullo sgabello e si siede, voltandosi verso di me. “Sentiamo un po’.”

Oddio. In realtà non ho le palpitazioni. Lo sa che era solo una scusa per presentarmi qui. Ora sta per ascoltarmi il cuore solo per fare lo stronzo perchè sa che in questo momento sono nervosa. E il cuore batterà in modo stupidamente veloce perchè oggi lui è ancora più bello con il camice bianco e lo stetoscopio, a cavalcioni su una sedia con le ruote. Se davvero ascolterà il mio battito adesso, potrebbe chiamare un defibrillatore.

Alza la sedia fino al lettino. Dritta di fronte a me. Siamo occhi negli occhi ora mentre alza lo stetoscopio e me lo appoggia sul cuore. Chiude gli occhi e guarda in basso tra di noi come se si stesse effettivamente concentrando sui miei battiti.

Chiudo i miei perchè mi devo calmare. Vederlo ascoltare i battiti del mio cuore mi sta rendendo completamente trasparente. Tengo gli occhi chiusi, anche quando tira via lo stetoscopio. C’è una pausa tranquilla, e poi a bassa voce, dice, “Che cosa ci fai qui, Maggie?”

Lo guardo e i suoi occhi stanno cercando i miei. Prendo un bel respiro e poi lo rilascio lentamente prima di dire, “Sto cercando di vivere il momento.”

Lui sospira, ed è così impassibile ora, che non riesco a dire se sia un buon segno. Ma poi sento la sua mano sul mio ginocchio, il suo pollice che ci sfrega sopra. Cerca il mio viso e poi allunga la mano e mi sposta una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “Questo è tutto ciò che voglio,” dice. “Qualche momento qua e là. Non sto chiedendo tutto il tuo tempo.”

Lo fisso, completamente infatuata della sua bocca e dei suoi occhi blu e delle parole che ha appena detto. Annuisco un pochino, ma non ho davvero niente da dire. Voglio solo che mi baci. E lo fa.

Mi prende il viso con entrambe le sue enormi, calde mani e preme le labbra sulle mie mentre si alza, calciando via lo sgabello. Sospiro contro le sue labbra. Agguanto il colletto del suo camice bianco e accolgo la sua lingua proprio mentre lui mi divarica le ginocchia e si mette in mezzo, proprio di fronte a me. Sono improvvisamente grata di aver dovuto indossare questo camice. Gli stringo forte le gambe attorno alla vita mentre lui mi abbassa sul lettino e si china su di me, baciandomi con estrema urgenza. Ma interrompe il bacio con la stessa urgenza qualche secondo dopo e si allontana, il respiro affannoso, guardandomi con occhi accesi. Scuote la testa. “Non qui.”

Annuisco. Non mi aspettavo che succedesse qui. Posso dire che sta per allontanarsi, ma poi si ferma, guardandomi con così tanto desiderio, che vedo la sua etica professionale sciogliersi sul pavimento. Mi bacia di nuovo e il modo in cui la sua mano sta scorrendo in alto sulla mia coscia mi fa dimenticare il fatto che è un dottore e che siamo in una clinica e che tecnicamente ora sarei registrata come una sua paziente. Ma niente di tutto ciò importa perchè le sue mani mi fanno sentire così bene e la sua bocca ancora meglio e non mi è mai piaciuto così tanto andare dal dottore prima d’ora.

Si sta facendo strada sul mio collo quando si ferma e lancia uno sguardo verso la porta. Mi tira immediatamente su, abbassandomi velocemente il camice sulle cosce. Si volta verso il lavandino e apre l’acqua.

La porta si apre e io giro di scatto la testa verso l’infermiera che ora è in piedi sull’entrata. Jake si sta lavando le mani con disinvoltura, cercando di far finta di non aver avuto fino a poco tempo fa la mano a metà strada sulla mia coscia e la lingua fino in fondo alla mia gola. Sto cercando di regolarizzare il respiro, ma le sue mani e il suo bacio hanno lasciato i miei polmoni già deboli doloranti per la mancanza d’aria. Sto praticamente ansimando.

L’infermiera mi rivolge un altro sguardo impietosito e preoccupato. “Sei sicura di stare bene?”

Dopo il mio attacco di tosse di poco fa e ora questo, probabilmente sta pensando che sia vicina al mio letto di morte. Annuisco velocemente. “Sto bene. È solo… polmoni schifosi. Effetto collaterale della FC.”

Sento Jake schiarirsi la gola, cercando di coprire una risata. Rivolge la sua totale attenzione sull’infermiera.

“La vogliono in tre”, dice lei. “È piuttosto urgente.”

Jake le rivolge un cenno. “Grazie, Vicky. Arrivo subito.”

Quando chiude la porta, Jake si copre la faccia con una mano. Nel momento in cui alza gli occhi su di me, sta sorridendo da un orecchio all’altro. Si allontana dal bancone e mi oltrepassa, voltandosi poi verso di me. “Rimettiti i vestiti, Maggie”, dice, indietreggiando fino alla porta. “Verrò da te stasera e te li toglierò di nuovo.”

Sto sorridendo così stupidamente quando lui esce dalla stanza. Salto giù dal lettino e raggiungo la sedia per recuperare i miei vestiti. Mi copro la bocca, sentendo un altro attacco di tosse arrivare, ancora incapace di smettere di sorridere. Sono così contenta di essermi presentata qui.

Mi schiarisco la gola, ma non aiuta. Premo la mano sul bancone, cercando di ritrovare l’equilibrio. Sento che sta per succedere prima ancora che succeda. È sempre così.

Non appena la stanza inizia a girare, concedo alle mie ginocchia di tremare così l’impatto sarà meno violento quando colpirò il pavimento.

Mio padre mi ha portato a Puerto Vallarta quando avevo dieci anni, solo per darmi l’opportunità di saltare da un aereo.

L’ho pregato di portarmi con sè a fare paracadutismo fin da quando avevo imparato a parlare, ma non è così facile in Texas dare a tuo figlio il permesso legale per saltare da un aereo.

Lui era un drogato di adrenalina, proprio come il figlio che ha creato. Grazie a questo, ho praticamente vissuto nella zona di lancio, dove lui passava tutto il suo tempo libero. La maggior parte dei padri giocava a golf la domenica. Il mio saltava dagli aerei.

Quando mi sono diplomato alla scuola superiore, avevo già completato 450 dei 500 lanci che servivano per qualificarsi come istruttore tandem. Ma a causa della svolta che ha preso la mia vita durante il mio ultimo anno, mi ci sono voluti alcuni anni per finire gli ultimi 50 lanci. Finalmente sono diventato istruttore tandem certificato appena uscito dall’università di medicina.

E anche se Maggie è stata il mio cinquecentesimo lancio come istruttore tandem, probabilmente ho superato quel traguardo almeno tre volte da solo dall’età di dieci anni.

Anche con tutta questa esperienza, quel cinquecentesimo lancio mi è sembrato il più terrificante che avessi mai fatto, non ero mai stato nervoso di saltare da un aereo prima d’allora. Non sono mai stato preoccupato che il paracadute non si aprisse. Non sono mai stato interessato alla mia vita prima di quel momento. Perchè se proprio quel lancio non fosse finito bene, significava che la cena con Maggie era fuori discussione. E volevo veramente portarla fuori a cena, avevo programmato di chiederle di uscire fin da quando avevo posato gli occhi su di lei mentre entravo nella struttura.

Sono stato sorpreso dall’attrazione immediata che ho provato nei suoi confronti. Non mi ricordo neanche quando è stata l’ultima volta che mi sono sentito attratto da qualcuno in questo modo. Ma nel momento in cui l’ho vista, qualcosa in me si è svegliato. Qualcosa che sapevo fosse lì, ma non era mai stato scosso prima d’ora. Non avevo più guardato una ragazza e non sentivo quello che provavo da tanto tempo, avevo dimenticato quanto poteva essere stupefacente l’attrazione.

Era in piedi accanto al bancone, che prendeva i documenti da Corey, che era in programma di buttarsi con il paracadute con lei. Quando ho realizzato che era da sola, ho aspettato che prendesse posto per compilare le sue carte, poi ho pregato Corey di lasciarmi prendere il comando ed essere colui che sarebbe saltato con lei.

“Jake sei qui appena una volta al mese, questo non è neanche il tuo lavoro”, dice. “Io sono qui ogni giorno perchè ho veramente bisogno di soldi.”

“Puoi prendere tu la commissione”, dico. “Ti darò il merito. Lasciami fare solamente questo.”

Quando gli dissi che poteva tenere i soldi al posto mio, fece una smorfia come se fossi un idiota e poi agitò la mano verso Maggie. “Tutta tua,” disse, andando via.

Mi sentii trionfante per una frazione di secondo finché non la guardai, seduta sulla sedia, tutta sola. Il paracadutismo è un momento così monumentale nella vita della maggior parte delle persone che lo fanno. La maggior parte dei principianti non viene mai da sola. Hanno quasi sempre persone con loro che stanno vivendo anch’esse il proprio momento monumentale saltando, oppure hanno persone che li aspettano a terra dopo essere sopravvissuti al salto.

In tutta sincerità, è stata la prima che abbia mai visto apparire da sola e la sua indipendenza mi ha intrigato e intimidito. Dal momento in cui l’ho avvicinata e ho chiesto se aveva bisogno di aiuto per compilare i moduli, nulla è cambiato di quella sensazione che avevo nel petto. Sono passati giorni e sono ancora pieno di quella stessa energia nervosa. Sono ancora incuriosito. Ancora intimidito.

E non ho idea di come andare avanti.

Ecco perché sono bloccato qui in questo corridoio, proprio fuori dalla stanza d’ospedale dove l’hanno portata due ore fa.

Stavo vedendo un altro paziente quando Vicky trovò Maggie e affrontò l’intera situazione senza che io nemmeno me ne accorgessi. Non me l’ha detto finché non ho finito con altri due pazienti e Maggie se ne era già andata da un’ora.

Vicky ha detto che ha notato che Maggie ci stava mettendo un po’ di tempo per vestirsi e uscire dalla stanza, così è andata a controllarla. Maggie era sul pavimento, si era appena ripresa da un mancamento. Vicky ha testato immediatamente i suoi livelli di zucchero e poi ha mandato il personale con lei in ospedale. La clinica in cui lavoro è adiacente al nostro ospedale, quindi siamo abituati a dover trasportare i pazienti. Non sono abituato alle emergenze mediche sentite anche come un’emergenza personale.

Dal momento in cui Vicky mi ha informato di quello che era successo, non sono stato in grado di concentrarmi. Alla fine un collega ha preso in mano la situazione facendo in modo che potessi venire a controllarla. Ora che sono nel corridoio, in piedi di fronte alla sua stanza, non sono sicuro di come sentirmi o cosa fare o come affrontare l’intera situazione. Siamo stati ad un appuntamento con il potenziale di un altro. Ma ora è all’ospedale e nella stessa situazione vulnerabile di cui aveva paura quando è venuta da noi.

Lei limitata dalla sua malattia. Io che sono qui ad assistervi.

Mi faccio da parte quando si apre la porta della sua stanza d’ospedale. Un’infermiera esce, dirigendosi verso la postazione delle infermiere. La seguo. “Mi scusi,” dico, toccandole la spalla. Si ferma e io indico la stanza di Maggie. “Ha già avvisato la famiglia di questa paziente?”

L’infermiera guarda il nome sul mio camice e dice: “Sì, è stato lasciato un messaggio vocale non appena è stata portata dentro”. Guarda il file. “Pensavo fosse la paziente del Dottor Kastner.”

“Io sono il suo cardiologo, lei era nella mia clinica quando le sue condizioni sono peggiorate, sto solo controllando”

“Lei è di cardiologia?” dice senza guardare il file. “Siamo a conoscenza del CFRD (il diabete correlato alla fibrosi cistica), ma non abbiamo nulla sui suoi problemi cardiaci nel file”.

“Era solo un controllo preventivo,” dico, indietreggiando prima che diventi troppo sospettosa per la mia curiosità. “Volevo solo assicurarmi che la sua famiglia venisse avvisata. La paziente è sveglia?”

L’infermiera annuisce, ma fa anche una faccia come se fosse infastidita dal fatto che sto mettendo in dubbio la sua capacità di fare il suo lavoro. Mi volto e torno indietro verso la stanza di Maggie, fermandomi appena fuori dalla porta. Ancora una volta, non riesco a entrare perché non la conosco abbastanza bene da sapere quale tipo di reazione si aspetterebbe da me in questo momento. Se entrassi e provassi che il fatto che sia passata dal mio ufficio non fosse una gran cosa, potrebbe essere scoraggiata dalla mia noncuranza. Se entrassi e agissi come se fossi preoccupato, potrebbe usare la preoccupazione come arma contro la nostra intera situazione.

Penso che se avessimo avuto più di un’avventura di una sera, i prossimi minuti potrebbero non avere importanza. Ma dato che siamo stati ad un solo appuntamento, sono quasi sicuro che lei sia lì dentro a rimpiangere di essere passata dal mio ufficio e a rimpiangere che la vedrò in uno stato così vulnerabile e forse anche a rimpiangere di essere entrata nella mia vita martedì. Sento che le mie prossime mosse saranno estremamente cruciali per come tutto questo andrà a finire.

Non penso di essermi mai preoccupato di come comportarmi di fronte a qualcuno. Normalmente ho l’abitudine che se a qualcuno non piaccio, questo non avrà importanza per me o per la mia vita, quindi ho sempre fatto e detto ciò che volevo dire e fare. Ma adesso, con Maggie, darei qualsiasi cosa per avere un manuale.

Ho bisogno di sapere cosa vuole da me al fine di non farmi allontanare di nuovo.

Metto la mano sulla porta, ma il mio telefono inizia a squillare non appena inizio a spingerla. Indietreggio velocemente in modo che non sappia che sono proprio fuori dalla sua porta. Cammino per qualche metro lungo il corridoio e tiro fuori il cellulare dalla tasca.

Sorrido quando vedo che è Justice, che prova a chiamarmi su facetime. Sono sollevato di avere qualche minuto in più per prepararmi prima di andare a trovare Maggie.

Spingo il tasto per accettare e aspetto i soliti secondi che ci vogliono per far sì che facetime ci connetta. Quando finalmente succede, non è la faccia di Justice quella che vedo sul suo telefono. Lo schermo è coperto da un pezzo di carta. Stringo gli occhi per vederlo, ma la qualità è troppo sfocata.

“Troppo vicino al telefono”, gli dico.

Sposta il foglio un po’ più indietro e posso vedere il numero 85 cerchiato nell’angolo in alto a destra.

“Non male per una notte di film degli orrori”, dico.

La faccia di Justice è sullo schermo ora. Mi guarda come se io fossi il bambino e lui il genitore. “Papà, è una B. La prima B di tutto l’anno. Tu dovresti sgridarmi così che io non possa prendere un’altra B.”

Rido. Lui mi guarda seriamente, come se fosse più deluso dal fatto che non sono arrabbiato con lui che dal fatto di aver preso la sua prima B. “Ascolta”, gli dico appoggiandomi contro il muro. “Sappiamo entrambi che conosci la materia, sarei furioso se non studiassi, ma lo fai. Hai preso una B perchè sei andato a letto troppo tardi e ti ho già rimproverato per quello.”

Mi sono svegliato alle tre questa mattina e ho sentito la televisione accesa in salotto. Quando sono andato a spegnerla, Justice era sul divano con una scodella di popcorn, a guardare The Visit. È ossessionato da M. Night Shyamalan. La sua ossessione è principalmente colpa mia. È iniziato quando ho lasciato che guardasse Il sesto senso quando aveva cinque anni. Adesso ha undici anni e l’ossessione è peggiorata.

Cosa posso dire? Ha preso proprio da suo padre. Ma come ha tanto di me in lui, ha anche tanto di sua madre. Era stressata per ogni carta e ogni compito a casa durante il liceo e il college. Una volta avevo dovuto consolarla perché piangeva istericamente per aver ricevuto un 99 in un test quando stava puntando a un punteggio perfetto.

Justice ha questo lato di sè che vuole davvero raggiungere traguardi importanti, ma è costantemente in conflitto con quella parte di lui che vuole invece rimanere sveglia fino a tardi e guardare film di paura quando non dovrebbe. Quando l’ho lasciato a scuola oggi, ho dovuto svegliarlo quando mi sono fermato per farlo scendere.

Sapevo che il suo test di matematica non sarebbe andato bene quando si era pulito la bava dalla bocca, aveva aperto la porta per uscire dalla mia auto e aveva detto: “Buonanotte, papà”.

Pensava che lo avrei fatto scendere a casa di sua madre. Ho riso quando è uscito dalla macchina e ha capito che era un giorno di scuola. È tornato indietro e ha provato ad aprire lo sportello. L’ho chiuso a chiave prima che potesse risalire in macchina e pregarmi di fargli saltare un giorno.

Avevo aperto il finestrino e lui aveva infilato le dita dentro e aveva detto, “Papà, per favore, non lo dirò alla mamma, lasciami dormire oggi”.

“Ogni azione ha delle conseguenze. Ti voglio bene, buona fortuna e rimani sveglio.”

Le sue dita erano scivolate fuori dal finestrino e aveva indietreggiato, sconfitto mentre andavo via.

Guardo il mio telefono mentre accattorcia il foglio e lo butta oltre le sue spalle. Si stropiccia gli occhi e dice: “Chiederò al signor Banks se posso rifarlo”.

Rido. “O accetti solo l’85. Non è un voto terribile.”

Si stringe nelle spalle e poi si gratta la guancia. “La mamma è uscita con quel tizio ieri sera.” Lo dice così casualmente, come se la possibilità di avere un patrigno non lo scoraggi. Questa è una buona cosa, immagino.

“Davvero? Ti ha chiamato Schizzo e ti ha scompigliato di nuovo i capelli?”

Justice alza gli occhi. “No, non è stato così male questa volta, non penso che abbia figli e mamma gli ha detto che la gente non chiama Schizzo i bambini di undici anni, ma comunque, voleva che ti chiedessi se fossi occupato stasera perché usciranno di nuovo. ”

È ancora un po ‘strano, sentire dell’appuntamento di Chrissy dal bambino che abbiamo avuto insieme. Questo è una situazione nuova che non so come affrontare, quindi faccio del mio meglio per far sembrare che non sia strano. È stata una mia decisione concludere le cose con lei, e non è stato facile. Soprattutto perché condividiamo un bambino. Ma sapere che Justice era l’unica ragione per cui eravamo ancora insieme, non sembrava giusto a nessuno di noi. Chrissy si è impegnata molto all’inizio, ma solo perché eravamo tutti a nostro agio con la vita che avevamo creato. Ma lì c’era un vuoto e lei lo sapeva.

Quando si tratta di amare qualcun altro, ho sempre creduto che ci debba essere un livello di follia sepolto in quell’amore. Una follia del tipo voglio sprecare ogni minuto di ogni giorno con te. Ma io e Chrissy non abbiamo mai avuto quel tipo di amore. Il nostro amore era costruito sulla responsabilità e sul rispetto reciproco. Non era un amore da far impazzire, da spezzare il cuore.

Quando nacque Justice, sentimmo quell’amore da far impazzire per lui, e questo fu sufficiente a trattenerci insieme dopo il diploma di scuola superiore, il college, l’università di medicina e la maggior parte della nostra specializzazione. Ma quando si trattava di ciò che provavamo l’uno per l’altra, era un tipo di amore troppo sottile per tentare di estenderlo per tutta la vita.

Ci siamo separati più di un anno fa, ma non ho preso una casa tutta mia fino a poco più di sei mesi fa.

Ho comprato una casa a due strade di distanza dalla casa in cui abbiamo cresciuto Justice. Il giudice ci ha affidato l’affidamento congiunto con un piano su chi lo avrebbe preso e quando, ma non ci siamo mai attenuti a quello. Justice rimane con entrambi in ugual tempo, ma è più ai suoi termini che ai nostri. Con le nostre case così vicine, lui va avanti e indietro ogni volta che ne ha voglia. Lo preferisco davvero.

Si è adattato molto bene e penso che questo modo di permettergli di controllare la maggior parte delle visite, abbia reso la nostra separazione una transizione tranquilla per lui.

A volte troppo tranquilla.

Perché per qualche strana ragione, pensa che voglio sapere della vita amorosa di sua madre, quando preferirei essere tenuto all’oscuro. Ma ha solo undici anni. È ancora innocente in quasi tutti i sensi, quindi mi piace che mi tenga aggiornato sulla metà della sua vita di cui non faccio più parte.

“Papà”, dice Justice. “Mi hai sentito? Posso restare a casa tua stasera?”

Annuisco. “Si, certo.”

Avevo detto a Maggie che sarei andato da lei stasera, ma era stato prima di… questo.

Sono quasi certo che la terranno sotto osservazione per tutta la notte, quindi il mio venerdì sera è completamente libero. Anche se non lo fosse, lo sarebbe diventato per Justice. Lavoro molto e ho un sacco di hobby, ma vengono dopo lui. Tutto viene dopo di lui.

“Dove sei?” Justice si avvicina, strizzando gli occhi al telefono. “Non sembra il tuo ufficio.”

Giro il cellulare e lo rivolgo verso il corridoio vuoto, angolandolo verso la porta di Maggie. “Sono all’ospedale. Sto facendo visita ad un’amica malata.” Rivolgo di nuovo il telefono sul mio viso. “Se lei vuole vedermi.”

“Perchè non dovrebbe?” chiede Justice.

Lo fisso per un attimo, poi scuoto la testa. Non intendevo dire ad alta voce quell’ultima frase. “Non è importante.”

“È arrabbiata con te?”

Tutto questo è troppo strano, parlare con lui di una ragazza con cui sono stato ad un appuntamento e che non è sua madre. Per quanto indifferente possa essere a riguardo, non sono sicuro che sarò mai a mio agio a parlare con lui della mia vita sentimentale. Mi avvicino il telefono al viso e alzo un sopracciglio. “Non parlerò con te della mia vita amorosa.”

Justice si avvicina e copia la mia espressione. “Mi ricorderò di questa conversazione quando io inizierò ad uscire con qualcuno.”

Rido. Forte. Ha solo undici anni ed è giá più arguto di molti adulti. “Bene. Se ti racconterò di lei, mi prometti che mi dirai quando bacerai una ragazza per la prima volta?”

Justice annuisce. “Solo se non lo dici alla mamma.”

“Affare fatto.”

“Affare fatto.”

“Il suo nome è Maggie”, dico. “Siamo usciti martedì sera e sono quasi certo di piacerle, ma non vuole uscire con me di nuovo perchè la sua vita è caotica. Ma ora è in ospedale e sto per andare a trovarla e non ho idea di come comportarmi quando entrerò da quella porta.”

“Che vuol dire che non sai come comportarti?” dice Justice. “Non dovresti comportarti o fingere con le altre persone. Tu mi dici sempre di essere me stesso.”

Adoro quando ascolta davvero i miei consigli da genitore. Anche se io sembro non aver afferrato il mio stesso consiglio. “Hai ragione. Dovrei solo entrare là dentro ed essere me stesso.”

“Il vero te stesso. Non il te stesso medico.”

Rido. “Che cosa vuol dire?”

Justice piega la testa e fa una smorfia al telefono che assomiglia tanto ad una che faccio spesso anch’io. “Sei un papà fico, ma quando entri in modalità dottore, è così noioso. Non parlare di lavoro o di cose mediche se lei ti piace.”

Modalità dottore? Rido. “Qualche altro consiglio prima che entri là dentro?”

“Portale una barretta di Twix.”

“Un Twix?”

Justice annuisce. “Già, se qualcuno mi portasse un Twix, io vorrei essergli amico.”

Annuisco. “Okay. Ottimo consiglio. Ci vediamo stasera e ti farò sapere com’è andata.”

Justice mi saluta con la mano e poi chiude la videochiamata.

Mi rimetto il telefono in tasca e vado verso la porta di Maggie. Sii solo te stesso. Rimango lì in piedi e prendo un respiro per calmarmi prima di bussare. Aspetto che lei dica Avanti prima di aprire la porta. Quando avanzo nella stanza, è rannicchiata su un fianco. Sorride quando mi vede e si alza su un gomito.

Quel sorriso è tutto ciò di cui avevo bisogno.

Vado verso il suo letto mentre lei si mette comoda, alzando un po’ la testiera. Mi siedo sulla sedia vuota accanto al letto. Si rotola sul fianco, mettendo un braccio sotto la testa, appoggiandosi al cuscino. Mi allungo e le appoggio una mano a lato della testa, poi mi chino e le dò un piccolo bacio sulla bocca. Quando mi tiro indietro, non ho idea di cosa dire. Appoggio il mento sul bordo del letto e faccio scorrere le dita tra i suoi capelli mentre la guardo.

Amo come mi sento quando sono vicino a lei. Pieno di adrenalina, come se fossi nel bel mezzo di un lancio con il paracadute a notte fonda. Ma anche se sono pieno di adrenalina e sto toccando i suoi capelli e lei mi ha sorriso quando sono entrato nella stanza, posso vedere nei suoi occhi che il mio paracadute sta per fallire e io sto per cadere liberamente da solo senza niente davanti a me se non un impatto devastante.

Il suo sguardo si allontana per un momento. Si porta la maschera dell’ossigeno alla bocca e inala un ciclo d’aria. Quando se la toglie, forza un altro sorriso. “Quanti anni ha tuo figlio?”

Riduco gli occhi a due fessure, chiedendomi come faccia a saperlo. Ma la quiete nella stanza mi dà la risposta. Qualsiasi cosa succeda fuori da qui si può udire chiaramente.

Tolgo la mano dai suoi capelli e la appoggio sulla sua mano che è immobile sul cuscino. Traccio un morbido cerchio attorno al punto in cui la flebo è attaccata alla sua pelle. “Ha undici anni.”

Lei sorride di nuovo. “Non stavo cercando di origliare.”

Scuoto la testa. “Non fa niente. Non stavo cercando di nascondere il fatto che ho un figlio. È solo che non sapevo come tirare fuori il discorso ad un primo appuntamento. Sono un po’ protettivo verso di lui, quindi mi sento come se dovessi salvaguardare quella parte della mia vita finchè non sono sicuro che è qualcosa che voglio condividere.”

Maggie annuisce in approvazione, girando la mano. Ora mi sta lasciando tracciare la sua pelle sopra il polso. Guarda le mie dita mentre scendono sul suo palmo, giù per il polso, finchè non raggiungono la flebo. Poi alza di nuovo gli occhi su di me. “Come si chiama?”

“Justice.”

“È un bellissimo nome.”

Sorrido. “È un ragazzino fantastico.”

Continuo a toccarle la mano, ma rimaniamo in silenzio per un po’. Non vogliono addentrarmi più a fondo in questa conversazione perchè so che andrà a finire dove non voglio. Ma allo stesso tempo, se non continuo a parlare, lei potrebbe darsela a gambe e iniziare a dirmi, ancora una volta, perchè non vuole nessuna parte di tutto questo.

“Il nome di sua madre è Chrissy. Ci siamo conosciuti al liceo”, dico, riempiendo il vuoto. “Abbiamo iniziato a uscire perchè avevamo un sacco di cose in comune. Entrambi volevamo frequentare la scuola di medicina. Entrambi eravamo appena stati accettati alla UT. Ma poi lei era rimasta incinta all’ultimo anno. Ha dato all luce Justice una settimana prima che ci diplomassimo.”

Smetto di tracciare la sua pelle e intreccio le dita alle sue. Amo che me lo lasci fare. Amo la sensazione della sua mano attorno alla mia.

“È incredibile che voi due abbiate avuto un figlio al liceo e siate comunque riusciti a diventare dottori.”

Apprezzo il fatto che capisca quanto dev’essere stata dura per noi. “C’è stato un periodo durante la sua gravidanza dove avevo iniziato a pensare ad altre carriere da poter intraprendere. Magari più semplici. Ma la prima volta che ho posato gli occhi su di lui, sapevo che non avrei mai voluto che lui pensasse in alcun modo di essere stato un intralcio nelle nostre vite, solo perchè l’avevamo avuto così giovani. Abbiamo fatto il possibile per assicurarci di tenere fede ai nostri obiettivi. È stata una sfida, due adolescenti che cercavano di entrare a medicina con un figlio piccolo. Ma la mamma di Chrissy era – è – una salvatrice. Non ce l’avremmo fatta senza di lei.”

Maggie mi stringe un po’ la mano quando finisco di parlare. È gentile e dolce, come se stesse silenziosamente dicendo ottimo lavoro. “Che tipo di padre sei?”

Nessuno mi ha mai chiesto di valutarmi da solo come padre. Ci penso per un momento e poi rispondo alla domanda con completa onestà. “Uno insicuro”, ammetto. “Con la maggior parte dei lavori, sai esattamente se sarai bravo oppure no. Ma con l’essere genitori, non sai davvero se lo sei stato finchè i figli non crescono. Sono constantemente preoccupato dal fare tutto nel modo sbagliato e non c’è modo di saperlo finchè non è troppo tardi.”

“Penso che il fatto che tu sia così preoccupato se sei oppure no un bravo padre, sia indice del fatto che non dovresti preoccuparti.”

Faccio spallucce. “Forse. Ma lo stesso, mi preoccupo. Lo farò sempre.”

C’è un momento di esitazione sul suo viso quando ammetto quanto mi preoccupo per lui. Vorrei rimangiarmi tutto. Non voglio che pensi che ho troppe cose sul piatto. Voglio che lei pensi ad ora e ora soltanto. Non domani o la prossima settimana o il prossimo anno. Ma lo sta facendo. Lo vedo nel modo in cui mi fissa – chiedendosi come potrebbe inserirsi da qualche parte nella mia vita e stare bene. E posso vedere nel modo in cui distoglie lo sguardo da me e si concentra su qualsiasi cosa che non sia io che non si vede inserita per niente.

Era già esitante quando pensava che il mio più grande problema fosse se il meteo era favorevole per lanciarsi con il paracadute. E anche se si è presentata nel mio ufficio oggi, pronta a darci un’occasione, capisco che scoprire di Justice non solo le ha fatto cambiare idea, ma l’ha riempita di ancora più risoluzione di quella che aveva manifestato quando mi aveva cacciato da casa sua.

Lascio la sua mano e la riporto sulla sua testa, facendo scorrere il pollice sulla sua guancia per cercare di riportare la sua attenzione su di me. Quando finalmente mi guarda, la sua mente è in subbuglio. Riesco a scorgerlo in tutti i pezzi di speranza spezzata che stanno fluttuando nei suoi occhi. È incredibile come qualcuno riesca a comunicare così bene solo con uno sguardo.

Sospiro, scorrendo il pollice sulle sue labbra. “Non chiedermi di andarmene.”

Le sue sopracciglia si alzano e sembra assolutamente combattuta tra ciò che vorrebbe e ciò di cui sa di aver bisogno. “Jake”, dice. Non aggiunge altro oltre al mio nome. Rimane sospeso nell’aria, pieno di innervazione.

Non solo so che non posso farle cambiare idea, ma non sono nemmeno sicuro di doverci provare. Per quanto voglia vederla di nuovo e per quanto voglia conoscerla meglio, non è giusto che io debba pregarla. Lei conosce la sua situazione meglio di chiunque altro. Sa di cosa è capace e sa come vuole che sia la sua vita. Non posso discutere su tutte le ragioni del perchè non dovrebbe allontanarmi perchè sono quasi certo che avrei lo stesso atteggiamento se i ruoli fossero invertiti.

Forse è per questo che siamo entrambi così silenziosi. Perchè la capisco.

L’atmosfera nella stanza è pesante. È piena di tensione e attrazione e delusione. Provo ad immaginare come sarebbe amarla. Perchè se aver passato una notte con lei può riempire la stanza di così tanta angoscia, posso solo immaginare che questa sia la sensazione di come sarebbe l’inizio di un amore travolgente.

Ho finalmente trovato qualcuno che penso un giorno possa riempire il vuoto nella mia vita, ma dal suo punto di vista, pensa che facendo parte della mia vita, la sua assenza un giorno creerebbe un vuoto. È ironico. Da impazzire.

“Hai già incontrato il Dottor Kastner?”

Annuisce, ma non continua.

“È cambiato qualcosa nella tua condizione?”

Scuote la testa, ma capisco che sta mentendo. Risponde troppo velocemente.

“Sto bene. Avrei bisogno di riposare, però.”

Mi sta chiedendo di andarmene, ma vorrei dirle che anche se la conosco appena, voglio essere qui per lei. Voglio aiutarla a spuntare le ultime cose da quella lista. Voglio assicurarmi che continui a vivere e non si concentri di continuo sul fatto che potrebbe non avere tutto il tempo che hanno gli altri.

Ma non dico nulla perchè chi sono io per presumere che non avrà una vita piena e completa se non lascia che io ne faccia parte? Quello è qualcosa che solo un narcisista penserebbe. La ragazza di fronte a me in questo momento è la stessa ragazza che si è presentata da sola per fare paracadutismo per la prima volta questa settimana. Quindi rispetterò la sua decisione e me ne andrò per la stessa ragione per cui sono stato attirato da lei in primo luogo. Perchè è una tosta e indipendente che non ha bisogno che io riempia un vuoto. Non ci sono vuoti nella sua vita. Ed eccomi qui a volerla egoisticamente pregare di riempire il mio.

“Stavi andando bene con la tua lista dei desideri”, dico. “Promettimi che cancellerai un altro po’ di cose.”

Inizia immediatamente ad annuire e poi una lacrima le scivola sul viso. Alza gli occhi al cielo come se fosse imbarazzata. “Non posso credere che sto piangendo. Ti conosco appena.” Ride, strizzando gli occhi prima di aprirli di nuovo. “Sono così ridicola.”

Le sorrido. “Nah. Stai piangendo perchè sai che se la tua situazione fosse differente, ti saresti innamorata di me subito.”

Lei fa una risata triste. “Se la mia situazione fosse differente, avrei iniziato quella caduta libera martedì scorso.”

Non posso aggiungere altro. Mi alzo dalla sedia e mi chino per premere le mie labbra sulle sue. Lei ricambia il bacio, prendendomi il viso con entrambe le mani. Quando mi scosto, appoggio la fronte contro la sua e chiudo gli occhi.

“Vorrei quasi non averti mai incontrata.”

Scuote la testa. “Io no. Sono grata di averti incontrato. Hai finito col riempire un terzo della mia lista dei desideri.”

Mi allontano e le sorrido, desiderando più di qualsiasi altra cosa di essere un egoista e provare a farle cambiare idea. Ma solo sapere che l’unico giorno che ho passato con lei abbia significato così tanto è abbastanza per ora. Deve esserlo.

La bacio un’ultima volta. “Posso restare finchè non arriva la tua famiglia.”

Qualcosa cambia nella sua espressione. Si indurisce un pochino. Scuote la testa e toglie le mani dal mio viso. “Starò bene. Dovresti andare.”

Annuisco, alzandomi. Non so niente della sua famiglia. Non so niente dei suoi genitori, o se abbia fratelli o sorelle. In un certo senso non voglio essere qui quando loro arriveranno. Non voglio incontrare le persone più importanti della sua vita se non posso avere l’occasione di essere uno di loro un giorno.

Le stringo la mano un’ultima volta, guardandola mentre cerco di nascondere il rimorso. “Avrei dovuto portarti un Twix.”

Lei fa una faccia confusa, ma io non chiarisco le mie parole. Faccio un passo indietro e lei mi rivolge un piccolo cenno di saluto. La saluto anch’io, ma poi mi volto senza dirle addio. Esco solo dalla stanza più veloce che posso.

Per essere qualcuno che ha sempre rincorso l’adrenalina per tutta la vita, non ho sempre preso le decisioni più intelligenti. L’adrenalina ti fa fare stupide cazzate senza farti pensare troppo alle tue azioni.

Era stato stupido da parte mia a tredici anni fare un incidente con la mia moto da cross solo perchè volevo sapere come ci si sentiva a rompersi un osso.

Era stato stupido a diciotto anni fare sesso con Chrissy quando non avevamo un preservativo, solo perchè sembrava elettrizzante e noi avevamo pensato da ignoranti di essere immuni alle conseguenze.

Era stato stupido a ventitrè anni lanciarmi giù di schiena da una scogliera con la quale non avevo confidenza a Cancun, assaporando lo sballo di non sapere se ci sarebbero state rocce sotto la superficie dell’acqua.

E sarebbe stupido a ventinove anni pregare una ragazza di buttarsi di testa in una situazione che potrebbe finire con l’essere quell’amore travolgente che ho inseguito per tutta la vita. Quando una persona si insinua in un amore così a fondo, non ne esce mai, neanche quando finisce. È come le sabbie mobili. Ci sei dentro per sempre, nonostante tutto.

Penso che Maggie lo sappia. E sono certo che è per quello che mi sta allontanando.

Non manderebbe via qualcuno in maniera così categorica se non fosse spaventata dal fatto che la sua morte potrebbe uccidere anche loro. Posso portare questa ipotesi con me mentre mi allontano, almeno. L’ipotesi che lei abbia visto qualcosa in noi che aveva abbastanza potenziale da farle sentire il bisogno di finirla prima che entrambi affondassimo.

Sono al lavandino a scolare la pasta, e sto osservando Sydney che cammina per la cucina e il soggiorno indicando le cose e segnandole. La correggo quando sbaglia, ma ha quasi sempre ragione. Indica la lampada e segna lampada. Poi il divano. Il cuscino, il tavolo, la finestra. Indica l’asciugamano sulla sua testa e segna asciugamano.

Quando annuisco, lei sorride e si toglie l’asciugamano dalla testa. I capelli umidi le ricadono sulle spalle e ho immaginato più volte di quanto vorrei ammettere il loro odore fresco di doccia. Vado verso di lei e la stringo tra le braccia , premendo il viso contro la sua testa così posso inalare il suo odore.

Poi torno ai fornelli, lasciandola in piedi nel soggiorno, a guardarmi come se fossi strano. Alzo le spalle mentre verso la salsa Alfredo nella padella dei noodles. Qualcuno mi afferra la spalla da dietro e so immediatamente che si tratta di Warren. Lo guardo.

“C’è n’è abbastanza anche per me e Bridgette?”

Non so perché non l’abbiamo fatto nell’appartamento di Sydney. È molto più tranquillo laggiù per me e non riesco nemmeno a sentire. Posso solo immaginare quanto sia più tranquillo per Sydney. “C’e n’è molta”, segno, rendendomi conto di quanto ho bisogno di portare Sydney ad un vero appuntamento. Ho bisogno di tirarla fuori da questo appartamento. Lo farò domani. La porterò domani ad un appuntamento di dodici ore. Pranzeremo, poi andremo al cinema e poi a cena e non dovremo assolutamente vedere Warren e Bridgette.

Sto prendendo il pane all’aglio dal forno, quando Sydney si precipita in bagno. All’inizio, mi preoccupa la sua corsa, ma poi mi ricordo che i nostri telefoni sono ancora sul mobile. Starà ricevendo una telefonata.

Torna un momento dopo in cucina con il telefono all’orecchio. Sta ridendo mentre parla con qualcuno. Probabilmente sua madre.

Voglio incontrare i suoi genitori. Sydney non mi ha raccontato molto su di loro, a parte il fatto che suo padre è un avvocato e sua madre è sempre stata una casalinga. Ma lei non sembra spenta quando parla con loro. Voglio incontrare i suoi genitori, i suoi cugini, le sue zie, i suoi zii. Le uniche persone che ho incontrato nella sua vita sono Hunter e Tori e mi piacerebbe dimenticare di averlo fatto.

Sydney mi sorride e segna, “Mamma” mentre indica il telefono. Fa scivolare il mio dall’altra parte del bancone. Premo il pulsante home e vedo che ho una chiamata persa e un messaggio vocale. È raro che riceva telefonate perché tutti quelli che mi conoscono sanno che non posso rispondere al telefono. Solitamente ricevo solo messaggi di testo.

Apro la mia app voicemail per leggere la trascrizione, ma dice, “Trascrizione non disponibile”. Metto il telefono in tasca e aspetto che Sydney finisca la sua telefonata. Le farò semplicemente ascoltare la segreteria telefonica e mi farà sapere cosa dice.

Spengo il fornello e il forno e sistemo i piatti sul tavolo, insieme alle pentole con il cibo. Warren e Bridgette appaiono magicamente non appena la cena è pronta. Sono come un orologio.

Scompaiono quando è il momento di pulire o pagare le bollette, ma si presentano ogni volta che c’è del cibo da mangiare. Se mai si trasferiranno, moriranno entrambi di fame.

Forse dovrei essere io a trasferirmi. Lasciare a loro questo appartamento e fargli vedere quanto è divertente dover pagare le bollette in tempo. Uno di questi giorni lo farò. Mi trasferirò con Sydney, ma non ancora. Non fino a quando non ho incontrato tutti nella sua famiglia e non fino a quando non avrà avuto la possibilità di vivere da sola per un po’ come ha sempre desiderato.

Sydney termina la sua telefonata e si siede a tavola accanto a me. Faccio scorrere il mio telefono verso di lei e indico la segreteria telefonica. “Puoi ascoltarlo?”

Questo pomeriggio mi ha chiesto di iniziare a segnare tutto quello che le dico, quindi lo faccio. L’aiuterà a imparare più velocemente. Afferro il piatto mentre ascolta la segreteria e lo riempio con la pasta. Prendo un pezzo di pane all’aglio e lo metto di fronte a lei, proprio mentre lei si allontana il telefono dall’orecchio.

Fissa lo schermo per un secondo e poi guarda Warren prima di guardarmi. Non ho mai visto questo sguardo sul suo viso prima d’ora. Non sono sicuro di come leggerlo. Sembra esitante, preoccupata e in qualche modo malata e non mi piace.

“Cosa c’è?”

Mi ripassa il telefono e prende il bicchiere d’acqua che ho preparato per lei. “Maggie,” dice, costringendo il mio cuore a fermarsi. Dice qualcos’altro, ma non lo segna e io non sono in grado di leggere le sue labbra. Alzo gli occhi su Warren che segna tutto ciò che Sydney ha appena detto.

“Era l’ospedale. Oggi Maggie è stata ricoverata.”

Tutto si ferma, più o meno. Dico più o meno perché Bridgette sta ancora riempiendo il suo piatto di cibo, ignorando tutto quello che sta succedendo.

Lancio ancora un’occhiata a Sydney che sta prendendo un sorso della sua acqua, evitando il mio sguardo. Dò un’occhiata a Warren e lui mi sta fissando come se dovessi sapere cosa fare.

Non so perché si stia comportando come se fosse una mia scelta dirigere questa scena. Maggie è anche sua amica. Lo guardo in attesa e poi dico, “Chiamala”.

Sydney mi guarda, io la sto ancora fissando e non ho la minima idea di come gestire questa situazione. Non voglio sembrare troppo preoccupato, ma non esiste che io scopra che Maggie è in ospedale e non sia preoccupato. Ma sono altrettanto preoccupato di come questo faccia sentire Sydney. Sospiro e allungo la mano sotto il tavolo per prendere la sua mentre aspetto che Warren contatti Maggie.

Sydney fa scivolare le dita nelle mie, ma poi appoggia l’altro braccio sul tavolo, coprendosi la bocca con la mano. Rivolge la sua attenzione a Warren, proprio mentre si alza e inizia a parlare al telefono. Lo guardo e aspetto. Sydney lo guarda e aspetta. Bridgette raccoglie una porzione enorme di pasta con il suo pane e prende un boccone.

La gamba di Sydney sta rimbalzando su e giù. Il mio battito va ancora più veloce della sua gamba. La conversazione di Warren sta continuando e sembra non avere fine. Non so cosa si stiano dicendo, ma nel bel mezzo della conversazione, Sydney sussulta e poi tira via la mano dalla mia e si scusa alzandosi dal tavolo. Mi alzo per seguirla, proprio mentre Warren riattacca il telefono.

Ora sono nel mezzo del salotto a correre dietro a Sydney, ma Warren inizia a segnare. “Oggi è svenuta in uno studio medico, la terranno sotto osservazione per la notte.”

Sospiro di sollievo. I ricoveri a causa del suo diabete sono lo scenario migliore. È quando contrae un virus o un raffreddore che di solito finiscono per volerci settimane per il suo recupero.

Posso dire dallo sguardo sul viso di Warren che non ha ancora finito di parlare. C’è qualcosa che non ha detto. Qualcosa che ha detto a Maggie che ha sconvolto abbastanza Sydney da farla andare via. “Che altro c’è?”, gli chiedo.

“Stava piangendo”, dice. “Sembrava…spaventata, ma non ha voluto dirmi altro, le ho detto che saremmo andati da lei.”

Maggie ci vuole là.

Maggie non ci vuole mai là. Crede sempre di disturbarci.

Deve essere successo qualcos’altro.

Mi copro la bocca con la mano, i miei pensieri congelati.

Mi giro per andare in camera da letto, ma Sydney è in piedi sulla soglia con le sue scarpe e la sua borsa sulla spalla. Se ne sta andando.

“Mi dispiace”, dice. “Non me ne vado perché sono arrabbiata, ho solo bisogno di elaborare tutto questo.” Agita la mano in modo disinvolto attorno alla stanza, poi la lascia ricadere lungo il fianco. Non se ne va, però. Rimane semplicemente lì, confusa.

Mi avvicino a lei e le prendo il viso tra le mani perché anch’io sono confuso. Stringe appena gli occhi quando premo la fronte contro la sua. Non so come gestire questa situazione. Ho così tanto da dirle ma i messaggi non sono abbastanza veloci e non sono sicuro di poter dire tutto ciò che voglio dire o che tutto ciò che dico possa essere comprensibile anche a lei. Mi allontano e le afferro la mano, poi la riporto al tavolo.

Faccio cenno a Warren di aiutarci a comunicare se avessimo bisogno di lui. Sydney si siede sulla sedia e io spingo la mia per essere proprio di fronte a lei. “Stai bene?”

Sembra perplessa su come rispondere a questa domanda. Quando finalmente lo fa, non riesco a capirla, quindi Warren segna per me. “Ci sto provando, Ridge, lo sto facendo davvero.”

Solo vedere il dolore che prova mentre parla la rende la mia unica attenzione. Non posso lasciarla così. Guardo Warren. “Puoi andare da solo?”

Sembra deluso dalla mia domanda. “Ti aspetti che io sappia cosa fare?”, alza le mani per la frustrazione. “Non puoi smettere di esserci per lei solo perché hai una nuova ragazza. Siamo tutto ciò che Maggie ha e lo sai.”

Sono altrettanto frustrato dalla risposta di Warren tanto quanto lo sono della mia. È ovvio che non smetterò di essere lì per Maggie. Solo che non so come essere sia lì per lei che qui per Sydney in questo momento. Non ho davvero pensato al futuro quando Maggie e io ci siamo lasciati. E penso che neanche lei ci abbia pensato. Ma Warren ha ragione. Che razza di persona sarei a voltare le spalle alla ragazza che ha dipeso esclusivamente da me negli ultimi sei anni quando si sta trattando delle sue necessità mediche? Cavolo, sono ancora il suo contatto d’emergenza. Questo dimostra quanto abbia bisogno di un sistema di supporto nella sua vita. E non posso mandare Warren da solo. Non può nemmeno prendersi cura di se stesso, tanto meno di Maggie. Sono l’unico che conosce i suoi bisogni clinici. La sua intera storia medica.

I farmaci che prende, i nomi di tutti i suoi medici, cosa fare in caso di emergenza, come far funzionare l’attrezzatura respiratoria che ha a casa sua. Warren sarebbe perso senza di me.

Come se i pensieri di Sydney fossero sulla stessa linea dei miei, lei parla con Warren e lui segna per me. “Che cosa fai normalmente quando questo succede?”

“Normalmente quando succede, Ridge va da lei. A volte andiamo entrambi, ma Ridge ci va sempre. L’aiutiamo a tornare a casa, a prendere le sue prescrizioni, assicurarsi che si sia sistemata, lei si arrabbia perché non pensa di aver bisogno di aiuto e dopo un giorno o due, di solito ci costringe a tornare a casa, la stessa routine che abbiamo avuto da quando suo nonno non ha più potuto badare a lei. ”

“Non ha nessun altro?”, chiede Sydney. “Genitori? Fratelli e sorelle? Cugini? Zie, zii, amici? Un postino davvero affidabile?”

“Ha dei parenti che non conosce molto bene che vivono fuori dallo Stato, nessuno che potrebbe andare a prenderla all’ospedale e nessuno che sappia nulla su come gestire la sua condizione medica. Non come lo sa Ridge”

Sydney sembra esasperata. “Davvero non ha nessun altro?”

Scuoto la testa. “Ha trascorso tutto il suo tempo concentrandosi sul college, i suoi nonni e il suo fidanzato per sei anni. Siamo letteralmente tutto ciò che ha.”

Sydney assimila la mia risposta e poi annuisce lentamente, come se stesse cercando di capire. Ma so che è tanto da sopportare. Probabilmente ha passato gli ultimi mesi cercando di convincere se stessa che Maggie e io non saremmo tornati insieme. Dubito che abbia però pensato abbastanza avanti da rendersi conto che anche se Maggie ed io non stiamo più insieme, sono ancora colui che l’assiste quando non è nella posizione di prendersi cura di se stessa.

So che tollera i messaggi occasionali, ma poiché Maggie non ha avuto episodi negli ultimi mesi, questa parte della mia nuova amicizia tra me e Maggie deve ancora essere esplorata. Sono stato così concentrato nel farmi dare una possibilità da Sydney, che non mi è mai venuto in mente fino a questo momento che lei potrebbe non essere d’accordo.

La consapevolezza mi colpisce con il peso di mille mattoni. Se Sydney non è d’accordo con tutto questo, dove andremo a finire? Sarò in grado di allontanarmi completamente da Maggie, sapendo che non ha nessun altro? Sydney mi metterebbe davvero nelle condizioni di scegliere tra la sua felicità e la salute di Maggie?

Le mie mani iniziano a tremare. Sento la pressione provenire da tutti i lati. Afferro la mano di Sydney e la faccio alzare in piedi, poi continuo a tenergliela mentre la porto in camera mia. Quando chiudo la porta, mi ci appoggio contro e tiro Sydney al petto, stringendola, spaventato a morte nel sapere che mi sta mettendo in una situazione impensabile. E non la biasimerei. Chiederle di essere a favore di una relazione così insolita con la ragazza di cui sono stato innamorato per sei anni significa praticamente chiederle di essere eroica.

“TI amo” dico. È l’unica cosa che ho la forza di dire adesso. Sento che lei mi segna le parole contro il petto. Si aggrappa a me e io mi aggrappo a lei e poi sento che inizia a piangere tra le mie braccia. Premo la mia guancia sulla sua testa e la stringo, desiderando di togliere ogni grammo di dolore che sente nel cuore in questo momento. E potrei. Potrei mandare un messaggio a Maggie proprio adesso e dirle che è troppo per Sydney e che non posso più far parte della sua vita.

Ma che tipo di persona sarei? Sydney potrebbe amare un ragazzo che taglierebbe completamente qualcuno fuori dalla sua vita in quel modo?

E se Sydney mi avesse chiesto di farlo, se mi avesse chiesto di non parlare mai più con Maggie, che tipo di persona sarebbe stata, se la sua gelosia avesse vinto la diginità umana?

Lei non è quel tipo di persona. E non lo sono neanche io. Ecco perché siamo entrambi al buio, abbracciati mentre lei piange. Perché sappiamo cosa succederà alla fine stasera. Me ne andrò per assicurarmi che Maggie stia bene. E non sarà l’ultima volta perché Maggie probabilmente avrà bisogno di me, finché non sarà più necessario. E questo è un pensiero che non ho voglia di elaborare in questo momento.

So che ho cercato di fare il loro bene, ma non ho sempre avuto ragione. Una parte di me sente che questo è il karma. Sono stato costretto a ferire Sydney perché ho fatto del male a Maggie. E ferire una di loro ferisce me.

Sollevo la sua testa dal mio petto e la bacio, tenendole il viso tra le mani. Mi tiro indietro e la guardo dall’alto in basso. I suoi occhi sono tristi e le lacrime le stanno scendendo sulle guance. La bacio di nuovo e poi dico, “Vieni con me”.

Lei sospira e scuote la testa. “È troppo presto per quello, lei non mi vorrebbe lì.”

Le accarezzo i capelli e la bacio due volte sulla fronte. Fa un passo indietro e prende dalla tasca il suo telefono. Digita un messaggio, ma il mio telefono è ancora sul tavolo, quindi mi consegna il suo in modo da poter leggere il messaggio.

Sydney: Se vai, probabilmente piangerò fino ad addormentarmi. Ma lei è in ospedale, Ridge. Ed è tutta sola. Quindi se non vai, probabilmente piangerà anche lei fino ad addormentarsi.

Le scrivo una risposta.

Ridge: Le tue lacrime significano di più per me ora, Sydney.

Sydney: Lo so. E per quanto questa situazione faccia schifo e per quanto mi faccia male, il fatto che tu sia combattuto adesso perché non vuoi abbandonarla mi fa capire molto di più come sei di quello che già sapevo. Quindi vai, Ridge. Per favore. Starò bene fin quando tornerai da me.

Le restituisco il telefono e poi mi passo le mani tra i capelli. Mi scosto da lei e mi giro verso la porta, stringendomi la nuca. Cerco di tenermelo dentro, ma in tutti i miei ventiquattro anni, non ho mai sentito un amore così profondo da parte di nessuno. Non da Maggie. Certamente non dai miei genitori. E per quanto voglia bene a Brennan, non sono sicuro di aver mai ricevuto questo amore profondo nemmeno da mio fratello.

Sydney Blake, senza dubbio, mi ama più di quanto non sia mai stato amato. Lei mi ama più di quanto meriti e, in questo momento, più di quanto riesca a gestire.

Quando la guardo di nuovo, non mi interessa che mi abbia fatto piangere. Non mi interessa. La amo fottutamente. Vorrei che ci fosse un segno nella lingua dei sordi che possa esprimere il mio bisogno di stringerla più di quello che un abbraccio possa fare, ma non c’è. Quindi l’abbraccio e premo il mio viso tra i suoi capelli e dico, “Non merito la tua compassione. O il tuo cuore”.

****

Mi aiuta a fare i bagagli.

Devo assimilare il momento e rispettarlo per quello che è. La mia nuova ragazza mi sta aiutando a fare i bagagli in modo che possa andare ad assicurarmi che la mia ex-ragazza non sia sola in ospedale stanotte.

Per tutto il tempo in cui Sydney sta riempiendo il mio borsone, continuo a distrarla, a tirarla a me, a baciarla. Non penso di averla mai amata più di quanto la ami in questo momento. E anche se non sarò qui questa notte, la voglio nel mio letto. Prendo il suo telefono e scrivo un messaggio nell’app delle note.

Ridge: Dovresti restare qui stasera. Voglio sentire il tuo odore sul mio cuscino domani.

Sydney: Era già programmato. Devo ancora mangiare e poi pulirò la cucina per te.

Ridge: Posso pulire domani. Mangia, ma lascia il disordime. O potrebbe contribuire Bridgette finalmente.

Lei alza gli occhi con una risata dopo quel messaggio. Sappiamo entrambi che forzatura sarebbe. Torniamo nel soggiorno e Warren e Bridgette sono ancora al tavolo. Warren sta consumando il suo cibo con uno zaino appeso alla sedia. Bridgette è seduta di fronte a lui, a fissare il suo telefono. Quando alza lo sguardo, sembra un po’ scioccata dal fatto che Sydney ed io stiamo uscendo insieme dalla camera da letto. Immagino che non si aspettasse che finisse così amichevolmente.

“Pronto?”, mi segna Warren.

Annuisco e vado verso il tavolo per prendere il mio telefono. Warren ci gira intorno per dare un bacio a Bridgette, ma lei volta la faccia in modo che lui possa baciarla solo sulla guancia. Alza gli occhi al cielo e si raddrizza, afferrando lo zaino mentre si allontana dal tavolo.

“È arrabbiata con te?” segno.

Warren sembra confuso. Guarda Bridgette e poi me. “No. Perchè?”

“Si è rifiutata di darti un bacio.”

Lui ride. “Questo perché per salutarmi mi ha appena scopato.”

Lancio un’occhiata a Bridgette, che sta ancora guardando il suo telefono. Poi torno a guardare Warren. Lui sorride con un’alzata di spalle. “Siamo veloci.”

Bridgette alza lo sguardo dal suo telefono e lancia un’occhiataccia a Warren. Alza gli occhi al cielo e si allontana da me, verso la porta. “Devo cercare di smettere di parlare ad alta voce quando ti faccio i segni.” Sposta lo sguardo su Sydney e le dà un’occhiata. “Sei d’accordo con tutto questo?”, le chiede.

Sydney annuisce, ma poi entrambi guardano Bridgette. Bridgette inizia a parlare – il che è insolito – quindi torno a guardare Warren che segna tutto ciò che Bridgette sta dicendo.

“Prendi da me, Sydney,” dice lei. “Alcuni uomini arrivano con un bagaglio pesante, come cinque bambini e tre diverse madri. Ma il bagaglio di Ridge e Warren è solo un’ex-ragazza con cui a volte hanno dei pigiama party. Lasciali andare a giocare con la loro Barbie. Tu e io resteremo qui, ci ubriacheremo e ordineremo la pizza con la carta di credito di Warren. La pasta di Ridge fa schifo, comunque.”

Wow.

Sydney mi guarda con gli occhi spalancati. Non sono sicuro se abbia gli occhi spalancati perché Bridgette ha parlato così tanto o perché avrebbe potuto semplicemente invitare Sydney a uscire con lei. Entrambe le cose sono senza precedenti per Bridgette.

“Dev’esserci la luna piena”, dice Warren. Va verso la porta e la apre.

Guardo Sydney e le avvolgo un braccio attorno alla vita, tirandola contro di me. Abbasso la testa e premo la bocca sulla sua.

Lei mi bacia di rimando, spingendomi verso la porta. Le dico che la amo tre volte prima che finalmente riesca a chiudere la porta. E non appena arriviamo alla macchina di Warren, tiro fuori il mio telefono e le mando un messaggio mentre ci allontaniamo.

Ridge: Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, CAZZO. SYDNEY. TI. AMO.

Ho davvero voglia di un Twix ora. Maledizione, Jake.

Non sono riuscita a sentire la maggior parte della conversazione con suo figlio quando poco fa era qui fuori nel corridoio. Ho sentito qualche parola qua e là e si capiva che stava parlando con un bambino. Quando ho sentito la parola, “Papà”, tutto ha avuto senso.

Ho subito capito perchè sembrasse così un maschio alfa in superficie, ma avesse anche in qualche modo un lato romantico estremamente adorabile. Sapevo che amava le macchine veloci e gli sport estremi, ma al nostro appuntamento, non ho potuto fare a meno di chiedermi cosa l’avesse costretto a sistemarsi e prendere sul serio la sua carriera come poi ha fatto.

Quel qualcosa era Justice.

Ancora non so perchè Jake abbia fatto quel commento sul Twix, ma ora le uniche cose che ho in testa sono la velocità con la quale è uscito fuori da questa stanza d’ospedale… e il Twix.

Mi allungo sul comodino e prendo il telefono. Non so chi dei due stia guidando quindi apro la chat di gruppo e mando un messaggio a tutti.

Maggie: Ho davvero bisogno di un Twix.

Warren: Un Twix? Intendi la barretta dolce?

Maggie: Sì. E una Dr. Pepper, per favore.

Ridge: Warren, smettila di scrivere e guidare nello stesso momento.

Warren: È tutto apposto, sono invincibile.

Ridge: Ma io no.

Maggie: Siete quasi arrivati?

Ridge: Mancano cinque minuti. Ci fermeremo al supermercato prima di venire lì. Ti serve altro?

Maggie: Non ho la borsa con me, ma non mi serve niente. Credo siamo decisamente in ritardo per una DCPM.

Ridge: No. Non credo.

Warren: Qualcuno ha detto DCPM?

Ridge: No.

Warren: FACCIAMOLO!!! Fatti trovare fuori tra cinque minuti, Maggie!

Ridge: Non farlo, Maggie. Saremo lì noi tra cinque minuti.

Warren: No, ti aspetteremo lì fuori tra cinque minuti.

Ignoro la preoccupazione di Ridge e scelgo di ascoltare Warren. Mi tolgo le coperte di dosso, sentendo il primo briciolo di felicità da quando Jake è entrato in questa stanza. Dio, mi sono mancati così tanto. Mi guardo attorno per assicurarmi di non dimenticare niente. La mia dottoressa se n’è andata circa mezz’ora prima che Jake si facesse vedere, quindi non ci sono altre visite in programma da parte sua fino a domattina. È il momento perfetto per fuggire. Mi abbasso a rimuovere la flebo, sapendo esattamente cosa starà pensando Ridge in questo momento.

DCPM è l’acronimo di Dimissioni Contro il Parere dei Medici. Sono stata in grado di sgattaiolare fuori con successo da un ospedale solo due volte in vita mia, ma Warren e Ridge erano lì per entrambe le fughe. E non è così irresponsabile come Ridge lo fa sembrare. Sono un’esperta quando si tratta di aghi e flebo. E so che mi stanno tenendo in osservazione per la notte solo per monitorarmi. Non perchè sia in immediato pericolo. Sono stata più congestionata oggi rispetto al solito, ma gli zuccheri nel sangue sono stabili ora e quella era l’unica ragione per cui sono qui. Abbastanza stabili da mangiare almeno mezza barretta di Twix. E l’ultima cosa che voglio fare è stare sdraiata su un letto d’ospedale tutta la notte senza riuscire assolutamente a dormire.

Contatterò l’ospedale domattina e mi scuserò, facendogli credere che è stata un’emergenza famigliare. La mia dottoressa si incazzerà, ma la faccio incazzare spesso. È abituata ad essere irritata per colpa mia. Specialmente oggi.

Quando è stata qui prima, ha iniziato ad essere invadente riguardo il mio “sistema di supporto” visto che in qualche modo la mia salute quest’anno è peggiorata. È il mio medico di base da dieci anni ormai, quindi sa tutto della mia situazione. Sono stata cresciuta dai miei nonni che ora non si stanno più occupando di me. Mia nonna è morta e mio nonno recentemente è stato portato in una casa di riposo. La mia dottoressa sa di Ridge e della nostra recente rottura perchè lui è quasi sempre venuto con me alle visite e ogni qualvolta fossi in ospedale. Ma deve aver notato la sua improvvisa assenza nella mia vita perchè me l’ha chiesto durante l’ultima visita. E poi oggi, me l’ha chiesto di nuovo perchè anche questa volta nessuno era con me in ospedale.

Dopo aver sentito la sua preoccupazione, per un minimo secondo mi ha fatto pentire di aver allontanato Ridge alla fine. Non sto dicendo che sono ancora innamorata di lui, ma gli voglio bene. E una parte di me, quando inizio a preoccuparmi di essere sola, mi viene da pensare che forse ho fatto un errore. Forse avrei dovuto aggrapparmi al suo amore e alla sua fedeltà. Ma la maggior parte di me sa che finire la nostra storia è stata la cosa giusta da fare. Lui sarebbe rimasto facilmente in rapporti mediocri con me per il resto della mia vita se non l’avessi forzato a guardare la nostra relazione attraverso una lente d’ingrandimento anzichè attraverso i suoi occhiali rosa.

La nostra relazione non era sana. Lui mi stava soffocando, voleva che fossi qualcuno che non volevo essere. Stavo crescendo piena di risentimento sotto il peso della sua protezione. E mi sono sempre sentita in colpa. Ogni volta che mi rinfacciava qualcosa che aveva fatto per me, mi sentivo in colpa per averlo allontanato dalla sua vita.

Eppure… eccoci qui, nella stessa difficoltà.

Non credo di aver realizzato quanto sola fossi mentre stavo con lui. È stato quando alla fine ci siamo separati che ho davvero compreso che lui e Warren sono tutto ciò che ho. È parte del motivo per cui gli ho chiesto di venire qui stasera. Credo che noi tre abbiamo davvero bisogno di sederci e parlare cuore a cuore di tutta questa situazione. Non voglio che Ridge si senta di essere tutto quello che ho al mondo quando mi capita un’emergenza. Ma in realtà… lui è tutto ciò che ho. E non voglio che questo ostacoli la sua storia con Sydney in nessun modo. Voglio dire, so di avere Warren, anche. Ma credo che Warren abbia bisogno di cure più di me.

La mia vita sta iniziando a sembrare una giostra sulla quale solo io sto facendo un giro. Alcune volte è divertente ed eccitante, ma altre volte mi sento come se dovessi vomitare e volessi fermare tutto. Mi rendo conto di focalizzarmi sulle cose negative più di quanto dovrei, ma una parte di me si chiede se è perchè la mia situazione è così insolita. La maggior parte delle persone ha sistemi di supporto enormi, in modo da poter vivere una vita normale nonostante la malattia. Il mio supporto morale era la mia famiglia, ma ora non sono più in grado di esserlo. Poi il mio supporto era diventato Ridge e ora non abbiamo più una relazione. Quindi gli ultimi mesi passati a dissezionare la mia situazione sono stati illuminanti. E mi hanno fatto provare sensazioni strane.

Mi piacerebbe trovare un buon equilibrio mentale. Vorrei fare cose, vedere cose, vivere una vita normale. E alcune volte ci sono momenti dove lo faccio e va tutto bene. Ma poi ci sono giorni o settimane dove la malattia mi ricorda che non ho il pieno controllo della mia vita.

Alcune volte mi sento come se fossi due persone differenti. Sono Maggie, la ragazza che rincorre le cose sulla sua lista dei desideri a 100 miglia all’ora, la ragazza che scarica bellissimi dottori solo perchè vuole restare single, la ragazza che sguscia fuori dagli ospedali perchè le piace il brivido, la ragazza che ha lasciato il ragazzo con cui stava da sei anni perchè vuole vivere la sua vita e non essere trattenuta.

La ragazza che si sente piena di vita, nonostante la malattia.

E poi c’è quest’altra versione di Maggie più pacata che è la stessa che ha ricambiato il mio sguardo allo specchio in questi ultimi giorni. La Maggie che si lascia consumare dalle sue preoccupazioni. La Maggie che pensa di essere un peso troppo grande per frequentare un uomo di cui è completamente infatuata. La Maggie che ha momenti di rimpianto per aver concluso una storia di sei anni, anche se era assolutamente necessario. La Maggie che permette alla sua malattia di farla sentire come se stesse morendo, nonostante sia molto viva. La Maggie per la quale la sua dottoressa oggi era talmente preoccupata, che le ha fatto prescrivere degli anti depressivi.

Non mi piace questa versione di me stessa. È una me più triste, sola e che fortunatamente appare una volta ogni morte di papa. La versione originale di me è quella che cerco di essere tutti i giorni. La maggior parte delle volte è quella che sono. Ma questa settimana… non molto. Specialmente dopo la visita con la mia dottoressa oggi. Non è mai sembrata così preoccupata per me come lo era oggi. Il che mi preoccupa più di quanto abbia mai fatto. Ed è per quello che mi sono appena tolta la flebo e mi sto togliendo questo camice e sto per strisciare via da questo ospedale.

Ho bisogno di sentirmi come la Maggie originale per qualche ora. L’altra versione è estenuante.

L’uscita dalla mia stanza e la discesa giù per il corridoio è sorprendentemente tranquilla. Oltretutto passo davanti a una delle infermiere di turno e lei mi sorride come se non avesse idea di aver riempito la mia flebo solo un’ora fa.

Quando esco dall’ascensore e arrivo nell’atrio, vedo la macchina di Warren al minimo lì fuori. Sono immediatamente piena di adrenalina mentre mi affretto attraverso l’atrio e fuori dalle porte. Ridge scende dal sedile del passeggero e mi apre la portiera. Forza un sorriso, ma glielo vedo scritto in faccia. È arrabbiato perchè me ne sono andata senza essere stata dimessa. È arrabbiato perchè Warren ha incoraggiato questa cosa. Ma a differenza del Ridge prima della rottura, stavolta non dice niente. Tiene a freno la lingua e mi tiene aperta la portiera mentre salgo in macchina velocemente. La richiude e mi sto mettendo la cintura quando Warren si china sul sedile e mi bacia sulla guancia.

“Mi sei mancata.”

Sorrido, sollevata di essere nella sua macchina. Sollevata di vedere lui e Ridge. Sollevata di essere uscita da quell’inferno di ospedale. Warren si allunga tra di noi e prende un Twix e una Dr. Pepper. “Ti abbiamo portato la cena. Formato gigante.”

Apro immediatamente la confezione e tiro fuori una delle barrette. Dico, “Grazie”, con la bocca piena di cioccolato. Passo a Warren una delle quattro barrette proprio mentre lui accelera e si allontana dall’ospedale. Mi volto e Ridge è seduto al centro del sedile posteriore, a guardare fuori dal finestrino.

Il suo sguardo incontra il mio e gli passo una barretta di Twix. La prende e sorride. “Grazie”, dice.

La mia bocca si spalanca, il cioccolato quasi mi cade fuori. Rido e mi copro la bocca con la mano. “Tu…” Guardo Warren. “Lui parla.” Torno a guardare Ridge. “Stai parlando?”

“Niente male, eh?” dice Warren.

Sono sbalordita. Non l’ho mai sentito dire una singola parola. “Da quanto tempo stai verbalizzando?” gli segno.

Ridge fa spallucce come se non fosse una cosa così strana. “Qualche mese.”

Scuoto la testa, completamente scioccata. Le sue parole sono… esattamente come immaginavo che fossero. La nostra relazione con la cultura dei sordi era quello che ultimamente c’aveva uniti. I genitori di Warren. La mia perdita di udito e quella di Ridge. Ma quella di Ridge è molto più profonda. La mia è talmente minima, che non ostacola la mia vita in alcun modo. Ed è per questo che, per anni, ho sempre parlato con lui quando stavamo insieme. Anche se potevamo entrambi comunicare usando la lingua dei segni, volevo ancora così tanto che lui imparasse a parlare ad alta voce. È solo che non l’avevo mai realmente forzato perchè non so cosa significhi avere una perdita assoluta dell’udito, quindi non sapevo cos’era che lo tratteneva.

Credo che lui l’abbia scoperto, comunque. E voglio conoscere ogni dettaglio. Sono emozionata per lui. È una cosa enorme! “Come? Perchè? Quando? Qual è stata la prima cosa che hai detto ad alta voce?”

Qualcosa cambia immediatamente nella sua espressione. Diventa guardingo, come se fosse una cosa di cui non vuole parlare con me. Lancio un’occhiata a Warren, che sta fissando la strada dritto davanti a sè come se volesse evitare di proposito questa conversazione. Guardo di nuovo Ridge, ma lui sta ancora guardando fuori dal finestrino.

E poi lo capisco.

Sydney.

È lei il motivo per cui ora lui sta parlando.

All’improvviso mi sento invidiosa di loro. Di lei. Inizio a chiedermi cosa ci sia in lei che gli ha fatto superare qualsiasi ostacolo che lo tratteneva. Perchè non ero stata abbastanza motivatrice da fargli venire voglia di dirmi cose ad alta voce?

Ed eccola di nuovo. L’insicura, depressa versione di me stessa.

Prendo la Dr. Pepper e ne bevo un sorso, cercando di annegare quest’improvviso attacco di gelosia. Sono felice per lui. E sono orgogliosa di lui. Non dovrebbe importare cosa l’ha spronato a voler imparare come comunicare in vari modi. Quello che conta è che lo sta facendo. E anche se il petto mi brucia ancora un po’, sto sorridendo. Mi volto e mi assicuro che lui possa vedere l’orgoglio nella mia espressione.

“Hai già detto parolacce ad alta voce?” gli segno.

Ride, pulendosi l’angolo della bocca con un dito. “Merda è stata la prima brutta parola.”

Rido. Ma certo che è stata quella. Gli piaceva vedermi dire quella parola quand’ero arrabbiata. Realizzo che dire parole ad alta voce senza essere capaci di sentirle probabilmente non è così soddisfacente come essere in grado di sentire la tua stessa voce, ma dev’essere abbastanza bello, essere finalmente capace di dire parolacce ad alta voce.

“Dì a Warren che è un coglione”, dico.

Ridge guarda la nuca di Warren. “Sei un coglione.”

Mi copro la bocca con la mano, completamente scioccata che Ridge Lawson stia verbalizzando. È come se fosse una persona completamente nuova.

Warren mi guarda, tenendo il volante con il ginocchio in modo da poter fare i segni di quello che mi sta dicendo a Ridge. “Non è un bambino. O un pappagallo.”

Gli dò un pugno sulla spalla. “Sta zitto. Lascia che mi goda tutto questo.” Guardo ancora Ridge e appoggio il mento sul poggiatesta. “Dì cazzo.”

“Cazzo”, dice, ridendo per la mia immaturità. “Altro? Dannazione. Fottuto. Bastardo. Cavolo. Figlio di puttana. Bridgette.”

Sto morendo dalle risate non appena include il suo nome nella stringa di volgarità. Warren gli mostra il dito medio. Mi giro e torno a guardare la strada, continuando a ridere. Prendo un altro sorso di Dr. Pepper e poi mi rilasso contro il sedile con un sospiro.

“Mi siete mancati ragazzi”, dico. Solo Warren sa che l’ho detto.

“Ci sei mancata anche tu, Maggot.”

Alzo gli occhi al cielo, nel sentire di nuovo quel soprannome. Gli rivolgo un’occhiata ma mi assicuro che il mio poggiatesta faccia da barriera tra me e Ridge in modo che non possa leggermi le labbra. “Sydney è arrabbiata perchè è venuto qui?”

Warren mi guarda per un momento e poi fissa di nuovo la strada. “Arrabbiata non è la parola giusta. Ha reagito, ma non come avrebbe reagito la maggior parte delle persone.” Si ferma per un attimo e poi dice, “È davvero giusta per lui, Maggie. È solo… giusta. Punto. E se questa situazione non fosse dannatamente strana, ho la sensazione che lei ti piacerebbe davvero.”

“Lei non mi dispiace”, dico.

Warren mi guarda con la coda dell’occhio. Fa un sorrisetto. “Già, ma non andrete a fare la manicure insieme e non farai qualche viaggio in macchina con lei molto presto.”

Rido in accordo. “Quello è dannatamente sicuro.”

Ridge si china tra i nostri sedili e si aggrappa a entrambi i poggiatesta. Guarda me e poi Warren. “Specchietti retrovisori”, dice. “Sono come un impianto audio per sordi.” Si riappoggia al suo sedile. “Smettetela di parlare di noi come se io non fossi qui.”

Warren ride un po’. Io invece sprofondo nel sedile, meditando su quell’ultima frase.

“Smettetela di parlare di noi come se io non fossi qui.”

“Smettetela di parlare di noi…”

“Noi.”

Si riferisce a loro due come ad un noi adesso. E parla a voce alta. E… prendo un altro sorso di Dr. Pepper perchè tutto questo non è neanche lontanamente semplice da mandare giù come pensavo che sarebbe stato.

Non so cosa sia più strano. Che Ridge se n’è andato per passare la notte con la sua ex o stare seduta nell’appartamento, da sola con Bridgette.

Non appena Warren e Ridge se ne sono andati, il telefono di Bridgette ha squillato. Lei ha risposto ed è andata nella sua stanza senza prendermi in considerazione. Sembrava che stesse parlando con sua sorella, ma era un’ora fa. Poi ho sentito la doccia iniziare a scorrere.

Ora eccomi qui, a pulire la loro cucina e a lavare i piatti. So che Ridge mi ha detto di non preoccuparmi, ma non sarò in grado di dormire se so che c’è del cibo sparso per tutto il bancone.

Sistemo l’ultima posata quando Bridgette esce dalla sua stanza con il pigiama. Ha di nuovo il telefono all’orecchio, ma questa volta mi sta guardando. “Non sei intollerante al glutine o vegetariana, vero?”

Wow. Lo stiamo davvero facendo. E wow. Sono davvero un po’ emozionata. Scuoto la testa. “Non ho mai incontrato una fetta di pizza che non mi piacesse.”

Bridgette mette il telefono sul bancone e lo mette in vivavoce mentre apre il frigorifero e tira fuori una bottiglia di vino. Me la porge, aspettando che la apra, quindi la prendo e cerco l’apribottiglie.

“Pizza Shack”, dice un tizio, rispondendo alla sua chiamata. “Da portare via il o consegna a domicilio?”

“Consegna.”

“Cosa posso portarti?”

“Due pizze giganti con tutto, una con la crosta spessa, una sottile”.

Apro la bottiglia di vino mentre lei continua a ordinare.

“Vuoi tutti i tipi di carne?”

“Sì,” dice Bridgette. “Qualunque cosa.”

“Vuoi anche aggiungere il formaggio feta?”

“Ho detto che voglio tutto.”

C’è un ticchettio di sottofondo, come di dita che premono su dei tasti mentre il ragazzo si prende un momento per scrivere l’ordine. “Vuoi l’ananas?”

Bridgette alza gli occhi al cielo. “Ho detto tutto tipo tre volte: tutte le carni, tutte le verdure, tutti i frutti. Qualunque cosa tu abbia, mettila lì e portaci quella dannata pizza!”

Mi fermo e la guardo. Mi fa una smorfia come se fosse al telefono con il più grande idiota del mondo. Povero ragazzo. Lui non le fa più domande. Prende il nostro indirizzo e lei gli dà il numero della carta di credito di Warren prima di terminare la chiamata.

Sono curiosa di vedere che tipo di pizze stiamo per ricevere. Prego che il ristorante non abbia sardine o acciughe. Ci verso due bicchieri di vino e ne porto uno a Bridgette. Beve un sorso e poi incrocia le braccia sul petto, tenendo il bicchiere di vino sulle labbra mentre mi guarda dall’alto in basso.

È davvero carina, in un modo sexy. Posso capire perché Warren sia così attratto da lei. Sono davvero la coppia più interessante che abbia mai incontrato. E quando dico interessante, non lo dico necessariamente come un complimento.

“Sai … ti odiavo,” dice Bridgette, come se fosse un dato di fatto. Si appoggia al bancone e prende un altro sorso del suo vino.

Lo dice così casualmente, come se questo fosse il modo in cui le persone dovrebbero interagire con altre persone. Mi ricorda una dei miei amici d’infanzia. Il suo nome era Tasara e diceva tutto e qualsiasi cosa avesse in mente. Giuro, ha trascorso più giorni in detenzione che in classe. Penso che fosse questo, però, il motivo per cui sono stata attratta da lei. Era cattiva, ma era onesta.

Una cosa è quando sei cattivo e menti. Ma è molto più accattivante, quando sei brutalmente onesto.

Bridgette non sembra il tipo di perdere tempo a mentire e, per questo motivo, il suo commento non mi offende. E se ho intenzione di analizzare le sue parole, devo riconoscere che la sua frase era al passato. Lei mi odiava. Probabilmente questo è il miglior complimento che avrò mai da lei.

“Stai iniziando a piacermi anche tu, Bridgette.”

Lei alza gli occhi al cielo, poi mi supera andando all’armadietto sotto al lavandino. Si allunga verso lo sgrassatore e poi afferra due bicchierini. Il vino non è abbastanza?

Versa due shot e mentre me ne mette uno in mano, dice: “Quel vino non è abbastanza forte, mi imbarazza molto quando le persone sono gentili con me, ho bisogno di liquori per questo”.

Rido e prendo il bicchierino. Li solleviamo allo stesso momento e facciamo un brindisi. “Grazie alle donne che non hanno bisogno del loro ragazzo per divertirsi.” Tintinniamo insieme i nostri bicchierini prima di buttare giù il liquore. Non so nemmeno cosa sia. Whisky, forse? Qualunque cosa. Finché fa il suo dovere.

Ci versa un altro shot. “Quel brindisi era troppo felice, Sydney.” Solleviamo di nuovo i nostri bicchieri e lei si schiarisce la gola prima di parlare. “Grazie a Maggie e alle sue folli abilità nel rimanere amici con entrambi i suoi ex fidanzati, al punto che sono in qualche modo ancora al suo servizio, anche quando il sesso non è coinvolto.”

Sono sbalordita mentre lei sbatte il suo bicchiere contro il mio e poi beve il suo shot. Io non muovo il mio bicchierino. Quando vede che le sue parole mi hanno immobilizzata, spinge il bicchierino verso la mia bocca e usa le sue dita per inclinarlo. Finalmente lo bevo.

“Brava ragazza” dice lei. Prende il bicchierino e mi dà il bicchiere di vino.

Si solleva sul bancone e si siede a gambe incrociate. “Quindi”, dice lei. “Cosa fanno le ragazze quando stanno insieme così?”

È così diversa da chiunque con cui abbia mai passato del tempo da adulta. È come una specie completamente diversa. Ci sono anfibi, rettili, mammiferi, uccelli, pesci. E poi c’è Bridgette. Mi stringo nelle spalle e rido un po ‘, poi mi siedo sul bancone della cucina di fronte a lei.

“È passato molto tempo da quando ho avuto una serata tra ragazze, ma penso che dovremmo lamentarci dei nostri fidanzati mentre parliamo di Jason Momoa.”

Lei inclina la testa. “Chi è Jason Momoa?”

Rido, ma lei mi guarda come se non ne avesse idea. Dio mio. È seria? Non sa chi è Jason Momoa? “Oh, Bridgette,” dico con pietà. “Veramente?”

Non ha ancora idea di chi stia parlando. Prendo il mio telefono, ma non ho voglia di saltare giù dal bancone per illuminarla. “Ti manderò la sua foto.”

Trovo una foto di lui e gli mando un messaggio. Finora le avevo mandato solo un messaggio da quando ci conosciamo. L’invio di un secondo ora praticamente ci rende migliori amiche.

Quando premo invia, torno ai miei messaggi e ne apro uno non letto di Ridge. L’ha mandato cinque minuti fa.

Ridge: Solo per farti sapere che Maggie non voleva restare all’ospedale stasera, così ha parlato con Warren per aiutarla a svignarsela. La porteremo a casa e probabilmente resteremo lì solo per assicurarci che stia bene. Sei d’accordo? Inoltre, ti stai divertendo con Bridgette?

Leggo il suo messaggio due volte. Voglio essere informale su tutto, nonostante le mie emozioni belliche, ma sono spaventata dal fatto che se risulto troppo indifferente, lui correrà da lei ogni volta che gli manca. Ma se non sono abbastanza informale, rimarrò delusa dalla mia incapacità di entrare in empatia con la situazione di Maggie. Non so come rispondere, quindi faccio l’impensabile e guardo Bridgette.

“Ridge dice che stanno portando Maggie a casa. Se n’è andata prima di venire dimessa, ora lui e Warren probabilmente passeranno la notte a casa sua.”

Bridgette sta fissando il suo telefono. “È una merda.”

Sono d’accordo. Ma non so quale parte di tutto questo lei pensa che sia una merda. Maggie che chiede loro di andare da lei quando non sembra un’emergenza medica? Ridge che dice che potrebbero restare per la notte? O l’intera situazione nel suo insieme?

“Ti dà mai fastidio che lei e Warren siano così vicini?”

Bridgette alza immediatamente la testa. “Cazzo sì, mi dà fastidio. Warren ha flirtato con lei ogni volta che era qui, ma flirta anche con te e con ogni altra donna che incontra, quindi non lo so, per la maggior parte, mi fido di lui. Inoltre, la mia divisa di Hooter scivolerebbe via in quella sua figura informe, e quell’uniforme è la parte che Warren preferisce di me. ”

Quella spiegazione stava andando in una direzione così buona prima che precipitasse in picchiata. Non so nemmeno perché ho chiesto come reagisca alla loro situazione, perché la loro è molto diversa dalla nostra. Warren che ha frequentato Maggie per alcune settimane quando aveva diciassette anni non è paragonabile a Ridge che ha trascorso sei anni della sua vita con lei fino a pochi mesi fa.

Bridgette deve vedere la preoccupazione nella mia espressione mentre osservo il messaggio. “Penso veramente che non dovresti stressarti”, dice. “Ho visto come Ridge si comporta con Maggie e ho visto come Ridge si comporta con te, è come paragonare le bacchette e i computer.”

La guardo, confusa. “Bacchette e computer? Come è …”

“Esatto,” dice, interrompendomi. “Non puoi confrontarli perché sono incomparabili.”

Questo… in qualche modo… ha perfettamente senso. E mi fa sentire molto meglio. Penso alla bomba di brillantini e a come Bridgette sorrise a me e Ridge quando stavamo ridendo insieme sul pavimento. Non posso credere di non aver mai passato un po’ di tempo con questa ragazza prima d’ora. In realtà non è così cattiva quando rimuovi tutti gli strati di… cattiveria.

“Santo cielo.” Bridgette sta fissando il suo telefono e, basandosi su come dice queste due parole, può significare solo una cosa. Ha aperto la foto che ho appena mandato. “Chi è questo magnifico esemplare di uomo che non è mai stato introdotto nella mia vita?”

Rido. “Quello è Jason Momoa.”

Bridgette porta il suo telefono alla bocca e lecca lo schermo.

Rabbrividisco e rido allo stesso tempo. “Sei schifosa come Warren.”

Lei alza la mano. “Per favore, non menzionare il suo nome mentre guardo quest’uomo, rovina il mio momento.”

Le lascio un momento per cercare altre immagini mentre finisco il mio bicchiere di vino e riapro il messaggio di Ridge. Gli scrivo una risposta cercando di evitare l’elefante nella stanza. O sarebbe l’elefante nel telefono dal momento che Ridge e io non siamo nella stessa stanza?

Sì, ok, penso che potrei essere un po’ ubriaca.

Sydney: Sono contenta che Maggie si senta bene. E Bridgette non è poi così male, in realtà. È strano. Come se fossimo in un’altra dimensione.

Ridge: Wow. Sta avendo una conversazione legittima con te come un normale umano?

Sydney: Normale è un parolone. Ma sì. Mi sta principalmente dando consigli su di te. 😉

Ridge: È inquietante.

Sydney: Bene. Voglio che ti senta turbato finché non ti vedrò domani.

Ridge: Non ti preoccupare, sono turbato. Sento molte cose. Mi sento in colpa perché ti ho lasciato sola. Preoccupato che tu sia triste. Solo perché sono qui e non con te. Ma soprattutto mi sento grato perché rendi le situazioni difficili molto più facili per tutte le persone coinvolte.

Porto la mia mano alla mia bocca e nascondo il mio sorriso. Mi piace che lui dica esattamente quello che ho bisogno di sentire.

Sydney: Ti amo

Bridgette: Saluta Ridge. Questo è il mio tempo.

Lancio un’occhiata a Bridgette, che mi guarda con molta noia. Rido.

Sydney: Bridgette dice che non posso più parlarti.

Ridge: Meglio fare quello che dice. Non si sa quali saranno le conseguenze. Ti amo. Buona notte. Ti amo. Buona notte.

Sydney: L’hai detto due volte.

Ridge: Lo penso ancora di più.

Chiudo il messaggio, continuando a sorridere, e poi metto il mio telefono a faccia in giù sul bancone. Bridgette si sta versando un altro bicchiere di vino.

“Posso farti una domanda personale?” dice.

“Certo.” Salto giù dal bancone e prendo il vino da lei, poi riempo il mio bicchiere.

“Lui… geme?”

Mi giro a quella domanda. “Scusami?”

Bridgette agita la mano, ignorando il mio shock. “Dimmelo, mi sono sempre chiesta se emette rumori durante il sesso, dal momento che non può sentire nulla.”

Sto soffocando una risata. “Ti chiedi com’è il mio fidanzato durante il sesso?”

Inclina il viso e mi fissa, roteando la testa. “Oh, andiamo. Un sacco di persone se lo chiedono riguardo le persone non udenti.”

Scuoto la testa. “No, sono sicura che la maggior parte della gente non se lo chieda, Bridgette.”

“Come vuoi. RIspondi solo alla domanda.”

Non si fermerà. La mia faccia e il mio collo sono arrossati, ma non so se è a causa di tutto il vino o se è perché ha appena fatto una domanda così personale. Prendo un lungo sorso e poi annuisco. “Sì. Lui geme, grugnisce e sospira e, non so perché, ma il fatto che sia sordo rende tutti i suoi rumori molto più eccitanti.”

Bridgette fa un largo sorriso. “È così eccitante.”

“Non dire che i rumori sessuali del mio ragazzo sono eccitanti.”

Alza le spalle. “Non avresti dovuto farlo sembrare così eccitante, allora.”

Suona il campanello e sono sollevata per l’interruzione. Bridgette sembra improvvisamente più felice di quanto l’abbia mai vista. Si precipita affamata verso la porta, come se non avesse appena mangiato un intero piatto di pasta Alfredo due ore prima. “Prendi i soldi per una mancia, Syd, io non ne ho.”

È la prima volta che vado a casa di Maggie dalla notte in cui ci siamo lasciati.
È un po’ strano, ma potrebbe andare peggio. Warren ha sempre avuto questa magica
capacità di assicurarsi che sia più strano di quanto qualsiasi situazione potrebbe mai essere. E
questo è esattamente ciò che sta accadendo proprio ora. Ha appena saccheggiato il congelatore e il frigorifero di Maggie ed è in piedi nella sua cucina, dei mollicci bastoncini di pesce nel budino al cioccolato.
“Mangi alcune delle cose più schifose”, dice Maggie, aprendo la lavastoviglie.
Sono seduto sul divano di Maggie e li guardo. Stanno ridendo, scherzano. Maggie sta pulendo la sua cucina mentre Warren crea disordine. Io fisso il polso di Maggie, il braccialetto dell’ospedale ancora attaccato, e provo a non essere arrabbiato per il fatto che sono qui. Ma sono sconvolto. Sono infastidito. Se sta bene abbastanza da sgattaiolare fuori da un ospedale e pulire la sua cucina, che cosa sto facendo qui?
Maggie prende un tovagliolo di carta e si copre la bocca mentre Warren le da un paio di volte delle sulla schiena. Ho notato in macchina che tossiva molto. Quando uscivamo insieme e notavo che tossiva, mettevo la mia mano sulla sua schiena o sul suo petto per sentire quanto fosse forte la tosse. Ma non posso più farlo. Tutto quello che posso fare è chiederle se sta bene e fidarmi che lei non stia minimizzando la sua salute.
Questo attacco di tosse dura un minuto intero. Probabilmente non ha usato il suo gilet oggi, quindi mi alzo e vado nella sua camera da letto. È sulla sedia accanto al suo letto. Prendo il giubbotto e il generatore a cui è attaccato e la raggiungo sul divano per agganciarlo in soggiorno.
Dovrebbe usarlo due o tre volte al giorno per aiutare a rompere il muco nei polmoni. Quando una persona ha la fibrosi cistica, il muco si addensa, causando quindi il blocco degli organi principali. Prima che questi giubbotti furono inventati, i pazienti si affidarono ad altre persone per eseguire manualmente le percussioni sul torace il che significavano battere sulla schiena e sul petto più volte al giorno
per rompere tutto il muco.
I giubbotti sono una salvezza. Soprattutto per Maggie perché vive da sola e non ha nessuno che possa farle le percussioni al torace. Ma non l’ha mai usato come e quanto dovrebbe e questo era un enorme punto di litigio tra noi. Immagino che lo sia ancora, perché sono qui, a collegarlo, sul punto di costringerla a usarlo.
Dopo che l’ho agganciato, Maggie mi dà un colpetto sulla spalla. “È rotto.”
Guardo di nuovo il generatore e lo accendo. Non accade nulla.
“Che cosa c’è che non va?”
Lei alza le spalle. “Ha smesso di funzionare un paio di giorni fa. Lo porterò indietro Lunedì per cambiarlo.”
Lunedi? Non può passare un intero fine settimana senza. Soprattutto se lo è già tossisce così forte. Mi siedo sul divano per cercare di capire cosa non va in questo. Maggie torna in cucina e dice qualcosa a Warren. Lo capisco dal suo linguaggio del corpo e dal modo in cui mi guarda che ha detto qualcosa su di me.
“Cosa ha detto?”
Warren guarda Maggie. “Ridge vuole sapere cosa hai appena detto.”
Maggie mi guarda da sopra la spalla e ride, poi mi guarda. “Ho detto che non sei cambiato.”
“Sì, beh, nemmeno tu.”
Sembra offesa, ma onestamente non mi interessa. Ci ha sempre provato a farmi sentire in colpa perché mi preoccupo per lei. Chiaramente nulla è cambiato e la mia preoccupazione ancora la infastidisce.
Maggie sembra irritata dalla mia risposta. “Sì, è una specie abbastanza impossibile smettere di avere la fibrosi cistica”.
La fisso, chiedendomi perché è di umore così schifoso. Probabilmente per il lo stesso motivo per cui lo sono. Stiamo avendo le stesse discussioni che abbiamo sempre avuto, solo che questa volta non c’è una relazione tra noi su cui fare affidamento e attutire i nostri sentimenti.
Mi dà fastidio che abbia lasciato l’ospedale, ma ora non apprezza il fatto che siamo qui a cercare di aiutarla, la mia rabbia sta iniziando a crescere. La mia ragazza piangeva perché la stavo lasciando, preoccupata per noi, e ora Maggie mi rimprovera, mi prende in giro, anche se sono venuto. Per
lei.
Non posso sedermi qui e avere questa conversazione. Mi alzo e stacco la spina del generatore, poi riporto tutto nella sua camera da letto. Maggie e Warren possono mangiare la loro sacrilega combinazione di bastoncini di pesce e budino al cioccolato, e io sarò nell’altra stanza, continuando a cercare di riparare un giubbotto che letteralmente la aiuta a mantenerla in vita.
Non sono nemmeno completamente entrata nella sua stanza quando mi giro e la vedo mi sta seguendo. Appoggio il generatore sul tavolo accanto alla sedia e mi siedo, avvicinando il tavolo. Accendo la lampada accanto alla sedia. Maggie è ancora sulla soglia.
“Qual è il tuo problema, Ridge?”
Rido, ma non perché ci sia qualcosa di divertente stasera. “Cosa hai mangiato stamattina prima di svenire per un basso livello di zucchero nel sangue?” Maggie socchiude gli occhi. Glielo chiedo perché probabilmente non se lo ricorda nemmeno.
Diavolo, probabilmente non ha nemmeno mangiato. “Hai almeno controllato il livello di glicemia da quando hai mangiato metà di una barretta King Size Twix?”
Posso dire che sta per urlare. Quando è davvero arrabbiata con me, segna e urla. Mi eccitava. Adesso darei qualsiasi cosa per poterla sgridare.
“Non hai il diritto di commentare il cibo che consumo, Ridge. Nel caso non ti ricordi, non sono più la tua ragazza.
“Se non ho voce in capitolo su come ti prendi cura di te stessa, allora perché sono qui?” Mi alzo e mi avvicino a lei. “Non ti prendi cura di te stessa e finisci in ospedale, e poi chiami Warren, piangendo e spaventata. Molliamo tutto per essere qui per te, ma non appena arriviamo qui, tu
lasci l’ospedale senza essere dimessa! Perdonami se ho di meglio cose da fare che correre ogni volta che sei irresponsabile!”
“Non dovevi venire, Ridge! Non sapevo nemmeno che l’ospedale avesse chiamato voi ragazzi. E non ho pianto con Warren al telefono né gli ho detto che avevo paura! Mi ha chiesto se volevo compagnia e gli ho detto di sì perché pensavo avremmo potuto affrontare questa stupida situazione da adulti! MA DIREI DI NO!” Sbatte la porta mentre esce dalla sua camera da letto.
Lo apro di nuovo. Non lo faccio per seguire Maggie, però. Vado dritto in cucina e guarda Warren. «Perché mi hai detto che piangeva? e che aveva paura?”
Maggie è in piedi accanto a me, con le braccia incrociate mentre lancia un’occhiataccia a Warren. Ha in mano una bibita e ci guarda entrambi.
I suoi occhi finalmente si posano su di me.
“Ho esagerato. Non è un grosso problema. Non saresti venuto altrimenti.”
Mi costringo a fare un respiro profondo per calmarmi. Altrimenti gli darò un pugno.
“Il viaggio da Austin a San Antonio è lungo. Inoltre, dobbiamo essere insieme. Noi tre. Dobbiamo capire come affrontare tutto questo andando avanti.”
“Tutto questo?” Maggie dice. Fa un cenno a se stessa. “Vuoi dire me? Noi dobbiamo capire come comportarci con me? Immagino che questo dimostri che lo sono davvero nient’altro che un peso per voi ragazzi.”
Non sta più urlando. Sta solo segnando. Ma si capisce che è ferita e sconvolta, non sono ancora convinto che le cose andrebbero diversamente se prendesse tutto questo un po’ più sul serio come ho provato a farglielo capire negli ultimi sei anni.
«Non sei un peso, Maggie», segno. “Sei egoista. Se ti fossi presa cura di stessa, monitorando la glicemia e usando il giubbotto come si dovrebbe e… non lo so… forse non buttandoti da un fottuto aeroplano, nessuno di noi lo sarebbe qui a discutere. Ho messo Sydney in una situazione imbarazzante in cui non si sarebbe trovata in questo momento, se solo ti prendessi più cura di te stessa.”
Warren si copre la faccia con la mano come se avessi appena commesso un errore.
Maggie alza gli occhi al cielo con esagerazione. “Povera Sydney. Lei è davvero la vittima di tutto questo, non è vero? Ottiene l’uomo dei suoi sogni ed è in salute. Povera fottuta Sydney!» Rivolge la sua attenzione a Warren. “Non costringerlo mai più a prendersi cura di me! Non ho bisogno che lui si prenda cura di me. Non ho bisogno che nessuno di voi due si prenda cura di me!”
Warren alza un sopracciglio, ma rimane stoico. «Con tutto il rispetto, tu hai bisogno di noi, Maggie.»
Chiudo gli occhi e abbasso lo sguardo. Quando riapro gli occhi, sta marciando
nella sua camera da letto. Sbatte la porta. Warren si gira e dà un pugno al frigorifero. Vado al tavolo vicino al divano e prendo le chiavi della macchina di Warren.
“Voglio andarmene.” Lancio a Warren le sue chiavi, ma i suoi occhi scattano verso la porta della camera da letto di Maggie. Si precipita attraverso il soggiorno e fa sbattere la porta aperta. Naturalmente corro con lui perché non riesco a sentire qualunque cosa ha appena sentito.
Maggie è nel suo bagno, abbracciata al water, e vomita. Warren prende una salvietta e si china accanto a lei. Mi avvicino e mi siedo sul bordo la vasca.
Ciò accade quando ha troppo accumulo nei polmoni. Sono sicuro che in questo momento è una combinazione del fatto che non usa il giubbotto da diversi giorni e tutte le urla. Mi avvicino e le tiro indietro i capelli finché non smette. È difficile per me essere arrabbiato con lei in questo momento. Sta piangendo, appoggiandosi contro Warren.
Non so cosa significhi essere quello con questa malattia, quindi probabilmente non dovrei giudicare le sue azioni così duramente. So solo cosa vuol dire essere quello che si prende cura di qualcuno con questa malattia. Prima dovevo ricordarlo a me stesso tutto il tempo. Non importa quanto mi senta frustrato, non è niente rispetto a quello che starà passando lei.
Sembra che io abbia ancora bisogno di quel promemoria.
Maggie non mi guarda nemmeno per tutto il tempo che aspettiamo con lei per vedere se il suo episodio è finito. Non mi guarda nemmeno quando siamo convinti che l’episodio sia finito e Warren la aiuta a raggiungere la sua camera da letto. È il suo modo di darmi il trattamento del silenzio. Si rifiutava di guardarmi quando era arrabbiata perché non voleva darmi la possibilità di segnare per lei.
Warren la mette a letto e io riporto in soggiorno il suo generatore. Una volta che Maggie si è sistemata, Warren lascia la porta semiaperta, torna in soggiorno e si siede sul divano.
Sono ancora incazzato perché ha mentito sulla loro telefonata per farmi sentire in colpa e venire. Ma capisco anche perché lo ha fatto. Noi tre ne abbiamo bisogno di sederci e scoprire cosa fare. Maggie non vuole essere un peso, ma fino a quando si impegna e fa della sua salute il suo obiettivo principale, non lo sarà mai. E finché sarà dipendente, saremo noi due a prenderci cura di lei.
So che siamo tutto ciò che ha. E so che Sydney lo capisce. Non mi allontanerò mai completamente da Maggie, sapendo quanto lei ha bisogno di qualcuno al suo fianco. Ma quando fai cose che continuano a sminuire e persino mancare di rispetto agli sforzi di chi sta dalla tua parte, perderai la tua squadra. E senza la tua squadra, alla fine perdi la lotta.
Non voglio che perda la battaglia. Nessuno di noi lo vuole. Ecco perché Warren e io restiamo, perché ha bisogno di cure. E questo non potrà accadere finché non riparerò il giubbotto.
Warren guarda la TV per l’ora successiva, alzandosi una volta per portare Maggie a
bicchiere d’acqua.
Quando rientra nella stanza, agita la mano per attirare la mia attenzione.
“La sua tosse sembra brutta”, dice.
Io annuisco e basta. Lo so già. È per questo che sto ancora cercando di lavorare su questo giubbotto.
Sono passate le 2 del mattino quando finalmente riesco a capire il problema. Ho trovato uno vecchio
generatore che usava nell’armadio del corridoio. Ho scambiato i fili della corrente e riesco a farlo partire, ma non rimarrà acceso a meno che non si tengano fermi i fili con le dita.
Warren sta dormendo sul divano quando porto il giubbotto da Maggie in camera da letto. La sua lampada è ancora accesa, quindi posso vedere che è ancora completamente sveglia. Mi avvicino al suo letto, collego il generatore e le consegno il giubbotto. Lei si siede e se lo infila.
“C’è un corto. Devo tenere il cavo mentre è acceso altrimenti lo farà spegnere.”
Lei annuisce, ma non dice nulla. Conosciamo entrambi questa routine. La macchina funziona per cinque minuti e poi deve tossire per liberare i polmoni. La faccio funzionare per altri cinque minuti e poi le lascio fare un altra pausa per la tosse. La routine continua per mezz’ora.
Finito il trattamento si sfila il giubbotto e continua ad evitare il contatto visivo con me mentre si gira. Lo appoggio sul pavimento, ma quando la guardo, dal movimento delle sue spalle capisco che sta piangendo.
E adesso mi sento uno stronzo.
So che mi sento frustrato con lei, ma non è perfetta. Neppure io. Finché non facciamo altro che discutere e sottolinearci a vicenda le nostre carenze, non riusciremo mai a riportare la sua salute sulla strada giusta.
Mi siedo accanto a lei sul letto e le stringo la spalla. È quello che facevo prima quando mi sentivo impotente davanti alla sua situazione. Lei si allunga e mi stringe mano, e in un attimo la discussione è finita. Si gira sulla schiena e mi guarda.
“Non ho detto a Warren al telefono che avevo paura.”
Annuisco. “Lo so adesso.”
Una lacrima le cade dall’occhio e le scivola tra i capelli. “Ma ha ragione, Ridge. Sono spaventato.”
Non le avevo mai visto prima questo sguardo e la cosa mi sconvolge completamente. Odio questo per lei. Davvero. Comincia a piangere più forte e rotola via da me. E per quanto vorrei dirgli che non sarebbe così spaventoso se si fermasse a comportarsi come se fosse immune agli effetti della sua malattia, non dico nulla. Avvolgo il mio braccio attorno a lei perché non ha bisogno di una ramanzina in questo momento.
Ha solo bisogno di un amico.

***

Ieri sera ho fatto fare a Maggie un secondo trattamento nel cuore della notte.
Sono abbastanza sicuro di essermi addormentato da qualche parte nel mezzo del suo secondo
trattamento, perché stamattina mi sono svegliato alle otto e ho capito che era sul suo letto. So che Sydney non sarebbe a suo agio con una cosa del genere, quindi mi sono spostato sul divano.
Sono ancora sul divano. Faccia in giù. Sto cercando di dormire, ma Warren mi sta scuotendo.
Prendo il telefono e guardo l’ora, senza aspettarmi che sia mezzogiorno. Mi siedo immediatamente, chiedendomi perché mi ha lasciato dormire così a lungo.
“Alzati”, segna. «Dobbiamo prendere la macchina di Maggie e riportarla qui prima di tornare ad Austin.”
Annuisco, strofinandomi via il sonno dagli occhi. “Dobbiamo andare prima al negozio di forniture mediche” gli dico. «Voglio vedere se possono darle un generatore finché il suo non verrà riparato.”
Warren fa segno “ok” e va in bagno.
Cado indietro contro il divano e sospiro. Odio come è andato tutto questo viaggio. Mi ha lasciato una sensazione di inquietudine, il che, è abbastanza divertente, visto che è esattamente così
ciò che Sydney sperava. Sorrido, sapendo che ha ottenuto ciò che voleva e lei non lo sa nemmeno. Non le parlo da dopo il litigio mio di Maggie e Warren ieri sera. Le apro i miei messaggi e noto che non mi ha mandato messaggi da quando abbiamo parlato ieri sera. Mi chiedo come sia andata la notte con Bridgette.
Ridge: Torneremo presto. Com’è andato il pigiama party?
Comincia a rispondere immediatamente. Guardo apparire e scomparire i puntini più volte finché non arriva il suo messaggio.
Sydney: A quanto pare non è così movimentato come il tuo.
Il suo messaggio mi confonde. Guardo Warren, che sta uscendo bagno. “Hai raccontato a Sydney della discussione ieri sera?”
“No”, dice Warren. “Non ho parlato con nessuno oggi. Immagino che abbiano ancora i postumi della sbornia e siano ancora a letto.
Mi si stringe il petto perché il messaggio non è da lei.
Ridge: Cosa intendi?
Sydney: controlla Instagram.
Chiudo immediatamente i miei messaggi e apro Instagram. Scorro giù finché non lo vedo.
Porca puttana.
Maggie ha pubblicato una nostra foto. Sta facendo una faccia sciocca al macchina fotografica e io sono accanto a lei. Nel suo letto. Addormentato. La didascalia recita: “Non mi mancava il suo russare.”
Stringo il telefono con entrambe le mani e me lo avvicino alla fronte, stringendolo ad occhi chiusi. Questo. Ecco perché sarei dovuto restare a casa.
Mi alzo. «Dov’è Maggie?»
Warren fa un cenno verso il corridoio e segna: “La lavanderia”.
Vado nella sua lavanderia e la trovo ad appendere una maglietta con disinvoltura come se non avesse cercato di sabotare la mia relazione con Sydney con il suo meschino Post su Instagram. Alzo il telefono. “Che cos’è questo?”
“Una tua foto”, dice, in tono pratico.
“Capisco. Ma perché?”
Finisce di appendere la camicia e poi si appoggia alla lavatrice. “Ho anche pubblicato una foto di Warren. Perché sei così arrabbiato?”
Alzo le mani per la frustrazione. Sono confuso sul perché lo ha fatto in primo luogo, e ora sono confuso sul motivo per cui recita come se non fosse un grosso problema.
Lei spegne la lavatrice. “Non avevo capito che avevamo delle regole in questa amicizia. Ho pubblicato foto di tutti noi per sei anni. Ora dobbiamo organizzare la nostra vita in base a Sydney?” Cerca di dirigersi verso la porta, ma io mi metto di fronte.
“Potresti mostrare un po’ di rispetto per la nostra situazione.”
Gli occhi di Maggie si stringono. “Sei serio adesso? Hai davvero appena chiesto di mostrare rispetto per la relazione che hai con la ragazza con cui mi hai tradito?”
Non è giusto. Ormai l’abbiamo superato. Almeno pensavo che lo fossimo. “Avresti potuto pubblicare qualsiasi mia foto, ma hai scelto di pubblicarne una nel tuo letto. Un letto in cui ero perché sono rimasto sveglio per ore per assicurarmi che stessi bene. Usandola come un’opportunità per ricacciare fuori il mio errore non è giusto, Maggie.”
La sua mascella si indurisce. “Vuoi parlare onestamente? Quanto è giusto che sei stato tu ad avere una relazione emotiva, ma sono io quella che deve essere sensibile su quello che pubblico su Instagram? Quanto è giusto che io sia la cattiva per aver mangiato un Twix? Volevo un fottuto Twix, Ridge!” Lei mi supera, quindi io la seguo. Si gira quando raggiunge il suo soggiorno. “Ho dimenticato
come non mi sia mai permesso di divertirmi quando sei nei paraggi. Forse
non dovresti tornare, perché questo è il giorno peggiore che ho avuto negli ultimi mesi!”
In tutti gli anni che la conosco, non sono mai stato così arrabbiato con lei. Io non so perché pensavo che potesse funzionare. “Se hai una vera emergenza, fammelo sapere, Maggie. Sarò qui per te. Ma fino ad allora, non posso essere amici.” Vado verso la porta d’ingresso e la apro, poi mi rivolgo a Warren.
“Andiamo.”
Warren è in soggiorno, congelato, perplesso su cosa dire o fare. «E la macchina di Maggie?»
“Può prendere un Uber.” Esco dalla casa di Maggie e mi dirigo verso l’auto di Warren.
Gli ci vogliono alcuni minuti per uscire finalmente. Sono sicuro che stava rassicurando Maggie. Che lo faccia. Forse può rassicurare l’irragionevole, ma di certo io non posso.
Quando Warren finalmente arriva alla sua macchina, apro i miei messaggi a Sydney. Non provo nemmeno a giustificare l’immagine con una scusa. Le spiegherò tutto quando sono faccia a faccia con lei.
Ridge: Mi dispiace che l’abbia postato, Sydney. Sto tornando al mio appartamento adesso.
Sydney: Nessuna fretta. Non sarò nemmeno nel tuo appartamento quando arriverai qui.
Ricevo un messaggio separato da Bridgette.
Bridgette: Stronzo. Sei uno stronzo. Cazzo, cazzo, cazzo.
Sydney: E non disturbarti a venire nel mio appartamento. Io e Bridgette stiamo avendo
un altro pigiama party.
Bridgette: NON SONO AMMESSI CAZZI!
Chiudo i messaggi per entrambi e appoggio la testa al sedile.
«Prima vai all’appartamento di Sydney.»

Mi siedo sul divano dopo che Warren ha chiuso la porta. Fisso il pavimento.

Nascondo la faccia tra le mani.

Cosa c’è che non va in me?

Ho allontanato Jake. Ho allontanato Ridge. Ho anche detto a Warren di andare al diavolo fuori da casa mia quando è rimasto qui e ha provato a farmi dire il motivo per cui mi stavo comportando in questo modo.

Non lo so cosa mi è preso questa settimana. Questa non sono io. Giuro su Dio di non volere una relazione con Ridge, ma quando mi sono svegliata questa mattina e l’ho visto addormentato accanto a me, è stato bello riaverlo indietro. Mi è mancato. Ma non in modo romantico. Mi è semplicemente mancata la sua compagnia. E ho iniziato a chiedermi se anche a lui mancasse la mia compagnia, o se è Sydney tutto quello di cui ha bisogno ora. Poi ho iniziato a sentirmi ancora insicura perchè lui era qui, anche se aveva manifestato quanto non volesse essere qui. E mentre ero lì e lo fissavo, ho iniziato a pensare al giorno in cui ho scoperto tutti i messaggi tra lui e Sydney e mi sono arrabbiata di nuovo.

Non avrei dovuto postare quella foto. Lo so questo. Ma penso di averlo fatto perchè ho pensato che, per qualche strano motivo, mi avrebbe fatto sentire meglio. Mi è mancato, ero arrabbiata con lui, ero arrabbiata con me stessa. Mi sento come se tutti gli anni in cui ho provato a vivere nonostante la malattia mi stiano sovrastando. Perchè Ridge ha ragione. Non mi prendo cura di me stessa come dovrei, ma perchè sono stanca di questa malattia e qualche volta non mi interessa se vince. Non veramente.

Prendo il telefono e cancello l’immagine, poi inizio a digitare un messaggio da inviare a Ridge.

Maggie: È stata ‪la peggior settimana della mia vita‬ e me la sono presa con te, mi dispiace. Dì a Sydney che mi dispiace. Ho cancellato la foto.

Premo invio e spengo il telefono e mi sdraio. Premo la faccia contro il divano e piango.

Il problema dell’odiare se stessi quando si è soli è che non c’è nessuno che ti ricordi alcune delle tue buone qualità. Quindi odi te stesso ancora di più, fino a quando non danneggi tutto quello che c’è di buono nella tua vita e in te stessa.

Io sono a quel punto.

Maggie Carson. Non proprio una tipa tosta oggi.

Mi sono divertita così tanto ieri sera.
Ho mangiato la pizza disgustosa di Bridgette e poi lei mi ha raccontato come lei e Warren hanno iniziato a frequentarsi. Ciò non ha fatto altro che consolidare la mia opinione sulla loro stranezza. Poi abbiamo guardato Justice League e siamo andate avanti velocemente saltando tutte le parti in cui Jason Momoa non era presente.
Non ricordo molto dopo perché abbiamo bevuto diverse bottiglie di vino. Il mio sonno e il mio divertimento sono stati entrambi interrotti bruscamente oggi quando Bridgette mi ha svegliato scuotendomi e sbattendomi in faccia il post di Maggie su Instagram.
Sono più ferita che arrabbiata. Sono sicuro che Ridge avrà una scusa. Lui c’è l’ha sempre. Ma qual è la scusa di Maggie? Lo so, in un certo senso, sono l’altra donna che si è messa in mezzo tra loro. Ero Tori in quella situazione. Ma io onestamente pensavo che fossimo tutti andati oltre. Dal modo in cui Warren e Ridge l’hanno fatto sembrare, l’ha presa bene ed è stata persino matura al riguardo. Ma questo sembra così… meschino. Anche schifoso.
Non potevo sopportare di essere nell’appartamento di Ridge dopo aver visto il suo post. il modo in cui mi sono sentita mi ha ricordato cosa ho attraversato mentre vivevo lì. E l’intero posto odorava di peperoni e acciughe. Dico a Bridgette che sarei tornata a casa mia, e lei va nella sua stanza per prendere la sua roba e mi dice che sarebbe venuta con me.
Penso che potrebbe essere sconvolta quanto me, perché ha portato un altra bottiglia di vino con lei, e ora stiamo bevendo di nuovo e sono appena le due nel pomeriggio. Ma non mi importa che sia qui. In realtà preferisco perché non voglio davvero stare da sola in questo momento o analizzerò eccessivamente
tutta la situazione e trovare ragioni inverosimili per cui fosse a letto prima ancora che possa spiegarsi.
Bridgette è seduta a gambe incrociate sul mio letto. Raggiunge il pavimento e prende la borsa e tira fuori il telefono. “Questo è tutto. Non posso sopportarlo. Commento il suo post su Instagram.”
Provo a toglierle il telefono. “No. Non voglio nemmeno che lei sappia che l’ho visto. Servirà al suo scopo.”
Bridgette si rotola sulla pancia per proteggere il suo telefono da me. “Quello è il motivo per cui ho detto che Io commenterò. Dirò qualcosa per farla sentire insicura come sta cercando di fare sentire te. Le dirò che sembra in salute. Tutti sanno che quando dici a qualcuno che sembra sano, in realtà significa grasso.”
“Non puoi dirlo a qualcuno che è davvero malato. E davvero magro.”
Bridgette geme e poi rotola sulla schiena, gettando da parte il telefono.
“Lo ha cancellato! Dannazione!”
Meno male. Apprezzo il sostegno di Bridgette, ma davvero non ho bisogno di lei che si immischi nei miei problemi e in quelli di Ridge, e di Maggie.
“Vuoi che chiami Warren e gli chieda cosa è successo?” Bridgette sembra quasi scoinvolta. Sarebbe una persona che prospera nel dramma.
E non mentirò. Ho pensato di chiamare io stessa Warren perché ho così tante domande. So che stanno tornando indietro proprio adesso e Ridge probabilmente verrà da noi e cercherà di spiegarsi, ma se lo farà
sarebbe bello essere un po’ illuminati in anticipo così so esattamente quanto e quanto forte dovrei urlargli contro quando arriva. Non che il decibel della mia voce avrà importanza nella nostra discussione, ma potrebbe farmi sentire meglio urlargli contro.
Bridgette chiama Warren e mette il vivavoce.
“Ehi, tesoro”, dice mentre risponde.
“Allora, che cazzo è successo ieri sera?” Bridgette dice.
Sì, non sa come fare nulla con tatto. Warren si schiarisce la gola, ma prima che inizi a parlare lo interrompo.
“Stai segnando questa conversazione per Ridge? Non voglio davvero parlare a lui proprio adesso.”
“Sto guidando”, dice Warren. “Un po’ difficile per me guidare, tenere il mio telefono, mangiare questo cheeseburger e segnare tutto quello che dico. Inoltre, sa fissando fuori dal finestrino del passeggero, meditando.”
Bridgette si sporge verso il telefono. “La relazione tra Sydney e Ridge è in pericolo, ma voi ragazzi avete avuto il tempo di fermarvi per un hamburger?”
“Mi sono fermato per un hamburger. Ridge non mangerà finché tutto non sarà a posto nel mondo
Ridney.»
Alzo gli occhi al cielo. “Bene, allora stasera avrà davvero fame.”
“Non ha fatto niente di male, Sydney”, dice Warren. “Lo giuro. E’ stata Maggie.”
“Dormiva sul suo letto!” Bridgette dice.
«Sì, perché ha passato due ore a riparare il generatore del suo giubbotto e poi ha dovuto tenere il cavo per poterlo usare. Non ha dormito tutta la notte e quando finalmente è riuscito a dormire qualche ora, Maggie gli ha scattato una foto lui. Te lo dico, è stata Maggie. Non l’ho mai vista così”.
Alzo lo sguardo verso Bridgette. Non so se posso fidarmi di Warren. Come se potesse percepire quello che penso, dice: “Non siamo stupidi, Warren. Fratelli prima delle donne. Difenderesti Ridge anche se ti uccidesse.
“Aspetta”, dice Warren. “Ho bisogno di bere qualcosa.”
Bridgette e io aspettiamo e ascoltiamo mentre beve un drink. Cado indietro sul mio letto, frustrata con Warren. Con Ridge. Con Maggie. Ma per una volta, non sono affatto frustrata con Bridgette.
“Va bene”, dice Warren. “Ecco cosa è successo. Dopo che abbiamo lasciato l’ospedale e siamo tornati a casa di Maggie ieri sera, è stata un’ora intera di loro urlandosi a vicenda. È come se entrambi avessero rilasciato anni di aggressività, e ci sono stati così tanti insulti da entrambe le parti. Tutti di
–”
“Aspetta”, dice Bridgette. “Ora so per certo che stai mentendo.”
“Io non sto mentendo!” dice Warren sulla difensiva.
“Hai detto che si stavano urlando addosso. Ridge non può urlare, idiota.”
Mi premo la mano sulla fronte. “È una specie di modo di dire in questa situazione, Bridgette. Era arrabbiato e stava segnando. Warren si riferisce ad esso come urlando.” Bridgette mi lancia uno sguardo sospettoso, non sicura di fidarsi di quello che dice Warren. Riporto la mia attenzione al telefono. “Perché
stavano litigando?”
“Di cosa non stavano litigando? Ridge era arrabbiato perché era lì e non era nemmeno così malata. Era arrabbiato perché non prendeva sul serio la sua salute, e sta iniziando a creare disagio a chi le sta intorno. Era arrabbiata perché lui ha sollevato il fatto che ti stava disturbando e stava mettendo a dura prova il tuo rapporto con Ridge. Te lo dico, non l’ho mai visti così. E non era il tipo di litigio che facciamo io e Bridgette,
dove stiamo solo cercando di infastidirci a vicenda. Questo era legittimo: lo sono
fottutamente arrabbiato con te… quel tipo di litigio.”
Chiudo gli occhi, odiando l’intera situazione. Non sono contento che stiano litigando. Questo non aiuta nessuno. Ma spiega perché ha pubblicato immagine. Non era per vendicarmi. Era incazzata con Ridge e la sua miglior forma di vendetta su di lui è coinvolgere me.
“E poi si sono arrabbiati entrambi con me”, dice. “Tutte le urla l’hanno fatta vomitare, e poi Ridge le ha fatto indossare il giubbotto, e lui si è addormentato sul suo letto durante uno dei suoi trattamenti. Appena si è svegliato, lui è andato sul divano e ho dormito per quattro ore finché non l’ho svegliato ed è successo lìInstaGate. E questa è tutta la storia.”
Calcio le gambe sul materasso. “Uffa! Non so con chi arrabbiarmi! Ho solo bisogno di essere arrabbiata con qualcuno!”
Bridgette indica il telefono e sussurra: “Arrabbiati con Warren. È un ottimo antistress.” Alza la voce in modo che lui possa sentirla. “Perché si sono arrabbiati con te?”
“Non è importante”, dice Warren. “Stiamo arrivando al tuo appartamento proprio adesso, Sydney. Fateci entrare.”
Termina la chiamata e non so nemmeno se mi sento meglio. non ho mai pensavo che Ridge fosse nel letto di Maggie perché mi tradiva. lo sapevo probabilmente aveva una valida scusa legata alla sua salute. Ma perché non potevano invece siete stati sul divano insieme? O sul pavimento? Perché doveva addormentarsi in un luogo dove probabilmente sono stati intimi tra loro per anni?
Mi alzo. “Ho bisogno di più vino.”
“Si si. Vino”, dice Bridgette, seguendomi in cucina.
Quando Ridge e Warren finalmente riescono a entrare, ho appena buttato giù il mio secondo bicchiere della giornata. Warren entra per primo, poi entra Ridge. Odio il modo in cui Ridge mi cerca freneticamente e poi sembra sollevato quando mi vede. Voglio solo restare arrabbiato con lui, ma rende le cose così difficili con quelle labbra da baciare e gli occhi che chiedono scusa.
So cosa farò. Semplicemente non lo guarderò. In questo modo non soccomberò così facilmente al mio perdono. Mi giro in modo da non poter vedere Ridge o la porta. Posso solo vedere Warren mentre cerca di abbracciare Bridgette, ma lei spinge un dito contro la sua fronte.
Voltare le spalle a Ridge non è stato giusto, perché lui cammina dietro di me e mi avvolge con le braccia, infilando il viso nello spazio tra il collo e la spalla. Mi bacia dolcemente sul collo e continua
le sue braccia mi avvolsero, scusandosi senza parole.
Non accetto queste scuse. Sono ancora arrabbiata, quindi rimango rigida e non reagisco al suo tocco. Esternamente, comunque. Internamente sono appena bruciata.
Bridgette butta giù il resto del suo vino, poi rivolge la sua attenzione a Warren.
“Perché Ridge e Maggie erano arrabbiati con te?”
Voglio sentire la risposta di Warren, ma Ridge mi lascia andare, facendomi girare così
che sono faccia a faccia con lui. Fa scivolare le mani sulle mie guance e guarda
con me molto sul serio. “Mi dispiace.”
Alzo le spalle. “Fa ancora male.”
Warren ignora la domanda di Bridgette e si avvicina a me e Ridge. Lancio un’occhiata oltre la spalla di Ridge mentre Warren gli tocca il petto, guardandolo alquanto colpevole. «È stata soprattutto colpa mia, Sydney. Sono davvero dispiaciuto.”
“Immaginavo”, dice Bridgette, andando in cucina a prendere dell’altro vino. Lei cammina proprio tra me e Ridge, separandoci completamente. “Dillo e basta, Warren.”
Warren stringe la nuca con la mano mentre sussulta. “BE…Storia divertente…”
“Scommetto”, dice Bridgette impassibile.
Warren la ignora e continua. “Forse ho esagerato riguardo alla telefonata con Maggie. Non stava piangendo e tecnicamente non implorava di raggiungerla. Sapevo solo che se non avessi forzato un po’ la verità, Ridge non sarebbe mai andato.”
La bocca di Bridgette si spalanca. Emette un suono scioccato e poi guarda me, poi di nuovo Warren. “Volevi un pigiama party con la tua ex ragazza, quindi hai mentito a tutti?”
“Sei uno stronzo, Warren,” dico. Perché dovrebbe mentire e mettere Ridge in quella situazione ieri? Dio, sono così arrabbiata con lui. Ci si sente bene per avere finalmente un bersaglio solido per la mia rabbia.
“Guarda”, dice Warren, alzando le mani in aria. “Ridge e Maggie avevano bisogno di una conversazione su questo argomento. Non volevo essere dannoso. Stavo cercando di essere d’aiuto!”
“Sì, sembra che l’intero viaggio sia stato un successo”, dico.
Warren alza le spalle, mettendo le mani sui fianchi. “Potrebbe non esserci ancora una soluzione, ma Maggie aveva bisogno di sentire tutto quello che Ridge aveva da dire. In infatti, penso che saresti orgoglioso di lui. Dopo ieri sera e tutto quello che ha detto per difenderti, non ho alcun dubbio che sia al cento per cento a bordo del treno per Sydney.”
Incrocio le braccia sul petto. «Vuoi dire che avevi dei dubbi prima di qeusta notte?”
Warren alza lo sguardo al soffitto. “Non è quello che intendevo.” Guarda Bridgette, e posso dire che ha già finito con questa giornata. “Andiamo. hanno bisogno di privacy. Anche noi.”
Bridgette prende una sedia al bar e si siede. “NO. Non ho finito con il mio vino”.
Warren va al bancone e prende la bottiglia di vino. Poi prende il bicchiere dalle sue mani ed esce dalla porta principale con esso. Bridgette guarda la porta e poi me. Poi alla porta e poi di nuovo a me. i suoi occhi sono pieni di panico. Indica impotente la porta. “Vino.”
“Vai,” dico, girando intorno a Ridge, verso la porta.
Si precipita alla porta e io la chiudo dietro di lei. Quando torno indietro, Ridge appoggia la testa contro il frigorifero e mi fissa. sospiro e ricambio lo sguardo, odiando quanto sembri stanco. Irritato quanto lo sono io da Warren, sono sollevata che abbia spiegato tutto. Non sono così arrabbiato con Ridge.
Ridge tira fuori il telefono e inizia a mandarmi un messaggio. Vado nella mia stanza e prendo
il mio telefono e poi torno in cucina mentre leggo il suo messaggio.

Ridge: Non ho idea di cosa sia successo negli ultimi dieci minuti. Nessuno ha segnato una sola parola di tutto ciò ed è davvero difficile leggere le labbra quando le persone sono arrabbiate e si muovono.


Le mie spalle cadono quando leggo il suo testo. Mi dispiace che tutti noi semplicemente
lo escludevamo mentre discutevamo intorno a lui.

Sydney: Per riassumere, Warren ha detto che tu eri innocente e lui era colpevole e Maggie è statapungente ed è stato solo un enorme pigiama party.

Ridge legge i testi e poi alza le spalle.

Ridge: Non importa il motivo, non avrei dovuto trovarmi sul letto di Maggie senza pensare su come ti avrebbe fatto sentire. Ma per la cronaca, mi sono addormentato durante il suo trattamento e poi mi sono spostato sul divano appena mi sono svegliato.
Sydney: Beh, non era abbastanza presto. Perché ti ha morso dritto nel culo.
Ridge: Chiunque abbia detto che il Karma è una stronzo non deve averlo mai incontrato. Perché il Karma è molto amichevole e mi segue ovunque vada. Ovunque. Tutto il tempo.

Sorrido, ma Ridge sembra così triste. Odio il fatto che siamo nella posizione di fare fare pace dopo un’altra discussione e non siamo nemmeno stati insieme una settimana. Spero che questo non sia indicativo di come sia il resto della nostra relazione sta per andare. Naturalmente, il primo argomento era tutta colpa sua e lui lo stava facendo uno strumento. Ma questo…
Non lo so. Da quello che ho capito attraverso la spiegazione di Warren, Ridge sta davvero facendo un grande tentativo di mettermi al primo posto. È solo difficile quando ci sono così tanti ostacoli. Oddio. Mi sono appena riferito a Maggie come a ostacolo? Non è un ostacolo. Il suo comportamento recente è l’ostacolo.

Ridge: Posso baciarti, per favore? Ho bisogno cosi tanto


Sorrido un po’ mentre leggo il suo testo. Deve vederlo perché non aspetta nemmeno che alzi lo sguardo e gli risponda. Si precipita verso di me e mi solleva il mio viso e poi preme con decisione la sua bocca sulla mia. Mi bacia come se fosse affamato di me. È il mio tipo di bacio preferito da parte sua. È così disperato e
per lo più unilaterale da parte sua che la forza dietro il suo bacio finisce per spostarmi all’indietro. Continua a baciarmi finché la mia schiena non è contro la parete della stanza. Ma per quanto disperato sia, non è un bacio sensuale. È semplicemente pieno di bisogno. Il bisogno di sentirmi e sapere che non sono turbata. Un bisogno di rassicurazione. UN bisogno di perdono.
Dopo un buon minuto in cui mi ha baciato, preme la sua fronte sulla mia.
Eppure, anche dopo che gli ho permesso di baciarmi, sembra sconvolto. Faccio scorrere la mano
fino alla sua guancia e la passo con il pollice, portando i suoi occhi nei miei.
“Stai bene?”
Inspira e poi espira lentamente. Lui annuisce in modo poco convincente e poi mi tira contro di lui. Ho appena il tempo di abbracciarlo quando si china, mi fa scivolare un braccio dietro le ginocchia e mi solleva. Lui mi porta in camera da letto e mi mette sul letto.
Qualunque cosa lo infastidisca ancora può aspettare, perché la sua bocca è sulla mia
Ancora. Ma questa volta il suo bacio non ha bisogno della mia rassicurazione. È solo una necessità
per me. Si toglie la maglietta dalla testa, poi si alza e mi sfila i pantaloni del pigiama. Poi è di nuovo sopra di me, la sua lingua nella mia bocca, la sua mano scivola lungo la mia coscia, sollevandomi la gamba.
Voglio ascoltarlo. Dal momento in cui ieri sera ho descritto quanto sono sexy i suoi rumori, li desideravo tutti. Gli apro la cerniera dei jeans e ci infilo la mia mano tirandolo fuori e guidandolo dentro di me.
La sua bocca è contro il mio collo quando sento il suo gemito. Il suo petto rimbomba mentre spinge dentro di me, e poi sospira dolcemente mentre lo tira fuori. Lui prende il ritmo e chiudo gli occhi. Per tutto il tempo fa l’amore e io rimango in silenzio e ascolto i suoni sensuali di Ridge.

Ci sono tre cose che producono bellissimi suoni, e innumerevoli poesie hanno scritto di loro.

Oceani, cascate e pioggia.

Sono stato in riva all’oceano solo una volta. I Sounds of Cedar avevano tenuto uno spettacolo a Galveston due anni fa e io mi ero unito al loro viaggio. La mattina dopo il concerto, ero andato a camminare sulla spiaggia. Mi ero tolto le scarpe e mi ero seduto sulla sabbia a guardare il sole sorgere.

Mi ricordo questa sensazione che montava dentro di me mentre lo guardavo. Come se quasi tutte le emozioni negative che avevo sentito fino a quel momento stessero evaporando con ogni raggio di sole che sbucava all’orizzonte.

Era una sensazione di completo e totale stupore, non assomigliava a nulla che avessi già sperimentato. E mentre stavo seduto là, avevo realizzato che ero stupito di un qualcosa che succedeva tutti i giorni, e che era successo ogni singolo giorno dalla prima alba in assoluto. E avevo pensato tra me e me, “Come può qualcosa essere così magnifico quando non è nemmeno un qualcosa di così raro?”

Il sole e il suo sorgere e tramontare, sono il più prevedibile, affidabile e ripetitivo evento naturale conosciuto al genere umano. Eppure è una delle poche cose che conserva l’abilità universale di lasciare un uomo senza parole.

In quel momento mentre ero seduto da solo sulla spiaggia, i miei alluci affondati nella sabbia, le braccia avvolte attorno alle mie ginocchia… mi ero chiesto, per la prima volta, se il sorgere del sole emettesse un suono. Ero quasi sicuro di no. Se l’avesse fatto, sono sicuro che ne avrei letto da qualche parte. E sono sicuro che ci sarebbero state più poesie dedicate al suono del sole che sorge, di quelle che ci sono riguardo agli oceani o le cascate o la pioggia.

E poi mi ero chiesto come doveva sembrare quella stessa alba a chi poteva sentire l’oceano mentre il sole si liberava dalle costrizioni dell’orizzonte. Se un’alba senza suono poteva significare così tanto per me, cosa doveva significare per quelli che la guardano mentre è accompagnata dal rumore dell’acqua?

Avevo pianto.

Avevo pianto… perchè ero sordo.

Era stata una delle poche volte in cui mi ero risentito nei confronti di questa parte di me che ha limitato la mia vita in così tanti modi. Ed era stata la prima e unica volta che avevo pianto per colpa sua. Mi ricordo ancora come mi ero sentito in quel momento. Ero arrabbiato. Ero amareggiato. Ero risentito del fatto che ero stato maledetto da questa disabilità che mi ostacolava in così tanti modi, anche se la maggior parte dei giorni li passavo a non pensarci nemmeno.

Ma quel giorno – quel momento – mi aveva distrutto. Volevo sentire l’effetto completo di quell’alba. Volevo assorbire ogni richiamo dei gabbiani che volavano sopra la mia testa. Volevo che il suono delle onde mi entrasse nelle orecchie e scivolasse giù sul mio petto finchè non l’avessi sentito agitarsi nello stomaco.

Avevo pianto perchè ero dispiaciuto per me stesso. Non appena il sole era sorto del tutto, mi ero alzato e mi ero allontanato dalla spiaggia, ma non ero riuscito ad allontanarmi da quella sensazione. L’amarezza mi aveva accompagnato per tutto il giorno.

Da quella volta non sono più tornato in riva all’oceano.

Mentre sono seduto qui con le mani premute contro le piastrelle della doccia, lo spruzzo dell’acqua che mi sferza il viso, non riesco a fare a meno di pensare a quella sensazione. E a come, fino a quel momento, non avessi mai davvero capito come probabilmente si sentiva Maggie ogni giorno. Amareggiata e ferita dal fatto che le fosse stata concessa una mano nella vita che tutti si aspettavano lei accettasse con grazia e facilità.

È facile per qualcuno al di fuori guardare all’interno e pensare che Maggie si stia comportando da egoista. Che non pensi ai sentimenti di nessuno se non ai suoi. Anch’io lo penso per la maggior parte del tempo. Ma era stato da dopo quel giorno sulla spiaggia due anni prima che l’avevo davvero capita con ogni parte del mio essere.

Il mio essere sordo mi limita davvero poco. Sono ancora in grado di fare qualsiasi altra cosa al mondo, eccetto sentire.

Ma Maggie è limitata in innumerevoli modi. Modi che non riesco nemmeno a immaginare. L’amaro giorno sulla spiaggia da solo quando ho davvero percepito il peso della mia disabilità, è probabilmente il modo in cui Maggie si sente tutti i giorni. Eppure le persone esterne alla sua malattia probabilmente guardano il suo comportamento ricorrente e dicono che è un’ingrata. Egoista. Spregevole, addirittura.

E avrebbero ragione. Lei è tutte quelle cose. Ma la differenza tra Maggie e le persone che giudicano e non sono Maggie, è che lei ha ogni ragione al mondo per essere tutte quelle cose.

Fin dal giorno in cui l’ho conosciuta, è stata fieramente indipendente. Odia sentirsi come se stesse ostacolando la vita delle persone che la circondano. Sogna di viaggiare per il mondo, di correre rischi, di fare tutte le cose che la sua malattia le dice che non può fare. Vuole sentire lo stress del college e di una carriera. Vuole godersi l’indipendenza che il mondo pensa che lei non meriti. Vuole liberarsi delle catene che le ricordano della sua malattia.

E ogni volta che voglio sgridarla o sottolineare tutte le cose sbagliate che fa e tutti i modi in cui sta ostacolando la sua stessa longevità, mi basta solo ricordarmi di quel momento sulla spiaggia. Quel momento in cui avrei fatto qualsiasi cosa per sentire tutto ciò che stavo provando.

Avrei barattato anni della mia vita per avere solo un minuto di normalità.

Questo è esattamente ciò che Maggie sta facendo. Vuole solo un minuto di normalità. E l’unico modo per avere quei momenti di normalità è ignorare il peso della sua realtà.

Se potessi mandare indietro l’orologio e ricominciare la giornata di ieri di nuovo dall’inizio, farei così tante cose in modo diverso. Avrei incluso Sydney in quel viaggio. Non avrei permesso a Maggie di lasciare l’ospedale. E mi sarei seduto con lei per spiegarle che voglio aiutarla. Voglio esserci per lei. Ma non posso essere lì per lei quando lei si rifiuta di esserci per se stessa.

Invece, ho permesso a ogni pensiero negativo che avevo accumulato e mai detto di venire fuori tutto di colpo. Era sincero, sì, ma la consegna era stata dolorosa. Ci sono modi migliori di condividere la tua verità senza forzarla su qualcuno così duramente, li ferisce.

I sentimenti di Maggie erano feriti. Il suo orgoglio ammaccato. E anche se sarebbe facile per me dire che le sue azioni hanno garantito la mia reazione, non significa che non sia pentito di quella reazione.

Sto cercando di non pensarci, ma mi sta consumando. E so che l’unica cosa che può alleviare tutto ciò che sto provando è quella di parlare con la persona nella mia vita che capisce i miei sentimenti più di chiunque altro. Ma è anche l’ultima persona con la quale voglio affrontare una discussione su Maggie.

Chiudo l’acqua della doccia di Sydney. Sono stato qui dentro per più di mezz’ora, ma sto facendo fatica a capire come fare a sopprimere tutto ciò che sto provando in questo momento. Sydney si merita una serata incontaminata dalla mia precedente relazione. Questa settimana è stata dura, e lei si merita ogni sera di quasi-perfezione, dove è la mia unica attenzione e io la sua.

E io sono pronto a dargliela.

Esco fuori dal suo bagno con addosso solo un asciugamano. Non perchè stia cercando di distrarla dal lavoro che sta attualmente facendo mentre è sul suo letto, ma perchè i miei pantaloni sono sul pavimento della sua stanza e mi servono.

Quando mollo l’asciugamano e mi infilo i jeans, lei alza gli occhi dai suoi compiti con la punta della matita in bocca, rimuginando con un sorrisetto.

Le sorrido anch’io perchè non posso farne a meno. Sposta i suoi libri di lato e picchietta sul letto accanto a sè. Mi siedo e mi appoggio con la schiena alla testiera. Lei fa scivolare una gamba su di me e si mette a cavalcioni, facendo scorrere le mani tra i miei capelli bagnati. Si china su di me, baciandomi sulla fronte, e non sono sicuro se l’abbia mai fatto prima d’ora. Chiudo gli occhi mentre lei mi deposita soffici baci su tutto il viso. Finisce con un bacetto leggero sulle mie labbra.

Vorrei solo godermi questo momento, quindi la tiro su di me, non davvero interessato ad una conversazione o alle effusioni. Voglio solo stringerla e tenere gli occhi chiusi e apprezzare il fatto che lei sia mia. E lei me lo concede per un totale di due minuti, ma uno dei vantaggi che ha su di me è quello di essere in grado di sentire i miei sospiri che mi ero addirittura scordato stessi rilasciando.

Questo include il sospiro pesante che immediatamente causa alla sua preoccupazione di tornare in superficie. Si allontana, tenendomi il viso tra le mani. Socchiude gli occhi come se fosse un avvertimento che farei meglio a non mentirle.

“Cosa c’è che non va? Sii onesto, stavolta.”

Non me ne uscirò da questa cosa senza essere completamente trasparente. Faccio scivolare le mani dalla sua vita alle sue spalle. Le strizzo e poi gentilmente la sposto da sopra di me. “Computer”, le dico.

Usiamo i nostri portatili per le conversazioni serie. Quelle che sappiamo richiederebbero troppo tempo per i segni o la lettura delle labbra o i messaggi. Vado nella sua sala da pranzo e prendo il mio portatile dalla borsa. Quando torno in camera sua, è seduta contro la testiera con il suo, i suoi occhi che mi seguono fino al mio posto sul letto. Apro il nostro messenger e inizio la conversazione.

Ridge: Per la cronaca, volevo evitare questa conversazione stasera. Ma non sono sicuro ci sia una singola emozione che posso provare senza che tu riesca a leggerla.

Sydney: Non sei così trasparente come sembra tu credi di essere.

Ridge: Mi sento trasparente solo con te.

Sydney: Beh, vediamo se hai ragione. Proverò a individuare cosa ti infastidisce.

Ridge: Okay. Accettiamo scommesse? Perchè se indovini, ti porterò fuori per un appuntamento stasera. Ma se non indovini, uscirai per un appuntamento con me stasera.

Sydney: 😉 Non siamo mai stati a un vero appuntamento prima d’ora.

Ridge: Faresti meglio a indovinare o sbagliare allora, o non c’andremo.

Sydney: Okay. Farò un tentativo allora. Posso dire dal linguaggio del tuo corpo che la tua mente è da qualche altra parte stasera. E in base alle ultime ventiquattr’ore che hai passato, presumo che la tua mente sia a Maggie.

Ridge: Vorrei poterti dire che ti sbagli. Ma hai ragione. Spero solo tu sappia che è completamente innocente. È solo che non riesco a fare a meno di sentirmi male per tutto ciò che le ho detto.

Sydney: Hai più parlato con lei da quando te ne sei andato da casa sua oggi?

Ridge: Mi ha mandato un messaggio dopo che ce ne siamo andati con un paio di frasi di scuse per entrambi. Ma non ho risposto. Ero troppo arrabbiato per rispondere. Ora non so come rispondere perchè mi sento in colpa, ma mi sento anche come se non meritasse nessun tipo di scusa da parte mia. È questo che mi confonde. Perchè mi sento in colpa se non sento di dovermi scusare per ciò che ho fatto?

Sydney: Perchè. Ti dà fastidio che in fondo dentro di te, sai che se tu e Maggie foste stati in un’altra situazione, nessuno dei due avrebbe più parlato. Siete entrambi così diversi. Se non fosse stato per la sua malattia, probabilmente avreste interrotto la vostra relazione molto prima di quanto avete fatto. Ma non è stato quello il caso, quindi lei probabilmente sta solo avendo difficoltà a elaborare il fatto che tu sei nella sua vita solo perchè ci devi essere.

Leggo il suo messaggio e sento la verità scavarmi direttamente nelle ossa. Sydney ha ragione. La malattia di Maggie è l’unica ragione per la quale siamo ancora in contatto. Per quanto lo sapessi, non volevo ammetterlo. Ma ci sono io e c’è Maggie e siamo in parti opposte della terra in questo momento con questa corda chiamata Fibrosi Cistica che ci tiene allacciati insieme.

Ridge: Hai ragione. Ma speravo non ce l’avessi.

Sydney: Sono sicura che anche lei sperava sarebbe stato differente. Come pensi che l’abbia fatta sentire il fatto che fossi a casa sua solo perchè dovevi esserci e non perchè volessi?

Ridge: Sono sicuro che si sia risentita.

Sydney: Esattamente. E quando le persone si risentono, si comportano male. Dicono cose che non intendono.

Ridge: Forse, ma quali erano le mie scuse? Mi sono sfogato con lei come non mi ero mai sfogato con nessuno. Ed è per questo che non riesco a smettere di pensare a questa situazione, perchè mi sento come se avessi perso la pazienza con lei.

Sydney: Sembra che sia così. Ma non credo dovresti pentirtene. A volte tenere a qualcuno significa dire cose che non vuoi dire, ma che hanno bisogno di essere dette.

Ridge: Già. Forse è così.

Sydney: Il tuo cuore è la parte che preferisco di te, Ridge.

Lei ama davvero la parte di me che Maggie non aveva mai potuto amare. Penso sia per questo che funziona solo per me e Sydney. Ho finalmente qualcuno che è innamorato della totalità di me.

Sydney: Non mentirò, comunque. Qualche volta il tuo cuore mi spaventa.

Ridge: Perchè ti spaventa?

Sydney: Perchè. Ho paura che Maggie stia colando a picco. E so che ti preoccupi di quello anche tu. Ho paura che il tuo senso di colpa e la tua preoccupazione ti forzeranno a tornare con lei, solo per poterla aggiustare.

Ridge: Sydney…

Sydney: Hey, in questo momento siamo scomodamente onesti.

La guardo, completamente sbalordito da quella risposta. Lei alza gli occhi su di me con un accenno di paura nella sua espressione, come se pensasse che potrei davvero essere d’accordo con quella stupida preoccupazione.

Ridge: Sydney, non ti lascerei mai per poter essere in grado di risolvere i suoi problemi. Sarei a pezzi senza di te. Poi chi aggiusterebbe me?

Lei legge il mio commento e io la guardo mentre allunga una mano e fa scorrere un pollice sullo schermo sopra le mie parole. Poi evidenzia la frase e la copia. Apre un documento Word e la incolla sotto un’altra manciata di commenti.

Mi chino per avere una visuale migliore dello schermo del suo computer, ma lei si sbriga e chiude il programma. Sono riuscito a dare un’occhiata solo per mezzo secondo, ma potrei giurare che il titolo del documento dicesse, “Le cose che dice Ridge.”

Ridge: Quel documento ha il mio nome nel titolo?

Sydney: Forse. Non preoccuparti di quello.

Abbasso lo sguardo su di lei che sta cercando di reprimere un sorriso. Scuoto la testa, quasi certo di sapere cos’ha appena fatto.

Ridge: Ti salvi le cose? Cose che ti dico? Come… hai davvero un file di cose che ti ho detto?

Sydney: Sta zitto. Ti comporti come se fosse strano. Un sacco di persone ha delle collezioni.

Ridge: Sì, di cose tangibili, come monete o animali imbalsamati. Non credo che molte persone collezionino pezzi di conversazioni.

Sydney: Vaffanculo.

Rido e poi evidenzio la sua frase e la copio. Apro un nuovo file Word e la incollo sul documento, poi salvo il file col nome, “Cose che dice Sydney.”

Mi dà uno spintone sulla spalla. Spengo il portatile e poi chiudo il suo e li sposto dall’altra parte accanto a lei. Le avvolgo un braccio attorno e appoggio il mento sul suo petto, alzando gli occhi su di lei. “Ti amo.”

Lei alza un sopracciglio. “Veloce fagiolo chiesa.”

Inclino la testa. “Dillo di nuovo. Sono abbastanza sicuro di aver letto male le tue labbra.”

“Smettila. Di fare. L’idiota.”

Faccio un sorrisetto per la mia pessima lettura delle labbra e poi la bacio sul petto. Poi sul collo. Poi le dò un piccolo bacio sulle labbra e la tiro giù dal letto. “È l’ora del nostro appuntamento. Andiamo a vestirci.”

Lei segna, “Dove andiamo?”

Faccio spallucce. “Dove vuoi andare?”

Prende il suo telefono mentre mi sto infilando la maglia e mi scrive.

Sydney: Sarebbe strano se tornassimo in quella tavola calda?

Cerco di ricordare una tavola calda in cui siamo stati, ma l’unica che mi viene in mente alla quale possa riferirsi è quella in cui l’ho portata la prima sera che ci siamo conosciuti di persona. Era il suo compleanno e io ero dispiaciuto perchè la sua giornata era stata davvero schifosa, quindi l’avevo portata a mangiare la torta.

Ridge: Quella vicino al mio appartamento?

Annuisce.

Ridge: Perchè dovrebbe essere strano?

Sydney: Perchè. È stata la prima sera in cui ci siamo incontrati. E forse andare là per il nostro primo appuntamento sarebbe come festeggiare quel momento.

Ridge: Sydney Blake. Devi perdonare te stessa per esserti innamorata di me. Abbiamo condiviso un sacco di capitoli che non hanno bisogno di essere strappati dal nostro libro, semplicemente perchè ci sono delle cose in loro che non ti piacciono. Sono parte della nostra storia. Ogni singola frase è importante per il nostro lieto fine, buona o cattiva.

Sydney legge e poi fa scivolare il suo telefono in tasca come se la cena si fosse consolidata solo grazie a quell’ultimo messaggio. Segna le parole successive che dice.

“Grazie. Era bellissimo. Ponte. Nuvola. Brufolo.”

Rido. “Dovrebbe essere una vera frase?”

Sydney scuote la testa. “Non so ancora come segnare la maggior parte delle parole. Ho deciso che improvviserò delle parole a caso quando non saprò come segnare ciò che davvero vorrei dire.”

Le indico di tirar fuori il cellulare dalla sua tasca.

Ridge: Hai detto ponte, nuvola e brufolo. lol Cosa stavi cercando di segnare?

Sydney: Non sapevo come segnare che dopo l’appuntamento di stasera stai per diventare davvero fortunato.

Rido e le avvolgo un braccio intorno, avvicinandola finchè la sua fronte incontra le mie labbra. Dannazione, non riesco ad averne abbastanza della mia ragazza. Non riesco nemmeno ad averne abbastanza del ponte, della nuvola, del brufolo.

***

Abbiamo guidato con la macchina di Sydney fino al mio appartamento perchè non avevo la mia e non potevamo andare a piedi fino al ristorante dal suo appartamento come avremmo potuto fare dal mio. Lei ha insistito di camminare come avevamo fatto l’ultima volta. Sydney ha ordinato la colazione per cena ma ha mangiato anche metà dei miei anelli di cipolla e tre morsi del mio hamburger.

Abbiamo deciso di giocare alle venti domande durante la cena, quindi abbiamo usato i nostri telefoni anzichè segnare perchè era troppo difficile fare quello e mangiare nello stesso momento. Nei quarantacinque minuti in cui siamo stati qui, non ho pensato al mio litigio con Maggie. Non ho pensato a quanto sono indietro col lavoro. Non ho nemmeno pensato a quel dannato spoiler di Game of Thrones. Quando sono con Sydney, la sua presenza assorbe tutte le parti brutte della mia giornata e mi riesce così facile concentrarmi su di lei e solo su di lei.

Finchè non appare Brennan.

Ora sono concentrato su Brennan mentre si infila nel divanetto accanto a Sydney e si allunga sul tavolo a prendere il mio ultimo anello di cipolla.

“Ciao.” Si ficca in bocca l’anello di cipolla e io mi appoggio all’indietro sulla sedia, chiedendomi che diavolo stia facendo qui. Non che m’interessi. Ma è il primo appuntamento ufficiale mio e di Sydney e sono confuso sul perchè lui lo stia rovinando.

“Che cosa ci fai qui?” gli segno.

Brennan fa spallucce. “Non ho niente in programma per stasera. Mi annoiavo e sono andato al tuo appartamento ma tu non c’eri.”

“Ma come sapevi che eravamo qui?”

“L’app”, dice, prendendo la mia soda e bevendone un sorso. Gli rivolgo uno sguardo che gli fa capire che non ho la minima idea di cosa stia parlando.

“Sai”, dice. “Quelle app che puoi usare per rintracciare i cellulari delle persone. Io rintraccio il tuo tutto il tempo.”

Ma che diavolo? “Ma devi installare l’app sul mio telefono.”

Brennan annuisce. “L’ho fatto tipo un anno fa. Per tutto il tempo so dove sei.”

Questo spiega molte cose. “È una cosa strana, Brennan.”

Si appoggia contro la sua sedia. “No, non lo è. Sei mio fratello.” Guarda Sydney. “Ciao. È bello vederti completamente vestita.”

Gli dò un calcio sotto al tavolo e lui ride, poi incrocia le braccia sul tavolo e dice la sua prossima frase. “Te la senti di scrivere qualcosa stasera?”

Scuoto la testa. “Sono ad un appuntamento con la mia ragazza.”

Le spalle di Brennan si afflosciano e si lascia ricadere contro il divanetto. Sydney sposta lo sguardo da me a lui.

“Una canzone?” dice lei. “Volete scrivere una canzone stasera?”

Brennan fa spallucce. “Perchè no? Mi serve altro materiale e sono dell’umore giusto. La mia chitarra è in macchina.”

Sydney si raddrizza di scatto e inizia ad annuire. “Per favore, Ridge? Voglio guardarvi mentre scrivete una canzone.”

Brennan annuisce. “Per favore, Ridge?”

Le suppliche di Brennan non servono a farmi cambiare idea, ma solo perchè l’hanno già fatto quelle di Sydney. Inoltre, per tutto il tempo in cui sono stato a questo appuntamento con lei, le parole di una canzone hanno continuato a girarmi in testa. Meglio farle uscire ora finchè le sto provando.

Pago il conto e usciamo fuori diretti al mio appartamento, ma Brennan indica un parco dall’altro lato della strada. Corre alla sua auto e recupera la sua chitarra e l’altra roba con cui scrivere. Camminiamo tutti e tre fino al parco e troviamo due panchine una di fronte all’altra. Brennan si siede su una e io e Sydney sull’altra.

Brennan gira la sua chitarra e ci appoggia sopra il blocchetto degli appunti. Scrive su di esso per qualche minuto e poi me lo passa. Ha scritto la musica per un ritornello al quale sta lavorando, ma non ci sono testi. Passo diversi minuti a studiarlo. Vedo Brennan e Sydney che parlano mentre guardo la musica e cerco di capire come aggiungere la prima strofa al ritornello. Lui mi segna la prima parte della conversazione ma quando vede che non sto prestando attenzione a nessuno dei due, smette di segnare e continua a parlare con Sydney. Mi piace che stiano facendo conversazione senza di me. Non è come quando le persone parlano dimenticandosi di segnare per me. È solo una conversazione che stanno avendo perchè sanno che mi ci vuole un po’ per concentrarmi su questa canzone.

Ripenso al dialogo di prima tra me e Sydney, e a come lei aveva espresso la paura che un giorno potrei rimettermi con Maggie perchè voglio aggiustare tutto quello che non va nella sua vita. Cerco di elaborarla in un paio di frasi, ma non c’è niente che gli si addica. Chiudo gli occhi e cerco di ricordare le parole esatte che le avevo detto.

“Sarei a pezzi senza di te. Poi chi aggiusterà me?”

Leggo la frase ancora e ancora. “Chi aggiusterà me?”

È così che a volte costruisco le fondamenta per i miei testi. Penso a una persona. Penso a una conversazione con quella persona, o a un pensiero che ho su quella persona. E poi mi faccio una domanda riguardo a quel pensiero, poi costruisco una strofa attorno a quella risposta.

Quindi… Chi aggiusterà me? L’unica persona che potrebbe riparare il mio cuore spezzato sarebbe Sydney.

Trovo il punto giusto in quella risposta e scrivo il testo, “Tu sei l’unica che mi aggiusta.”

Picchietto la matita sulla pagina a tempo con la musica che Brennan ha scritto per me. Lui prende la sua chitarra e guarda la mia matita, poi inizia a suonare. Con la coda dell’occhio riesco a vedere Sydney che si porta le ginocchia al petto e ci avvolge attorno le braccia, guardandoci. La guardo per un momento, aspettando che i ricordi di lei mi ispirino un’altra strofa. Cosa voglio che sappia quando ascolterà questa canzone?

Trascrivo diverse frasi in ordine sparso e nessuna fa rima con l’altra, ma tutte mi ricordano Sydney. Ci costruirò intorno un momento e le trasformerò in versi. Ho solo bisogno di buttare fuori le cose di base che sto pensando.

“C’era una verità in te dall’inizio.”

“Penso tu sia bella quando parli.”

“Io porto la confusione e tu il pulito.”

“Arriverà il tempo e vedrai. Sei l’unica che mi aggiusta.”

Alzo lo sguardo dalla pagina e Brennan sta ancora suonando, lavorando attraverso il ritmo della canzone della quale ho appena messo insieme il ritornello. Sydney mi sta guardando, sorridendo. È tutto ciò di cui ho bisogno per finire il testo. Mi sposto sulla panchina con Brennan e gli mostro le parole, che corrispondono al suo ritornello. Lui inizia a provarle mentre io finisco il testo.

Quasi un’ora dopo, abbiamo una canzone completa. È la più veloce che abbiamo mai scritto insieme. Brennan non ha ancora cantato nessuna delle strofe a voce alta per lei, quindi mi siedo sulla panchina con Sydney e la tiro contro di me prima che lui le canti e suoni tutta la canzone. Lui inizia a strimpellare la chitarra e lei avvolge le braccia attorno a me, appoggiando la testa sulla mia spalla.

Alzarmi presto, andare a letto tardi

Questo è quello che faccio, questo è il mio errore

Dimmi qualcosa e io lo dimenticherò

Non sono perfetto, sono lontano dall’esserlo

Sono fuori dalla porta con 15 minuti di ritardo

Pensando di essere in anticipo, ma ti ho fatta aspettare

Non lavare i miei piatti per una settimana

Ma penso tu sia bella quando parli

Chiedi in giro, ti renderai conto

Che sei l’unica a cui sto pensando

Arriverà il tempo e vedrai

Sei l’unica che mi aggiusta

Sei l’unica che mi aggiusta

Io porto la confusione e tu porti il pulito

Penso tu sia divertente quando sei cattiva

C’era una verità in te fin dall’inizio

E niente può spezzare questa presa sul mio cuore

Chiedi in giro, ti renderai conto

Che sei l’unica a cui sto pensando

Arriverà il tempo e vedrai

Sei l’unica che mi aggiusta

Sei l’unica che mi aggiusta, sì

Fuori controllo, fuori dalla mia mente

Ti ho fatta aspettare su una bugia bianca

Mi ci è voluto un minuto ma finalmente ho trovato la mia strada

Chiedi in giro, ti renderai conto

Che sei l’unica a cui sto pensando

Arriverà il tempo e vedrai

Sei l’unica che mi aggiusta

Chiedi in giro, ti renderai conto

Che sei l’unica a cui sto pensando

Arriverà il tempo e vedrai

Sei l’unica che mi aggiusta

Sei l’unica che mi aggiusta, sì

Quando Brennan finisce di suonare, Sydney all’inizio non si muove. È rannicchiata contro di me, la sua mano chiusa a pugno sulla mia maglietta. Credo le serva un momento per assorbire il tutto.

Quando alla fine si allontana dal mio petto, ha le lacrime agli occhi e se le asciuga via con le dita. Brennan e io aspettiamo che dica qualcosa, ma lei scuote solo la testa. “Non fatemi parlare proprio adesso. Non ci riesco.”

Brennan mi sorride. “Senza parole. La tua ragazza approva.” Si alza e dice, “Me ne vado al tuo appartamento a registrarla sul telefono finchè ce l’ho fresca in mente. Volete un passaggio?”

Sydney annuisce e mi prende la mano. “Sì. Ma non resteremo da Ridge. Dobbiamo tornare al mio appartamento. È importante.”

Le rivolgo uno sguardo confuso.

Lei di rimando mi fulmina con uno sguardo inflessibile. “Ponte. Nuvola. Brufolo. Ora.”

Sorrido mentre mi tira verso la macchina di Brennan.

Credo abbia amato quella canzone.

Brennan e Ridge sono entrambi scesi dalla macchina di Brennan, ma io sono ancora seduta sul sedile del passeggero, a guardare l’auto parcheggiata accanto alla nostra. È quella di Hunter. Ma non è Hunter a chiudere il portabagagli. È Tori. È per questo che sono congelata sul posto perché non mi aspettavo di vederla e non voglio davvero che lei mi veda. Di certo non finirò con il colpirla di nuovo, ma non ho ancora voglia di parlarle.

È troppo tardi, però, perché Ridge non la riconosce e apre la mia portiera proprio mentre lei sta facendo il giro della parte anteriore della nostra macchina. Si ferma sui suoi passi quando i nostri occhi si incontrano.

Dannazione.

Prendo la mano di Ridge e scendo lentamente dall’auto. Tori sembra aver visto un fantasma. Ma non scappa come vorrei. Invece, posa le buste della spesa sul cofano della sua auto. Poi si volta verso di me, portandosi le braccia attorno alla vita come per proteggersi.

“Ciao,” dice. Si capisce che vuole parlare. E proprio non ce la faccio a comportarmi da stronza.

Guardo Ridge. “Vai”, segno. “Due minuti.”

Ridge lancia un’occhiata a Tori e poi a me. Annuisce e indietreggia, mettendosi al passo con Brennan mentre si dirigono verso l’appartamento di Ridge.

Tori sembra star bene. Ha sempre un bell’aspetto. Mi ritrovo a tirarmi la coda di cavallo e a togliermi un ciuffo di capelli dalla faccia.

“È il tuo ragazzo?” chiede.

Alzo lo sguardo sulla cima alle scale. Ridge sta entrando nel suo appartamento all’indietro, guardandoci preoccupato. Gli rivolgo un sorriso rassicurante prima che chiuda la porta. Rivolgo la mia attenzione a Tori, incrociando le braccia sul petto. “Sì.”

C’è uno sguardo sapiente negli occhi di Tori. “È il ragazzo del balcone, giusto? Quello per cui stavi scrivendo i testi?”

Improvvisamente divento protettiva nei confronti di tutto quello che sta succedendo nella mia vita e non voglio rivelare nulla a Tori. Non so nemmeno perché sono qui fuori adesso. Sembrava che volesse davvero che mi fermassi e le parlassi. Forse è così che riesce a superare tutto ciò che è successo tra noi.

Guardo dietro di lei, alla macchina di Hunter. C’è un cartello “In vendita” attaccato ai finestrini laterali e posteriori.

“Hunter sta vendendo la macchina?”

Tori la guarda da sopra la spalla. “Sì. Pensiamo che abbia subìto danni alla pompa dell’acqua o qualcosa del genere. Ha un odore strano da un po’ di tempo.”

Mi copro la bocca con la mano, assicurandomi che non veda il mio sorriso crescere. Quando sono certa di poterlo contenere, sposto la mano e afferro il cinturino della mia borsa. “Peccato, so che adora quell’auto.”

Il telefono di Tori squilla e lei lo guarda, poi risponde, allontanandosi un po’ da me. Quasi come se non volesse che io fossi al corrente della sua conversazione.

“Che cosa?” sussurra. Il modo in cui risponde al telefono fa sembrare che sia irritata con chiunque si trovi sull’altra linea. Lancia un’occhiata al suo appartamento e dice: “Ho ancora un altro carico di buste della spesa da portare su. Dammi un secondo.”

Termina la chiamata e fa scivolare il telefono in tasca. Si avvicina al cofano della sua macchina e inizia a prendere le buste della spesa. È di fronte a me, due sacchi in ogni mano, le braccia lungo i fianchi. “Allora, um …” Fa una pausa e inspira forte, espirando altrettanto velocemente. “Vuoi prendere un caffè qualche volta? Mi piacerebbe molto riprendere il discorso. Sentire tutto sul nuovo fidanzato.”

La fisso per un momento, chiedendomi perché pensi che questa cosa mi possa andar bene. Mi rendo conto di essere stata anch’io una Tori per un periodo molto breve durante l’amicizia tra me e Ridge, ma per quanto sia arrabbiata con Hunter e per quanto Maggie sia arrabbiata con Ridge, ci sono pochi tradimenti sulla terra che feriscono peggio del tradimento della tua migliore amica. Lei è la persona con cui ho condiviso la mia vita. Una casa. Tutti i miei segreti. E per tutto il tempo che abbiamo vissuto insieme, mi stava tradendo ogni giorno.

Non voglio prendere un caffè con lei. E non voglio neanche stare qui fuori a parlare con lei, come se non mi avesse spezzato il cuore con una forza dieci volte maggiore di quanto avesse fatto Hunter.

Scuoto la testa. “Non penso che il caffè sia una buona idea.” Scelgo di passare dietro la sua auto in modo che non debba avvicinarmi ancora di più a lei. Prima di dirigermi verso le scale, la guardo. “Mi hai davvero ferita, Tori, più di quanto Hunter possa aver fatto, ma penso ancora che ti meriti di meglio di un uomo che non si preoccupa nemmeno di scendere e aiutarti a portare su la spesa.”

Vado via e corro su per le scale, lontano da lei, lontano da quella macchina puzzolente e lontano dalla triste realtà che lei non ha ancora trovato la felicità. Mi chiedo se mai lo farà.

Entro nell’appartamento e Brennan è sul divano con la sua chitarra. Annuisce con la testa verso la stanza di Ridge. Quando apro la porta della camera di Ridge, lui è sdraiato sul letto a pancia in giù, abbracciando un cuscino. Mi avvicino a lui, ma è addormentato. So che ha passato delle brutte ventiquattro ore, quindi non mi preoccupo di svegliarlo. Lo lascio riposare.

Adesso Brennan è al tavolo, suona la canzone che lui e Ridge hanno appena scritto. Vado in cucina e mi verso un bicchiere di vino. Ne rimane abbastanza solo per un altro bicchiere. Bridgette e io abbiamo davvero fatto fuori la loro riserva. Probabilmente Ridge inizierà a tenere il vino in una bottiglia di liquido lavavetri.

“Sydney?”

Mi volto verso Brennan e lui sta abbracciando la sua chitarra, il mento appoggiato su di essa. “Ho davvero fame, pensi di potermi preparare del formaggio grigliato?”

Rido non appena la domanda esce dalla sua bocca. Ma poi mi rendo conto che è serio. “Mi stai chiedendo di farti un panino?”

“È stata una lunga giornata e non so come cucinare, Ridge cucina sempre per me quando sono qui.”

“Oh, mio dio! Quanto anni hai? Dodici?”

“Inverti i numeri e avrai la tua risposta.”

Alzo gli occhi al cielo e apro il frigorifero per prendere il formaggio. “Non posso credere che sto per farti un panino, mi sembra di deludere ogni donna che abbia mai combattuto per la nostra uguaglianza”.

“Conta contro il femminismo solo quando fai un panino al tuo uomo. Non conta se è solo un amico”.

Rido mentre estraggo una padella dal cassetto. “Beh, non saremo nemmeno amici se pensi che puoi chiedermi di cucinare per te ogni volta che fai visita a tuo fratello.”

Brennan sorride e torna indietro verso la sua chitarra. Inizia a strimpellare una melodia che non ho mai sentito prima. Poi inizia a cantare.

Cheddar, svizzero, provolone. È lì che mi sento a casa.

Sbatti quel formaggio su un po’ di pane. 

Mi piace più di farmelo succhiare.

Formaggio alla griglia,

Formaggio alla griglia,

Formaggio alla griglia da Sydney.

Blake. Non l’Australia.

Sto ridendo per le sue impressionanti abilità d’improvvisazione, anche se era una canzone terribile. Ovviamente ha talento quanto lo ha Ridge. Solo che per qualche motivo lo sopprime.

Appoggia la sua chitarra sul tavolo e va verso il bancone. Afferra un tovagliolo di carta e lo mette di fronte a lui. Immagino che sia il suo modo di preparare un panino.

“Hai almeno qualche problema a scrivere testi o fingi di non poter scrivere a causa del tuo senso di colpa?”

“Per cosa dovrei avere senso di colpa?” chiede Brennan, mentre prende posto al bancone.

“È solo un sospetto, ma penso che tu odi il fatto di essere nato con la capacità di sentire, mentee Ridge no, quindi fai finta di aver bisogno di lui più di quanto realmente ne hai, perché gli vuoi bene.” Giro il formaggio grigliato. Brennan non risponde subito, quindi so di averlo inquadrato.

“Anche Ridge pensa questo?”

Mi giro per guardarlo in faccia. “Io non credo. Penso che lui adori scrivere testi per te, non ti sto dicendo di smetterla di fingere che tu non sappia scrivere testi come li scrive lui, sto solo dicendo che capisco perché lo fai.”

Brennan sorride, sollevato. “Sei intelligente, Sydney, dovresti davvero considerare di fare qualcosa di più con la tua vita che preparare semplicemente panini per gli affamati.”

Rido e raccolgo il suo sandwich con la spatola. Lo metto sul tovagliolo di carta di fronte a lui. “Hai ragione. Mi licenzio.”

Dà un morso, proprio mentre la porta d’ingresso si apre. Bridgette entra con in mano una busta, indossa la divisa di Hooter e uno sguardo torvo. Ci vede in cucina e annuisce, poi cammina fino alla sua stanza e sbatte la porta. ” Ti ha appena fatto un cenno con la testa?” chiede Brennan. “È stato un gesto stranamente carino che non includeva il dito medio: non ti odia più?”

“No. Siamo praticamente migliori amiche ora.” Comincio a pulire la cucina, ma Bridgette urla il mio nome dal suo bagno. Brennan alza un sopracciglio, come se fosse preoccupato per me. Vado verso il bagno e sento un sacco di trambusto. Quando apro la porta, mi afferra il polso e mi tira dentro e poi sbatte la porta. Si gira verso il mobiletto e inizia a gettare il contenuto del suo sacco nel lavandino.

I miei occhi si spalancano quando vedo cinque scatole non aperte di test di gravidanza. Bridgette inizia freneticamente a strapparne uno e me ne passa un altro. “Sbrigati,” dice lei. “Devo farla finita prima che impazzisca!” Tira fuori un bastoncino dalla scatola e ne afferra un altro da aprire.

“Penso che uno sia sufficiente per indicare se sei incinta.”

Lei scuote la testa. “Devo essere sicura di non essere incinta o non dormirò finché non avrò dodici cicli mestruali.”

Ho in mano due test aperti mentre lei strappa il terzo, poi afferra una tazza per il colluttorio da sopra il lavandino e la sciacqua. Si tira giù i pantaloncini e si siede sul water.

“Hai letto le istruzioni? Dovresti fare pipì in una tazza non igienizzata?”

Lei mi ignora e inizia a fare pipì nella tazza. Quando ha finito, la appoggia sul bancone. “Immergili!” dice.

Fisso la tazza e scuoto la testa. “Non voglio.”

Lei scarica il water e si tira su i pantaloncini, poi mi spinge via. Immerge tutti e cinque i bastoncini nella tazza in una sola volta e li tiene lì. Poi li tira fuori e li mette tutti su un asciugamano.

Tutto ciò sta accadendo così velocemente, non sono sicura di aver avuto il tempo di elaborare il pensiero che stiamo per scoprire se Bridgette diventerà madre. O se Warren sarà padre.

“Qualcuno di voi due vuole dei bambini almeno?” le chiedo.

Bridgette scuote la testa decisa. “Neanche un po’. Se sono incinta, puoi averlo tu.”

Io non lo voglio. E’ la mia idea di inferno avere un bambino composto da pezzi di Warren e Bridgette.

“Bridgette!” urla Warren, poco prima che la porta d’ingresso si chiuda. Bridgette rabbrividisce. La porta del bagno si spalanca e all’improvviso mi sento come se non dovessi essere più qui. “Non puoi scrivermi qualcosa del genere nel bel mezzo del mio gruppo di studio e poi ignorarmi quando ti richiamo!”

Warren…in un gruppo di studio? Rido, ma la mia risata fa sì che entrambi si girino verso di me. “Scusate, non riesco ad immaginare Warren in un gruppo di studio.”

Lui alza gli occhi al cielo. “È un progetto di gruppo obbligatorio.” Rivolge la sua attenzione a Bridgette. “Perché pensi di essere incinta? Prendi la pillola.”

“Sottaceti”, dice, come se fosse una buona spiegazione. “Ho rubato tre sottaceti dai piatti dei miei clienti stasera e io odio i sottaceti, ma tutto quello a cui riesco a pensare sono i sottaceti!” Torna indietro verso i test di gravidanza e ne prende uno, ma non è passato abbastanza tempo.

“Sottaceti?” dice Warren, sbalordito. “Gesù Cristo, pensavo fosse una cosa seria. Ma tu hai voglia di fottuti sottaceti.”

Warren è bloccato sui sottaceti, ma io sono ancora ferma all’idea di Warren in un gruppo di studio. “Quando ti diplomerai?” gli chiedo.

“Due mesi”

“Bene,” dice Bridgette. “Perché hai bisogno di un vero lavoro per poter crescere questo bambino.”

“Non sei incinta, Bridgette,” dice Warren, alzando gli occhi al cielo. “Hai voglia di sottaceti. Sei così drammatica.”

Questa intera conversazione mi sta facendo venire voglia di assicurare me e Ridge sull’usare la doppia protezione da ora in poi. Prendo la mia pillola religiosamente, ma c’è stata una volta o due che non abbiamo usato un preservativo. Mai più, però.

Bridgette prende uno dei test di gravidanza e preme la mano contro la fronte. “Oh, cazzo.” Si gira e lancia lo stick verso Warren. Lo colpisce sulla guancia e poi lui agita le mani mentre cerca di afferrarlo.

“E’ positivo?” chiedo.

Bridgette annuisce, facendo scorrere le mani lungo il viso. “C’è una linea! Merda, merda, merda, c’è una linea molto lunga e visibile! Cazzo!”

Guardo una delle scatole. “Una linea significa che funziona. Non significa che sei incinta.”

Warren sta tenendo lo stick tra due dita quando lo lascia cadere sull’asciugamano. “Questo ha la tua pipì sopra.”

Bridgette alza gli occhi al cielo. “Ma non mi dire, Sherlock, è un test di gravidanza.”

“Me lo hai lanciato contro. C’è pipì sulla mia faccia.” Prende un asciugamano e lo bagna sotto il lavandino.

“Non sei incinta,” la rassicuro. “Non è un segno positivo.”

Prende un altro dei test e lo studia appoggiandosi all’armadietto. “Tu credi?” Prende una scatola e la legge, poi sospira di sollievo. Versa la tazza di urina nel lavandino.

“Perché non l’hai versata nella water?” chiede Warren con un’espressione disgustata. Questo, proveniente dal ragazzo che ha mangiato un pezzo di formaggio dopo che Bridgette aveva provato a lavarsi con esso.

“Non lo so,” dice Bridgette, guardando il lavandino. Apre l’acqua per risciacquarlo. “Sono turbata, non stavo pensando.”

Warren scivola di fronte a me e avvolge le braccia attorno a Bridgette, portando la testa al suo livello. Le spazzola i capelli delicatamente. “Non ti metterò incinta, Bridgette. Dopo il nostro primo spavento, avvolgo il mio Jimmy Choo molto stretto ogni volta.”

Stavo uscendo dal bagno per dare loro un po’ di privacy, ma mi blocco quando sento che Warren si riferisce al suo pene come Jimmy Choo.

Mi giro. “Jimmy Choo?”

Warren mi guarda attraverso il riflesso nello specchio. “Sì, questo è il suo nome. Ridge non soprannomina il suo pene dopo le cose belle?”

“Cose belle?” Dico. “Jimmy Choo è uno stilista di scarpe.”

“No”, dice Warren. “Un Jimmy Choo è un raro sigaro cubano. Giusto, Bridgette?” dice, guardandola. “Sei tu quella che lo ha chiamato così.”

Bridgette cerca di mantenere la faccia seria, ma scoppia a ridere. Mi sfiora e corre nel soggiorno, ma Warren le sta alle calcagna. “Hai detto che Jimmy Choo era un sigaro enorme!” Finiscono sul divano, Warren su di lei. Stanno ridendo entrambi ed è la prima volta che li vedo davvero affettuosi.

È un po ‘inquietante che lo spavento di una gravidanza sia quello che ha tirato fuori il meglio di loro come coppia.

Warren la bacia sulla guancia e poi dice, “Dovremmo andare a festeggiare con una ‪colazione domani‬.” Si alza e guarda me e Brennan. “Tutti noi, la colazione la offro io.”

Bridgette allontana Warren da lei e si alza. “Io ci sarò se mi sveglio in tempo.”

Warren la segue fuori dal soggiorno e nella loro camera da letto. “Ragazza, non dormirai nemmeno stanotte.”

La loro porta si chiude.

Guardo Brennan. Distoglie lo sguardo dalla loro porta, e si volta verso di me.

Entrambi scuotiamo la testa.

“Sto andando a casa”, dice, alzandosi in piedi per mettere via la sua chitarra. Afferra le sue chiavi e va verso la porta.

“Grazie per il panino, Sydney. Mi dispiace, sono un moccioso. È colpa di Ridge che mi ha viziato così a lungo.”

“Questo è davvero buono a sapersi. Se Ridge è colui che ti ha viziato, allora non ho intenzione di rompere con lui perchè non si aspetterebbe che io gli prepari i panini”.

Brennan ride. “Per favore, non rompere con lui. Penso che potresti essere la prima cosa che ha reso la vita di Ridge più facile.”

Chiude la porta dietro di lui e io non posso fare a meno di sorridere alle sue parole di arrivederci. Poteva non dirle, ma il fatto che le abbia dette mi fa pensare che Brennan e Ridge siano più simili di quanto pensassi inizialmente. Entrambi premurosi.

Dopo che Brennan se ne va, chiudo la porta principale. Sento un suono martellante dietro di me, quindi mi giro e ascolto per qualche secondo per capire da dove viene.

La camera da letto di Warren e Bridgette.

Oh. Che schifo. Schifo. Schifo. Schifo.

Mi affretto verso la camera da letto di Ridge e chiudo la porta, poi striscio nel letto con lui. Non pensavo di restare qui stasera.

Ho ancora dei compiti che non ho finito questo fine settimana e ho davvero bisogno di avere un po ‘di tempo da sola per fare tutto. Ridge è troppo una distrazione.

“Syd”, dice Ridge, rotolando verso di me. I suoi occhi sono chiusi e penso che potrebbe persino essere ancora addormentato. “Non … avere paura … il pollo.” Segna l’ultima parola.

Sta parlando e segnando nel sonno. Sorrido alle sue parole insensate. Ha parlato nel sonno prima di iniziare a verbalizzare? O è qualcosa di nuovo?

Lo bacio sulla guancia e incrocio le sue braccia su di me mentre mi rannicchio contro di lui. Aspetto di vedere se parla di nuovo, ma non lo fa. Dorme e basta.

***

Ero sveglia dalle sette, ma Ridge era ancora addormentato. Si è svegliato nel mezzo della notte e si è tolto i jeans e le scarpe, ma poi è tornato a dormire.

Stavo preparando una tazza di caffè quando Warren è uscito dalla sua camera e mi aveva detto di fermarmi. “Vi porto fuori per la colazione, ricordi?” Poi è andato a svegliare Ridge, ma Ridge gli aveva detto che aveva bisogno di altre due ore di sonno.

“Lasciamolo dormire,” dico. “Fammi cambiare dal pigiama e possiamo andare.”

Warren mi dice di no, che il posto dove andremo a mangiare in realtà richiede un pigiama.

Non ho idea di dove stiamo andando, ma Bridgette voleva dormire, quindi ora siamo solo io e Warren, mentre andiamo a fare colazione in pigiama per celebrare il test di gravidanza negativo di Bridgette. Senza Bridgette.

No. Per niente strano.

“Questo ristorante ha appena aperto?” chiedo a Warren. “È per quello che non l’ho mai sentito nominare?” Prima mi aveva detto che si chiamava Fastbreak Breakfast, ma non mi suona familiare.

“Non stiamo andando in un ristorante.”

Lo guardo dal sedile del passeggero, mentre lui entra nel vialetto di un albergo e gira intorno al lato dell’edificio. “Aspetta qui,” dice, saltando fuori dalla macchina. Porta le sue chiavi con lui.

Mi siedo e lo guardo mentre si trova accanto all’ingresso laterale dell’hotel. Comincio a scrivere a Ridge per chiedergli in che diavolo di situazione mi sono ritrovata, ma prima che possa scrivere il testo, un uomo d’affari esce dalla porta laterale e non si accorge nemmeno di come Warren afferra la maniglia della porta e la tiene aperta. Mi fa cenno di scendere dalla macchina, così esco e lo seguo dentro, scuotendo la testa. Alla fine ho compreso perché mi ha detto di indossare il pigiama. Perché vuole che sembriamo degli ospiti che albergano qui.

“Mi stai prendendo in giro, Warren? Stiamo entrando di nascosto per una colazione continentale gratuita?”

Lui sorride. “Oh, non è solo una colazione gratis, Sydney, hanno dei waffle a forma di Texas qui.”

Non posso credere che questa sia la sua idea di invitare le persone fuori per fare colazione. “Questo è rubare”, sussurro, proprio mentre entriamo nell’area della colazione. Raccoglie un piatto e me lo porge, poi afferra il suo.

“Può darsi. Ma non conta sulla tua fedina penale perché sono io che ti ho portata qui. ”

Riempiamo i nostri piatti e prendiamo posto in un’area vicino alla finestra che non è visibile dalla reception. Per i primi dieci minuti, Warren parla di scuola visto che ero così incuriosita dall’idea che faccia parte di un gruppo di studio. Si sta laureando in management, che è un’altra cosa che mi intriga. Sconcerta, anche. Non riesco a immaginarlo in una posizione in cui è responsabile di altre persone, ma credo che gestisca abbastanza bene i Sounds of Cedar.

Non penso di dare abbastanza credito a Warren. Ha un lavoro, va a scuola a tempo pieno, gestisce una band locale di successo e riesce a rendere Bridgette un po’ felice. Immagino sia solo la sua dipendenza dal porno e la sua incapacità di ripulirsi che mi porta a pensare che debba ancora crescere molto.

Quando abbiamo finito di mangiare, Warren afferra un vassoio e ammucchia muffin e succhi, poi lo riporta sul tavolo. “Per Ridge e Bridgette”, dice, coprendo i muffin con un tovagliolo.

“Quante volte vieni qui? Sembra che tu abbia esperienza nell’arte del rubare la colazione.”

“Non molto spesso, ci sono alcuni hotel in città che frequento, ma provo a cambiare ogni tanto, non voglio che i receptionist diventino sospettosi.”

Rido, sorseggiando l’ultimo succo d’arancia.

“Ridge non è mai salito a bordo, sai com’è, cerca sempre di fare la cosa giusta. Maggie è venuta con me un paio di volte. Le piaceva il brivido della possibilità di essere scoperta. In realtà è la ragione per cui la chiamo colazione veloce. Abbiamo dovuto fare una pausa una volta perché un impiegato è andato in giro, annotando i numeri delle stanze e controllandoli per cognome. ”

Abbasso lo sguardo quando dice il nome di Maggie, non volendo sentire quanto è un buon amico per lei. Non che mi importi se Warren e Maggie sono amici. Non voglio sentirne parlare. Soprattutto così presto la mattina.

Lui deve notare la mia reazione, perché si sporge in avanti e incrocia le braccia sul tavolo. Inclina la testa pensieroso. “La nostra amicizia con lei ti infastidisce davvero, eh?”

Scuoto la testa. “Non tanto quanto tu probabilmente pensi. Quello che mi dà fastidio è quanto Ridge si stressi al riguardo.”

“Sì, beh, immagina quanto è stressata Maggie per questo.”

Alzo gli occhi al cielo. So quanto Maggie probabilmente è stressata, ma solo perché lei è più stressata di me non significa che non mi sia permesso di esserlo. “Ho già detto a Ridge che mi ci vorrà un po’ per abituarmi.”

Warren ride sottovoce. “Beh, sbrigati ad abituartici perché ti ho già detto una volta che non la lascerà mai.”

Ricordo quella notte molto chiaramente. Non ho bisogno che Warren me la rinfacci di nuovo. Era stato quando Ridge e io ci stavamo abbracciando nel corridoio. Warren entrò nell’appartamento e non gli piaceva quello che stava vedendo perché Ridge frequentava ancora Maggie in quel momento. Ridge non sapeva che Warren fosse nell’appartamento, ma prima che Warren entrasse nella sua stanza si accertò di mettermi al corrente dei suoi pensieri sulla nostra situazione. Le parole esatte di Warren furono, “Lo dirò solo una volta e ho bisogno che tu ascolti, non la lascerà mai, Sydney.”

Mi appoggio all’indietro sulla sedia, alzando le difese come faccio ogni volta quando Warren parla della relazione tra me e Ridge. Sembra sempre che lui faccia un passo troppo in avanti, nonostante io sia stata fin troppo accomodante e comprensibile riguardo l’amicizia tra Maggie e Ridge “Lo hai detto”, concordo. “Ma ti sei sbagliato, perchè loro si sono lasciati.”

Warren si alza e inizia a raccogliere i rifiuti dal tavolo. Si stringe nelle spalle. “Si sono lasciati, certo. Ma io non ti ho mai detto che loro non si sarebbero mai lasciati. Ti ho detto che lui non l’avrebbe mai lasciata. E non lo farà. Quindi al posto di cercare di convincere te stessa che hai solo bisogno di tempo per accettare che lei sarà sempre parte della sua vita, dovresti ricordare a te stessa che già ne eri a conoscenza. Molto prima di acconsentire ad iniziare la relazione con lui.”

Lo fisso, interdetta, mentre getta la spazzatura nel cestino. Ritorna indietro e riprende posto. Mi ero dimenticata quanto stronzo può essere con tutti. Ripenso alle sue parole nuovamente, solo che questa volta hanno un significato completamente differente.

“Non la lascerà mai, Sydney.”

Per tutto questo tempo, ho pensato che Warren intendesse che Ridge non avrebbe mai rotto con lei. Quando invece per tutto questo tempo, Warren intendeva che Maggie sarà sempre parte della vita di Ridge.

“Sai qual è l’unica cosa che renderebbe questa situazione un po’ più facile?”, dice Warren.

Scuoto la testa, non più sicura di nulla.

Mi guarda indicandomi. “Tu.”

Cosa?

“Io? Come posso renderla più facile? In caso non lo avessi notato, ci sto provando davvero tanto e ho la pazienza di un fottuto santo.”

Annuisce d’accordo. “Non sto parlando della tua pazienza” dice, sporgendosi in avanti. “Tu sei stata paziente. Ma quello che non hai fatto è stato scusarti. C’è una ragazza con cui hai avuto davvero torto, che sostiene di non avercela con te, probabilmente le devi delle scuse. Le scuse non avvengono a causa della reazione della persona che ha subìto il torto. Le scuse avvengono a causa dello sbaglio.” Sbatte le mani sul tavolo come se la conversazione fosse finita e si alza in piedi, prendendo il vassoio di cibo che ha preparato per Ridge e Bridgette.

Il mio stomaco si contrae al pensiero di un faccia a faccia con Maggie dopo tutto quello che è successo. E nonostante non sia la responsabile di tutto il risentimento che lei e Ridge hanno incrementato negli anni l’uno per l’altra, sono responsabile del fatto di essere stata una Tori per un bollente minuto e di non averla mai contattata per scusarmi.

“Andiamo,” dice Warren, tirandomi fuori dal mio stupore. “Ci sono cose peggiori nella vita che avere un ragazzo con il cuore della grandezza di un elefante.”

***

Rimango completamente in silenzio durante il viaggio di ritorno. Warren non prova nemmeno a farmi parlare. Quando ritorniamo nell’appartamento di Ridge, lui sta ancora dormendo. Gli scrivo un biglietto e lo lascio sul letto accanto a lui.

Non ho voluto svegliarti perchè hai bisogno di dormire. Ho molti compiti da fare e da recuperare oggi, quindi forse posso tornare domani dopo il lavoro.

Ti amo.

Sydney.

Mi sento male al pensiero di mentirgli perchè non sto andando a casa a studiare. Sto andando a casa a cambiarmi i vestiti.

Questo viaggio fino a San Antonio è parecchio in ritardo.

Mia madre era una donna drammatica. Tutto ruotava intorno a lei, anche quando non la riguardava. Era il tipo di persona che – quando qualcuno di vicino a lei stava vivendo qualcosa di brutto nella propria vita – lei in qualche modo lo relazionava con la sua così che le loro tragedie diventassero anche le sue. Immaginate cosa volesse dire per lei avere una figlia con la Fibrosi Cistica. Era il suo momento di assorbire l’empatia – di fare in modo che tutti provassero dispiacere per lei e a com’era diventata sua figlia . La mia malattia era diventata un problema maggiore per lei di quello che era per me.

Ma non era durata molto perchè aveva accettato una posizione temporanea con la sua compagnia a Parigi, in Francia, quando avevo tre anni. Mi aveva lasciata con i miei nonni perchè era “troppo freddo” per me là, e sarebbe stato “troppo difficile” imparare a navigare in un nuovo paese con una bambina malata come zavorra. Mio padre non era mai stato parte della mia vita, quindi non era un’opzione. Ma mia madre mi aveva sempre promesso che un giorno mi avrebbe portato a Parigi a vivere con lei.

I miei nonni avevano avuto mia madre in tarda età, e mia madre mi aveva avuta quasi a quarant’anni. Arrivando al punto, i miei nonni erano a malapena capaci di prendersi cura di loro stessi, figuriamoci di una bambina. Ma il lavoro temporaneo di mia madre, divenne permanente, e ogni anno quando veniva a casa per una visita, prometteva che mi avrebbe portato con lei quando sarebbe stato il momento giusto. Ma le sue visite natalizie finivano con l’anno nuovo e con lei che se ne tornava a Parigi senza di me.

Forse aveva l’intenzione di portarmi con lei, ma dopo aver passato due settimane con me a casa dei nonni ogni anno a Natale, si ricordava che grande responsabilità sarei stata nella sua vita. Avevo iniziato a pensare che fosse perchè non mi voleva bene, ma mi ricordo che l’anno in cui avevo compiuto nove anni, avevo compreso che era la malattia ciò che non amava di me. Non ero io.

Mi ero messa in testa che se l’avessi convinta che ero in grado di prendermi cura di me stessa e che non avrei avuto bisogno del suo aiuto, mi avrebbe portata con sè e finalmente avremmo potuto stare insieme. Nelle settimane prima di Natale dell’anno in cui ne avevo compiuti nove, ero stata estremamente cauta. Avevo preso tutte le vitamine sulle quali ero riuscita a mettere le mani in modo da non prendermi il raffreddore dai miei compagni di scuola. Mi assicuravo di avere otto ore di sonno per notte. E nonostante Austin avessi visto la sua prima neve dopo anni quell’inverno, mi rifiutai di uscire e godermela perchè avevo paura di prendere un raffreddore e finire in ospedale durante la visita di mia madre.

Quando arrivò la settimana prima di Natale, ero molto attenta a non tossire mai di fronte a lei. Non avrei preso le medicine di fronte a lei. Avevo fatto di tutto per apparire come una bambina vivace e in salute, così che non avesse avuto altra scelta se non quella di vedermi come la bambina che aveva sempre desiderato che fossi e mi avrebbe portato a Parigi con lei. Ma non accadde perchè la mattina di Natale, avevo ascoltato la conversazione che stavano avendo lei e la nonna. Mia nonna le diceva che avrebbe voluto che lei si trasferisse di nuovo negli Stati Uniti. Disse che era preoccupata di cosa mi sarebbe successo quando lei e il nonno fossero morti di vecchiaia. “Cosa farà Maggie quando noi non ci saremo più se tu non sarai da queste parti per prendert cura di lei? Devi tornare in America e instaurare una relazione migliore con lei.”

Non dimenticherò mai la risposta che le aveva dato mia madre.

“Sei preoccupata di cose che non accadranno mai, mamma. Maggie soccomberà alla sua malattia prima ancora che la vecchiaia soccomba su di voi.”

Ero stata così dilaniata dalla sua risposta a mia nonna che ero corsa in camera e mi ero rifiutata di parlare con lei per il resto del suo soggiorno. Infatti, era stato anche l’ultimo giorno in cui le avevo parlato. Accorciò la durata del viaggio, partendo il giorno dopo Natale.

Era scomparsa dalla mia vita dopo quello. Chiamava mia nonna ogni mese per controllare, ma non era più tornata per Natale perchè ogni anno dicevo a mia nonna che non la volevo vedere. Poi, quando avevo 14 anni, mia madre è morta. Stava viaggiando dalla Francia verso Bruxelles in treno per un viaggio di lavoro e ha subìto un brutto attacco di cuore. Nessuno sul treno si era accorto che era morta fino a quando non ebbero superato tre stazioni dopo la sua fermata.

Quando ho scoperto della sua morte, sono andata nella mia camera e ho pianto. Ma non ho pianto perchè era morta. Ho pianto perchè drammatica come era, non aveva mai fatto un drammatico tentativo di guadagnarsi il mio perdono. Penso perchè per lei era più semplice vivere una vita senza di me quando io ero arrabbiata con lei che non quando mi mancava.

Due anni dopo la sua morte, venne a mancare anche mia nonna. Quella era stata la cosa più dura che avessi mai dovuto sopportare. Penso di non aver ancora elaborato del tutto la sua morte. Mi amava più di qualsiasi altra persona mi abbia mai amata, quindi quando è morta, ho sentito un’assoluta mancanza di quell’amore.

E ora mio nonno – l’ultimo delle persone che mi ha cresciuta – è stato messo in un ospizio a seguito della decadenza della sua salute, unita a un caso di polmonite che è troppo debole per combattere. Mio nonno se ne andrà da qui a qualche giorno, e a causa della mia Fibrosi Cistica e della natura della sua malattia, non sono autorizzata a fargli visita e dirgli addio. Molto probabilmente morirà in un qualche momento questa settimana e proprio come temeva mia nonna, se ne saranno andati tutti e io sarò sola.

Immagino che mia madre avesse torto sul fatto che sarei morta a causa della mia malattia prima di loro. Sono sopravvissuta a tutti. Persino a mia madre.

Lo so che la mia esperienza con lei ha ostacolato tutte le altre mie relazioni. È difficile per me capire che qualcun altro possa amarmi nonostante la malattia, quando nemmeno la mia stessa madre era stata capace di farlo.

Ridge l’aveva fatto, però. Era stato lì con me nel lungo termine. Ma immagino fosse quello il problema. Ridge e io non saremmo stati insieme così tanto se non fosse stato per la mia malattia. Eravamo troppo differenti. Quindi, immagino che in qualsiasi lato della medaglia si trovino le persone – che sia perchè sono troppo egoiste per prendersi cura di me o troppo altruiste per fermarsi – io non le sopporterò. Perchè per qualche ragione, sembra che abbia perso un pezzo di me stessa in questa malattia.

Mi alzo pensando alla malattia. Passo la giornata a pensare a lei. Mi addormento pensando a lei. Ho addirittura degli incubi a causa sua. Per quanto mi ostini a dichiarare che io non sono la mia malattia, da qualche parte lungo la via, mi ha consumata.

Ci sono giorni in cui sono in grado di uscire da questa rete, ma ce ne sono molti di più in cui non ci riesco. È per questo che non avevo mai voluto che Ridge si trasferisse da me. Posso mentire a me stessa e mentire a lui e dire che è perchè volevo essere indipendente, ma in realtà, è perchè non volevo che lui vedesse la parte oscura di me. La parte che si arrende più di quanto lotta. La parte che odia più di quanto apprezza. La parte che vuole affrontare tutto questo con dignità, quando in realtà, riesco a malapena ad accettarlo con disdegno.

Sono certa che tutti quelli che lottano per vivere quotidianamente abbiano momenti dove si arrendono ogni tanto. Ma questi non sono solo momenti per me. Ultimamente, sono diventati la norma.

Mi piacerebbe poter tornare indietro a martedì. Martedì è stato grandioso. Martedì, mi ero alzata con la voglia di conquistare il mondo. Ed entro la fine di martedì sera, in qualche modo c’ero riuscita.

Ma poi era successo mercoledì mattina, quando avevo avuto una reazione esagerata e avevo fatto andare via Jake. Era arrivato venerdì, quando finalmente avevo ingoiato l’orgoglio, ma poi ero finita in ospedale, annegando nella mia stessa umiliazione. Poi era arrivato venerdì sera, quando avevo voluto solo dimenticare gli alti e bassi dei giorni passati, ma la lite tra me e Ridge era stata un nuovo colpo basso per la settimana.

E se venerdì sera era stato un punto basso, sabato mattina era il fondo del barile.

O forse lo è oggi. Non lo so. Direi che sono stati uguali.

Non riesco nemmeno a concentrarmi sulla scuola. Mi restano solo due mesi e a volte credo che Ridge avesse ragione. Ho lavorato così duramente sulla mia laurea per poter iniziare a lavorare poi sul mio dottorato, solo per sentire di aver raggiunto qualcosa. Ma forse avrei dovuto mettere tutta la mia energia in qualcosa di più valido, come farmi degli amici e costruirmi una vita vera al di fuori della scuola e della mia malattia.

Ho lavorato sul mettermi alla prova e dimostrare qualcosa a me stessa. Alla fine sono rimasta con niente a parte una laurea a cui nessuno importa se non a me.

Mi piacerebbe ci fosse una pillola magica che mi possa far uscire da questa depressione. Sono sicura che se fosse stato per Warren, quella pillola magica sarebbe arrivata sotto forma di scuse. Mi ha scritto questa mattina per farmi sapere che era dispiaciuto della bravata che aveva fatto quando aveva detto a Ridge che ero arrabbiata, ma poi mi aveva rimproverata per aver postato quella foto di Ridge nel mio letto dicendomi che avrei dovuto scusarmi.

Non gli ho risposto perchè non ero dell’umore per Warren Il Moralista stamattina. Giuro, ogni volta che c’è una piega nello scenario, lui tira fuori il suo ferro da stiro e cerca di lisciare tutto, bruciandoci tutti durante il processo. È come un Orsetto Gommoso. Aspro e poi dolce. O dolce e poi aspro. Non ci sono vie di mezzo con Warren. È completamente trasparente e qualche volta non è una cosa buona.

Ma, non mi sono mai dovuta chiedere cosa stesse pensando Warren, nè mi sono mai dovuta preoccupare di ferire i suoi sentimenti. Lui è impenetrabile, ma penso che proprio perchè è impenetrabile, presume che anche gli altri lo siano. Per quanto possa apprezzarlo, non è abbastanza per me per rispondere al suo messaggio di questa mattina con qualcosa di diverso da, “Non voglio ancora parlarne. Ti scrivo domani.”

So che se non gli avessi fatto sapere che stavo bene, si sarebbe presentato alla mia porta per assicurarsi che non mi fosse successo nulla. Il che è precisamente il motivo per cui gli ho scritto.

Ma… non credo abbia funzionato. Perchè il mio campanello sta suonando. C’è solo una minima possibilità che sia Warren, però. Scommetto che è la padrona di casa. Da quando l’ho informata qualche mese fa che mi sarei presto trasferita ad Austin per iniziare il dottorato, mi ha portato una pagnotta di pane alla banana ogni domenica. Penso lo faccia per assicurarsi che sto ancora vivendo qui e non ho distrutto la casa, ma che sia un atto di gentilezza o di curiosità, non m’interessa davvero. Quel pane alla banana è dannatamente buono.

Apro la porta e forzo un sorriso, ma il mio sorriso si spegne subito. Non è pane alla banana.

È Sydney.

Sono così confusa. Guardo dietro di lei per vedere se è qui con Ridge, ma Ridge non è dietro di lei. Nè la sua macchina è nel vialetto. Riporto gli occhi su di lei.

“Ci sono solo io”, dice.

Perchè Sydney dovrebbe presentarsi a casa mia da sola? La guardo dall’alto in basso, prendendo nota dei suoi jeans casual e della sua maglietta, le infradito, i suoi folti capelli biondi legati in una coda. Non so perchè sia qui, ma se qualche altra fidanzata si presentasse a casa dell’ex ragazza del suo fidanzato, non si presenterebbero in modo così informale, anche se fosse solo per prendere in prestito una tazza di zucchero. Alle donne piace far ingelosire le altre donne. Gli piace specialmente rendere gelose le donne che hanno dormito con l’uomo di cui sono innamorate. La maggior parte delle donne si presenterebbe col suo outfit migliore e con il trucco impeccabile e i capelli perfetti.

Vedere Sydney sulla mia porta di casa è abbastanza irritante da farmi venire voglia di chiudergliela in faccia, ma vedere che il suo obiettivo non è quello di rendermi invidiosa di lei è sufficiente per me per fare un passo indietro e farle segno di entrare.

Può esserci solo un’altra ragione per cui è qui.

“Sei qui per via del post su Instagram?” È l’unica cosa a cui riesco a pensare che possa averla portata a casa mia senza Ridge. Non è mai venuta qui prima. Infatti, non abbiamo più parlato dal giorno in cui ho letto tutti i messaggi che si erano scambiati loro due.

Sydney scuote la testa e i suoi occhi ispezionano la sala da pranzo, prendendo coscienza della mia casa. Non sembra nervosa, ma entra in casa talmente cautamente che in qualche modo sembra vulnerabile. Mi chiedo se Ridge sappia che è qui? Non è da lui lasciare che la sua ragazza vada a combattere le sue battaglie al posto suo. E Sydney non sembra proprio il tipo che combatterebbe le battaglie di Ridge.

Il che significa che è qui per combattere la sua.

“Scusa se mi sono presentata così”, dice. “Ti avrei mandato un messaggio prima, ma avevo paura mi avresti detto di non venire.”

Ha ragione, ma non lo ammetto ad alta voce. La guardo per un momento e poi mi volto e vado in cucina. “Vuoi qualcosa da bere?” chiedo, guardandola di nuovo. Lei annuisce.

“Dell’acqua sarebbe ottima.”

Prendo due bottiglie dal frigorifero e le faccio segno di accomodarsi al tavolo. Qualcosa mi dice che questa conversazione sarà più adatta al tavolo che non al divano. Ci sediamo entrambe l’una di fronte all’altra. Sydney appoggia il suo telefono e le chiavi accanto a sè e apre la bottiglia d’acqua. Prende un grosso sorso e poi rimette il tappo, portandosi la bottiglia al petto mentre si china sul tavolo.

“Che cosa ci fai qui?” Non voglio che la mia voce suoni così stizzita, ma tutto questo è così strano.

Lei si inumidisce le labbra, il che mi fa pensare che è nervosa. “Sono qui per scusarmi con te”, dice, come se fosse un dato di fatto.

Socchiudo gli occhi, cercando di dare un senso a tutto questo. Passo la notte a litigare col suo ragazzo, poi posto una foto su Instagram in un momento di egoismo stupido, eppure dice che è qui per scusarsi con me? Dev’esserci un inghippo.

“Scusarti per cosa?”

Lei rilascia un respiro veloce ma mantiene il contatto visivo con me. “Per aver baciato Ridge quando sapevo che stava uscendo con te. Non mi sono mai scusata con te. È stato schifoso da parte mia e mi dispiace.”

Scuoto la testa, ancora confusa sul perchè abbia guidato fino a qui per delle scuse di cui non ho nemmeno bisogno. “Non mi sarei mai aspettata delle scuse da te, Sydney. Non eri tu quella che aveva una relazione con me. Era Ridge.”

La bocca di Sydney si contrae, come se fosse sollevata del fatto che non sono piena di rabbia, ma sa che la situazione non richiama un sorriso di sollievo. Invece, annuisce. “Anche se fosse. Non meritavi quello che è successo. So cosa significa quando qualcuno che ti ama ti tradisce. Una volta ho dato un pugno in faccia a una ragazza per aver dormito col mio ragazzo e tu non mi hai nemmeno gridato contro per essermi innamorata del tuo.”

Mi fa piacere che lo riconosca. “È stata dura per me capire con chi dovevo prendermela dopo aver letto tutti i messaggi”, ammetto. “Sembrava che entrambi aveste provato davvero a fare la cosa giusta. Ma da quel che mi ha detto Ridge sulla tua ultima relazione, quell’esperienza era molto diversa da quello che è successo tra te e Ridge. La tua amica e il tuo ragazzo hanno messo i tuoi sentimenti per ultimi nel loro storia, ma tu e Ridge sembra abbiate almeno provato a mettere i miei per primi.”

Sydney annuisce. “Lui ci tiene a te”, dice, la sua voce poco più che un sussurro. “Si preoccupa molto. Nonostante tutto.” Prende un altro sorso dalla sua bottiglia d’acqua.

Le sue parole mi riempiono ancora più di rimorso per quello che è successo tra me e Ridge questo weekend. Perchè so che lui si preoccupa. E io mi sento come se fosse colpa mia che lui si deve ancora preoccupare per me. Non solo perchè non mi prendo cura di me stessa in tutti i modi che lui vorrebbe, ma perchè tanto per cominciare ho messo tutto questo su di lui. Mi sono permessa di iniziare una relazione con lui, sapendo che se non avesse funzionato alla fine, una parte di lui sarebbe stata con me per sempre perchè lui è proprio quel tipo di persona. Non sono in una situazione dove lui può decidere di voltarmi le spalle completamente e sentirsi bene con quella scelta. Il che in qualche modo deve influenzare Sydney. Sapere che lei non si libererà mai completamente di me finchè non prenderò la decisione di tagliare completamente i ponti con Ridge. È quasi impossibile però tagliarmi interamente fuori dalla sua vita quando abbiamo ancora un amico in comune.

Mi chino in avanti e incrocio le braccia sul tavolo, tirando la manica della mia maglia mentre guardo in basso verso di essa. “È per quello che sei qui?” chiedo, alzando gli occhi su di lei. “Per dirmi che mi vuoi fuori di scena?”

Ora mi aspetto che annuisca immaginando che fosse il motivo per cui è venuta ad Austin. Aveva bisogno di pulirsi la coscienza prima di chiedermi diplomaticamente di uscire dalla vita di Ridge. Ma non annuisce. Non scuote nemmeno la testa. Mi fissa solamente come se cercasse di formulare una risposta che non mi offenda.

“Ridge si preoccuperà per te, che faccia parte della tua vita oppure no. Sono qui per assicurarmi che tu stia bene. E se non è così, voglio sapere cosa posso fare per aiutarti ad arrivarci. Perchè se tu stai bene, Ridge non sarà così preoccupato. E di conseguenza io non sarò così preoccupata per Ridge.”

Non so cosa dire. Non so neanche se dovrei essere offesa per questo. Le è qui – non perchè è preoccupata per me – ma perchè lo è per Ridge. Una parte di me le vorrebbe dire di andarsene, ma l’altra parte è sollevata per quello che ha detto. Perchè se avesse detto che era preoccupata per me, non le avrei creduto. Lei è un po’ come Warren su questo. Trasparente al punto che punge.

Sydney fa un respiro pesante e poi dice, “Ho passato molto tempo a cercare di mettermi nei tuoi panni. Dicendo a me stessa che avrei fatto le cose differentemente se fossi stata in te.” Non mi guarda mentre parla. Gioca con il tappo della bottiglia d’acqua, evitando il contatto visivo. “Mi sono detta che mi sarei presa cura in modo migliore della mia salute rispetto a come fai tu. O non avrei fatto scelte irresponsabili, come lasciare l’ospedale prima di essere dimessa. Ma queste cose sono semplici da dire per me perchè non sono effettivamente nei tuoi panni. Non posso neanch immaginare cosa stai passando, Maggie. Non so cosa vuol dire prendere diverse medicine ogni giorno, o visitare un dottore più volte di quanto faccia visita ai miei genitori. Non devo preoccuparmi dei germi ogni volta che metto un piede fuori di casa o ogni volta che qualcuno mi tocca. Non programmo la mia agenda in base ai trattamenti che sono costretta a fare per prendere un semplice respiro. Non devo basare ogni decisione che prendo sulla possibilità che probabilmente morirò un giorno nei prossimi dieci anni. E non posso stare seduta qui e credere che se fossi nei tuoi panni, non incolperei Ridge per preoccuparsi troppo per me. Perchè l’unica cosa che lo lega a me è il suo amore. Non ci sono altri fattori che lo legano a me. Ha cercato di proteggerti, ma tu vuoi solo che lui ignori la tua malattia, in modo da poterlo fare anche tu.”

Finalmente alza lo sguardo dalla bottiglia d’acqua e posso giurare che ci sono delle lacrime nei suoi occhi. “Lo so che non ti conosco per niente bene”, dice. “Ma so che Ridge non sarebbe così scosso se non ci fossero milioni di qualità che lui vede in te. Spero che una delle tue qualità sia quella di mettere da parte l’orgoglio abbastanza da realizzare che gli devi delle scuse per averlo fatto sentire nel modo in cui si è sentito dopo aver lasciato la tua casa sabato. Se lo merita davvero così tanto per quanto profondamente ti ha amata, Maggie.”

Si asciuga una lacrima. Apro la bocca per rispondere, ma non viene fuori niente. Sono sotto shock, credo. Non mi aspettavo che lei fosse qui perchè vuole che io contatti Ridge.

“Potrai credere che non hai bisogno di lui, e forse è vero,” aggiunge. “Forse non ne hai. Ma Ridge ha bisogno di te. Ha bisogno di sapere che ti stai prendendo cura di te stessa e che sei al sicuro perchè se non ha almeno queste rassicurazioni, la sua preoccupazione e il senso di colpa lo consumeranno. E per rispondere alla domanda di prima…no. Non ti voglio fuori dal quadro. Era il tuo quadro prima. Tuo, di Warren e Ridge. Ma ora io sono parte di esso, abbiamo bisogno di capire come adattarci.”

Sono ancora senza parole. Prendo un sorso d’acqua e lentamente la richiudo, fissandola, evitando gli occhi pieni di lacrime di Sydney. Sto cercando di trovare un senso a tutto quello che ha appena detto senza metterci troppo tempo nel rispondere. “Questo è tanto”, dico. “Ho bisogno di un momento.”

Lei annuisce. Restiamo sedute in silenzio mentre cerco di analizzare tutto. Mentre cerco di analizzare lei. Non la capisco. Come può una perona essere così comprensibile? Sarebbe facile per lei sussurrare nelle orecchie di Ridge anzichè nelle mie. Ma invece, lei è qui. Sicuramente senza che lui lo sappia. Combattendo per adattarmi nel quadro di cui onestamente non faccio più parte.

“Sei una persona migliore di me”, dico alla fine. “Riesco a capire ora perchè si è innamorato di te.”

Sydney sorride un po’. “Una volta si è innamorato anche di te, Maggie. Mi sembra difficile credere che non avesse milioni di ragioni per farlo.”

La fisso, chiedendomi se fosse vero. Ho sempre creduto che la mia malattia fosse la causa per cui Ridge si è innamorato di me. Lo avevo anche detto a lui una volta. Le mie parole esatte erano state, “Credo che la mia malattia sia la cosa che ami di più di me.” L’avevo detto proprio qui in sala da pranzo quando avevamo chiuso definitivamente.

Forse non era vero. Forse mi amava per me stessa, e nel farlo, voleva veramente il meglio per me e non per la sua personalità.

Mio Dio, mia madre mi ha proprio incasinata. C’era da aspettarselo, credo. Quando hai una madre che non ti ama, come puoi credere che qualsiasi altra persona lo farà?

Sydney ha ragione, Ridge merita molto più rispetto di quello che gli ho dato. Inoltre merita la ragazza seduta di fronte a me in questo momento perchè questa situazione poteva prendere molte strade diverse, ma lei ha scelto la più difficile. Quando una persona prende la strada più difficile, incoraggia le altre persone che le stanno intorno a fare lo stesso.

Sarà sicuramente difficile e imbarazzante le prime volte, ma sono grata che lei sia nel nostro quadro ora.

Sto camminando in giro per il mio appartamento come se stessi calpestando delle uova, timoroso di aprire porte, timoroso di mangiare il cibo fuori dal frigorifero, timoroso di andare a dormire. È il turno di Warren di farmi uno scherzo, quindi lo sto aspettando di qui a qualche ora e con qualsiasi cosa mangi o beva. Ma non arriva mai. Il che mi rende ancora più paranoico.

Forse non farmi uno scherzo è lo scherzo.

No, non è così intelligente.

Mi piacerebbe poter passare la notte a casa di Sydney solo per sbarazzarmi di questa paranoia, ma lei lavora in biblioteca fino a orario di chiusura, quindi prima di mezzanotte non sarà nemmeno a casa. Poi domani ha una lezione alle otto di mattina.

Non la vedo da sabato. O domenica, in realtà, ma ho dormito così profondamente che non mi ricordo nemmeno di lei che usciva per fare colazione o che mi scriveva un biglietto. Ma ora è martedì e sto iniziando ad andare in astinenza da Sydney.

Finalmente mi sono riportato in pari col lavoro, però. E ho mandato a Brennan i testi per una canzone tutta nuova. Ora sto cercando su Google nuovi scherzi da poter fare a Warren perchè mi sento di dover stare sempre un passo avanti a lui, ma la cosa migliore che mi propone Google sono i post-it scherzosi ai quali ci rifiutiamo di abbassarci. Il resto l’abbiamo provato tutto.

Sto guardando una compilation di video su YouTube di alcuni compagni di stanza che si fanno scherzi a vicenda quando sento il mio telefono vibrare sul letto.

Sydney: Sono stanca di rifornire libri. A quest’ora dovrebbero davvero usare dei robot per farlo.

Ridge: Ma così saresti senza lavoro.

Sydney: A meno che non fossi un ingegnere. In quel caso potrei essere la responsabile del robot.

Ridge: Forse dovresti cambiare il tuo corso di laurea.

Sydney: Cosa stai facendo?

Ridge: Cercando su Google degli scherzi per Warren. Sono a corto di idee. Tu ne hai qualcuna?

Sydney: Dovresti riempire una scatola con cinque gattini e metterla in camera sua. Perchè comprare al tuo amico un gattino è una cosa dolce, ma comprargliene cinque è terribile.

Ridge: Non sono sicuro che sarebbe divertente per me perchè probabilmente li terrebbe tutti e cinque e io finirei col dover pagare cinque depositi animali.

Sydney: Già, era un’idea terribile per uno scherzo.

Ridge: Vedo che non è cambiato niente. Sono ancora il maestro degli scherzi.

Sydney: Disse il ragazzo che sta avendo un brutto caso di blocco da scherzi.

Ridge: Touchè. Hey, stasera avrai una pausa pranzo?

Sydney: L’ho già fatta alle sei. :/

Ridge: Dannazione. Immagino ci vedremo domani pomeriggio. Vuoi che venga da te?

Sydney: Sì, per favore. Ti voglio tutto per me per la serata.

Ridge: Allora sono tuo. Ti amo. Ci vediamo domani.

Sydney: Ti amo.

Chiudo i nostri messaggi e apro quello che ho appena ricevuto da Bridgette mentre stavo salutando Sydney. Bridgette non mi scrive mai se non per dirmi che c’è qualcosa di rotto nell’appartamento. Non questa volta, però. Il suo messaggio dice semplicemente, “C’è qualcuno alla porta”, come se lei fosse troppo occupata per alzarsi e andare ad aprire. Non apre mai la porta, comunque. Mi chiedo se sia perchè non si sente come se questo fosse davvero il suo appartamento.

Vado al mio armadio e prendo una maglia, indossandola da sopra la testa mentre m’incammino verso la porta d’entrata. Guardo dallo spioncino mentre la mia mano sta girando la maniglia, ma smetto di girarla non appena riconosco Maggie. È in piedi fuori dalla porta, con le braccia avvolte attorno a sè mentre il vento le scompiglia i capelli.

I pochi secondi dopo sono un po’ bizzarri per me. La guardo per un momento, chiedendomi cosa voglia, ma non abbastanza dal farmi voler aprire la porta di corsa. Mi volto e guardo la sala da pranzo, avendo bisogno di un secondo per concentrarmi sulla mia prossima mossa. Questa è la prima volta che si presenta al mio appartamento in qualità di ex ragazza. Non le ho mai aperto la porta senza baciarla immediatamente. Non le ho mai aperto la porta senza trascinarla in camera mia. Non ho nessun desiderio di fare nessuna di queste cose, nè sento la mancanza di questa nostra routine. Mi sento solo… diverso.

Mi volto e apro la porta, proprio mentre lei si arrende e se ne va verso le scale. Alza gli occhi su di me e si ferma sul primo gradino, poi lentamente si volta e mi guarda in faccia. La sua espressione è calma. Non mi sta guardando come se non mi sopportasse – come mi stava guardando questo weekend. Alza una mano e si sposta i capelli dal viso, aspettando che la inviti a entrare. C’è aria di umiltà mentre abbassa gli occhi sui suoi piedi per qualche secondo. Quando i nostri occhi si incontrano di nuovo, faccio un passo indietro e tengo la porta aperta. Lei continua a fissare i suoi piedi mentre entra nell’appartamento.

Tiro fuori il telefono dalla tasca mentre Maggie è in piedi al centro della sala. Non voglio che questo diventi qualcosa che non è, quindi mando un messaggio a Sydney.

Ridge: Maggie si è appena presentata qui senza preavviso. Non sono ancora sicuro del motivo, ma volevo che lo sapessi.

Mi rimetto il telefono in tasca e guardo Maggie. Lei fa cenno al frigorifero e mi chiede se può prendersi qualcosa da bere. È strano, perchè prima non l’avrebbe mai chiesto. L’avrebbe semplicemente preso. Annuisco e dico, “Certamente.”

Lei si avvicina al frigo e apre l’anta, ma fissa l’interno con aria assente per un attimo. È allora che realizzo che non ho nessuna Dr. Pepper per lei. Avevo l’abitudine di rifornire il frigorifero di Dr. Pepper per quando lei sarebbe venuta qui, ma sono passati mesi dall’ultima volta in cui è stata qui. Ho smesso di comprare Dr. Pepper dopo che abbiamo rotto. Era strano all’inizio, non prendere il solito pacco da 12 che prendevo ogni volta che andavo a fare la spesa, ma ormai non ci penso nemmeno più. Ora mi assicuro solo di avere acqua e tè.

Prende due bottigliette d’acqua e me ne passa una. “Grazie”, dico.

Indica il tavolo della cucina e segna, “Hai un minuto?”

Annuisco, ma sono ben consapevole che il mio telefono non ha vibrato nella mia tasca. O Sydney non ha ancora letto il mio messaggio, oppure è arrabbiata che Maggie si sia presentata qui. Spero sia la prima opzione. Sono sicuro che è così. Sydney è la persona più ragionevole che abbia mai conosciuto. Anche se le desse fastidio che Maggie sia venuta qui, mi risponderebbe comunque al messaggio.

Siamo entrambi seduti al tavolo ora, io a capotavola e lei sulla sedia alla mia destra. Si toglie la giacca e poi unisce le mani di fronte a sè, appoggiando i gomiti sul tavolo. Le sta fissando, prendendo dei respiri profondi per calmarsi. I suoi occhi scivolano nella mia direzione quando inizia a segnare. “Sarei venuta prima, ma mio nonno è morto due giorni fa. Domenica sera.”

Rilascio immediatamente un sospiro e le prendo la mano. La stringo, poi la tiro verso di me per un abbraccio. Mi sento un coglione adesso. Sapevo che era malato. Non importa come fossero andate a finire le cose tra noi sabato mattina, avrei dovuto chiederle di suo nonno. È morto due giorni fa e io non ne avevo idea. Perchè non l’ha detto almeno a Warren?

Mi tiro indietro per chiederle se sta bene, ma lei risponde alla domanda ancora prima che gliela porga. “Sto bene”, segna. “Sai che era da un po’ che me l’aspettavo. Mia zia è arrivata dal Tennessee e mi ha aiutata con le disposizioni oggi. Abbiamo deciso di non fare una funzione.”

I suoi occhi sono rossi e gonfi, come se avesse già pianto abbastanza per questo. “Non è il motivo per cui sono qui, però. Ero ad Austin e mi volevo fermare perchè…” Si ferma per prendere un sorso e ricomporsi. È un gran salto passare dalla morte di suo nonno a un argomento completamente diverso. Sembra un po’ provata, quindi le lascio un minuto. Si pulisce la bocca con la manica e poi mi guarda di nuovo. “Sono qui perchè ho molto da dire e mi piacerebbe avere l’opportunità di buttare fuori tutto prima che tu mi interrompa, okay? Lo sai quant’è difficile per me chiedere scusa.”

È qui per scusarsi? Wow. Non era quello che mi aspettavo, perchè ha ragione. È molto difficile per lei chiedere scusa. È una delle cose in cui Maggie e Sydney sono così diverse; è difficile abituarcisi. Sydney è veloce a perdonare e veloce a chiedere perdono, mentre con Maggie, tutto ha bisogno di un periodo di assestamento.

Come adesso. Si prende un minuto intero per adeguarsi a ciò che sta per dire prima che lo dica davvero.

“Una volta mi hai detto che quando indossavi gli apparecchi acustici, erano un costante promemoria del fatto che non puoi sentire. E che quando non li indossi, non ci pensi nemmeno,” segna. “È così che mi sono sempre sentita riguardo alla mia malattia, Ridge. Riguardo ai dottori e agli ospedali e alle medicine e al mio giubbotto. È tutto un continuo promemoria del fatto che ho questa malattia, ma quando sono in grado di evitare queste cose, non ci penso nemmeno. Ed è bello, essere capaci di avere questi momenti di normalità qualche volta. E stare con te all’inizio era parte dei miei preziosi momenti di normalità. Avevamo appena iniziato a uscire e non riuscivamo mai ad averne abbastanza l’una dell’altro. Ma più tempo passavamo insieme, e più ti accorgevi che preferivo saltare i trattamenti o le visite mediche per poter stare con te.”

Si ferma per un momento, come se quello che sta cercando di dire richieda un enorme coraggio. Ed è così. Quindi aspetto pazientemente senza interromperla come le ho promesso.

“Dopo un po’, hai iniziato a preoccuparti per me,” dice. “Hai preso il controllo della mia agenda per assicurarti che arrivassi in orario a ogni appuntamento. Mi scrivevi diverse volte al giorno per dirmi che era ora di fare il trattamento. Ti ho anche beccato a contare le mie pillole una volta così potevi essere sicuro del fatto che le stessi prendendo come avrei dovuto fare. E so che ognuna di quelle cose era fatta per il mio bene, perchè mi amavi. Ma ho iniziato a metterti sullo stesso piano di tutte le cose che volevo evitare, come le visite dal dottore e i trattamenti del respiro.” Mi guarda negli occhi. “Eri diventato uno dei promemoria costanti del fatto che stavo vivendo con questa malattia. E non sapevo come fare ad affrontarlo.”

Una lacrima le cade dagli occhi e se l’asciuga via con una manica.

“So che a volte non l’ho dimostrato, ma ti apprezzavo. Ti apprezzo. Tantissimo. È solo così complicato per me perchè ho anche del risentimento nei tuoi confronti, ma il mio risentimento ha tutto a che fare con me e niente a che fare con te. So che tutto quello che hai fatto per me è stato perchè volevi che avessi il meglio. So che mi amavi. Le cose che ti ho detto l’altro giorno venivano da una parte di me di cui non vado fiera. E…” Le sue labbra stanno tremando e le lacrime stanno iniziando a scendere copiosamente sulle sue guance. “Mi dispiace, Ridge. Davvero. Per tutto.”

Butto fuori un respiro veloce, instabile.

Devo alzarmi da questa sedia.

Mi alzo e vado in cucina a prenderle un tovagliolo, poi glielo porto. Ma non posso sedermi. Non mi aspettavo questo e non so nemmeno cosa risponderle. Qualche volta non le dico le cose giuste e questo la fa arrabbiare. È già abbastanza arrabbiata. Mi appoggio le mani dieto il collo e cammino avanti e indietro per la sala da pranzo un paio di volte. Arrivo a fermarmi quando sento vibrare il telefono. Lo prendo.

Sydney: Grazie per avermelo detto. Sii paziente con lei, Ridge. Sono sicura che le ci è voluto parecchio coraggio per presentarsi lì.

Fisso il messaggio di Sydney e scuoto la testa, chiedendomi come diavolo possa essere più comprensiva sulla mia situazione di quanto lo sia io. Onestamente non so perchè si stia laureando in musica. Il suo vero talento è la psicologia.

Faccio scivolare di nuovo il telefono in tasca e guardo Maggie che è ancora seduta al tavolo, a picchiettarsi gli occhi pieni di lacrime. Dev’essere stata dura per lei. Sydney ha ragione. Essere qui e poi aver detto tutte quelle cose ha richiesto un enorme coraggio.

Torno alla mia sedia e mi allungo sul tavolo per prendere la sua mano. La tengo tra le mie. “Ti chiedo scusa anch’io”, dico, stringendo la sua mano in modo che possa comprendere la sincerità di quella affermazione. Mi ritraggo così posso segnarle il resto di quello che ho da dire. “Avrei dovuto essere più un fidanzato per te e meno un… dittatore.”

La mia scelta di parola la fa ridere tra le lacrime. Scuote la testa. “Non eri un dittatore”, segna. “Forse più un lieve autoritario.”

Rido insieme a lei. Il che è qualcosa che non avrei mai pensato potesse succedere di nuovo dopo aver lasciato casa sua sabato mattina.

La testa di Maggie si gira di colpo nell’altra direzione, quindi alzo gli occhi per vedere Bridgette. Sta uscendo per andare al lavoro, ma si ferma quando vede Maggie nella nostra sala da pranzo, seduta al tavolo vicino a me. Le lancia un’occhiata per un momento, poi guarda me. I suoi occhi si socchiudono.

“Coglione.”

Marcia fino alla porta d’ingresso e sono abbastanza sicuro che probabilmente la sbatta quando esce. Guardo di nuovo Maggie e lei sta fissando la porta. “Cos’è questa storia?”

Faccio spallucce. “È diventata stranamente protettiva nei confronti di Sydney adesso. È stato… interessante.”

Maggie inarca un sopracciglio. “Forse dovresti scrivere a Sydney e farle sapere che sono qui. Prima che lo faccia Bridgette.”

Sorrido. “L’ho già fatto.”

Maggie annuisce consapevolmente. “Ma certo che l’hai fatto”, segna. Sta sorridendo ora e le lacrime non stanno più invadendo i suoi occhi. Prende un altro sorso d’acqua e poi si riappoggia alla sedia. “Allora. Sydney è quella giusta?”

Per un attimo non rispondo perchè è strano. Non voglio che Maggie pensi che le mancava qualcosa, ma con Sydney è diverso. È di più. È più profondo e migliore e lo desidero come non ho mai desiderato altro, ma come posso esprimere tutto questo senza essere insensibile verso ciò che io e Maggie avevamo? Annuisco, lentamente, e segno, “Lei è decisamente l’ultima.”

Maggie annuisce e un velo di tristezza le cattura gli occhi. Lo odio. Ma non posso fare nulla per cambiarlo. Le cose sono come dovevano essere ora, anche se Maggie qualche volta potrebbe provare del rimpianto.

“Mi piacerebbe che la vita arriva con il libretto d’istruzioni”, dice. “Vedere ciò che avete tu e Sydney mi fa realizzare quanto idiota sono stata a spingere via un ragazzo davvero fantastico. Sono parecchio sicura di aver rovinato per bene quell’occasione.”

Mi sposto sulla sedia a quelle parole. Non so nemmeno che cosa dire. Pensava che venire qui le avrebbe aperto un’opportunità per tornare con me? Se così fosse, ho trattato questa conversazione come qualcosa che non è. “Maggie”, dico. “Io non… noi non… torneremo mai insieme.”

Gli occhi di Maggie si socchiudono e mi lancia uno di quegli sguardi che mi rivolgeva quando mi comportavo da idiota. “Non sto parlando di te, Ridge!” Ride. “Mi riferisco al mio fighissimo dottore/istruttore di paracadutismo.”

Inclino la testa di lato, sentendomi sia sollevato che imbarazzato. “Oh. Beh. Questo è imbarazzante.”

Lei inizia di nuovo a ridere. Agita un dito avanti e indietro tra di noi. “Pensavi… quando ho detto ragazzo fantastico… hai immediatamente pensato a te stesso?” Ora sta ridendo persino più forte. Sto cercando di non sorridere, ma non ci riesco. Amo il fatto che stia ridendo e amo ancora di più che stia parlando completamente di qualcun altro.

È una cosa buona.

Maggie si alza. “Warren sarà qui sabato?”

Annuisco e mi alzo anch’io. “Sì, dovrebbe. Perchè?”

“Voglio che ci sediamo tutti insieme e parliamo. Mi sento come se dovessimo buttare giù un piano per andare avanti.”

“Sì. Certo. Mi piacerebbe se potessimo farlo. Ti dispiace se viene anche Sydney?”

Maggie si mette la giacca. “Ce l’ha già in programma”, dice, facendomi l’occhiolino.

Okay, ora sono confuso. “Hai parlato con Sydney?”

Maggie annuisce. “Per qualche ragione, si sentiva come se mi dovesse delle scuse. E… io ne dovevo a lei. Abbiamo fatto una bella chiacchierata.” Maggie va verso la porta, ma si ferma prima di aprirla. “È molto… diplomatica.”

Annuisco, ma sono ancora confuso su quando avrebbero avuto questa conversazione. O sul perchè non ne sapessi niente. “Già”, dico. “È decisamente diplomatica.”

Maggie apre la porta. “Non lasciare che Bridgette la rovini”, dice. “Ci vediamo sabato.”

“A sabato.” Le tengo aperta la porta. “E Maggie. Mi dispiace davvero tanto per tuo nonno.”

Sorride. “Grazie.”

La guardo mentre scende le scale fino alla sua auto. Una volta che se n’è andata, non chiudo la porta. Corro al bancone e prendo le chiavi, poi mi infilo le scarpe.

Guido dritto fino alla biblioteca.

***

La scorgo nell’angolo in fondo alla biblioteca. È vicina a un carrello, con un pennarello in mano, a cancellare cose da una lista mentre rifornisce gli scaffali dal suo carrello della biblioteca. Ha la schiena rivolta verso di me, quindi la guardo per un minuto intero mentre lavora. Il posto è pressochè vuoto quindi non penso che qualcuno noterà che la sto fissando. È solo che non riesco a capire quando o come lei e Maggie abbiano avuto quella conversazione. O perchè. Tiro fuori il telefono e le scrivo.

Ridge: Tu e Maggie avete parlato e non me l’hai detto?

Guardo la sua reazione mentre legge il messaggio. Si immobilizza, fissando il telefono, e poi si massaggia la fronte. Si appoggia allo scaffale e prende un respiro profondo.

Sydney: Sì. Avrei dovuto dirtelo. Volevo solo che voi due aveste l’occasione di parlare prima che tirassi fuori il discorso, ma sono andata a casa sua domenica. Non per iniziare un dramma, lo giuro. C’erano solo delle cose che avevo bisogno di dirle. Mi dispiace, Ridge.

La guardo di nuovo e tutto di lei sembra sulle spine ora. È preoccupata, si sta massaggiando il retro del collo, rifiutandosi di distogliere gli occhi dal telefono finchè non le rispondo.

Alzo il cellulare e le scatto una foto, poi gliela mando. Ci vuole un attimo perchè la foto arrivi, ma non appena succede, lei si gira. I nostri occhi si incatenano.

Scuoto la testa, solo a malapena, ma non perchè sia in qualche modo, forma o motivo arrabbiato con lei. Scuoto la testa in una leggera incredulità che questa donna si sia presa la briga di guidare fino a casa della mia ex-ragazza perchè voleva che le cose migliorassero tra di noi.

Non ho mai provato così tanto apprezzamento per niente e nessuno in tutta la mia vita.

Inizio ad avanzare verso di lei. Si spinge via dallo scaffale quando mi avvicino e si raddrizza, immobile, anticipando la mia prossima mossa. Quando la raggiungo, non dico nè segno una singola parola. Non ne ho bisogno. Sa esattamente cosa sto pensando, perchè con Sydney, tutto ciò che deve fare è stare vicina a me perchè possiamo comunicare. Mi guarda e io guardo lei e come se fossimo in perfetta sintonia, lei fa due passi indietro e io ne faccio due avanti così siamo nascosti tra due muri di libri.

Ti amo.

Non dico nè segno queste parole. Le provo e basta, ma lei le sente.

Alzo le mani e faccio scorrere le nocche sulle sue guance. Provo a toccarla con la stessa morbidezza che lei usa quando tocca me. Le passo il pollice sulle labbra, ammirando la sua bocca e tutte le parole gentili che escono da essa. Faccio scivolare le mani giù sul suo collo e premo i pollici contro la sua gola. Riesco a sentire il suo battito veloce sotto la punta delle dita.

Abbasso la fronte contro la sua e chiudo gli occhi. Voglio solo sentire il battito del suo cuore contro i miei pollici. Voglio sentire il suo respiro contro le mie labbra. Mi prendo un momento e faccio queste cose mentre le dico silenziosamente grazie e le nostre fronti rimangono premute l’una contro l’altra.

Mi piacerebbe che non fossimo in un luogo pubblico in questo momento. La ringrazierei in molti più modi e senza usare una singola parola.

Tengo le mani sulla sua gola e mi premo contro di lei per girarla e posizionarla contro gli scaffali dietro di lei. Quando la sua schiena incontra i libri, le tengo il viso alzato verso il mio e mi sposto dalla sua fronte mentre avvicino le nostre labbra sempre di più, ma connettendole a malapena. Riesco a sentire i suoi respiri veloci infrangersi contro le mie labbra, quindi rimango immobile e ne deglutisco qualcuno prima di infilare la lingua nella sua bocca e convincerla a rilasciarne di più. La sua bocca è più calda e invitante di quanto sia mai stata.

Lei porta le mani sul mio petto, sbattendo il foglio e il pennarello contro la mia maglia mentre cerca di stabilizzarsi. Il foglio cade sul pavimento. Inclina la testa ancora di più e la sua bocca si apre ulteriormente, chiedendo di approfondire il nostro bacio. Faccio scivolare in alto la mia mano destra e la premo contro la sua nuca mentre chiudo la mia bocca sulla sua e inspiro.

La bacio. La amo.

La amo. La bacio.

La bacio.

Sono troppo innamorato di lei.

Allontanarmi dalla sua bocca è la cosa più dura che abbia mai fatto. Le sue mani sono chiuse a pugno sulla mia maglietta. I suoi occhi sono ancora chiusi quando mi scosto, quindi la fisso per un momento, convinto che il Karma sappia cosa sta facendo dopotutto. Forse c’era una ragione per cui sono dovute succedere così tante cose schifose nella mia vita. Non sarebbe stata una vita bilanciata se avessi avuto una bellissima infanzia, solo per poi crescere e condividere la vita che so che sto per condividere con Sydney. Penso che la mia infanzia fosse l’equilibrio che mi serviva per poter avere lei. È così buona e così perfetta, che forse avevo dovuto soffrire prima in modo da avere poi un premio di questa grandezza.

Faccio scivolare le mani sulle sue, che stanno ancora tenendo in pugno la mia maglia. Il foglio che aveva in mano è caduto già da tempo sul pavimento, ma il pennarello è ancora stretto nel suo pugno. Lo stacco dalle sue dita e lei apre gli occhi, proprio mentre infilo le dita nel colletto della sua maglietta. La abbasso, esponendo la pelle sopra il suo cuore. Tolgo il tappo dal pennarello con i denti e poi glielo premo sul petto. Scrivo tre lettere direttamente sul suo cuore.

M-I-A

Rimetto il tappo al pennarello e poi la bacio un’ultima volta prima di voltarmi e andarmene.

È la conversazione più lunga che abbiamo mai avuto e il minimo che ci siamo mai detti.

Sono seduta sul sedile del passeggero della macchina di Ridge, guardando fuori dal finestrino. La mia mano destra sta toccando il mio petto, tracciando leggermente con le dita la parola che mi ha scritto sul cuore martedì sera. Mia. È sbiadita adesso perchè sono passati quattro giorni da quando l’ha scritta, ma fortunatamente il pennarello era indelebile, quindi ho evitato di strofinarla via sotto la doccia.

Quando se n’è andato dalla biblioteca martedì sera, mi sono dovuta sedere immediatamente. Mi ha lasciata così senza fiato, che mi sentivo quasi svenire. È stato lì nemmeno cinque minuti e sono stati i cinque minuti più intensi della mia vita. Così tanto, che ho convinto la mia collega a rimanere per il resto del mio turno e poi ho guidato direttamente fino all’appartamento di Ridge per finire ciò che lui aveva iniziato. Quei cinque intensi minuti in biblioteca sono diventate due intense ore nel suo letto.

Da allora, abbiamo passato tre delle ultime quattro notti insieme.

Mi ha raccontato tutto della sua conversazione con Maggie. Odiavo il fatto che il nonno di lei fosse morto poche ore dopo che avevo lasciato il suo appartamento domenica. Ma sapere che stava affrontando tutto questo, e lo stesso si era presa il tempo di fermarsi da Ridge e scusarsi con lui, mi faceva apprezzare il suo impegno ancora di più. E aveva davvero fatto una grossa differenza per Ridge. È come se un peso enorme fosse stato sollevato dopo la loro conversazione di martedì. Gli ultimi quattro giorni con lui sono stati i migliori che abbia passato fin dal giorno in cui ci siamo conosciuti.

All’inizio della nostra conoscenza, ogni conversazione che avevamo era ricoperta dal senso di colpa a causa di Maggie. Poi dopo il suo litigio con lei la settimana scorsa, ogni conversazione che abbiamo avuto era intrisa di preoccupazione per Maggie. Ma da martedì, ogni volta che siamo soli, finalmente mi sento come se lo fossimo davvero. In qualche modo, aver fuso Maggie più a fondo con le nostre vite sembra averla rimossa di più anche dalla nostra relazione. Non dovrebbe avere senso, ma ce l’ha. Concentrarsi di più sulla loro amicizia e non sul fatto che lei è la sua ex-ragazza, a lungo andare, sarà la cosa migliore per la nostra relazione .

Speriamo che Bridgette se ne renderà presto conto. Perchè in questo momento, non è felice. Warren e Bridgette sono sul sedile posteriore. Ridge sta guidando. Bridgette non ha spiccicato parola durante il tragitto fino a casa di Maggie perchè lei e Warren hanno litigato poco prima che ce ne andassimo. Lei ha preteso di venire con lui, ma lui le ha risposto che non la vuole perchè non sa come essere gentile nei confronti di Maggie. Quello l’ha fatta incazzare. Sono andati in camera loro e hanno litigato mentre io e Ridge eravamo seduti sul divano ad aspettare.

In realtà, eravamo seduti sul divano a scambiarci effusioni, quindi non c’interessava davvero quanto sarebbe durato il loro litigio. Ma non è ancora finito perchè ora stiamo parcheggiando nel vialetto di Maggie e le uniche parole che Bridgette ha detto tra Austin e questo vialetto sono, “Devo fare pipì.” Lo dice mentre scende dalla macchina e sbatte la portiera.

Bridgette non è esattamente la persona più ragionevole. Ma sta iniziando a piacermi davvero e addirittura la capisco. Indossa le emozioni sulla sua manica. Ma ha un sacco di emozioni, quindi è più come se le indossasse su diverse maglie a maniche lunghe, sovrapposte l’una sull’altra

Nessuno deve bussare alla porta perchè Maggie la apre non appena imbocchiamo il vialetto. Warren entra per primo e la abbraccia. Bridgette la oltrepassa, ma Ridge le dà un veloce abbraccio. Lo faccio anch’io, semplicemente perchè preferisco iniziare questa cosa con dei buoni sentimenti.

“Che buon profumo,” segna Ridge mentre butta le chiavi sul bancone.

“Lasagne,” dice Maggie. “Sto leggendo questo libro dove i protagonisti preparano le lasagne ogni volta che devono parlare di qualcosa. Ho pensato fossero perfette per stasera.” Maggie mi guarda mentre entra in cucina. “Ti piace leggere, Sydney?”

“Amo leggere,” dico, togliendomi il cardigan. Lo appoggio sullo schienale di una delle sedie. “È solo che non ho molto tempo. Il che è triste, considerando che lavoro in una biblioteca.”

Bridgette va in bagno e Warren si lascia cadere sul divano in modo drammatico, con la faccia all’ingiù su un cuscino. “Uccidetemi adesso”, borbotta.

“Problemi in paradiso?” chiede Maggie.

Warren alza la testa e la guarda. “Paradiso? Quando mai io e Bridgette abbiamo vissuto in paradiso?”

“Problemi a Sheol?” si corregge Maggie.

Warren si mette a sedere sul divano. “Non so nemmeno cosa significhi.”

“È un’altra parola per Inferno.”

“Oh,” dice Warren. “Sai che non devi usare grosse parole quando ci sono io.”

“È lunga solo cinque lettere.”

Li guardo conversare, la mia attenzione che si sposta avanti e indietro su entrambi. Finalmente mi concentro su Ridge, che è in piedi di fronte a me adesso. “Hai sete?” mi chiede.

Annuisco. Lui va in cucina e apre un mobiletto, poi inizia a prepararci qualcosa da bere. È strano, guardarlo muoversi in cucina come se fosse la sua. Mi fa rendere conto del fatto che, in un certo senso, lo è stata. Non posso dire quanto tempo abbia passato lui qui a casa sua. Immagino che questo sia uno di quei momenti alquanto imbarazzanti ai quali mi dovrò abituare. Ridge mi porta un bicchiere d’acqua e poi si siede accanto a Warren sul divano.

Io vado in cucina. “Hai bisogno di aiuto?” chiedo a Maggie.

Lei scuote la testa e apre il frigorifero, mettendoci dentro l’insalata. “No, grazie. È tutto pronto tranne le lasagne.” Guarda verso Ridge e Warren. “Voi ragazzi siete pronti a sedervi a tavola e fare questa conversazione prima di mangiare?”

Warren sbatte le mani sui suoi jeans. “Pronto,” dice, alzandosi.

Tutti e quattro ci accomodiamo al tavolo della cucina proprio mentre Bridgette esce dal bagno. Maggie è a capotavola. Io sono seduta vicino a Ridge e Warren è seduto vicino a una sedia vuota, ma Bridgette sceglie di sedersi su quella all’altro lato del tavolo così la sedia vuota rimane in mezzo tra lei e Warren. Lui scuote la testa, ignorandola.

Maggie apre un raccoglitore e poi si raddrizza e segna tutto mentre inizia a parlare. Mi piace guardarla segnare. Non so perchè, ma trovo un po’ più semplice seguire lei invece di Ridge o Warren. Forse perchè le sue mani sono più delicate, ma sembra quasi che segni più lentamente e… se questo avesse almeno senso… con più enunciazione.

Ci guarda tutti. “Grazie per aver acconsentito a questa cosa.” Dirige la sua attenzione su di me. “E grazie a te,” dice, senza essere specifica. Io annuisco, ma in realtà, è Warren che dovrebbe ringraziare. È stato lui a darmi il calcio sul didietro che mi serviva per fare finalmente un passo verso Maggie.

“Ho preso qualche decisione di cui voglio parlare prima perchè andrà a influenzare il prossimo anno della mia vita. E di conseguenza, il vostro.” Annuisce con la testa verso il corridoio. Lo guardiamo tutti e per la prima volta, noto degli scatoloni. “Il mio tirocinio è finito e lo è anche la mia tesi, quindi ho deciso di tornare ad Austin. La mia padrona di casa mercoledì mi ha informata che era in grado di affittare la casa a qualcun altro, quindi devo andarmene entro la fine del mese.”

Prendo la sua pausa come un’opportunità per interromperla con una domanda. “Il tuo medico non è qui a San Antonio?”

Maggie scuote la testa. “Ha un ufficio secondario qui una volta a settimana. Ma la sede è fuori Austin, quindi in realtà per me sarà più facile.”

“Hai già trovato un appartamento?” le chiede Warren. “La fine del mese è di qui a pochi giorni.”

Maggie annuisce di nuovo. “L’ho trovato, ma non sarà pronto fino al 5 Aprile. Gli inquilini se ne sono appena andati e devono ritappezzare e ridipingere.”

“È lo stesso condominio dell’ultima volta?” chiede Warren.

Gli occhi di Maggie guizzano da Warren a Ridge. C’è qualcosa di non detto qui, anche se lei sta scuotendo la testa, dando loro una risposta. “Non avevano niente di disponibile. Questo è nella parte nord di Austin.”

Warren si china in avanti e le rivolge uno sguardo che non capisco. Ridge sospira pesantemente. Mi sento persa.

“Cosa?” chiedo. “Cosa c’è che non va nella parte nord di Austin?”

Maggie mi guarda. “È abbastanza lontana da voi ragazzi. Ridge e io… quando avevo il mio appartamento ad Austin… abbiamo scelto entrambi dei condomini che fossero vicini all’ospedale e alla mia dottoressa. Rendeva le cose più semplici.”

“Hai controllato il nostro condominio?” chiede Warren. “So che ci sono delle unità disponibili.”

Bridgette emette un rumore di protesta. Si schiarisce la voce e poi lascia cadere la borsetta sul tavolo. Tira fuori una limetta per le unghie e si riappoggia alla sedia. Inizia a limarsi le unghie.

Torno a guardare Maggie e lei mi sta guardando. Scuote la testa e dice, “No, ma la parte nord di Austin dovrebbe andare bene. Sono stata qui a San Antonio per un anno e tutto è andato bene.”

“Io non direi bene”, dice Warren.

“Sai cosa voglio dire, Warren. Non ho avuto emergenze fino al punto che sarei morta senza di voi ragazzi. Penso che starò bene se anche sarò dall’altra parte della città.”

Ridge scuote la testa. “Saresti morta nel mio bagno se Sydney non ti avesse trovata. Solo perchè sei stata fortunata non significa che sia stata una mossa intelligente.”

“Sono d’accordo”, dice Warren. “Vivi a nord di San Antonio. Noi viviamo nella parte sud di Austin. Ci vogliono quarantacinque minuti dal tuo vialetto al nostro. Ma se ti trasferisci a nord di Austin, con il traffico, ci vorrà più di un’ora per raggiungerti. Potrai anche trasferirti nella stessa città, ma ci vorrà ancora più tempo per noi per venire da te.”

Maggie sospira. Abbassa gli occhi e un po’ la voce. “Non posso permettermi altro al momento. Gli unici appartamenti vicini all’ospedale che siano disponibili sono troppo costosi per me.”

“Perchè non ti trovi un lavoro?” chiede Bridgette.

Spostiamo tutti l’attenzione su Bridgette. Credo che nessuno si aspettasse che qualcosa uscisse dalla sua bocca. Sta tenendo la lima contro l’unghia del pollice, fissando Maggie.

“È dura mantenere un lavoro quando sei regolarmente in ospedale,” dice Maggie. “Ho dovuto chiedere l’invalidità tre anni fa solo per potermi pagare l’affitto.” Si è messa un po’ sulla difensiva, ma lo capisco. Bridgette non sembra voler per niente addolcire le domande davanti a Maggie. O a nessuno, per quel che importa.

Bridgette fa spallucce e torna a limarsi le unghie.

“Come ho chiesto prima, hai mai controllato la disponibilità nel nostro condominio?” chiede Warren.

Di nuovo, l’attenzione di Maggie è su di me quando viene tirato fuori questo discorso. Lancio un’occhiata a Ridge e lui mi guarda. Ci leggiamo a vicenda senza dire una parola.

Annuisco, anche se sembra assurdo se solo provo a pensarci troppo. Ma per qualche ragione, non lo sento assurdo. Averla nello stesso condominio di Ridge e Warren renderebbe le cose più semplici per tutti. E non credo davvero che Ridge o Maggie vogliano percorrere di nuovo una strada che hanno già percorso, quindi sorprendentemente non mi sento per niente infastidita da questo pensiero. Forse sono ingenua, ma devo seguire il mio istinto. E il mio istinto mi sta dicendo che lei ha bisogno di essere più vicina a loro invece che più lontana.

“Non mi importa se vivi nello stesso condominio di Ridge, se è questo che ti frena,” dico. “Il mio ex-ragazzo si è trasferito in quel complesso con la mia ex-migliore amica dopo che io mi ero trasferita da Ridge e Warren l’anno scorso. Dal balcone di Ridge si può vedere direttamente la loro sala da pranzo. Credimi, non c’è niente di più strano di quello.”

Maggie mi sorride in apprezzamento e poi guarda Bridgette all’altro lato del tavolo. Ridge appoggia un braccio sullo schienale della mia sedia e poi si china, baciandomi velocemente la tempia. Amo i suoi grazie silenziosi.

Bridgette alza gli occhi, direttamente su Maggie. Non sembra felice. Sposta la sua attenzione su Warren e si sporge in avanti. “Merda, Warren, perchè non la fai semplicemente trasferire in una delle camere da letto vuote? Possiamo essere una sola, grande famiglia felice.”

Warren alza gli occhi al cielo. “Bridgette, smettila.”

“No. Pensaci. Mi sono trasferita e tu hai iniziato a dormire con me. Sydney si è trasferita e Ridge ha iniziato un’avventura con lei. È giusto che ora tocchi a Maggie.”

Chiudo gli occhi e abbasso la testa, scuotendola. Perchè Bridgette si è spinta così oltre? Alzo lo sguardo su Maggie e lei sta lanciando delle frecciate a Bridgette.

“Credo tu abbia dimenticato che sono già stata con entrambi, Bridgette. Non ho bisogno del mio turno, ma grazie per la premura.”

“Oh, vaffanculo”, dice Bridgette.

E… tutto questo è appena andato di male in peggio. Non credo nemmeno che Ridge sappia cos’è appena successo. Non appena la frase esce dalla bocca di Bridgette, Maggie con calma sposta indietro la sua sedia e si alza. Va in camera sua e chiude la porta. È una cosa che fanno spesso entrambe, troppo spesso. Ho la testa tra le mani adesso e tutto ciò che riesco a dire è, “Bridgette. Perchè?”

Bridgette mi guarda come se l’avessi tradita. Agita una mano verso la stanza di Maggie. “Come puoi essere d’accordo con questo? È un’ingrata e lo è sempre stata e ora sta per trasferirsi nel nostro condominio e la sta facendo sembrare una tua idea!”

Per un secondo, intrattengo il suo pensiero. Ma solo per un secondo. Dopo due secondi, mi alzo e mi avvio verso la stanza di Maggie. Credo onestamente che Bridgette l’abbia interpretata male. Non ce lo vedo Ridge ad amare qualcuno che è così ingrato e manipolatore. Non ce lo vedo proprio.

Apro la porta della camera di Maggie e lei è seduta sul letto a gambe incrociate, si sta asciugando una lacrima. Mi siedo sul letto accanto a lei. Maggie alza la testa, guardandomi con occhi pieni di senso di colpa.

“Mi dispiace. È stato squallido. Ma Bridgette si sbaglia, non sto cercando di impadronirmi di nessuna delle vostre vite,” sussurra. Dalla sua voce capisco che è sul punto di versare altre lacrime. “Se fosse per me, me ne andrei così lontana dal loro controllo, che gli ci vorrebbero ore per raggiungermi. Ma sto cercando di cooperare, Sydney. Sto cercando di essere più rispettosa del loro tempo.”

Ci credo. Credo che Maggie preferirebbe vivere in un posto dove poter essere più negligente. “Ti credo. E sono d’accordo”, dico. “Siamo qui perchè Warren e Ridge saranno le prime persone a occuparsi di te quando starai male. Penso che dobbiamo lasciare i sentimenti di Bridgette fuori da tutto questo. E i miei. E onestamente, persino i tuoi. Siamo qui per vedere come fare per rendere le cose più semplici per Ridge e Warren, e se tu vivessi nel loro stesso condominio sarebbero decisamente più semplici.”

Maggie annuisce. “Lo so. Ma non voglio causare problemi tra Warren e Bridgette. Credo che la decisione finale dovrebbe essere tua e di Bridgette, ma non penso che lei sarà mai d’accordo. Onestamente non la biasimo.”

Ha ragione. Dovrebbe essere qualcosa su cui tutti siamo d’accordo. Volto la testa verso il corridoio e urlo, “Bridgette!”

Sento una sedia che si sposta sul pavimento, seguita da calpestamenti drammatici che stanno raggiungendo la stanza di Maggie. Alla fine Bridgette apre la porta, ma si appoggia contro lo stipite e incrocia le braccia sul petto.

Dò dei colpetti al letto. “Vieni qui, Bridgette.”

“Sto bene qui.”

La guardo come guarderei un bambino cocciuto. “Porta il tuo culo qui subito.”

Bridgette cammina pestando i piedi fino al letto e si lascia cadere sul bordo. Sta facendo la drammatica come Warren poco fa quando si è lasciato cadere sul divano. La loro intensa somiglianza mi fa venire voglia di ridere. Bridgette mi fissa ed evita il contatto visivo con Maggie.

Mi appoggio contro la testiera e alzo la testa per guardarla. “Che cosa stai provando, Bridgette?”

Lei alza gli occhi al cielo e si appoggia su un gomito. “Beh, Dottoressa Blake,” dice sarcasticamente, “mi sento come se la ex-ragazza di entrambi i nostri fidanzati stesse per trasferirsi nel nostro stesso complesso di appartamenti e questo non mi piace.”

“Tu pensi che a me piaccia?” dice Maggie.

Bridgette la guarda. Non c’è assolutamente amore tra loro due. Per niente.

“Da quanto tempo vi conoscete voi due?” chiedo.

“Si è trasferita a casa di Ridge e Warren pochi mesi prima di te”, dice Maggie, parlando di lei come se non fosse sullo stesso letto. “E ho provato a essere gentile con lei all’inizio, ma sai come vanno queste cose.”

“Penso che noi tre abbiamo solo bisogno di ubriacarci insieme”, suggerisco. Ha funzionato per me e Bridgette. Forse potrebbe funzionare anche per Bridgette e Maggie.

Maggie mi guarda come se avessi perso la testa. “Suona come un totale incubo.”

Bridgette annuisce in accordo. “L’alcol non può cancellare anni di storia tra lei e Warren.”

Maggie ride, affrontando direttamente Bridgette. “Pensi davvero che ci sia la dannata possibilità che io possa essere ancora interessata a Warren sentimentalmente? È assurdo.”

Bridgette si rotola sulla schiena e guarda il soffitto. “Non sono preoccupata che tu possa innamorarti di lui. Sono preoccupata che lui possa innamorarsi di te. Sei davvero carina e Warren è debole.”

Maggie e io ci guardiamo a vicenda. Poi iniziamo entrambe a ridere. Scuoto la testa, completamente spiazzata dall’insicurezza di Bridgette. “Non ti rendi conto di che schianto sei? Warren potrebbe essere molle come un budino e ancora cadrebbe ai tuoi piedi.”

“In realtà non vorrei farti un complimento perchè tu sei cattiva con me,” dice Maggie a Bridgette. “Ma Sydney ha ragione. Hai visto il tuo culo? Assomiglia a due Pringles che si abbracciano.”

Che diavolo dovrebbe significare? Il commento di Maggie fa ridere Bridgette, anche se sta cercando di nasconderlo.

“Lavori da Hooter, per l’amor di Dio,” aggiunge Maggie. “Se io mi presentassi da Hooter, mi manderebbero via, pensando che io sia un ragazzino di dodici anni.”

Bridgette volta la testa verso Maggie. “Vai avanti…” dice, esortandoci a continuare a farle complimenti.

Alzo gli occhi al cielo e distendo le gambe, dandole un calcio scherzoso su una coscia. “Warren ti ama. Lascia perdere le tue strane insicurezze. Sei fortunata ad avere un uomo che ha un cuore grande abbastanza da volersi prendere cura di una dei suoi migliori amici.”

Maggie annuisce. “È vero. È un bravo ragazzo. Un bravo ragazzo debole, alquanto arrogante, ed estremamente pervertito.”

Bridgette geme e poi si tira su a sedere sul letto. Guarda me e poi Maggie. Non dice che è d’accordo che Maggie si trasferisca nel loro stesso condominio, ma non sta nemmeno più protestando, quindi la prenderò come una vittoria. Si alza e va verso la porta, ma si ferma di fronte allo specchio a grandezza naturale di Maggie. Si volta e si guarda da sopra la spalla, impugnando il suo sedere con entrambe le mani. “Pensi davvero che assomigli a due Pringles che si abbracciano?”

Maggie si allunga e prende un cuscino, poi lo tira addosso a Bridgette. Bridgette si dà delle pacche sul culo e poi abbandona la stanza.

Maggie si lascia cadere sul letto e geme contro il materasso, poi si rialza a sedere e mi guarda, la testa inclinata di lato. “Grazie. Non ho mai capito come comportarmi con lei. Mi terrorizza.”

Annuisco. “Terrorizza anche me.”

Io e Bridgette possiamo anche andare d’accordo ora, ma sono ancora spaventata a morte dalla sua ira.

Maggie scivola giù dal letto e torna in sala da pranzo. La seguo. Una volta che siamo di nuovo tutti seduti al tavolo, lei tira fuori il suo quaderno degli appunti di fronte a sè. Guardo Ridge e lui mi sorride. “Ti amo”, mima con le labbra.

Me lo dice continuamente, quindi non capisco perchè questa volta mi faccia arrossire.

“Ci sono due unità disponibili”, dice Warren, facendo scorrere il suo telefono verso Maggie. “Una sopra, una sotto. Quella sotto è dall’altro lato del complesso, ma credo dovresti prendere quella.”

Maggie guarda il telefono. “Dice che non è disponibile fino al 3. Posso chiamare domattina e prenotarla, e poi andare in hotel per qualche giorno.”

“È solo uno spreco di soldi,” dice Bridgette. “È solo per alcuni giorni. Puoi stare nella mia vecchia stanza. O in quella di Brennan. Sono entrambe vuote.”

Si sta di nuovo limando le unghie, ma le parole che sono appena uscite dalla sua bocca sono monumentali. È la cosa più vicina a delle scuse che potesse trovare senza dover per forza dire a Maggie, “Sono stata maleducata. Mi dispiace.”

Ridge mi guarda e mi stringe la mano sotto il tavolo, poi mi manda un messaggio.

Ridge: Starò da te finchè lei sta da noi, se per te va bene.

Annuisco. Gliel’avrei comunque detto, anche se lui non l’avesse suggerito.

Non so nemmeno come potrei non essere d’accordo che lei stia là per qualche giorno a questo punto perchè tutto ciò che è successo tra le persone sedute a questo tavolo ha sorpassato da un pezzo la definizione di normale. Warren una volta mi aveva detto, “Benvenuta nel posto più strano in cui vivrai mai.”

Ora l’ho capito. Non vivo nemmeno più con loro, ma quell’appartamento e quella porta girevole attaccata a esso sfida ogni confine mai messo in atto.

Warren sposta la sedia all’indietro e si alza, poi si accomoda su quella vuota accanto a Bridgette. Si allunga e le prende la lima di mano, poi la lancia in soggiorno. Tira la sedia di lei più vicina alla sua e la bacia.

E Bridgette in realtà lo lascia fare per cinque buoni secondi. È allo stesso tempo adorabile e altamente imbarazzante.

Maggie alza gli occhi al cielo e poi spinge il raccoglitore davanti a Ridge. “Ho fatto una lista di compromessi. Ci sono cose che voglio ancora fare e per le quali ho bisogno che tu sia d’accordo. E in cambio, ti prometto che mi prenderò più cura di me stessa. Ma non puoi fare il prepotente con me finchè non mi avrai dato un po’ di tempo per abituarmi. Sono un completo disastro e mi ci vorrà del tempo per migliorare quella parte della mia personalità.”

Ridge guarda la lista per un momento, ma alza gli occhi su di lei e segna qualcosa che non riconosco. Maggie annuisce. “Sì. Andrò a fare bungee jumping e tu non puoi dirmi di no. Stiamo scendendo a dei compromessi.”

Ridge sospira e poi ripassa la lista a Maggie. “Va bene. Ma ti unirai a un gruppo di supporto.”

Maggie ride, ma Ridge no.

“Quello non è un compromesso,” dice Maggie. “È una tortura.”

Ridge fa spallucce. “Stiamo scendendo a dei compromessi. Tre incontri,” dice. “Se lo odierai, potrai fermarti. Ma penso che ti farà bene. Credo che nessuno di noi sappia realmente cosa stai passando e credo che ti farebbe bene stare con persone che invece lo sanno.”

Maggie geme e lascia cadere la testa sul tavolo, colpendo il legno tre volte. Si spinge all’indietro con la sedia e mi guarda. “Tu verrai con me,” dice, alzandosi e andando in cucina.

“Al tuo gruppo di supporto?” le chiedo, confusa. Non so perchè all’improvviso sto per essere inclusa nella tortura di questo compromesso.

“No,” dice Maggie. “Non al gruppo di supporto. Verrai con me a fare bungee jumping.”

Bungee jumping. Hmm. La ex-ragazza del mio ragazzo vuole che salti da un ponte. Abbastanza ironico se ci pensate. Guardo Ridge e gli faccio un sorrisetto. Ho sempre voluto fare bungee jumping. Lui scuote la testa e mi sorride, come se fosse già stato sconfitto.

“Mi sono sempre chiesta una cosa,” dice Bridgette, guardando Maggie attraverso la stanza. Warren è in salotto a recuperare la lima per le unghie di Bridgette. “Perchè non fai semplicemente un trapianto di polmoni? Non curerebbe la malattia?”

Me lo sono chiesta anch’io, in realtà, ma non ho ancora mai tirato fuori il discorso con Ridge.

“Non è così facile,” dice Warren, passando a Bridgette la lima. “La Fibrosi Cistica non attacca solo i polmoni, quindi dei polmoni nuovi non curerebbero completamente le persone con questa malattia.”

“Inoltre, non sono ancora in quella situazione,” dice Maggie. “Per poter avere dei polmoni nuovi, devi avere una prognosi davvero brutta, ma senza stare troppo male per poter subìre un trapianto. Fortunatamente, sono troppo sana per essere una candidata in questo momento. È una posizione complicata in cui essere. Dei nuovi polmoni sarebbero grandiosi, ma non voglio davvero trovarmi nella posizione di essere una candidata perchè significherebbe che la mia salute dovrebbe prima diminuire. E un trapianto potrebbe prolungare la vita di una persona di alcuni anni, ma potrebbe anche diminuirla. Diminuirla di molto. Non è qualcosa che spero succeda a breve, onestamente.”

“Ci sono nuovi progressi ogni giorno, comunque,” aggiunge Warren. “Ed è il motivo per cui stasera stiamo discutendo solo dell’immediato futuro, non di un progetto a lungo termine. Se proviamo a programmare troppo in là, questo potrebbe scoraggiare altre possibilità. Maggie non vuole ostacolare le nostre vite e noi non vogliamo ostacolare la sua, quindi ora come ora, la cosa migliore è affrontare le cose qualche mese alla volta con gli strumenti che abbiamo per affrontarle.”

Ridge annuisce, ma poi risponde a Warren. “Qualche volta mi sento come se il tuo cervello fosse in riserva energetica. La maggior parte delle volte è spento, ma le poche volte in cui lo accendi, funziona alla massima potenza.”

Warren gli sorride. “Beh, grazie, Ridge.”

Maggie ride. “Non sono sicura che fosse un complimento, Warren.”

“Lo era di sicuro,” dice Warren.

In realtà credo fosse sia un insulto che un complimento, il che mi fa ridere.

Passiamo la mezz’ora dopo a mangiare le lasagne che Maggie ha preparato e a trovare altri compromessi. Bridgette non dice molto, ma non è nemmeno maleducata, il che è un enorme progresso da quando siamo entrati da quella porta.

Dopo aver dato la buonanotte a Maggie, Ridge mi prende la mano e mi accompagna al sedile posteriore della macchina. Costringe Warren a guidare fino a casa dato che lui prima aveva guidato fino a qui, e questo mi sta bene perchè voglio davvero condividere il sedile dietro con Ridge durante il tragitto fino a casa.

Si allunga sul sedile e fa scivolare le dita tra le mie mentre ci allontaniamo dal vialetto di Maggie. Tira fuori il suo telefono e mi scrive un messaggio con una mano sola.

Ridge: Sei tipo la donna che sussurra a Bridgette. Non so come ci riesci.

Sydney: Non è così male. Credo che sia sempre sulla difensiva perchè nessuno ha mai davvero fatto lo sforzo di sfondare quelle difese.

Ridge: Esattamente. Vuol dire qualcosa che tu abbia fatto lo sforzo.

Sydney: L’ha fatto anche Warren.

Ridge: Solo perchè voleva dormire con lei. Non credo si sarebbe mai aspettato di innamorarsi di lei. È stata una sorpresa per tutti. Soprattutto per lui.

Sydney: Hai degli amici unici. Mi piacciono.

Ridge: Sono anche i tuoi amici, ora.

Mi stringe la mano dopo che ho letto il suo messaggio. Poi si allunga e mi slaccia la cintura di sicurezza, avvicinandomi a lui. Una volta che sono al centro del sedile posteriore, lui mi riallaccia la cintura tirandomi contro di lui. “Meglio,” dice, avvolgendo un braccio attorno a me.

Il suo pollice sta accarezzando la mia spalla, ma la sua mano alla fine scende verso il basso, abbastanza da riuscire a tracciare le lettere sbiadite che ha scritto sul mio cuore. Preme la bocca contro il mio orecchio. “Mia,” dice sottovoce.

Sorrido e appoggio la mia mano sul suo cuore. “Mio,” sussurro.

Ridge mi sorride e poi mi indica prima di picchiettarsi il petto due volte, segnando la parola, “Mia.”

Lo indico e faccio lo stesso segno per mio. Lui annuisce, accarezzandomi la guancia con le nocche. Preme la bocca sulla mia e io sorrido durante tutto il bacio. Non riesco a farne a meno. Quando si tira indietro, si appoggia contro la portiera, tirandomi ancora più vicina. Alzo le gambe sul sedile e le piego sotto di me mentre mi rannicchio contro di lui.

Tutto questo mi sembra giusto. Finalmente. Prima sembrava così sbagliato, ma ora niente di noi sembra più sbagliato. Devo molto di questo alla volontà di Maggie di perdonare e andare avanti e addirittura accettarmi nella sua vita dopo tutto ciò che è successo.

Sono cambiate tante cose nell’ultimo anno. Il giorno in cui ho compiuto ventidue anni, pensavo sarebbe stato l’anno peggiore della mia vita. Ma non avevo idea, che un ragazzo su un balcone con la sua chitarra avrebbe cambiato tutto.

Ora sono qui tra le sue braccia, incapace e riluttante a cancellare il sorriso dalla mia faccia perchè il suo cuore è mio.

M-I-O

E’ davvero difficile dire a Warren tutto quello che sta facendo di sbagliato, quando ho le mani occupate con il materasso che stiamo portando di sopra e lui ha il telefono all’orecchio. Odierei davvero vederlo provare a manovrare una barca o fare retromarcia con un rimorchio se non riesce nemmeno a camminare su per queste dannate scale mentre spinge un materasso.

Non capisco neanche perchè stiamo portando il materasso di Maggie di sopra. Il suo appartamento sarà pronto tra quattro giorni e abbiamo un divano, in più la camera di Brennan è vuota. Ma non mi lamento, perchè se lei stesse nel mio appartamento, preferirei che stesse nella stanza più lontana dalla mia per far sembrare il tutto meno imbarazzante, anche se io starò nell’appartamento di Sydney questa settimana.

Warren si ferma tre gradini prima di arrivare in cima per prendere fiato. Appoggia il braccio alla ringhiera e si toglie il telefono dall’orecchio. “Questa è l’unica cosa che spostiamo, vero? Le altre cose le lasciamo nel furgone?”

Annuisco e gli segno di prendere di nuovo il materasso. Lui alza gli occhi al cielo e aggiusta la sua presa, spingendolo contro di me.

Il nuovo appartamento di Maggie è dalla parte opposta del complesso. Vicino al vecchio appartamento di Sydney, veramente. Maggie ha cercato di tirarsi indietro diverse volte e trovare un altro posto dove stare perché è preoccupata che sia troppo, vivere così vicini. Ma onestamente sarà meglio per tutti. Si ammala così spesso, e l’anno scorso ho dovuto passare un bel po’ delle mie notti a San Antonio. Anche se si trovasse a pochi chilometri di distanza, il suo essere in un altro complesso richiederebbe a me o Warren di restare sempre a dormire quando lei è malata perché diventa molto debole, non riuscendo nemmeno ad alzarsi dal letto.

Lei che vive nello stesso complesso renderà il tutto più facile. Non dovrò passare notti spiacevoli nello stesso appartamento con lei, ma lei sarà abbastanza vicina e Warren o io potremmo correre di là e controllarla ogni ora. Onestamente penso che sia il motivo per cui Sydney è stata così comprensiva su questo. Ha visto Maggie nei momenti peggiori e sa che quando è KO, anche prendere un bicchiere d’acqua da sola è impossibile per lei. Per non parlare dei suoi farmaci, assicurarsi che stia facendo i trattamenti respiratori mentre è debole e si sta riprendendo da una malattia, assicurarsi che i livelli di zucchero siano buoni ogni poche ore. Se non fosse nello stesso complesso, la sua cura richiederebbe un’auto per raggiungerla e lasciarla da sola non sarebbe possibile. Ma trovandosi nello stesso complesso, in realtà richiede meno del mio tempo e meno della mia presenza e, alla fine, renderà Maggie più indipendente. Che è quello che vuole.

Lasciamo la maggior parte della roba nel furgone perchè è uno dei colleghi di Warren che ce lo ha affittato. Ci stanno permettendo di tenerlo per soli 19$ al giorno, quindi rimarrà pieno della roba di Maggie e parcheggiato nel parcheggio finchè lei non si trasferirà nel suo appartamento.

Maggie è ancora giù al furgone, a radunare tutte le cose che le servono nei prossimi giorni. Sydney ha portato Bridgette a lavoro. Warren e io abbiamo finalmente sistemato il materasso nella stanza da letto e l’abbiamo appoggiato a terra sul pavimento. Warren respira affannosamente con le mani sui fianchi. Mi guarda. “Perchè tu non sei senza respiro?”

“Siamo saliti su una rampa di scale. Una volta. E io mi alleno.”

“No, non lo fai.”

“Sì. Nella mia stanza. Tutti i giorni.”

Mi guarda come se il fatto di allenarmi tutti i giorni fosse una sorta di tradimento. Guarda di nuovo verso il materasso. “E’ strano?”

Guardo in basso il materasso di Maggie, finalmente nello stesso appartamento con me. Odiavo il fatto che non fosse mai stata d’accordo di trasferirsi da me e ora lo fa per un po’ di giorni e non c’è una sola parte di me che vuole che succeda come lo voleva prima.

Questo è strano per me. Per tutti questi anni, ho creduto che io e Maggie saremmo finiti insieme in questo appartamento ed eventualmente ci saremmo sposati. Non ho mai immaginato che la mia vita prendesse la piega che ha preso, ma adesso non potrei immaginarla differentemente.

Quindi sì. Per rispondere alla domanda di Warren, è strano. Perciò annuisco. Ma è strano perchè tutto sembra procedere bene. Sto solo aspettando che qualcosa vada storto. Che sia Warren, o Bridgette o Maggie a farlo andare nel verso sbagliato, non lo so. Ma dubito fortemente che sarà Sydney. Lei ha gestito questa cosa meglio di tutti noi e avrebbe avuto tante ragioni per non farlo.

“Cosa sarebbe successo se Sydney e Bridgette vivessero insieme e avessero deciso di far trasferire da loro un ragazzo che entrambe frequentavano? Pensi che saremmo stati d’accordo?”

Mi stringo nelle spalle. “Credo che dipenda dalla situazione.”

“No”, segna Warren. “Saresti incazzato. Lo odieresti. Ti comporteresti come uno stronzo lagnoso, come farei io, e poi ci lasceremmo tutti.

Non voglio pensare che mi sarei comportato in quel modo. “Ragione in più per far sapere loro quanto le apprezziamo.”

Warren calcia una foglia dal materasso di Maggie e poi si china a raccoglierla. “Ho fatto sapere a Bridgette quanto l’apprezzo per tutta la scorsa notte.” Sorride e io prendo questa frase come un segnale per indietreggiare e tornare al furgone.

Mentre scendo le scale ricevo un messaggio. Guardo il telefono e mi fermo sui miei passi quando vedo che è da parte di Sydney. E’ un messaggio di gruppo con me e Warren.

Sydney: Sono al drive del DQ in fondo alla strada. Qualcuno vuole un Blizzard?

Warren: Un cane con una zampa sola può nuotare in cerchio? Io prenderò un Reese’s.

Ridge: M&M’s per favore.

Guardo verso il furgone nel parcheggio e vedo Maggie salire la rampa e sparire all’interno. Questo è uno dei momenti più imbarazzanti che dovremmo percorrere. Devo ricordare a Sydney che Maggie è qui e che forse vuole qualcosa. Ma sembra strano ricordare a Sydney di includerla. Probabilmente non è così strano come qualsiasi altra cosa che è accaduta nelle ultime due settimane da quando stiamo insieme. E una parte di me lotta su cosa dire a Maggie e se dovrei oppure no anche offrirle un gelato, sapendo che non deve mangiare molto zucchero. Non voglio essere colui che fa riferimento alla sua malattia in questo momento. Sto cercando di mantenere le distanze con la speranza che lei si rafforzi e prenda il controllo di se stessa.

Proprio nel bel mezzo della mia lotta interiore, Maggie manda un messaggio proprio al gruppo.

Maggie: Io prenderò una Dr. Pepper grande dietetica. Grazie!

Non avevo neanche visto che Sydney aveva incluso anche lei nel gruppo. Ma certo che lo ha fatto. Ogni volta che questa storia inizia ad essere imbarazzante, Sydney in qualche modo allevia quell’imbarazzo prima ancora che sia persino in grado di insinuarsi completamente.

Cammino verso il furgone e Maggie è completamente dentro, che scava nel cassetto del suo comodino, in cerca di qualcosa. Trova la maglia che stava cercando e la mette in una borsa. Alza

lo sguardo e mi vede in piedi all’ingresso del furgone.

“Puoi prendere questa valigia e portarla su?”

Annuisco e lei segna un grazie, poi esce fuori dal furgone e si dirige verso le scale dell’appartamento. Passo oltre il comodino per prendere la valigia, ma mi fermo quando vedo un pezzo di carta sul tappetino del furgone. Mi piego per prenderlo. Non voglio essere invasivo, quindi lo poso sopra il comò, ma non è piegato e riesco a vedere che è una lista. In cima c’è scritto Cose che voglio fare, ma il titolo accanto è cancellato e riscritto sopra. Lo prendo, anche se probabilmente non dovrei.

Ci sono tre delle nove cose nella lista che sono cancellate. Paracadutismo, Guidare una macchina da corsa, e avere un’avventura di una notte.

So che è andata a fare paracadutismo, ma quando ha guidato una macchina da corsa? E quando….non importa. Non sono affari miei.

Guardo il resto dei punti sulla lista, ricordando quando lei parlava di alcune di queste cose con me. Ho sempre odiato il fatto che lei fosse irremovibile su molte cose che voleva fare perchè ho sempre creduto di dover essere la voce della ragione e che questo l’avrebbe messa di cattivo umore.

Mi appoggio al comodino, fissandolo. Abbiamo pianificato un viaggio in Europa una volta. È stato proprio dopo aver finito il mio secondo anno di college, circa quattro anni fa. Ero terrorizzato che lei andasse perché anche stare rinchiusa su un volo internazionale per dieci ore, era abbastanza per mettere a rischio la sua salute.

Per non parlare del cambiamento di livelli di ossigeno, di atmosfera, dell’essere in una zona turistica e in un paese con ospedali che non avevano familiarità con la sua storia medica. Avevo provato così tanto a dissuaderla, ma lei aveva fatto a modo suo perché onestamente non potevo biasimarla per il fatto di voler vedere il mondo. E non volevo essere quell’unica cosa che la tratteneva.

Ma alla fine, non sono stato io a impedirle di andare. È stata un’infezione polmonare che ha contratto che l’ha tenuta in ospedale per diciassette giorni. Era la più grave che avessi mai visto, e per tutto il tempo in cui era stata ricoverata in ospedale, non potei fare a meno di provare nient’altro che sollievo per il fatto che non le fosse venuta la malattia mentre era in Europa.

Dopo quello, non avrei nemmeno preso in considerazione l’idea di un viaggio internazionale. Forse avrei dovuto. Me ne rendo conto solo ora, dopo aver saputo quanto si è offesa per la mia cautela. E sinceramente, non la biasimo. La sua vita non è la mia vita e anche se il mio unico obiettivo era quello di darle una vita più lunga, tutto ciò che ha sempre desiderato è una vita con più sostanza.

Riesco a vedere il movimento con la coda dell’occhio, quindi mi volto e alzo lo sguardo, proprio mentre Sydney si fa strada sulla rampa del furgone con due Blizzard in mano. Indossa una delle mie t-shirt dei Sounds of Cedar che le cade su una spalla perché è troppo grande per lei. Se dovessimo fare a modo mio, indosserebbe una delle mie maglie ogni giorno per il resto delle nostre vite. Adoro questo look spontaneo su di lei.

Mi sorride e mi passa un Blizzard . Tira fuori il cucchiaio dal suo e lecca il gelato, poi chiude la bocca sul cucchiaio.

Sorrido. “Credo che mi piaccia di più il tuo anche se non so che gusto hai preso.”

Lei sorride e si alza in punta di piedi, baciandomi brevemente sulle labbra. “Oreo”, dice lei. Prende il gelato con il cucchiaio e fa un cenno con la testa verso il foglio di carta che sto ancora tenendo in mano. “Cos’è quello?”

Guardo in basso la lista, chiedendomi se è mio dovere condividere qualcosa di simile con lei visto che non è mio. “La lista dei desideri di Maggie. Era per terra.” La poso sul comodino e prendo la valigia. “Grazie per il gelato.” La bacio sulla guancia e mi dirigo fuori dal furgone. Quando mi volto per vedere se mi sta seguendo, non lo sta facendo.

Sta raccogliendo il foglio di carta.

Quando avevo otto anni, andammo a fare un viaggio in California. Mio padre si fermò al Carlsbad Caverns National Park appena in tempo per il volo del pipistrello. Io ero spaventata a morte e avevo odiato ogni secondo.

Quando avevo undici anni, trascorremmo due settimane in un viaggio in treno in Europa. Avevamo visto la torre Eiffel, eravamo andati a Roma, avevamo visitato Londra. Ho la foto di me e mia madre attaccata al frigorifero che mio padre ci aveva scattato di fronte al Big Ben.

Sono stata anche una volta a Las Vegas con Tori. Ci siamo andate per il mio ventunesimo compleanno e siamo rimaste solo una notte perché non potevamo permetterci di più e Hunter era sconvolto dal fatto che io ci fossi andata per il mio compleanno.

Ho fatto parecchie cose che sono sulla lista dei desideri di Maggie, e anche se non ho dato per scontato i viaggi, certamente penso di non averli apprezzati abbastanza. Non ho mai pensato di scrivere una lista dei desideri o cosa ci scriverei anche se lo facessi. Non pianifico così in avanti.

È questo il punto, penso. Nemmeno Maggie lo fa. Ma molto più avanti per lei e molto più avanti per me hanno due significati completamente diversi.

Appoggio il mio Blizzard sopra il cassettone e fisso il numero sette della lista. Bungee jumping.

Non sono mai stata a fare bungee jumping. Non posso dire che sarebbe stato sulla mia lista di desideri, ma il fatto che si tratti della lista dei desideri di Maggie e che mi abbia chiesto di unirmi a lei fa sì che l’intera situazione acquisisca un significato totalmente nuovo.

Piego la lista e prendo il mio gelato, poi esco dal furgone e vado nell’appartamento di Ridge. Ridge è in cucina con Warren. Sono appoggiati al bancone, a finire il loro gelato. Bridgette sta probabilmente facendo la doccia perché puzzava di ali di pollo. Cammino verso la camera da letto di Maggie e lei è inginocchiata davanti alla sua valigia, frugandoci dentro. Alza lo sguardo e mi vede in piedi sulla soglia.

“Posso entrare?”

Lei annuisce, così mi avvicino al materasso e mi ci siedo sopra. Appoggio la coppetta sul pavimento accanto al materasso e raccolgo la sua lista. “Ho trovato questa”, dico, tenendola in alto per fargliela vedere. È a pochi passi di distanza, quindi si avvicina e la afferra, poi la guarda.

Fa una faccia come se fosse inutile come la spazzatura e poi la getta sul letto.

“Ero una grande sognatrice.” Rivolge tutta la sua attenzione alla valigia.

“Questo potrebbe farti pensare male di me”, dico. “Ma sono stata a Parigi, e probabilmente non dovrei ammetterlo, ma la torre Eiffel sembra proprio una grande torre di trasmissione, è piuttosto deludente”.

Maggie ride. “Sì, sicuramente non dovresti ammetterlo a nessun altro.” Chiude la parte superiore della sua valigia e poi si sposta sul letto, sdraiandosi sullo stomaco. Afferra la lista e la mette di fronte a lei. “Ne ho cancellate tre in un giorno.”

Ricordo il giorno in cui ha fatto paracadutismo perché non è passato molto tempo. Il che vuol dire … che l’avventura di una notte non è stata tanto tempo fa. Sono curiosa, ma non sono sicura che siamo al punto in cui voglio chiederle della sua vita sessuale.

“La maggior parte delle altre cose che ho scritto sono un po’ inverosimili, mi ammalo troppo facilmente e troppo spesso per poter viaggiare all’estero”.

Guardo quella di Las Vegas. “Perché dovresti perdere cinquemila dollari invece di vincerli?”

Si gira sulla schiena e mi guarda. “Se avessi cinquemila dollari da perdere, significa che sarei ricca. Essere ricca è un punto involontario sulla mia lista dei desideri”.

Rido. “Hai in programma di fare qualcos’altro su quella lista oltre al bungee jumping?”

Lei scuote la testa. “È davvero difficile per me viaggiare. Ho provato un paio di volte e non sono mai andata troppo lontano. Ho troppe attrezzature mediche. Troppi farmaci di cui preoccuparmi. Non è poi così divertente per me, ma non me n’ero resa conto quando ho scritto la lista.”

Odio questo per lei. Vorrei quasi modificare un paio di quelle voci solo per cancellarne altre. “Quanto lontano sei in grado di viaggiare senza che diventi un inconveniente?”

Alza le spalle. “Le gite di un giorno possono andare e potrei andare da qualche parte per un paio di notti, ma non c’è un posto da queste parti in cui non sia già stata, perché?”

“Un attimo.” Mi alzo e vado in salotto a prendere una penna dal tavolo e un quaderno a spirale. Ritorno nella stanza di Maggie, sentendo Ridge e Warren che mi osservano per tutto il tempo. Mi volto e sorrido prima di tornare al letto di Maggie. Metto la sua lista dei desideri sul quaderno a spirale. “Penso che con una piccola modifica, questi siano tutti fattibili.”

Maggie si appoggia su un gomito, incuriosita da quello che sto facendo. “Che tipo di modifica?”

Scorro l’elenco. Mi fermo su Carlsbad Caverns. “Cosa ti interessa di Carlsbad? I pipistrelli o le caverne?”

“Le caverne”, dice. “Ho visto i voli del pipistrello qui ad Austin una dozzina di volte.”

“Okay,” dico, disegnando una parentesi aperta accanto a Carlsbad Caverns nella lista. “Potresti andare nella caverna di Innerspace a Georgetown, probabilmente non è così bella come Carlsbad, ma è sicuramente una caverna.”

Maggie fissa l’elenco per un momento. Non sono sicura che lei pensi che sto oltrepassando una linea scrivendo sulla sua lista dei desideri. Le ho quasi riconsegnato la lista scusandomi, ma lei si sporge e indica la Torre Eiffel. “C’è una finta torre Eiffel a Paris, in Texas.”

Sorrido quando lo dice perché significa che siamo sulla stessa linea. Scrivo “Torre Eiffel a Parigi, Tx” accanto al numero nove.

Scorro di nuovo l’elenco con la penna e quindi mi interrompo al numero tre. Vedere l’aurora boreale. “Hai mai sentito parlare delle luci di Marfa nel Texas occidentale?”

Maggie scuote la testa.

“Dubito che sia anche lontanamente lo stesso, ma ho sentito che puoi accamparti là fuori e guardarle.”

“Interessante,” dice Maggie. “Scrivilo.” Scrivo luci di Marfa tra parentesi accanto ad Aurora Boreale. Indica il numero quattro. Mangiare spaghetti in Italia. “Non c’è una città da qualche parte in Texas chiamata Italy?”

“Sì, ma è davvero piccola, non sono nemmeno sicura che abbiano un ristorante italiano, ma è vicino a Corsicana, quindi potresti prendere gli spaghetti da asporto e portarli in un parco a Italy.”

Maggie ride. “Sembra davvero patetico, ma sicuramente fattibile.”

“Cos’altro?” Chiedo, scorrendo la lista. Apparentemente ha già guidato una macchina da corsa e ha avuto un’avventura di una notte che abbiamo evitato con successo di discutere. L’unica cosa rimasta che non abbiamo modificato è Las Vegas. Indico con la penna. “Ci sono dei casinò appena fuori Paris, Tx. Tecnicamente, potresti andare lì dopo aver visitato la finta Torre Eiffel. E forse dovresti… ” Elimino due degli zero. “Perdi solo cinquanta dollari invece di cinquemila”.

“Ci sono casinò in Oklahoma?” chiede lei.

“Enormi”

Maggie prende la lista da me e la guarda. Sorride mentre la legge, poi prende il quaderno e la penna dalle mie mani.

Mette la lista sopra il quaderno. In cima alla lista, si legge “Cose che voglio fare. Forse uno di questi giorni…”

Maggie scarabocchia parte del titolo in modo che la lista reciti. “Cose che voglio fare. Forse ora”

Sono stata sgridata oggi.

È la prima volta che vedo la mia dottoressa da quando è uscita dalla mia stanza d’ospedale – proprio prima che io scappassi. La prima metà del mio appuntamento l’ho passata scusandomi con lei e promettendo di prendere le cose più seriamente d’ora in avanti. La seconda metà l’ho passata invece con diversi specialisti.

Quando hai la Fibrosi Cistica, non è salutare avere diversi specialisti e sedere in diverse sale d’attesa, quindi il team viene da te in un luogo centrale. È una delle cose che amo riguardo alla mia dottoressa e di cui non ho potuto avere tutti i benefici vivendo a San Antonio. Credo veramente che la mia salute sarà più facile da controllare ora che sono tornata ad Austin. Devo solo smettere di lasciare che la mia frustrazione per questa malattia vinca sul mio volere. Ed è difficile, perchè mi sento spesso frustrata.

Sono stata via gran parte del giorno, ma quando torno all’appartamento, sono sorpresa di vedere la macchina di Ridge. Lui è stato per la maggior parte della settimana da Sydney. Oggi è venerdì e io dovrei trasferirmi domani, ma è stato rimandato tutto a domenica. Sono sicura che Ridge sarà felice di riavere il suo letto.

Oppure no. Dubito che sia arrabbiato per aver dovuto trascorrere tutto questo tempo da Sydney.

Quando apro la porta della sala, sono entrambi sul divano. Ridge tiene un libro di fronte a sè, i suoi piedi appoggiati sul tavolino da caffè. Sydney è appoggiata a lui, a guardare le parole sulle pagine mentre lui legge ad alta voce.

Ridge sta leggendo. Ad alta voce.

Li fisso per un momento. Lui lotta con una parola e lei si fa guardare mentre la pronuncia per lui. Lo sta aiutando a pronunciare le parole ad alta voce. È un momento così intimo, che vorrei essere in qualsiasi altro posto quando chiudo la porta e guadagno l’attenzione di Sydney. Guarda in alto e si siede dritta, mettendo una piccola distanza tra lei e Ridge. Lo noto. E anche lui, perchè smette di leggere e segue lo sguardo di Sydney finchè non mi vede.

“Hey.” Sorrido e appoggio la borsa sul bancone.

“Ciao,” dice Sidney. “Come è andato il tuo appuntamento?”

Mi stringo nelle spalle. “Complessivamente è andato bene. Ma ho passato la maggior parte di esso ad essere sgridata.” Prendo una bottiglia d’acqua dal frigorifero e mi dirigo verso la camera da letto in cui sto. “L’ho meritato, penso.” Vado nella mia stanza e chiudo la porta. Mi accascio sul letto perchè è l’unica cosa che ho qui dentro. Non c’è nemmeno un armadio, nè una tv o una sedia. Solo io e un letto e una sala da pranzo in cui mi sento leggermente a disagio.

Non perchè Ridge è qui con Sydney. Onestamente non mi disturba vederli insieme. L’unica cosa che mi disturba nel vederli insieme è che mi ricorda me e Jake e sento un pizzico di gelosia per il fatto che non siamo io e Jake quelli che si abbracciano insieme su un divano da qualche parte. Sento che Ridge e Sydney sono fatti l’uno per l’altra in un modo simile in cui lo siamo anche io e Jake. O potremmo esserlo.

E’ interessante per me, guardando al passato, quanto eravamo sbagliati Ridge e io l’uno per l’altra. E non è affatto perché tutto è necessariamente sbagliato in noi come individui. Semplicemente non tiravamo fuori il lato migliore dell’altro. Non nel modo in cui lo fa Sydney. Cioè, lui è seduto sul divano, a leggere per lei. E lo sta facendo perchè in questo modo perfezionerà il suo linguaggio vocale. Questo è un lato di lui che non ho mai tirato fuori. O neanche incoraggiato. Abbiamo avuto delle conversazioni sul perchè lui non verbalizzasse, ma lui ha sempre scrollato le spalle e detto che non gli piaceva farlo. Non ho mai avuto una spiegazione più approfondita su questo.

Ricordo il giorno in cui ero in ospedale e ho trovato tutti i messaggi tra lui e Sydney. Non li ho letti tutti in quel momento perchè onestamente non volevo farlo. Ero ferita e un po’ accecata. Ma quando sono tornata a casa, l’ho fatto. Più di una volta. E la conversazione che più mi ha ferito è stata quella in cui Ridge spiegava a Sydney da dove la band Sounds of Cedar ha preso il nome.

La ragione per cui mi ha ferito così tanto è perchè ho realizzato che, in tutti gli anni in cui ci siamo frequentati, non avevo mai chiesto nemmeno una volta a Ridge da dove venisse il nome della band. E grazie a questo, non ho mai saputo esattamente quanto lui avesse fatto per Brennan quando erano piccoli.

C’erano molte cose che avevo letto e che, di fatto, non avrei mai voluto leggere tra loro due. Tra tutti i messaggi di iMessage e tutti quelli di Facebook, mi sono seduta lì per ore a leggere. Ma leggere tutto ciò mi ha anche reso tutto molto chiaro. C’era scritto molto di più riguardo a Ridge di quello che conoscevo. C’erano cose che aveva condiviso con Sydney nonostante il breve periodo di conoscenza con lei che non aveva mai condiviso con me in sei anni.

E non perchè Ridge mi nascondesse cose su di lui o sul suo passato, o mentisse a riguardo. È solo che c’erano cose che riguardavano entrambi per cui non abbiamo mai scavato abbastanza in profondità da conoscerle. Mi sono resa conto che forse non avevamo condiviso quelle cose perché per noi erano sacre. E condividi le cose veramente sacre solo con le persone che ti raggiungono a quel livello più profondo.

Non ho raggiunto Ridge al livello in cui l’ha fatto Sydney. E Ridge non lo ha fatto con me.

La sua connessione con lei attraverso i messaggi era qualcosa che non avevo mai sperimentato con lui. Alla fine avevo deciso di porre fine alla nostra relazione a causa della loro connessione. Non perché l’avessero creata… ma perché io e Ridge non l’avevamo mai fatto.

Le persone dovrebbero tirare fuori il meglio l’una dall’altra. Io non ho tirato fuori il meglio di Ridge. Lui non ha tirato fuori il meglio di me. Ma vedere Sydney sul divano insieme a lui in questo momento, ad aiutarlo… lei tira fuori il meglio di lui.

Ho notato come si è un po’ allontanata da lui quando si è resa conto che ero nella stanza con loro. Mi dà fastidio sapere che sentiva il bisogno di farlo. Voglio che lei sappia che il loro affetto fisico non è qualcosa che dovrebbero sentirsi obbligati a nascondere a causa mia. In realtà, in un modo strano, mi piace vedere quanto si apprezzano a vicenda. Mi dà una garanzia maggiore che ho fatto la scelta giusta non permettendo a Ridge di usare la mia malattia come una ragione per stare con me.

Mi alzo e ritorno in salotto. L’unica cosa che può alleviare l’imbarazzo quando siamo tutti in una stanza insieme è costringerci a stare insieme in una stanza ancora di più. Nascondermi nella mia camera non ci porterà da nessuna parte.

Purtroppo, Ridge non è più sul divano con Sydney quando torno nel soggiorno. Lei è in cucina, a rovistare in un armadietto. Ridge non è più nella stanza.

Vado al bancone e mi siedo, guardando Sydney. “Che cosa fate domani?” le chiedo.

Si gira, sorpresa dalla mia presenza. La sua mano è sopra il suo cuore. “Mi hai spaventata.” Ride e chiude lo sportello. “Penso che tutti avessimo programmato di aiutarti a trasferirti domani, quindi la giornata è libera ora che non ti trasferirai fino a domenica.”

“Cosa intendi con tutti noi? Anche Warren è libero domani?”

Lei annuisce. “Anche Bridgette, anche se non credo che avrebbe davvero aiutato con il trasloco.”

Rido. “Sarei rimasta scioccata se lo avesse fatto.”

“Vero, perché me lo chiedi?” dice Sydney. “Hai qualcosa in mente?”

Mi stringo nelle spalle. “Niente di specifico, ho solo pensato… non lo so, forse sarebbe bello per tutti noi se passassimo più tempo insieme… ora che… beh…”

Sydney annuisce come se pensasse la stessa cosa. “Ora che le dinamiche sono cambiate ed è tutto dannatamente strano?”

“Sì. Quello.”

Sydney ride e poi si sporge in avanti sul bancone pensierosa. “Forse potremmo fare quella cosa della caverna, a Georgetown.

“Stavo pensando più a qualcosa per pranzo”, ammetto. “Non mi aspetto che voi ragazzi trascorriate l’intero sabato con me.”

“Le caverne sembrano davvero divertenti, però.”

Piego la testa, osservandola per vedere un segnale che lo sta dicendo solo per essere educata. A volte sembra troppo carina e troppo accomodante, al punto che mi rende sospettosa. Ma non ottengo altro che una sensazione autentica da lei. Forse alcune persone semplicemente non si abbassano agli stessi livelli di gelosia come fanno gli altri. Come se Sydney potesse percepire il sospetto nella mia espressione, continua a parlare.

“Ricordi la sera del compleanno di Warren?” chiede.

Annuisco. “Intendi la sera in cui pensavo che il tuo reggiseno fosse carino e stupidamente volevo che Ridge lo vedesse?”

Sydney si irrigidisce un po’. “Quella sera”, conferma. Si guarda le mani, strette sul bancone di fronte a lei. “Mi sono divertita molto con te quella sera, Maggie, l’ho fatto davvero, allora pensavo che ci sarebbe stata la possibilità di diventare amiche e mi ha emozionato perché avevo davvero bisogno di un’amica dopo quello che Tori mi aveva fatto. Ma poi ho rovinato quell’opportunità quando ho infranto il codice tra ragazze e baciato il tuo ragazzo.” Mi guarda. “Ho sempre odiato aver rovinato quella che davvero credevo potesse essere una buona amicizia tra noi. E ora, mesi dopo, eccoci di nuovo qui. E per qualche motivo, mi stai porgendo un ramo d’ulivo. Quindi sì, il ‪pranzo di domani‬ sembra ottimo. Ma voglio anche vedere davvero le grotte, quindi se riesci a trovare in te stessa il modo per porgere un intero albero d’ulivo, allora penso che sarà divertente. “

Sembra nervosa mentre aspetta la mia risposta. Non le faccio aspettare a lungo perché non voglio che si senta nervosa. O goffa o colpevole o qualsiasi altra cosa questa ragazza non meriti di provare. Le sorrido. “Non hai rovinato nulla infrangendo il codice tra ragazze, Sydney.”

Le mie parole la fanno sorridere. “Scommetto però che non porterai più ragazzi intorno a me. Capirò perfettamente.”

“Ho chiuso con i ragazzi,” dico ridendo. “Soprattutto dopo quello che ho fatto all’ultimo.”

Il sopracciglio di Sydney si alza per la curiosità e all’improvviso mi rendo conto di aver parlato più di quanto avrei dovuto. Non voglio parlare di Jake, ma basandomi sullo sguardo che mi sta rivolgendo in questo momento, capisco che vuole dei dettagli.

“È la tua avventura di una notte?”

Annuisco. Sono stata sinceramente sorpresa che non me lo abbia chiesto quando ha modificato la mia lista dei desideri l’altro giorno. “Sì. Il suo nome è Jake. Sono andata fuori di testa con lui.”

“Perché?”

“Mi ha preparato la colazione.”

Sydney mi lancia uno sguardo di finto orrore. “Oh, come ha osato”, dice.

Rido per il suo sarcasmo e poi mi copro il viso con le mani. “Lo so, lo so, Sydney, e ho provato a rimediare un paio di giorni dopo, ma poi sono finita in ospedale e ho scoperto che ha un bambino e non lo so… a quel punto mi sono sentita stupida a provare ad inseguirlo.”

“Perché? Perché odi i bambini?”

“No, niente affatto, ero nella mia stanza d’ospedale e lo sentivo parlare al telefono con suo figlio e tutto sembrava così reale in quel momento. Come se non solo questo ragazzo – che è davvero fantastico, intelligente e divertente – entrasse nella mia vita, ma ne facesse parte anche suo figlio che sembrava un bravo ragazzino e io… mi sono spaventata. “

“Di cosa?”

Sospiro. Questa è una bella domanda, perché anche io sono confusa sul motivo per cui ho continuato a spingerlo via. “Penso che le mie paure mi abbiano colpito da qualche parte lungo il cammino. Mi sono detta che non volevo spezzargli il cuore o diventare il suo fardello.”

Ma in tutta onestà, sono più spaventata che lui spezzerà il mio. L’ho capito quando mi sono resa conto di quanto mi piacesse che forse la maggior parte delle persone non si impegna come Ridge e non è disposta a sopportare ciò che una relazione con me comporterebbe. Ero terrorizzata dal fatto che sarebbe finito per essere l’unico ad andarsene, così l’ho fatto io per prima. Forse non volevo che le cose con lui finissero male. Non lo so. Metto in discussione la mia scelta ogni singolo giorno. “

Sydney mi guarda in silenzio per un momento. “Se ne avessi la possibilità, sapendo che la tua relazione con Ridge è finita, vorresti riavere indietro i sei anni che hai passato con lui?”

Non ho nemmeno bisogno di un secondo per risponderle. Scuoto la testa. “No. Certo che no.”

Sydney alza le spalle consapevolmente. “Se le cose sono finite male tra te e questo ragazzo, Jake, dubito che tu possa rivolere indietro anche il tempo che hai passato con lui. Non dovremmo far ruotare le nostre vite attorno ai possibili finali. Dovremmo farle ruotare attorno alle esperienze che portano alla fine.”

Restiamo in silenzio per un po’.

Le sue parole rimangono con me. Aggrappate a me. Assorbite nella mia pelle.

Ha ragione. E mentre il mio obiettivo era cercare di vivere la vita senza focalizzarmi sul finale, è esattamente ciò a cui torno sempre. Soprattutto quando si tratta di Jake. Non so perché mi sto dicendo che non posso fare entrambe le cose: vivere la mia vita al massimo e permettermi di vivere un’altra relazione. Non è che posso avere l’una e non l’altra.

“Forse dovresti dargli un’altra possibilità,” suggerisce Sydney.

Lascio cadere la testa indietro con un sospiro. “Questo povero ragazzo,” dico. “Gli darò un colpo di frusta per quanto ho fatto avanti e indietro con lui.”

Sydney ride. “Beh, assicurati di andare avanti con lui d’ora in poi e non tornare indietro.”

Faccio un respiro profondo e poi mi alzo. “Ok, lo chiamerò.”

Sydney sorride e cerco di ignorare il mio nervosismo mentre torno in camera da letto. Prendo il telefono e apro la rubrica. La mia mano inizia a tremare mentre seleziono il suo numero. Mi appoggio alla porta della mia camera e chiudo gli occhi dopo aver premuto il numero e messo il telefono in vivavoce.

Suona due volte e poi viene immediatamente trasferito alla segreteria telefonica.

Mi ha semplicemente inserito la segreteria telefonica.

E’ il colpo di grazia, ma che probabilmente mi merito. Aspetto la sua voce.

“Ciao, hai chiamato il dottor Jacob Griffin. Per favore, lascia un messaggio dettagliato e ti richiamerò non appena sarò disponibile.”

Aspetto il segnale acustico. E poi balbetto.

“Ehi, Jake. Sono Maggie. Carson. Ehm… chiamami se puoi, o se vuoi, piuttosto, se no, capisco, io… sì. Okay. Ciao.”

Non appena riaggancio, gemo e poi mi lascio cadere sul materasso. Non posso credere che mi abbia reindirizzato alla segreteria telefonica. Ma poi, ci credo. E ora l’unica cosa che può fargli cambiare idea è un nervoso, imbarazzante messaggio vocale che probabilmente sta ascoltando proprio ora.

Mi crogiolo nell’autocommiserazione per qualche istante, ma poi mi alzo dal letto e vado in soggiorno.

Sydney è ancora al bancone, ma Ridge è tornato nella stanza. Le sta mostrando qualcosa sul suo telefono, ma Sydney mi rivolge la sua attenzione non appena esco dalla mia camera da letto. Rispondo alla sua curiosità.

“Mi ha reindirizzato alla segreteria telefonica.”

Lei fa una smorfia. “Oh, forse è occupato?”

Scuoto la testa e cado sul divano, fissando il soffitto. “O forse si rende conto di quanto io sia fuori di testa per averlo buttato fuori da casa mia prima che finisse di cucinare la pancetta.”

“Sì, potrebbe essere una possibilità”, dice Sydney.

Mi metto un braccio sulla faccia e cerco di inventare tutte le ragioni per cui Jake non è degno di questo rammarico.

Non mi viene in mente nulla. È assolutamente degno del mio rammarico.

***

Sono passate due ore. Ho fatto una doccia, messo il pigiama e ho guardato il mio telefono cinquemila volte. Ridge è andato a prendere la cena per tutti. Bridgette e Warren sono qui ora e sono effettivamente seduti sul divano con me. Warren è nel mezzo e Bridgette è a fianco a Warren sul lato opposto. Sto giocando a Toy Blast sul mio telefono, ma non perché sia interessata al gioco. Sono solo ossessionata dal guardare lo schermo ora. In attesa. Sperando.

“Istinti Lesbo?” chiede Warren.

“Neanche lontanamente”, risponde Bridgette.

Lancio un’occhiata a lui, chiedendomi perché diavolo continui a far spuntare fuori strani titoli che sembrano porno. Sta scorrendo una lista sul suo telefono.

“Ragazze a Bali?”

Bridgette in realtà ride su quello. “Se dovessi andare a Bali a filmare un porno, non lavorerei da Hooters”.

Warren si gira verso di lei. “Aspetta,” dice. “Da quanto tempo lavori da Hooters? È un porno relativo a Hooters?”

Ok, ora li fisso entrambi. Di cosa diavolo stanno parlando?

Sydney è al tavolo della cucina a fare dei compiti. Apparentemente percepisce la mia confusione perché mi dà una spiegazione. “Bridgette ha baciato una ragazza in un film porno e si rifiuta di dire il titolo a Warren in modo che lui possa guardarlo: è diventata la sua missione di vita”.

Wow. “Questo spiega così tanto”, dico.

Warren mi guarda. “Quanti film porno pensi che vengano filmati ogni anno?”

Mi stringo nelle spalle. “Non saprei nemmeno come fare una supposizione.”

“Un sacco. Ecco quanti”.

Annuisco e poi torno a Toy Blast. Non voglio neppure pensare a quanti porno Warren sia stato costretto a guardare.

Bussano alla porta prima che si apra. Brennan entra e io salto sù immediatamente, entusiasta di vederlo. Penso di non averlo più visto dalla festa di compleanno di Warren.

“Maggie?” Immediatamente mi avvolge le braccia attorno e mi abbraccia, poi mi mette le mani sulle spalle, tenendomi a distanza di un braccio. “Che stai facendo qui?”

Agito la mano verso la vecchia camera da letto di Bridgette. “Rimango qualche giorno finché il mio appartamento non sarà pronto.”

Lui scuote la testa. “Appartamento? Dove? Qui?” La sua confusione è genuina. Mi sorprende che Ridge non gliel’abbia detto. Getta uno sguardo al tavolo e vede Sydney.

Mi lascia le spalle e fa un passo indietro, osservandomi. Quindi si guarda intorno. “Dov’è Ridge?”

“È andato a prendere la cena”, dice Warren. “Tacos. Gnam Gnam”.

Torno al divano e riprendo il mio posto e controllo immediatamente il telefono per le chiamate perse, anche se la suoneria è accesa. Niente. Guardo di nuovo verso Brennan che si sta grattando la testa confuso. Si sta letteralmente grattando la testa. Mi fa ridere.

“Ti stai trasferendo nello stesso complesso di Ridge?” chiede. Poi guarda Sydney. “E tu sei d’accordo con questo?” Mi guarda. “Che cosa sta succedendo?”

Guardo Sydney e lei sta combattendo un sorriso. “Benvenuto alla maturità, Brennan”, dice Sydney.

“Petti di fardello?” Chiede Warren a Bridgette. Lo guardiamo tutti. Si stringe nelle spalle innocentemente. “Ehi, non sono io quello maturo. Non guardatemi.”

Ridge entra nella stanza con i tacos e Brennan dimentica immediatamente lo strano accordo che lo ha gettato nella confusione e Warren è lontano dal divano con in mente una sola cosa che non ha nulla a che fare con i film porno.

I tacos possono alleviare praticamente qualsiasi problema. Ne sono sicura adesso.

Mi sto riempiendo il piatto quando il mio telefono inizia a squillare. È dalla parte opposta del soggiorno. “Oh, mio Dio”, sussurro.

Sydney è in piedi accanto a me. “Oh, mio Dio”, dice.

Mi precipito in salotto. Il nome di Jake lampeggia sullo schermo. Guardo Sydney, con gli occhi spalancati. “È lui.”

“Rispondi!” urla.

Guardo in basso sullo schermo.

“Chi è?” chiede Bridgette.

“Un ragazzo che piace a Maggie. Non pensava che avrebbe richiamato. “

Guardo Bridgette che ora mi guarda con aspettativa. “Bene, rispondi,” dice, indicando il mio telefono, infastidita da me.

“Maggie, rispondi!” dice Sydney. Adoro che risulti tanto nervosa quanto lo sono io.

Ingoio i nervi, mi schiarisco la gola e poi faccio scivolare il dito sullo schermo. Cammino verso la camera da letto, m’infilo dentro e chiudo la porta.

“Pronto?” Non importa che mi sia schiarita la gola prima di dirlo. La mia voce trema ancora per il nervosismo.

“Ciao.”

Lascio cadere la testa contro la porta della camera da letto quando sento la sua voce. Lo sento in ogni parte di me.

“Scusa se ti ho messo in contatto con la segreteria telefonica prima”, dice. “Ero in riunione, ho dimenticato di mettere in silenzioso il mio telefono”.

La sua ammissione mi fa sorridere. Almeno non era perché era seccato che io chiamassi.

“Va tutto bene,” dico. “Come stai?”

Lui sospira. “Bene. Sto bene. Tu?”

“Anche io, mi sono trasferita ad Austin alcuni giorni fa, quindi sono stata occupata.”

“Ti sei trasferita?” chiede, non aspettandosi quella risposta da me. “È…un peccato.”

Mi avvicino al letto e mi siedo. “Non proprio. Ho una regola contro l’uscire con qualcuno con lo stesso codice postale, quindi è una buona cosa. Evita che le cose si facciano opprimenti.”

Lui ride. “Maggie, sono troppo impegnato per essere opprimente, anche se vivessimo nella stessa strada.”

“Non penso che tu possa aiutare ma sii un po’ opprimente, Jake. Abbiamo fatto sesso, non sei affatto deludente”.

Mi aspetto che rida, ma non lo fa. La sua voce è tranquilla quando dice, “Sono felice che tu abbia chiamato”.

“Anch’io.” Mi sdraio sul mio letto, premendomi una mano sullo stomaco. Non sono stata così nervosa di parlare con un ragazzo da… mai. Non so come elaborare tutte le cose che la sua voce fa al mio stomaco, quindi premo semplicemente la mia mano contro di esso come se ciò potesse in qualche modo calmare la tempesta che si scatena dentro di me.

“Non posso parlare a lungo”, dice. “Sono ancora al lavoro, ma voglio dire qualcosa prima di andare.”

Faccio un respiro silenzioso, preparandomi all’impatto del suo rifiuto. “Okay”, sussurro.

Sospira pesantemente. “Sento che non sai quello che vuoi, accetti di uscire con me, ma al nostro appuntamento mi dici che non vuoi vedermi per una seconda volta, ma poi abbiamo un’intera notte di sesso incredibile. Poi mi cacci via il mattino dopo, prima ancora che finisca di prepararti la colazione. Qualche giorno dopo vieni nel mio ufficio, poi mi freddi lo stesso giorno all’ospedale. Ora mi hai lasciato un messaggio vocale. Non sto chiedendo altro se non un po’ di coerenza. Anche se quella coerenza è d’accordo nel non parlare mai più. Ho solo… ho bisogno di coerenza. “

Chiudo gli occhi, annuendo tra me e me. Ha ragione. Ha ragione, sono sorpresa che mi abbia persino richiamata. “Posso rispettarlo e posso dartela.”

Non dice nulla per un momento. Mi piace il silenzio. È quasi come se potessi sentirlo di più nella quiete. Passa quasi mezzo minuto senza che nessuno di noi dica una parola. “Volevo chiamarti tutti i giorni.”

Quelle parole mi fanno corrugare la fronte più che sorridere, perché so esattamente cosa sta provando e non mi sento bene a farlo sentire in questo modo. “Volevo scusarmi con te ogni giorno”, ammetto.

“Non devi scusarti per niente”, dice. “Sei una donna che sapeva di non volere una relazione con nessuno, ma poi mi hai incontrato e abbiamo passato una notte così bella che i tuoi sentimenti ti hanno confusa. Mi piace essere stato il tipo che ha causato un intoppo nel tuo piano.”

Rido. “Hai un modo davvero unico di vedere la mia estrema indecisione. Mi piace.”

“Sapevo che ti sarebbe piaciuto. Ascolta, devo andare”, dice. “Vuoi che ti chiami stasera?”

“In realtà… sei occupato domani?”

“Ho una conferenza in ospedae a cui devo partecipare ‪domani. Dalle otto alle dieci‬. Ma dopo sono libero.”

“Sei libero per tutto il giorno?”

“Tutto il giorno”, dice.

Non penso di aver mai chiesto un appuntamento a un ragazzo prima d’ora. Questa potrebbe essere la prima volta. “Domani vado con alcuni amici a Georgetown. All’Innerspace Cavern. Puoi venire se vuoi. Oppure potremmo fare qualcosa dopo, se pensi che andare a vedere le caverne con persone che non hai mai visto prima sia un po’ strano “.

“Non sarà strano se ci sei tu. Posso essere ad Austin a mezzogiorno al massimo.”

Sto sorridendo come un idiota. “Okay, ti scrivo l’indirizzo.”

“Okay”, dice. Posso quasi sentire il sorriso anche nella sua voce. “Ci vediamo domani, Maggie.”

Fisso il telefono dopo aver terminato la chiamata, sfiorando il mio sorriso con le dita. Come riesce a farmi provare così tanti sentimenti, anche al telefono?

Torno in salotto e tutti sono a tavola a mangiare. Mi guardano. Sydney si ferma a metà di masticare, aspettando che le dica cosa è successo. Vado in cucina e prendo due tacos da un sacchetto.

“Potremmo dover prendere due macchine domani, così c’entreremo tutti.”

È tutto ciò che dico, ma quando guardo verso Sydney, lei sta sorridendo.

Anche Bridgette, ma il suo sorriso è un po’ più sinistro. “Questo dovrebbe essere divertente. Un nuovo giocattolo scintillante da rompere per Warren.”

Guardo Warren. Poi di nuovo Bridgette. Jake passerà la giornata con questi due domani. Tutto il giorno.

A cosa stavo pensando?

È stata una buona settimana. Finalmente. Sono stato da Sydney nelle ultime notti e onestamente… non voglio andarmene. Adoro dormire accanto a lei. Mi piace svegliarmi accanto a lei. Adoro non fare assolutamente niente con lei. Ma so anche che questa è una relazione molto nuova che sembra già muoversi alla velocità della luce, quindi l’ultima cosa che dobbiamo fare è vivere insieme.

‪Domani sera sarà l’ultima notte che rimarrò qui prima di tornare al mio appartamento. Sono un po’ scocciato perché preferirei essere qui con Syd piuttosto che nell’appartamento con Warren e Bridgette. Ma questo è ciò che accadrà, perché non voglio accelerare ulteriormente questa relazione. Una volta che ci trasferiremo insieme, vivremo insieme per sempre. Voglio aspettare fino a quando Sydney non avrà sperimentato la vita da sola prima di prendere questo tipo di impegno.‬

Finisco di lavarmi i denti e poi vado in salotto. Sydney è sul divano con il suo computer in grembo. Mi vede entrare nella stanza e mi fa spazio sul divano accanto a lei. Come una danza fluida, mi siedo e lei si muove e poi ci troviamo senza sforzo in quelle che sono diventate le nostre posizioni standard sul divano questa settimana. Io in una posa semi-sdraiata contro il bracciolo del divano mentre lei si distende con la schiena contro il mio petto e il mio braccio si avvolge attorno a lei.

Non possiamo comunicare molto bene in questo modo poiché non ci troviamo di fronte l’un l’altro, quindi di solito chattiamo tramite messenger. Lei con il suo portatile, io con il mio telefono. Sembra naturale, però. E mi piacciono le serate in cui passiamo il tempo insieme così perché indossa le cuffie e ascolta la musica sul suo portatile mentre chattiamo. Mi piace quando ascolta la musica. Mi piace guardare i suoi piedi oscillare con la musica. Mi piace sentire la sua voce contro il mio petto quando canta seguendo alcuni dei testi. Sta cantando anche adesso mentre scorre iTunes sul suo computer. Ha aperto un album dei Sounds of Cedar. Il loro ultimo. L’hanno pubblicato come album indie un paio di settimane dopo che Sydney si è trasferita da noi, quindi nessuna delle cose che mi ha aiutato a scrivere è nell’album a cui sta dando un’occhiata. Le canzoni che ho scritto con Sydney non sono ancora state rilasciate ufficialmente.

Ciò non vuol dire che nessuna delle canzoni dell’album che sta sfogliando non sia stata ispirata da lei. È che semplicemente non lo sa.

Guardo mentre apre la sua app di messenger e mi invia un messaggio.

Sydney: Posso farti una domanda?

Ridge: Non ti ho detto una volta di non fare mai una domanda chiedendomi se puoi fare una domanda?

Sydney: Ti ho appena chiamato testa di cazzo ad alta voce.

Rido.

Sydney: La canzone dal titolo BLIND. L’hai scritta per Maggie?

Distolgo lo sguardo dal mio telefono e la guardo. Piega la testa e mi guarda anche lei, gli occhi pieni di vera curiosità. Annuisco e guardo il mio telefono, non volendo davvero discutere delle canzoni che ho scritto su Maggie.

Ridge: Sì.

Sydney: L’ha fatta arrabbiare?

Ridge: Non credo. Perché?

Sydney: I testi. In particolare, la parte che hai scritto che dice: “Un centinaio di motivi per il dolore e solo uno nella mia mente. Quand’è stato che guardare fuori per te mi ha fatto diventare cieco?”

Sydney: Penso solo che se l’avesse ascoltata, avrebbe capito cosa intendevi e quello avrebbe potuto ferire i suoi sentimenti.

A volte penso che Sydney comprenda i miei testi meglio di me.

Ridge: Se Maggie ha preso quei testi alla lettera, non l’ha mai fatto sembrare così. Scrivo molto onestamente. Lo sai. Ma non penso che Maggie lo sappia. Non pensava che tutto ciò che scrivevo fosse davvero come mi sentivo. Anche se lo è, in una forma o nell’altra.

Sydney: Sarà un problema per noi? Perché analizzerò ogni singola parola di ogni testo. Giusto per dire.

Rido del suo commento.

Ridge: È questa la bellezza dei testi. Possono essere interpretati in molti modi diversi. Potrei scrivere una canzone e potresti anche non sapere che è stata ispirata da te.

Lei scuote la testa.

Sydney: Lo saprei.

Sorrido. Perchè si sbaglia.

Ridge: Riproduci la terza canzone di quell’album chiamata “For a Little While”.

Sydney preme play sulla canzone e poi mi manda un messaggio.

Sydney: Conosco questa canzone a memoria.

Ridge: E pensi di sapere di cosa parla?

Sydney: Sì. Parla di te che vuoi scappare per un po’ da Maggie. Credo che forse sia una canzone sulla sua malattia e su come vorresti portarla via da tutto.

Ridge: Ti stai sbagliando. Questa canzone è ispirata a te.

Si ferma e poi piega la testa, alzando lo sguardo su di me. Sembra confusa, e giustamente. Questa canzone è stata rilasciata poco dopo il suo arrivo, il che probabilmente le ha fatto pensare che nessuna di queste canzoni fosse ispirata a lei in alcun modo. Le sue dita iniziano a battere sulla tastiera mentre scrive una risposta.

Sydney: Come può questa canzone essere su di me? Avresti dovuto scriverla prima che mi trasferissi da te. Stavano già incidendo questo album quando mi sono trasferita.

Ridge: Tecnicamente, la canzone non parla di te. È stata solo ispirata da te. La canzone è più su di me, e su come a volte stare fuori su quel balcone, a suonare musica per la ragazza dall’altra parte del cortile, è stata la mia via di fuga. Era l’unico momento che avevo ogni giorno in cui non mi sentivo così stressato. O preoccupato. Non ti conoscevo. Non mi conoscevi. Ma ci stavamo aiutando a vicenda a sfuggire dai nostri mondi per un po’ di tempo ogni notte. Ecco di cosa tratta la canzone.

Sydney interrompe immediatamente la canzone e la riavvia dall’inizio. Recupera il testo su Google e lo legge mentre la canzone suona.

Per un momento

Non so cosa vuoi ma lo fai

Se me lo avessi detto, lo avrei reso vero

Oh, per un momento

Oh, per un momento

Qualcosa cambia quando la luce del sole splende

Le ombre cadono dalla mia mente preoccupata

Le cose vanno bene e poi mi sento bene

Tu ed io saremo solo uno stasera

Oh, per un momento

Oh, per un momento

Lo sai per un momento

Oh, per un momento

Per un momento mi sento bene

Per un momento volo via

Per un momento posso restare

Per un momento sto arrivando

Per un momento starò bene

Per un momento starò fuori.

Per un momento mi sento bene

starò bene

per un momento

per un momento

per un momento

Quando la canzone finisce, chiude il testo e alza una mano verso i suoi occhi, presumo per asciugarsi una lacrima. Le accarezzo i capelli con le dita mentre digita.

Sydney: Perché non mi hai mai detto che questa canzone parla di noi?

Prendo un respiro e lo rilascio, togliendole la mano dai capelli per poterle rispondere.

Ridge: È la prima canzone che è stata ispirata da te mentre ero ancora con Maggie. Era una cosa innocente tra di noi perché non avevamo mai nemmeno parlato fino a quel momento, ma il sentimento mi faceva comunque sentire in colpa. Questa canzone era la mia verità e penso di aver cercato di nasconderla, anche a me stesso.

Sydney: Posso capirlo. In un certo senso, la canzone mi rende triste per te. Come se tu stessi vivendo una vita da cui avevi bisogno di una pausa.

Ridge: Quasi tutti hanno bisogno di una pausa dalla loro vita reale di tanto in tanto. Ero contento della mia vita prima di incontrarti. Lo sai.

Sydney: Sei ancora contento della tua vita?

Ridge: No. Ero soddisfatto prima di incontrarti. Ma ora sono felice da impazzire della mia vita.

Mi chino in avanti e poso un bacio sui capelli di Sydney. Si china indietro e mi dà accesso alle sue labbra, ma da un angolo capovolto.

La bacio e lei ride contro la mia bocca prima di sollevare la testa e riportare la sua attenzione alla tastiera.

Sydney: Mio padre era solito dire: “Una vita mediocre è uno spreco di vita”. Odiavo il fatto che lo dicesse solo per dimostrarmi quanto avesse ragione quando pensava che avrei dovuto diventare un’insegnante di musica. Ma penso di averlo capito ora. Sarò contenta di diventare un’insegnante di musica. Ma voleva che fossi appassionata della mia carriera. Ho sempre pensato che fosse abbastanza – esserne contenta. Ma ora ho paura che non lo sia.

Ridge: Stai pensando di cambiare la tua specializzazione?

Sydney annuisce, ma non scrive la sua risposta.

Ridge: Per cosa?

Sydney: Ultimamente ho pensato di entrare a psicologia. O diventare una consulente di qualche tipo. È solo che sono così avanti nella mia laurea che dovrei praticamente ricominciare da capo.

Ridge: Le passioni delle persone cambiano. Succede. Penso che se ti vedi davvero in una diversa linea di lavoro oltre a essere un’insegnante di musica, è meglio che avvenga ora che tra dieci anni nel futuro. E… per quello che vale… Penso che saresti una fantastica psicologa. Sei brava con la musica, senza dubbio. Ma sei incredibile con le persone.

Sydney: Grazie. Ma non lo so. Ricominciare da capo sembra così scoraggiante, soprattutto perché ho bisogno di ottenere il mio Master. Il che significa che sarò in difficoltà finanziariamente per altri cinque anni. Che diventerà anche un tuo problema, se mai andremo a vivere insieme. Non avrò molti soldi per contribuire alle bollette. C’è molto a cui pensare. Se rimango nella mia attuale specializzazione, avrò finito in meno di un anno.

Ridge: Non abbiamo bisogno di molto per tirare avanti. Penso che sia più importante fare ciò che il tuo cuore ti sta dicendo di fare. Finché starai facendo ciò che vuoi veramente, farò tutto ciò di cui c’è bisogno per aiutarti ad arrivare alla fine. Anche se fosse il prossimo anno con una laurea o tra dieci anni con un dottorato.

Sydney: Lo aggiungo alla mia cartella “Cose che dice Ridge”. Nel caso dovessi tornare indietro a questo in futuro. Perché se cambio specializzazione, sarò davvero al verde. Così al verde che non sarò nemmeno in grado di comprare nuovi vestiti. Indosserò questa stessa camicia tra cinque anni.

Ridge: Anche se i tuoi vestiti saranno sbiaditi, sembreranno sempre nuovi su di te.

La sento ridere.

Sydney: Oh, questa è una bella frase. Dovresti metterla in una canzone.

Ridge: Lo farò. Lo prometto.

Fa scivolare via il computer dalle ginocchia e si gira, arrampicandosi su di me. Mi bacia e poi si tira indietro. “Vuoi del gelato? Ho voglia di un dessert.”

Scuoto la testa. “Prenderò solo un morso del tuo.”

Lei mi bacia di nuovo, poi si alza e va in cucina. Mi risistemo sul divano e apro un messaggio a Warren.

Ridge: A che ora partiremo domani?

Warren: Non lo so. Aspetta che apro un messaggio di gruppo e chiedo a Maggie.

Warren: Maggot, a che ora partiremo per andare a vedere le grotte domani?

Maggie: Chiamami ancora così e userò tutta l’acqua calda stasera. Non lo so. Sarà dopo pranzo. Jake non può essere qui prima di mezzogiorno.

Ridge: Pranzeremo per strada o dovremmo mangiare prima?

Maggie: Mangiamo per strada. Mi sentirò male se arriva qui e non ha mangiato.

Warren: Ok. Pranzo. Sii affamato. Fatto. Ridge, con te e Sydney ci incontriamo qui o dobbiamo venirvi a prendere?

Ridge: Possiamo incontrarci lì.

Maggie: Posso chiedere un favore? E questo è principalmente per Warren.

Warren: SARÒ GENTILE CON LUI! SMETTI DI PREOCCUPARTI, MAGGIE!

Maggie: Lo so che sarai gentile. Non mi preoccupo di questo. Mi preoccupo che tu sia completamente inopportuno.

Warren: Oh. Bè, sì. Dovresti assolutamente preoccuparti di quello.

Rido e metto giù il telefono perché Sydney sta tornando al divano con un cucchiaio di gelato in bocca e non voglio pensare ad altro in questo momento. Come se potesse vedere i miei pensieri, lei sorride un po’, tirando fuori il cucchiaio dalla bocca.

“Ne vuoi un morso?”

Annuisco.

Non si siede accanto a me sul divano per condividerlo con me. Si mette a cavalcioni su di me, tenendo tra noi la scodella di gelato mentre aggiusta le gambe su entrambi i lati. Prende un cucchiaino di gelato e me ne dà un po’. Lo mando giù e poi inclina la testa e mi bacia. La sua bocca sa di vaniglia. La sua lingua è fredda mentre scivola contro la mia.

La avvicino a me ma la scodella di gelato tra di noi mi sta ostacolando. Afferro la ciotola e la metto da parte sul tavolo accanto a lei e poi la tiro verso di me. La bacio mentre lentamente la abbasso sul divano.

La scorsa notte ho sognato che Jake si presentava con qualcuno. Una rossa alta con l’accento francese e delle Loubotin nere ai piedi.Chi va ad esplorare caverne con i tacchi alti?

O… meglio ancora… chi si presenta ad un appuntamento con un altro appuntamento?

Ero ricoperta di sudore quando mi sono svegliata, ma non sono sicura se è perchè Jake si è fatto vedere nel mio sogno con un’altra ragazza o se è perchè Warren e Bridgette condividevano un corpo con due teste. Entrambi gli aspetti del sogno erano ugualmente inquietanti.

Non so se è il sogno che mi fa tremare o se è il fatto che non ho ancora parlato con Jake riguardo le dinamiche del nostro gruppo, ma sono in piedi davanti al lavandino del bagno che cerco di lavarmi i denti e la mia mano sta tremando visibilmente.

Vorrei essere in grado di parlare con Jake prima che incontri tutti gli altri, ma sarà qui tra mezz’ora e non posso esattamente chiamarlo pochi minuti prima che arrivi e dirgli, “Oh, a proposito, stai per uscire con il mio ex-ragazzo oggi. Entrambi i miei ex-ragazzi, a dire la verità. Sarà divertente!”

Avrei dovuto disdire.

L’ho quasi fatto quando mi sono svegliata dopo l’incubo che ho avuto la scorsa notte. Avevo già una scusa pronta sotto forma di messaggio per lui sul perchè dovevo disdire, ma avevo troppa paura di mandarglielo. Avrebbe sicuramente letto tra le righe. Sono stata inaffidabile un po’ troppe volte con lui e spingerlo via di nuovo sarebbe l’ultimo contatto che avrebbe con me. Inoltre, durante la conversazione che abbiamo avuto la notte scorsa ha detto di volere consistenza. Non voglio che la nostra consistenza sia io che lo allontano. Voglio che sia io che vado fino in fondo con lui. Devo solo vederlo da sola in qualche modo prima che conosca Warren o Ridge. Merita di sapere in cosa si sta cacciando prima che metta piede in questo appartamento.

Se potessi portarlo in camera mia direttamente senza che conosca gli altri, potremmo avere qualche minuto da soli per riprendere confidenza senza dover stare in piedi nella zona pericolosa che è la sala da pranzo in comune di questo appartamento.

Questo è quello che farò. Lo trascinerò in qualche modo in camera mia prima di introdurlo agli altri.

Non appena finisco di lavarmi i denti, mi asciugo la bocca con una salvietta e fisso il mio riflesso. Oltre all’assoluta paura nei miei occhi, sono sempre la stessa. Rimetto lo spazzolino nel beauty case, proprio mentre Bridgette spalanca la porta del bagno. Si ferma quando mi vede. Io mi fermo quando vedo lei.

È sempre stato imbarazzante tra di noi, ma non avevamo mai dovuto condividere un bagno prima, quindi il fatto che sia qui con addosso solo dell’intimo appena visibile porta l’imbarazzo ad un livello totalmente nuovo. Almeno per me. Lei non sembra infastidita dal fatto che la sto vedendo quasi nuda perchè va diretta verso il water e si abbassa le mutandine per fare pipì.

È disinibita tanto quanto Warren.

“Allora”, dice Bridgette, srotolando la carta igienica nella sua mano. “Questo ragazzo sa in cosa si sta cacciando?”

“Cosa vuoi dire?”

Agita una mano in cerchio. “Lo sai. Questo gruppo con cui sta per passare la giornata. Conosce la storia?”

Chiudo gli occhi per un secondo, inspirando costantemente. “Non ancora”, dico, espirando.

Bridgette fa una cosa che raramente fa. Sghignazza.

No… sorride. Un sorriso enorme, eccitato che rivela tutti i suoi perfetti denti bianchi. Dovrebbe sorridere più spesso. Ha un bellissimo sorriso, anche se sta apparendo in uno strano momento.

“Perchè sembri così felice?” chiedo con cautela.

Fa spallucce. “È solo che era da un po’ che non ero così eccitata per qualcosa.”

Sposto lo sguardo da lei senza rispondere e lancio di nuovo un’occhiata al mio riflesso. Sembro pallida. Non so se sia perchè sono nervosa o se i miei livelli di zucchero nel sangue siano inesistenti. Alcune volte è difficile capire la differenza tra bassi livelli di zucchero, alti livelli di zucchero o l’inizio di un attacco di panico.

Esco dal bagno e vado in cucina. La mia borsa è sul bancone quindi ci scavo dentro finchè non trovo il mio kit di monitoraggio del glucosio. Mi appoggio al bancone mentre controllo i livelli di zucchero nel sangue. Non appena inserisco la linguetta del test nel monitor, la porta d’ingresso inizia ad aprirsi.

Ridge e Sydney entrano nell’appartamento, mano nella mano. Sydney mi dice ciao e Ridge mi fa un cenno, poi segna a Sydney che andrà a farsi una doccia. Nel tragitto verso la sua stanza, però, lancia un’occhiata quando vede il kit nelle mie mani. La sua fronte si increspa naturalmente per la preoccupazione.

“Sto bene”, gli segno. “Volevo solo controllarlo prima di uscire per essere sicura.”

Il sollievo inonda la sua espressione. “Tra quanto ce ne andiamo?”

Faccio spallucce. “Non c’è fretta. Jake non è ancora nemmeno arrivato.”

Lui annuisce e si dirige nella sua stanza. Sydney appoggia la sua borsa sullo sgabello vicino al mio e apre la credenza, prendendo un sacchetto di tortilla chips.

I miei livelli di glucosio sono nei limiti normali. Sospiro, sollevata, poi rimetto il kit nella mia borsa. Prendo il telefono e apro i messaggi che ho scambiato con Jake. Abbiamo avuto una veloce conversazione stamattina, gli ho mandato l’indirizzo dell’appartamento e dopo mezz’ora lui ha risposto con un messaggio che diceva, “Conferenza finita. Sto arrivando.”

Questo era stato quasi un’ora fa. Il che significa che busserà alla porta da qui a qualche minuto.

“Stai bene?” chiede Sydney.

Alzo gli occhi dal telefono. Lei è appoggiata al bancone, fissandomi con preoccupazione mentre sgranocchia le patatine. “Sembri un po’ nervosa”, aggiunge.

È così ovvio? “Lo sembro?”

Annuisce appena, come se non volesse offendermi con la sua osservazione.

Non ero così nervosa nemmeno quando stamattina mi sono svegliata dopo quell’incubo. Ma mentre le ore avanzano, lo fa anche il mio rimorso. Mi attorciglio le mani mentre lancio un’occhiata verso le porte delle stanze di Ridge e Warren per essere sicura che siano chiuse. Torno a guardare Sydney quando sono certa che lei è l’unica persona nelle vicinanze. “Ho preso il mio telefono per disdire almeno tre volte stamattina, ma non sono mai stata capace di inviare i messaggi. È solo che sono sicura che non ci sia nessuna possibilità che lui oggi si possa divertire. Non so nemmeno perchè l’ho invitato. Ero così agitata quando mi ha richiamata ieri che non ho pensato a niente di tutto ciò.”

Sydney inclina la testa e mi sorride in modo rassicurante. “Andrà bene, Maggie. È ovvio che gli piaci altrimenti non avrebbe mai accettato di guidare fin qui e passare del tempo con persone che nemmeno conosce.”

“È quello il problema”, dico. “Gli piaccio. Ma gli piace una versione di me che è indipendente e sicura di sè e ha avventure di una notte. Non è uscito con la versione insicura di me che sta vivendo su un materasso sul pavimento di una camera vuota nell’appartamento del mio ex-ragazzo.”

Sydney scarica il mio commento con un impertinente gesto della mano. “Solo per un altro giorno. Domani ti trasferirai e sarai indipendente e di nuovo in un posto tutto tuo.”

Alzo le spalle. “Anche se fosse. Non cambia il fatto che sono stata una bambina emotiva per la maggior parte delle settimane passate.” Lascio andare la testa all’indietro e gemo. “Sono stata così calda e fredda con lui. Probabilmente ha acconsentito a venire oggi perchè spera che lo impressionerò abbastanza da fargli dimenticare di tutte le volte in cui non l’ho impressionato.”

Sydney mette giù il sacchetto di patatine. Alza gli occhi al cielo e si avvicina a me, mettendomi le mani sulle spalle. Mi fa appoggiare a uno sgabello, tenendo le mani sulle mie spalle mentre mi forza a sedermi. “Sai cos’ho fatto per le prime due settimane in cui ho vissuto qui?”

Scuoto la testa.

“Ho pianto ogni giorno. Ho pianto perchè la mia vita faceva schifo e ho pianto perchè ero stata licenziata dalla biblioteca per aver avuto un crollo emotivo e aver lanciato dei libri contro il muro. E certo, sono stata meglio per un po’. Ma qualche mese dopo quando mi sono trasferita in un posto tutto mio, ho pianto di nuovo ogni giorno per settimane.”

Alzo un sopracciglio. “Perchè mi stai dicendo questo?”

“Perchè”, dice, lasciando le mie spalle e raddrizzandosi. “Sono stata per mesi infiniti nel pallone più totale con le mie emozioni. Ma ogni volta che ti vedevo, tu eri l’emblema della forza. Anche il giorno in cui hai scoperto di me e Ridge, ero così intimidita dalla tua risolutezza. E… forse anche un po’ colpita. Ma sembri esserti dimenticata di tutto quello e invece, ti stai concentrando su alcuni giorni brutti che hai avuto.” Si abbassa a prendere le mie mani, guardandomi con un’espressione piena di sincerità. “Nessuno è la versione migliore di se stesso per tutto il tempo, Maggie. Ma ciò che crea differenza tra confidenza e insicurezza sono i momenti del nostro passato per i quali scegliamo di ossessionarci. Ti stai facendo ossessionare dai momenti più schifosi quando dovresti farti ossessionare da quelli migliori.”

Assorbo le sue parole per un momento. Non le sono stata intorno per molto tempo, ma quando sono con lei, mi colpisce sempre di più per quanto ha ragione. Soppeso le sue parole mentre prendo qualche respiro. Inizio ad annuire. Ho decisamente avuto qualche momento insignificante. Così come lo ha avuto lei. O Ridge. O Warren e Bridgette. E… anche se lui sembra perfetto… Jake ha avuto dei momenti in passato in cui non lo è stato. E sono sicura che se avessi saputo dei suoi momenti imperfetti, non li avrei usati contro di lui nemmeno per un secondo. Il che significa che probabilmente lui non userebbe la mia indecisione contro di me com’ero preoccupata che potrebbe fare. Altrimenti, non starebbe bussando alla porta proprio in questo momento.

Oddio. Sta bussando.

“Oddio”, dico ad alta voce.

Sydney guarda prima la porta e poi me. “Vuoi che vada io?”

Scuoto la testa. “No. Vado io.”

Aspetta che mi alzi, ma non lo faccio. Fisso semplicemente la porta, senza muovermi.

“Maggie.”

Annuisco. “Lo so. È solo… Non credo di essere ancora pronta per le presentazioni. Puoi…”

Annuisce, facendomi alzare dalla sedia. “Sparirò”, dice in accordo. “Vai ad aprire la porta.”

Sydney mi spinge leggermente verso l’entrata mentre si affretta verso la stanza di Ridge. Jake bussa di nuovo e io ho paura che se non apro la porta proprio adesso, Warren uscirà dalla sua camera per farlo al posto mio. O peggio… Bridgette.

Quel pensiero mi fa passare all’azione. Apro la porta e Jake è lì, in piedi di fronte a me. È più alto di quanto ricordavo. Più carino. Trattengo il respiro quando lo vedo ma non mi lascio il tempo di squadrarlo per bene. Gli prendo la mano e lo tiro dentro l’appartamento e attraverso la sala da pranzo. Non lascio la sua mano finchè non siamo al sicuro in camera mia. Mi volto e chiudo la porta dietro di noi, appoggiando la fronte contro di essa. Rilascio un sospiro, ancora rivolta verso la porta. Sono leggermente più a mio agio ora che siamo fuori dalla zona di pericolo, ma ancora nervosissima mentre lentamente mi volto e lo guardo.

È in piedi a qualche centimento da me, guardandomi come se si stesse sforzando a non ridere.

Dio, è carino. Indossa dei jeans e una maglietta grafica blu scuro con una riproduzione anatomicamente fedele di un cuore sul davanti. Divertente. Fisso la maglia per un momento, ammirando quanto gli sta bene. Poi lo guardo negli occhi e mi raddrizzo un po’. Mi schiarisco la gola.

“Ciao,” dico.

Lui inclina un po’ la testa, la curiosità che gli offusca l’espressione. Probabilmente si sta chiedendo perchè l’ho trascinato di fretta in questa stanza come se ci fossero degli zombi a inseguirci. “Ciao, Maggie.” Riesco a vedere tutte le domande che non mi sta facendo mentre socchiude gli occhi, alzando un sopracciglio.

“Scusa. Volevo solo avere un minuto da sola con te prima di passare alle presentazioni.”

Lui sorride e io vorrei solo sprofondare nel pavimento. Non perchè il suo sorriso mi scioglie, ma perchè sono così imbarazzata dalla conversazione che sto per avere con lui. Sono imbarazzata dalle condizioni di questa stanza. Sono imbarazzata perchè lui è un dottore che sembra avere tutto sotto controllo, mentre la mia vita è attualmente simile a quella di una studentessa universitaria al verde, che vive nella camera spoglia di un dormitorio.

Le mani di Jake scivolano nelle tasche posteriori mentre dà un’occhiata all’intera stanza— fino al materasso sul pavimento. Riporta gli occhi su di me. “Questa è la tua camera?”

“Solo fino a domani. Tutta la mia roba è in un furgone a noleggio al piano di sotto. Mi trasferirò in un’altra unità di questo complesso di appartamenti.”

Lui ride un po’, come se fosse sollevato di sapere che possiedo più di un patetico materasso spinto contro il muro di una stanza vuota. È a qualche centimetro da me ma ancora devo alzare la testa per guardarlo. Faccio un respiro instabile dopo avergli risposto. Lui lo nota.

“Sembri nervosa”, dice.

“Lo sono”, ammetto.

Sorride alla mia onestà. “Anch’io.”

“Perchè?” Mi lascio sfuggire.

Lui fa spallucce. “Per le stesse ragioni per cui lo sei tu, presumo.”

So per certo che non siamo nervosi per gli stessi motivi. “Per favore”, dico, alzando gli occhi al cielo con una risata. “Sei un cardiologo che sta crescendo un bambino ormai grande. Io sono solo una studentessa universitaria con dei coinquilini, che dorme su un materasso sul pavimento di una stanza vuota. Posso assicurarti che non siamo nervosi per le stesse ragioni.”

Jake mi fissa per un momento, valutando le mie parole. “Stai dicendo che ti senti inferiore a me?”

Annuisco. “Solo un po’”, mento. Perchè mi sento parecchio inferiore a lui.

Emette una risata veloce, ma non risponde. Si allonta semplicemente di un passo e si guarda di nuovo attorno nella stanza, dandomi le spalle. La sua attenzione si concentra sul materasso per un momento. Mi guarda da sopra la spalla e poi si volta per metà, allungando una mano.

La guardo mentre aspetta la mia. Faccio scivolare una mano nella sua, ammirando la forza dietro la sua stretta mentre chiude le dita attorno alle mie. Mi tira a sè, camminando verso il materasso.

Si siede, scivolando al centro, appoggiando la schiena contro il muro. Ha ancora la stretta sulla mia mano, quindi la tira, esortandomi a seguirlo. Non appena inizio a inginocchiarmi, prende una delle mie gambe e la porta al suo fianco così sono a cavalcioni su di lui.

Non era ciò che mi aspettavo.

Siamo quasi occhi negli occhi, ma non mi sono ancora rilassata quindi sono leggermente più alta di lui in questa posizione. Appoggia la testa contro il muro, guardandomi.

“Ecco”, dice, sorridendo gentilmente. “Ora sei in una posizione di controllo. Dovrebbe farti sentire un po’ meno nervosa.”

Mette le sue mani sui miei fianchi. Sento un po’ della tensione lasciare le mie spalle quando capisco quello che ha fatto. Sorrido mentre mi ricordo quanto paziente e gentile sia. Lui ricambia il mio sorriso e all’improvviso mi sento di nuovo come se mi stessi sciogliendo sul pavimento, ma non per l’imbarazzo. Questa volta vorrei sciogliermi perchè è così dannatamente perfetto e mi sta facendo arrossire.

Inoltre, non riesco a fare a meno di essere sollevata per il fatto che non si è presentato qui con una rossa francese con i tacchi alti.

Espiro. “Grazie. Questo mi aiuta.”

Lui interrompe il contatto visivo e mi prende le mani, intrecciando le dita tra di esse. “Prego.”

Ora che mi sono un po’ rilassata, abbasso le gambe finchè le nostre cosce non si toccano. Siamo occhi negli occhi adesso e mi sento stupida per quanto sono stata nervosa. Mi ero dimenticata quanto tutto di lui fosse così calmante. È stato una presenza rassicurante fin dal momento in cui ci siamo incontrati ed ero spaventata a morte di lanciarmi con il paracadute finchè lui non si è seduto vicino a me per compilare il questionario. La sua presenza è come un sedativo, che mi scorre nelle vene, domando i miei pensieri e le mie preoccupazioni. In pochi minuti, la paura nei miei occhi è stata contenuta e ora mi sto sforzando di non sghignazzare. Lui mi fa sentire come se fossi tra le nuvole, ma non voglio che lo sappia.

“Com’è andata la tua conferenza stamattina?” chiedo, sperando di spostare l’argomento su di lui.

Jake ride un po’. “Justice mi ha detto che quando sono con te non dovrei entrare in modalità dottore. Dice che sono noioso quando parlo di cose mediche.”

Questo non potrebbe essere più lontano dalla realtà. “La nostra chiacchierata sulla medicina è stata la parte migliore del nostro appuntamento, per me. Era la prima volta che qualcuno si mostrava così interessato ai dettagli della mia tesi.”

Jake socchiude gli occhi. “Davvero?”

Annuisco. “Sì, davvero. Probabilmente non dovresti accettare consigli sugli appuntamenti da un ragazzino di undici anni.”

Jake ride. “Già, probabilmente hai ragione.” Si porta le mie mani al petto e le appoggia lì, muovendo le sue sopra le mie cosce. “Abbiamo avuto un oratore che sta per avere uno studio pubblicato sul Giornale della Scienza Medica. Ha presentato i segnali di comunicazione tra cervello e cuore e cosa succede quando quei segnali vengono interrotti.”

Già, Justice ha decisamente torto. Voglio assolutamente ascoltare.

“E?”

Jake appoggia di nuovo la testa contro il muro, rilassandosi un po’. Alza una delle mie mani dal suo petto e la tiene in alto tra di noi. “Nei tempi antichi, gli umani credevano che il cuore fosse al centro di tutto il processo mentale e che il cervello e il cuore non comunicassero affatto.” Mi tocca un polso gentilmente con due dita. “Credevano questo, perchè quando provi un’attrazione per qualcuno, il tuo cervello non risponde in modo così evidente da farti rendere conto all’improvviso di quell’attrazione. Ma il resto del corpo sì.” Jake inizia a muovere le dita in un delicato cerchio sul mio polso. Deglutisco pesantemente, sperando che non noti cosa sta facendo al mio battito. “Il cuore è ciò che rende maggiormente consapevole una persone dell’attrazione fisica. Aumenta in velocità. Inizia a battere più forte contro le pareti del petto. Crea un battito irregolare ogni qualvolta sei vicino alla persona dalla quale sei attratto.”

C’è silenzio mentre preme le dita fermamente contro il mio polso, aspettando per diversi secondi prima di iniziare a parlare. Fa un sorrisetto e io so che è perchè il mio battito è cambiato così tanto da quando lui ha cominciato questa conversazione.

“Non sembra che quell’attrazione si stia manifestando nel cervello”, dice, premendo l’altra sua mano contro il mio cuore. “Sembra che si stia sviluppando proprio qui. Proprio dietro le pareti del tuo petto, al centro esatto dell’organo che sta andando in tilt.”

Gesù Cristo. Allontana la mano dal mio petto e rilascia il mio polso. Abbassa le mani sulla mia vita, stringendo leggermente.

“Siamo consapevoli che il cuore non mantiene nè produce davvero un’emozione. Il cuore è semplicemente un messaggero, ricevendo segnali direttamente dal cervello che fanno sapere al cuore quando un’attrazione è presente. Il cuore e il cervello sono in sincronia perchè sono entrambi vitali e lavorano in squadra. Quando il cuore inizia a morire, un turbinio di segnali è inviato dal cervello, che alla fine causa il decesso del cuore. E a sua volta, la mancanza di ossigeno dal cuore è ciò che alla fine causa il decesso del cervello. Un organo non può sopravvivere senza l’altro.” Fa un sorrisetto. “O almeno così pensavamo. Nella conferenza di oggi, abbiamo imparato che un nuovo studio prova che se la comunicazione tra il cuore e il cervello si interrompe nei minuti precedenti alla morte, un animale vive fino a tre volte più a lungo di quelli che hanno ancora intatta la connessione cuore-cervello. Il che, se provato correttamente, significa che quando la connessione chimica tra i due organi si interrompe, uno non sa immediatamente quando l’altro inizia a morire perchè sono incapaci di comunicare. Quindi… se il cuore inizia a morire e il cervello non lo sa, dà ai medici più tempo per salvare il cuore prima che il cervello inizi a spegnersi. E viceversa.”

Onestamente potrei ascoltarlo parlare così per tutto il giorno. “Stai dicendo che il cuore e il cervello potrebbero essere dannosi l’uno per l’altro?”

Lui annuisce una volta. “Già. È come se comunicassero troppo bene. Lo studio prova che se riuscissimo a rendere un organo ignaro dell’insufficienza dell’altro, potremmo essere in grado di salvarli entrambi.”

“Wow”, dico. “È… affascinante.”

Jake sorride. “Lo è. C’ho pensato per tutto il tragitto mentre venivo qui. Sostanzialmente, se riusciamo a trovare un modo per interrompere un po’ della comunicazione tra il cuore e il cervello in situazioni non di vita o di morte, potremmo probabilmente anche riuscire a fare in modo che quell’attrazione non si manifesti fisicamente in una persona.”

Scuoto la testa. “Ma… perchè una persona dovrebbe non voler provare l’intera portata di un’attrazione?”

“Perchè”, dice, come dato di fatto. “In quel modo quando un dottore sviluppa un’intensa attrazione verso una ragazza conosciuta facendo paracadutismo, la sua mente non sarebbe completamente distratta per ogni minuto delle due settimane successive e potrebbe in realtà essere in grado di concentrarsi sul suo lavoro anzichè sui pensieri di lei.”

Le sue parole mi fanno arrossire così violentemente, che subito mi chino in avanti e nascondo la testa sulla sua spalla in modo che non possa vedere la mia reazione. Lui ride, facendo scorrere una mano su per la mia schiena e nei miei capelli. Mi stampa un veloce bacio su una tempia.

Alla fine mi tiro indietro e lo guardo. Tutto ciò che ha appena detto mi fa venire voglia di abbassare di nuovo la testa, ma questa volta vorrei abbassarla in modo che la mia bocca si posizioni proprio sulla sua. Mi trattengo, però. In qualche modo.

Lui inspira e perde un po’ del sorriso nei suoi occhi, sostituendolo con un’espressione più seria. Le sue mani scivolano su e poi di nuovo giù sulle mie braccia. “Sono tornato all’ospedale per vederti sabato ma te n’eri già andata”, ammette.

Chiudo brevemente gli occhi. Mi ero chiesta se fosse tornato indietro.

Non voglio ammetterlo con lui che me ne sono andata prima di quando avrei dovuto. Ma non voglio mentirgli, e nemmeno omettere la verità. “Me ne sono andata venerdì sera. Prima che mi dimettessero.” Lo guardo negli occhi, sentendo il bisogno di spiegarmi prima che possa passare a dei giudizi affrettati. “So che sei un dottore e mi dirai che è stata una mossa stupida, ma lo so già. È solo che non riuscivo a stare là un solo minuto di più.”

Lui mi fissa per un silenzioso momento, ma non sembra infastidito o arrabbiato. Scuote solo la testa leggermente. “Lo capisco. Ho pazienti che praticamente vivono negli ospedali e so quanto sia stressante, psicologicamente ed emotivamente. Qualche volta vorrei girarmi dall’altra parte e dirgli di correre via perchè so quanto non vogliono essere lì.”

Non ho una risposta pronta perchè non è una reazione a cui sono abituata. Amo il fatto che non mi abbia rimproverata adesso. Ma sono certa che veda pazienti con tanti diversi livelli di frustrazione, quindi avrebbe senso che fosse più empatico e meno in disaccordo.

Jake alza una mano tra i miei capelli e intreccia le dita in alcune ciocche. Le fissa mentre ci fa scorrere le dita. Quando i nostri occhi si incontrano di nuovo, capisco che sta per baciarmi. I suoi occhi si posano brevemente sulla mia bocca. Ma non posso permettere che succeda finchè non gli avrò spiegato la vera ragione della maggior parte del mio nervosismo di oggi.

“Devo dirti una cosa”, dico. Sono esitante nel tirare fuori l’argomento, ma lui è qui e sta per incontrare gli altri e deve sapere in cosa si sta cacciando. Mi guarda pazientemente mentre continuo. “Questo è l’appartamento di Ridge. L’ex-ragazzo di cui ti ho parlato durante il nostro appuntamento?”

Jake non dà segno di risposta nella sua espressione, quindi vado avanti, distogliendo lo sguardo da lui e abbassandolo sulle nostre mani. Intreccio le dita con le sue. “Ridge e la sua ragazza Sydney verranno con noi oggi. E anche Warren e Bridgette, che sono gli altri due coinquilini che vivono qui. Li incontrerai tra poco. È solo… è per questo che volevo portarti in camera mia prima che li incontrassi, così se la nostra storia venisse fuori oggi, non ti troveresti colto di sorpresa.” Ritrovo il contatto visivo con lui, rilasciando un respiro represso. “Ti dà fastidio?”

Jake non risponde subito. Non gliene faccio una colpa, quindi gli lascio qualche momento per elaborare tutto ciò che gli ho appena detto. È una situazione strana in cui probabilmente non avrei dovuto metterlo.

“A te dà fastidio?” mi chiede, stringendo le mie mani.

Scuoto la testa. “Siamo amici ora. Sydney mi piace davvero. Mi sento come se tutti noi fossimo esattamente dove dobbiamo essere, ma dopo che ti avevo invitato qui sono diventata paranoica e ho iniziato a pensare che forse non avrei dovuto. Che solo perchè per me non è imbarazzante non significa che per te non lo sia.”

Jake alza una mano, facendola scivolare contro la mia guancia. Le sue dita sfiorano la mia nuca mentre mi guarda attentamente. “Se non dà fastidio a te, allora non infastidisce neanche me”, dice con decisione.

La sua veloce accettazione mi fa sorridere sollevata.

Sydney si sbaglia. Alcune persone sono la miglior versione di loro stessi per tutto il tempo.

Quel pensiero mi riempie immediatamente di senso di colpa, perchè questa situazione è molto più complessa di quanto ho appena ammesso con Jake. Non ha idea del fatto che Warren e Ridge sono praticamente l’unica famiglia che ho. Ma non voglio riempirlo di informazioni tutto in una volta. Non finchè non siamo sicuri che questa cosa tra di noi potrebbe andare oltre un giorno. Onestamente non so se lo voglio finchè lui non avrà una chiara idea di chi sono realmente, ma non so da dove iniziare. Ha trascorso uno dei miei giorni migliori con me ma ancora non ha conosciuto tutto di me. Sa che sono spontanea e indecisa, ma cos’altro sa davvero?

“Sono capricciosa”, sputo fuori. “E alcune volte posso essere egoista.” So che dovrei tacere, ma il trauma onestamente sembra necessario. Deve sapere esattamente con cosa sta avendo a che fare. Non voglio sperimentare un’altra relazione con qualcuno con il quale non sono completamente aperta e diretta. “Ho una vena ribelle sulla quale sto davvero cercando di lavorare. Alcune volte passo intere giornate a guardare le maratone su Netflix in biancheria intima. Ho vissuto da sola per gran parte della mia vita da adulta, quindi mangio il gelato mentre sono nella vasca e bevo direttamente dal cartone del latte. Non ho mai voluto dei figli miei. Credo che vorrei un gatto ma sono troppo spaventata dalla responsabilità. Mi piacciono le sigle televisive e i film di Natale di Hallmark e provo un odio assoluto verso il traffico di Austin. E so che tutto ciò non ha nemmeno importanza perchè non stiamo uscendo insieme, ma mi sento come se dovessi sapere queste cose di me da subito.” Quando ho finito, mi mordo il labbro inferiore nervosamente, aspettando che lui rida o scappi via. Capirei completamente entrambe le reazioni.

Lui reagisce in un modo diverso da quello che mi aspettavo. Sospira e inclina un po’ la testa, appoggiando le nostre mani contro il suo petto. I suoi pollici scivolano avanti e indietro sui miei.

“Internalizzo tutto ciò che di negativo succede al lavoro”, dice. “Nei giorni davvero brutti ho bisogno di solitudine. Alcune volte anche da Justice. E… sono casinista. Sono quattro giorni che non lavo i piatti e due settimane che non faccio la lavatrice. Molti medici sono organizzati e le loro case sono immacolate, ma la mia è caotica per la maggior parte del tempo. E probabilmente non dovrei ammetterlo perchè sono un cardiologo, ma amo il cibo fritto. Ho visto tutti gli episodi di Grey’s Anatomy, anche se lo negherò se mai dovessi ripetermelo. E… sono stato solo con due donne, quindi non so nemmeno se sono così impressionante a letto.”

Il fatto che abbia appena ammesso tutto ciò mi fa sentire come se stessi per emozionarmi, ma fortunatamente, l’ultima parte della sua ammissione mi fa ridere. “Sei impressionante, Jake. Credimi.”

Inarca un sopracciglio. “Lo sono?”

Annuisco, sentendo il calore inondarmi le guance al solo pensiero.

“Potresti essere più specifica?” mi stuzzica. “Qual è stata la tua parte preferita?”

Ripenso alla notte trascorsa insieme e onestamente, tutto è stato grandioso. Ma se dovessi scegliere un momento preferito, so esattamente quale sarebbe. “La seconda volta. Quando hai tenuto gli occhi aperti e mi hai guardata mentre noi…” La mia voce si affievolisce. Non riesco nemmeno a finire la frase.

Jake mi fissa davvero seriamente per un attimo. Le sue mani coprono le mie completamente. “Quella è stata anche la mia parte preferita.”

Abbasso un po’ la testa, interrompendo il contatto visivo. Non perchè sia ancora nervosa, ma perchè sto cercando di impedirmi di baciarlo.

Lui si allunga e fa scivolare la mano alla base del mio collo, alzando di nuovo il mio sguardo verso il suo. L’altra sua mano scorre sulla mia vita, attirandomi più vicina. “Ci sono un sacco di cose che mi sono piaciute di quella notte.” Sorride mentre avvicina la bocca alla mia. “Mi è piaciuto spogliarti mentre eravamo in piedi vicino al tuo letto”, sussurra, subito prima di premere le labbra sulle mie.

Chiudo gli occhi, completamente indebolita dal suo bacio, ma lui si tira indietro.

“E mi è piaciuto quando ti ho fatta stendere sul letto.” Le sue labbra toccano leggermente le mie come fossero piume e lo sento muoversi mentre si china in avanti e mi abbassa sul materasso. Non sono più in una posizione di controllo, ma non mi importa. I miei occhi sembrano pesanti quando li apro, guardandolo mentre si posiziona sopra di me. “E mi è davvero piaciuto quando il mattino dopo mi sono svegliato e tu eri avvinghiata così stretta attorno a me, che mi ci sono voluti dieci minuti per sgusciare via dal letto senza svegliarti.”

Apro appena la bocca, preparando una risposta, ma lui non me lo permette. Abbassa la testa e mi bacia. Non appena le sue labbra si chiudono sulle mie, mi ricordo di tutto ciò che ho provato la prima volta che mi ha baciata. Non so come abbia fatto a respingerlo una volta, men che meno due.

Alcune volte sono impressionata dalla mia stessa forza, perchè adesso, non esiste che possa scegliere qualcos’altro al posto di questo bacio. Non m’interessa nemmeno lasciare questa stanza oggi perchè la sua lingua ha trovato la mia e le mie mani stanno scivolando tra i suoi capelli e perchè non posso già essere nel mio appartamento? Sono consapevole di ogni rumore che vorrei fare in questo momento.

Fortunatamente, lui si ferma prima che più parti di noi oltre alle nostre bocche vengano coinvolte in questa sessione di pomiciamento. Mi bacia dolcemente, due volte, prima di premere la sua guancia contro la mia e rilasciare un sospiro pesante nei miei capelli.

Sospiro anch’io con lui, realizzando che prima o poi dovremo uscire da questa stanza. “Immagino che ora dovrei farti conoscere i miei coinquilini.”

Si allontana e mi guarda. I suoi occhi scrutano il mio viso per un momento. “Già. Immagino di sì.”

Deglutisco, sentendo i nervi iniziare a salire mentre penso a lui che conosce gli altri. Specialmente Warren. “Puoi promettermi una cosa?”

Jake annuisce.

“Non giudicarmi troppo duramente in base a una coppia di miei coinquilini. Il solo scopo di Warren oggi sarà quello di mettermi in imbarazzo il più possibile.”

La bocca di Jake si piega in un sorrisetto diabolico. “Oh, adesso non vedo l’ora di conoscerlo.”

Alzo gli occhi al cielo e gli dò una piccola spinta sul petto. Jake rotola via da me mettendosi sulla schiena. Io mi alzo e mi sistemo la maglietta ma lui rimane sul letto, fissandomi con un’espressione inusuale.

“Cosa?” chiedo, domandandomi perchè sembri così… sazio.

Mi fissa per un attimo in più, poi scuote la testa e si spinge via dal materasso. Si alza, premendomi un leggero bacio sulla fronte. “Sei fottutamente bella,” mormora, quasi di sfuggita mentre mi prende la mano e mi porta verso la porta della mia stanza.

Quell’unico commento sviscera completamente ogni esitante, nervoso sentimento che era rimasto con me da prima che lui arrivasse. Se non mi stesse trascinando fuori dalla stanza per andare a conoscere gli altri in questo momento, lo farei aspettare in modo da poter trovare una penna e aggiungere un’altra voce alla mia lista dei desideri. Sarebbero solo due parole.

Jake. Griffin.

Non sarebbe, “Fai l’amore con Jake Griffin” o “Sposa Jake Griffin.”

L’intera decima voce sulla mia lista sarebbe semplicemente il suo nome, come se in qualche modo potessi realizzarlo nella sua interezza.

Voce numero dieci da realizzare:

Jake Griffin.

Quando le persone mi chiedono perchè sono diventato un dottore, domanda abbastanza comune, rispondo loro con la tipica risposta perfetta. Voglio salvare delle vite. Voglio fare la differenza. Mi piace aiutare le persone.

Sono tutte cazzate.

Sono diventato un dottore perchè amo l’adrenalina.

Certo, anche le altre risposte sono vere. Ma la ragione principale è l’adrenalina. Amo essere la differenza in una situazione di vita o di morte. Amo l’urgenza a cui sono sottoposte le mie abilità contro un organo che sta cedendo rapidamente. Amo la soddisfazione che provo quando vinco.

Sono nato competitivo.

Ma c’è una differenza tra l’essere competitivi e l’essere in competizione con qualcun altro. Io non sono competitivo contro altri dottori o altre persone. Sono solo competitivo contro me stesso. Sono in costante battaglia col migliorare le mie stesse abilità in tutto ciò che faccio, che sia in una sala operatoria, saltando fuori da un aereo o essendo il miglior padre che posso per Justice. Sono sempre alla ricerca di essere il miglior me stesso domani di quanto non lo fossi ieri. Non si è mai trattato di competere con qualcuno che non fossi io.

Fino a questo momento. Perchè in questo momento particolare, mi ritrovo a sperare che Ridge non sia alla mia altezza. Non l’ho ancora nemmeno incontrato, ma non mi sono mai trovato nella situazione di stare per conoscere l’ex ragazzo della ragazza alla quale sono interessato. Non era qualcosa che ero preparato a dover fare oggi. O mai. Quando avevo iniziato a uscire con Chrissy al liceo, sono stato il suo primo vero ragazzo. Sono stato il suo primo bacio. Il suo primo appuntamento. Il suo primo tutto. E considerando che abbiamo passato più di dieci anni insieme dopo quello, non ho mai dovuto avere a che fare col sentirmi in competizione con un altro uomo.

Non sono sicuro che mi piaccia.

Quando Maggie aveva nominato Ridge per la prima volta durante il nostro appuntamento, mi aveva parlato di come lui avesse incontrato un’altra mentre stava uscendo con lei, che era ciò che alla fine aveva portato alla loro rottura. Non conoscevo il tipo, ma quello era stato un automatico punto a suo sfavore sul mio libro. Aveva anche menzionato che scrive musica per una band, il che è un altro punto a suo sfavore. Non che essere in una band sia una cosa negativa, ma è difficile competere con un musicista, anche quando sei un dottore.

Quel poco che mi aveva detto di Ridge mi aveva dato l’impressione che non rimpiangesse il fallimento della loro relazione. Ma è ancora leggermente fastidioso sapere che questo è il suo appartamento. Maggie è la sua ex. Io sto per passare la giornata con i suoi amici. Non riesco a immaginare molti ragazzi essere d’accordo che la loro ex si porti dietro un altro ragazzo, quindi a meno che non sia una qualche specie di santo, probabilmente ho delle buone ragioni per essere nervoso. Non mi piace che sto sperimentando della gelosia verso una ragazza per la prima volta e non ho ancora nemmeno conosciuto il tipo che è la causa di questa mia gelosia irrazionale.

Ma tutto questo sta per cambiare perchè stiamo uscendo dalla camera di Maggie ora, proprio per le presentazioni. Apro la porta e mi sposto di lato per permettere a Maggie di uscire per prima dalla stanza. Lei alza lo sguardo su di me mentre mi passa accanto e sorride con un accenno di calmo apprezzamento nei suoi occhi, nonostante il suo stesso nervosismo.

È lo stesso sguardo che mi ha rivolto il primo giorno che ci siamo incontrati quando l’ho aiutata con i fogli per il paracadutismo. Era un cumulo di energia nervosa- abbastanza per me da sentirla attraverso l’intera stanza. Ma non appena mi ero seduto accanto a lei, in qualche modo mi aveva sorriso con uno sguardo di apprezzamento negli occhi che mi aveva fatto sentire come se fossi in procinto di saltare da quell’aereo con lei.

Dice tanto senza dire niente. Non ho mai conosciuto nessuno le cui espressioni racchiudessero intere conversazioni.

In questo momento, la sua espressione sta dicendo, “È imbarazzante, lo so. Ma andrà bene.”

Lascia la porta della sua stanza aperta e cammina davanti a me attraverso il salotto. C’è un ragazzo in piedi in cucina che ci da le spalle. Non posso dirlo con certezza a vederlo così, ma sembra quasi che sia al telefono. C’è una ragazza bionda in piedi vicino al bancone, che si sta infilando un paio di scarpe. Alza lo sguardo non appena ci sente uscire dalla stanza di Maggie. Tutto il suo viso si illumina quando mi vede vicino a lei.

Maggie la saluta con la mano. “Jake, questa è Sydney.”

Sydney continua a rigirare la sua scarpa sul tappeto per cercare di infilarsela al piede. Quando ci riesce, viene verso di me, mezza saltellando mentre mi tende la mano. “È così bello conoscerti”, dice, mettendosi l’altra scarpa.

Ricambio la sua stretta. “Anche per me.”

Maggie mi ha nominato Sydney prima, dicendomi che è l’attuale ragazza di Ridge. Non sono sicuro di come si sia svolto quest’episodio, ma Maggie e Sydney sembrano andare d’accordo, il che la dice lunga su di loro come persone. E c’è qualcosa riguardo a Sydney che sembra genuino. Mi piace quasi immediatamente.

Non posso dire lo stesso del ragazzo dietro di lei in cucina che ci sta ancora dando le spalle. È ovviamente completamente disinteressato a presentarsi. Posso solo immaginare che sia Ridge, ma prima che possa pensare troppo a cosa significhi la sua reazione e come questa sia decisamente una mossa competitiva da parte sua, due persone escono fuori da una delle altre stanze.

Basandomi sullo sguardo sfuggente, quasi agitato di Maggie mentre si volta verso di loro, posso immaginare che il ragazzo che mi sta venendo incontro sia Warren. Il luccichio nei suoi occhi urla danno e Maggie mi ha raccontato che il solo scopo di Warren oggi è quello di metterla in imbarazzo.

Sta allargando le braccia mentre si avvicina a me. Mi tira in un abbraccio. Riluttante lo abbraccio anch’io. Credo siano anni che non vengo salutato da un ragazzo con un abbraccio. Nel mio lavoro, ci sono strette di mano e presentazioni professionali e inchieste su quale corso di golf preferisci frequentare la domenica.

Non ci sono abbracci da orsi o pacche sulle guance.

Questo tipo mi sta davvero dando delle pacche sulle guance.

“Wow”, dice. “Sei davvero bello.” Lancia uno sguardo a Maggie. “Bel lavoro, Maggot. Assomiglia a Capitan America.”

Io rido e faccio un passo indietro, incerto se la sua unica intenzione sia imbarazzare Maggie. Penso voglia mettere in imbarazzo entrambi.

“Warren, questo è Jake”, dice Maggie, sembrando già stufa di lui.

Warren mi fa il saluto militare. “È bello conoscerti, Jake.”

Con tutto l’entusiasmo che Warren sta mostrando, l’altro ragazzo ancora non ne mostra nessuno. Continua a ignorare la situazione, completamente disinteressato dal fatto che io sia qui. Forse è per questo che Maggie mi ha avvisato. Perchè non sono esattamente il benvenuto per tutti.

Rivolgo la mia totale attenzione a Warren. “Anche per me è bello conoscerti.”

Warren indica la ragazza bruna vicino a lui. “Questa è la mia ragazza, Bridgette.”

Lei non mi dice niente. Mi rivolge un cenno e poi s’incammina verso il frigorifero.

Warren indica Ridge. “Hai già conosciuto Ridge?”

Scuoto la testa. “Non ancora.” Non sono sicuro di voler conoscere Ridge a questo punto. Mi sembra ovvio che lui non abbia nessun interesse nel voler conoscere me.

Warren chiude la distanza tra sè e la cucina e picchietta sulla spalla di Ridge. Quando Ridge si volta, Warren inizia a segnare nello stesso momento in cui dice, “Jake è qui.” Ridge si volta e finalmente stabilisce un contatto visivo con me.

Insegno sempre a Justice di non fare ipotesi sulle persone. Eppure eccomi qui… a fare l’ipotetico stronzo. Ridge non è infastidito dal fatto che io sia qui. Non sapeva che fossi qui.

Cammina attorno al bancone, chiudendo la distanza tra noi. “Ciao”, dice, stringendomi la mano. “Ridge Lawson.” La sua voce è una chiara indicazione del fatto che non mi stava ignorando volontariamente e che io sono, infatti, un ipotetico stronzo.

Ricambio la sua stretta con sollievo. “Jake Griffin.”

Non so se Maggie abbia tralasciato intenzionalmente di dirmi che Ridge è sordo o se la sua sordità per lei è talmente normale che semplicemente non ha pensato di nominarmela.

In ogni caso, sono sollevato, perchè cinque secondi fa ero pronto a far finire qui la giornata quando pensavo di essere un intruso, ma ora il suo genuino benvenuto è confortante tanto quanto quello di Sydney.

Sono consapevole di non ospitare più i sentimenti competitivi e di gelosia che stavo cercando di sopprimere mentre uscivo dalla stanza di Maggie. Non conosco la storia di queste persone al di là di quello che Maggie mi ha raccontato, il che non è molto, ma non sembra ci sia del rancore tra di loro.

Tuttavia, non ho ancora parlato con la ragazza di Warren. Forse è solo timida.

I pochi secondi successivi sono un turbinio di attività. Ridge si sta mettendo le scarpe, Sydney la giacca, Warren va verso la ragazza che ha appena chiuso il frigo… Bridgette… e cerca di baciarla, ma lei lo spinge via.

Lancio un’occhiata a Maggie e lei mi sorride. “Fammi prendere il maglione.” Torna in camera sua. Io mi guardo attorno nell’appartamento e noto che ci sono diverse porte che conducono ad altre stanze. Maggie mi ha accennato come lei e Ridge si sono conosciuti, ma non conosco ancora la connessione con gli altri.

“Siete tutti coinquilini?” chiedo, guardando tutti e quattro. “È così che vi siete conosciuti?”

Bridgette sta per prendere un sorso da una bottiglia d’acqua, ma alza la testa di scatto alla mia domanda, proprio mentre Maggie riappare dalla sua stanza con un maglione. “Oh, sarò ben felice di spiegarti come ci siamo conosciuti”, dice Bridgette, riavvitando il tappo alla bottiglia d’acqua.

Maggie dice il suo nome in quello che sembra un tentativo di fermare Bridgette dal parlare, ma lei la ignora.

“Warren e Ridge sono migliori amici da anni”, spiega Bridgette, indicando Warren e Ridge con la bottiglia. Poi indica in direzione di Maggie. “Warren usciva con Maggie, ma non sono durati molto prima che Ridge si intromettesse e la reclamasse.”

Aspettate. Entrambi i ragazzi uscivano con Maggie?

“Maggie e Ridge sono stati insieme per sei anni, ma tutto ciò è finito quando Sydney si è trasferita qui l’anno scorso. Ora Sydney sta con Ridge, ma non vive più qui con noi. Maggie però sì. Finchè il suo nuovo appartamento, che si trova qui nello stesso complesso dei suoi due ex ragazzi, non sarà pronto.” Bridgette mi guarda. “E no, niente di tutto ciò è strano. Per niente. Specialmente ora che tutti facciamo finta di essere migliori amici e passiamo l’intera giornata insieme a fare cose da migliori amici. Yee.”

Bridgette dice l’ultima parola della frase assolutamente con zero entusiasmo.

Immagino di aver giudicato male anche lei. Non è per niente timida.

I dieci secondi successivi sono tranquilli. Più tranquilli di quanto dieci secondi siano mai stati. Guardo Maggie e lei ha un’espressione di orrore sul viso. Sydney lancia un’occhiata a Bridgette, sgridandola silenziosamente. Bridgette guarda Sydney e fa spallucce come se non avesse fatto niente di sbagliato.

Poi il mio telefono squilla.

L’interruzione è una scusa immediata per tutti per potersi disperdere. Tutti tranne Maggie, che mi sta guardando, aspettando la mia prossima mossa.

Tiro fuori il cellulare dalla tasca, sapendo già dalla suoneria distinta che si tratta di Chrissy. Non chiama mai a meno che non sia importante. Ormai sono andati da tempo i giorni in cui ci chiamavamo solo per chiacchierare. Faccio scorrere il dito sullo schermo e poi mi porto il telefono all’orecchio mentre indico in direzione della stanza di Maggie, per farle sapere che sto andando lì a rispondere alla chiamata in privato. Chiudo parzialmente la porta non appena entro in camera.

“Hey.”

“Hey”, dice Chrissy, senza fiato. Capisco che è di corsa, probabilmente si sta infilando il camice. “Mi hanno chiamata al lavoro. Posso lasciare Justice da te?”

Chiudo gli occhi. Ha quasi dodici anni. Qualche volta lo lasciamo da solo, ma non quando sono a più di un isolato di distanza. “Sono ad Austin.” Mi stringo la base del collo. “Mi ci vorrà un’ora per tornare.”

“Austin?” dice lei. “Oh. Okay. Potrei mandarlo a casa di Cody per oggi ma si è svegliato nel cuore della notte con un virus allo stomaco. Dovrei chiamare mia madre?”

Lancio un’occhiata alla porta della stanza di Maggie. “No. No, sto arrivando. Lo andrò a prendere e lo porterò a casa mia per la notte.”

Chrissy mi ringrazia e conclude la chiamata. Fisso il telefono, chiedendomi come la prenderà Maggie. Sto quasi sperando che abbia sentito l’intera conversazione così non penserà che sto inventando una scusa per evitare la giornata dopo il discorsetto di Bridgette.

Mi rimetto il telefono in tasca e vado verso la porta. Quando la apro, Maggie mi rivolge uno sguardo dalla cucina dove sta parlando con Sydney.

“Possiamo parlare?” Indico di nuovo la stanza per farle capire che vorrei farlo in privato. Lei annuisce e poi scambia un’occhiata veloce con Sydney prima di venire in camera sua. Quando entrambi siamo dentro chiude la porta.

“Mi dispiace”, dice. “Bridgette ha fatto sembrare tutto così strano, ma ti giuro…”

Alzo una mano, interrompendola. “Maggie, va tutto bene. So che non mi avresti mai invitato qui se fossi stata ancora fissata con qualcun altro.”

Lei sembra sollevata dal mio commento.

“Il mio tempismo non poteva essere più schifoso”, dico. “Ma Chrissy, la mia ex moglie, ha appena chiamato. Justice è ammalato e lei è stata chiamata al lavoro. Devo tornare a casa.”

Non c’è un briciolo di dubbio nell’espressione di Maggie. Solo preoccupazione. “Sta bene?”

“Sì, è solo un virus allo stomaco.”

Lei annuisce ma capisco che in qualche modo è delusa dal fatto che me ne sto andando. Lo so anch’io. La attiro a me per darle un abbraccio. Si modella contro il mio petto, il che rende difficile volerla lasciare.

“La rovina di due dottori che condividono un bambino”, dico. “Sei reperibile anche nei weekend in cui non sei reperibile.”

Lei si tira indietro e alza gli occhi su di me. Faccio scivolare le mie mani sulle sue guance, e mi abbasso per darle un bacio. Non posso fare a meno di notare che la nostra interazione fisica è molto più avanti della nostra relazione. Non ci stiamo nemmeno frequentando ma il modo in cui la abbraccio e la bacio e le rispondo non potrebbe indicare diversamente. È per questo che mi assicuro che il nostro bacio d’arrivederci non sia più di un bacetto. L’ultima cosa che voglio fare è sopraffarla di nuovo. “Divertiti oggi.”

Lei sorride. “Lo farò. Spero che Justice guarisca presto.”

“Grazie. E mandami qualche foto delle caverne. Ti chiamerò stasera dopo che sarai tornata se non sarà troppo tardi.”

“Mi piacerebbe”, dice. “Vuoi che ti accompagni fuori?”

“Mi piacerebbe.”

***

Uno penserebbe che un uomo che affetta regolarmente i petti delle persone non si lasci infastidire da un po’ di vomito.

Non è il mio caso.

Sono convinto che Justice abbia vomitato più oggi che non nei primi cinque anni della sua vita. O forse sembra così perchè ora è più grande e grosso e produce più vomito, ma Santo Dio, c’era così tanto vomito. Non potrei essere più felice del fatto che sia finita. Per adesso. Credo non sia rimasto più niente nel povero ragazzino da buttare fuori.

Quando ho finito di pulire il bagno, farmi la doccia e aver controllato Justice, finalmente mi accomodo sul divano per recuperare la mia conversazione con Maggie. Sono tornati dalle grotte poco più di un’ora fa e mi ha mandato qualche foto. Le ho detto che l’avrei chiamata su Facetime non appena avessi messo a letto Justice.

Risponde quasi immediatamente. Il sorriso sul suo volto mi delude, ma solo perchè non lo sto vedendo di persona.

“Come sta Justice?”

Amo il fatto che mi chieda questo ancora prima di dirmi ciao.

“Addormentato. E vuoto. Penso abbia espulso tutto ciò che ha mangiato da gennaio.”

Lei fa una smorfia. “Povero piccolo.”

È sdraiata sul suo letto, i suoi capelli sparpagliati sul cuscino. Sta tenendo il telefono davanti a sè. È la stessa visuale che ho avuto di lei oggi mentre le stavo sopra, preparandomi a baciarla. Scaccio via quel pensiero dalla mia testa prima che lei riesca a vedere attraverso di me. “Il viaggio è stato divertente come l’avevi immaginato?”

Annuisce. “Lo è stato. Beh, per la maggior parte.” Si sposta i capelli dalla fronte per rivelare una piccola benda vicino alla tempia. “Warren ha pensato che fosse una buona idea nascondersi da noi per poi spaventarci. Mi sono voltata davvero velocemente e io e Bridgette ci siamo scontrate di testa.” Ride, rimettendosi a posto i capelli. “Warren si è sentito così in colpa, che ha comprato la cena per tutti. Voglio dire, eravamo da Taco Bell, ma va bene. Warren non paga mai per niente.”

Sorrido. Mi piace il fatto che sembra essersi divertita. La felicità le dona. “Sei pronta per il grande trasloco domani?”

Annuisce, mettendosi su un fianco mentre abbassa il telefono. “Sono pronta ad avere di nuovo un bagno tutto mio.”

“Mi offrirei di venire ad aiutarti ma Chrissy è reperibile fino a lunedì. Probabilmente dovrò tenere Justice qui da me finchè non si sentirà meglio così da non fare troppi avanti e indietro.”

“Abbiamo un sacco di aiuto. Comunque non ho molto da trasferire. Ma ti farò una videochiamata domani sera e ti mostrerò la mia nuova casa quando avremo finito.”

“Mi piacerebbe di più se potessi vederla di persona.”

Lei fa un sorrisetto. “Quand’è il tuo prossimo giorno libero?”

“Sono di turno il prossimo weekend. Ma mercoledì devo alzarmi presto. Potrei venire da te… potremmo ordinare del cibo da asporto. Non posso restare per la notte stavolta ma potremmo passare qualche ora insieme.”

“Mi sembra perfetto. Cucinerò per te”, dice.

“Sai da quanto tempo non mangio un pasto cucinato a casa?”

Lei sorride di nuovo e poi il suo sorriso viene seguito da un sospiro. Apro la bocca per dirle quanto sia bella, ma vengo interrotto quando Justice entra nella stanza. “Hey, amico”, dico, alzando gli occhi dal mio telefono. “Ti senti bene?”

Justice annuisce ma non mi guarda. Va in cucina e apre il frigorifero.

“Ti lascio andare”, sussurra Maggie, riportando la mia attenzione al telefono.

Le sorrido in apprezzamento. “Chiamami domani quando ti sarai sistemata.”

“Lo farò. Buonanotte.”

La fisso per un momento, per niente pronto a chiudere la conversazione con lei. Ma non voglio nemmeno stare al telefono con lei finchè Justice è nella stanza. “Buonanotte, Maggie”, sussurro. Lei mi saluta con la mano e conclude la chiamata. Lancio il telefono sul divano e poi vado in cucina da Justice.

È in piedi con l’anta del frigo aperta e sta prendendo una fetta di formaggio Americano. Ne prende un morso, lasciando la fetta a penzolare dalla sua bocca mentre prende l’affettato. Prende una fetta di prosciutto e se la mette in bocca, insieme al resto della fetta di formaggio.

“Sarebbe più semplice se solo mi lasciassi prepararti un sandwich”, gli offro.

Justice afferra la busta del prosciutto e chiude il frigo. “Non potevo aspettare così tanto. Mi sento come se stessi morendo di fame.” Prende un sacchetto di patatine e si siede al bancone con il prosciutto davanti a sè. Apre la busta di patatine e se ne infila un po’ in bocca. “Con chi stavi parlando?”

“Vedo che ti senti meglio.”

“Se conti morire di fame come sentirsi meglio. Con chi stavi parlando?” ripete.

“Maggie.”

“La stessa ragazza che eri andato a trovare in ospedale?”

Ecco perchè non volevo stare al telefono con lei mentre lui era nella stanza. Non si sottrae a niente. E io sono un grande sostenitore dell’essere onesto con lui, quindi annuisco. “La stessa.”

“Perchè era in ospedale?”

“Ha la Fibrosi Cistica.”

“Sembra una cosa seria.”

“Lo è. Dovresti fare una ricerca.”

Justice alza gli occhi al cielo perchè sa che sono serio. Ogni volta che mi chiede qualcosa su cui gli dico di fare una ricerca, di solito mi assicuro il giorno dopo che l’abbia fatto davvero. Poi lo correggo su qualsiasi cosa abbia imparato che non sia accurata. È questa la rovina di Google.

Ci sono un sacco di informazioni, ma devi anche sapere come spulciare tra le cazzate. Penso sia per questo che gli ho sempre detto di cercare le risposte alle sue domande- così può imparare come navigare in modo appropriato tra le cazzate.

“Maggie è la tua ragazza?”

Scuoto la testa. “No.”

“Ma hai fatto sesso con lei?”

La combinazione di mio figlio di undici anni che mi chiede se ho fatto sesso con qualcuno mentre mastica con la bocca piena di prosciutto è allo stesso tempo strana e divertente. “Cosa?”

“Hai detto qualcosa sul non essere in grado di passare la notte con lei di nuovo. Il che significa che hai passato la notte con lei prima d’ora. Il che probabilmente significa che avete fatto sesso perchè Cody dice che è questo che fanno gli adulti quando passano la notte insieme.”

“Cody ha undici anni. Non ha sempre ragione.”

“Quindi è un no?”

Mi sento in colpa perchè attualmente avrei preferito che Justice fosse ancora a letto ammalato. “Possiamo mettere in pausa questa conversazione finchè non avrai almeno quattordici anni?”

Justice alza gli occhi al cielo. “Dici che ti piace il fatto che sia un ragazzino curioso ma poi non vuoi mai soddisfare la mia curiosità.”

“Mi piace che tu sia curioso. Mi piace alimentare la tua curiosità. Ma qualche volta sei troppo affamato.” Apro il frigorifero e gli prendo dell’acqua. “Bevi questa. Non hai assunto abbastanza liquidi oggi.”

Justice prende l’acqua da me. “Bene. Ma al mio quattordicesimo compleanno, preparati a riprendere questa conversazione.”

Rido. Dio, amo questo ragazzino. Ma di questo passo, non sono sicuro che resisterò fino a quando avrà quattordici anni. La sua curiosità sta per uccidere il gatto. Io sono il gatto.

“Vuoi che ti prepari qualcos’altro da mangiare?”

Justice annuisce e chiude l’affettato. “Voglio un toast alla cannella. Possiamo guardare Signs?”

Vorrei dirgli di no perchè l’idea di guardare uno dei suoi film preferiti per la ventesima volta sembra straziante. Ma ben presto, l’ultima cosa che vorrà fare sarà guardare un film con suo padre. In quanto padre, ho imparato a prendere quello che posso finchè posso perchè nessuna delle fasi che un bambino attraversa dura per sempre. Casomai, le cose che una volta trovavi ripetitive e irritanti diventano le uniche cose per cui daresti tutto pur di ripeterle.

“Sì, possiamo guardare Signs. Fallo partire mentre ti preparo il toast.”

Canzone per il capitolo: “Love Worth Saving” di Griffin Peterson

Passo in rassegna la stazione radio per cercare una canzone sulla quale cantare. Sono in vena di cantare.

I miei finestrini sono abbassati, il tempo è meraviglioso, e mentre tornavo a casa dal lavoro ho pensato che non mi sentivo dell’umore di cantare in macchina così a pieni polmoni da molto tempo. Non so se sia per la traiettoria che ha preso la mia vita nell’ultimo anno o per il college o se sia una combinazione di entrambe le cose. Ma qualcosa è cambiato in quest’ultima settimana. È come se la mia vita fosse stata come andare sulle montagne russe, correndo attraverso tunnel bui e facendo dei giri pazzeschi mentre il mio intero corpo veniva sbalzato a destra e a sinistra, e in avanti e indietro e poi… whoosh. La girandola di emozioni è arrivata a un punto regolare, lento, confortante della corsa dove posso tranquillamente rilasciare il fiato e sapere che sono al sicuro e che tutto dentro di me si sta stabilizzando.

È così che ci si sente. La mia vita sta finalmente iniziando a stabilizzarsi.

Dopo aver aiutato Maggie a trasferirsi domenica, eravamo tutti esausti. C’eravamo spaparanzati sui mobili del suo salotto, io e Ridge su un divano, Maggie e Bridgette sull’altro e Warren sul pavimento. Avevamo guardato tutti la stagione finale di The Bachelor- uno show di cui nessuno di noi aveva visto una singola puntata di tutta la stagione ma non riuscivamo a trovare il telecomando e nessuno se la sentiva di cambiare canale. Warren si era davvero fatto prendere dal programma e aveva litigato con la TV quando aveva visto che il ragazzo aveva scelto la ragazza sulla quale Warren non avrebbe mai scommesso se avesse avuto dei soldi.

Quando finì, Ridge e io tornammo al suo appartamento e passammo la notte lì. Ero troppo esausta per guidare fino a casa ed eravamo entrambi troppo esausti persino per una doccia. C’eravamo diretti verso il letto cadendoci sopra. Credo ci fossimo addormentati subito con ancora i vestiti addosso, perchè nel bel mezzo della notte mi ero svegliata con lui che mi toglieva le scarpe e mi copriva con il lenzuolo.

Sono passati tre giorni da allora e tutto sembra così giusto. Così bello. È strano come ancora non abbia le cose sotto controllo, essendo una studentessa del college che vive di stipendio in stipendio, ma credo che sarei felice se la mia vita restasse così per sempre. Dimostra che una persona non ha bisogno di molte cose se è circondata dalle persone giuste. Se è amata dalle persone giuste.

Se potessi mettere in una bottiglia l’amore che provo verso la mia vita in questo momento, lo farei. È un amore che merita di essere salvato.

Parcheggio davanti al mio condominio e prendo il telefono per controllarlo mentre esco dall’auto. Non c’è ancora nessun messaggio da parte di Ridge. Mi aveva detto che mi avrebbe scritto non appena avesse finito di lavorare ma sono le sette passate e non l’ho ancora sentito.

Io: Vieni da me stasera?

Ridge: Vuoi che venga?

Io: Lo voglio sempre.

Inserisco la chiave nella serratura e apro la porta del mio appartamento. Sto fissando il mio telefono, aspettando che Ridge mi risponda, quando qualcuno mi afferra da dietro. Urlo, ma realizzo quasi immediatamente che si tratta di Ridge, solo dalla sensazione delle sue braccia attorno a me. Mi giro nel suo abbraccio e lui mi sta sorridendo.

“Sono contento che tu non abbia detto di no perchè sono già qui.”

Rido. Il mio battito è irregolare. Mi aspettavo che non ci fosse nessuno qui, ma non potrei essere più felice di vederlo in questo momento. Mi bacia e in qualche modo riesce a migliorare la giornata ancora di più.

Non riesco nemmeno a sopportare me stessa in questo momento. Non ho ricordi di essere mai stata così innamorata della mia vita prima di oggi e non so ancora come fare ad abituarmi a questa nuova versione di me. Sono stata abituata a essere così piena di sconforto per così tanto tempo, che è come se stessi scoprendo una nuova parte di me che fino al mese scorso non esisteva.

O forse era sempre esistita… solo che non avevo mai avuto nessuno che potesse tirare fuori le parti migliori di me come ci riesce Ridge.

Mi alzo in punta di piedi e lo bacio. Le sue mani avvolgono le mie guance e mi bacia anche lui, facendomi indietreggiare finchè la mia schiena non incontra il bancone. Ci baciamo per un minuto buono prima che io realizzi che tutto il mio appartamento odora come un ristorante. Mi stacco da lui e mi volto per trovare la cena in preparazione sul fornello. Quando torno a guardare Ridge, mi sta sorridendo. “Sorpresa. Ho cucinato.”

“Qual è l’occasione speciale?”

“Non c’è bisogno di un’occasione speciale per me per volerti rendere felice. Ti tratterò così per il resto della tua vita.”

Mi piace come suona.

Ridge si avvicina e pianta una serie di baci veloci lungo il mio collo prima di allontanarsi e andare ai fornelli. “Sarà pronto tra cinque minuti, se nel frattempo vuoi cambiarti.”

Sorrido mentre vado in camera mia. Mi conosce troppo bene. Sa che non importa che momento della giornata sia, non appena entro dalla porta mi piace mettermi comoda. Il che significa sbarazzarmi del reggiseno non appena torno a casa. Significa togliermi i jeans e indossare i pantaloni del pigiama e una delle sue magliette. Significa annodare i miei capelli in cima alla testa e non pensare assolutamente a niente se non a mettermi comoda il più possibile.

Amo il fatto che lui ami questo di me.

Quando torno in cucina, sta sistemando tutto sul tavolo. Ha fatto del pollo arrosto con verdure e un contorno di risotto. Onestamente non so se la mia cucina abbia mai sperimentato un pasto del genere prima d’ora. Cucino raramente piatti così elaborati perchè sono sempre da sola. Qualche volta siamo io e Ridge. Ma è raro che ci mettiamo a fare qualcosa di drastico come usare il forno. Microonde, sicuramente. Piano cottura, forse. Ma il forno significa un pasto serio e semplicemente non abbiamo mai avuto troppo tempo per quello. Gli faccio i segni per dirgli che sembra delizioso e poi procedo a mangiarne metà senza fermarmi. È ancora più buono di quello che sembra.

“Davvero, Ridge. È delizioso.”

“Grazie.”

“Io non riesco a cucinare così.”

“Sì, che ci riesci. Ti sembra che sia più buono solo perchè non l’hai fatto tu. È così che funziona quando si cucina.”

Rido. Magari ha ragione. “Com’è andata oggi al lavoro?”

Lui alza le spalle. “Ho recuperato degli arretrati. Ma mi ha scritto Brennan e mi ha detto che ha bisogno che suoni in uno show con lui perchè sono a corto di un chitarrista questo weekend.”

“Dove?”

“Dallas. Vuoi venire? Passare lì il fine settimana?”

Annuisco. Certo, che voglio andarci. Guardare Ridge suonare su un palco è la cosa che preferisco. “Assolutamente. Ci sarà anche Sadie?”

Ridge mi guarda per farmi capire che non sa di chi sto parlando.

“Sadie la cantante”, chiarisco. “La ragazza che ha iniziato ad aprire i concerti di Brennan. Credo che a lui piaccia.”

“Oh, sì. Credo che ci sarà.” Fa un sorrisetto. “Dovrebbe essere interessante.”

Da quel che ho imparato su Brennan, non si invaghisce delle ragazze molto spesso, il che mi rende curiosa di sapere come andrà a finire. Spero di riuscire a conoscerla.

Quel pensiero mi porta al pensiero successivo. Non posso andare a Dallas senza passare a salutare i miei genitori. “Visto che saremo a Dallas… ti va di cenare con i miei genitori?”

Ridge risponde immediatamente. “Mi piacerebbe molto incontrarli, Sydney.”

Non so perchè, ma quell’affermazione mi ha appena fatto sciogliere un po’ il cuore. Sorrido e prendo il mio drink.

“Hai parlato ai tuoi genitori di me?” chiede.

“Ho detto a mia madre che ho un ragazzo. Mi ha fatto venti domande.”

Lui fa un sorrisetto. “Solo venti?”

“Forse venticinque.”

“Che cosa le hai detto? Come mi hai descritto?”

“Le ho detto che hai molto talento. E che sei molto carino. E che sei bravo a fare gli scherzi. E bravo a letto.”

Ridge scoppia a ridere. “Sono certo che l’hai fatto.” Si appoggia all’indietro sullo schienale della sedia, urtando casualmente il suo ginocchio con il mio. Sta fissando il suo piatto, facendo scorrere il resto del suo risotto avanti e indietro. “Gli hai detto che sono sordo?”

Non gliel’ho detto, ma solo perchè non è mai uscito il discorso e io onestamente non c’avevo pensato. “Avrei dovuto?”

Ridge fa spallucce. “Forse valeva la pena menzionarlo. Non mi piace prendere le persone alla sprovvista se posso evitarlo. Vorrei che ne fossero al corrente.”

“Con me non l’hai fatto.”

“Con te era diverso.”

“In che modo?”

Piega la testa di lato e contempla la sua risposta. Poi prende in mano il suo telefono, il che significa che vuole spiegare qualcosa che crede di trasmettere meglio attraverso un messaggio che non verbalizzando.

Ridge: Nella maggior parte dei casi, mi piace avvisare le persone prima di conoscerle. Fa in modo che sia un momento meno imbarazzante quando lo scoprono. Non ti avevo avvisata perchè sembrava come… non lo so. Era semplicemente diverso con te.

Io: Diverso in senso buono?

Ridge: Il miglior tipo di diverso che ci possa essere. Per tutta la mia vita sono stato il ragazzo sordo. È la prima cosa che ogni persona che incontro nota di me. L’essere sordo e il come reagirà una persona nel momento in cui lo scopre è il mio primo pensiero quando intavolo una nuova conversazione. È molto probabilmente il primo pensiero della persona con la quale sto parlando. Definisce il modo in cui mi trattano, come reagiscono a me e come io reagisco a loro. Ma con te, alcune volte mi dimentico dell’unica cosa che mi definisce con gli altri. Con te… sono semplicemente io.

Sono contenta che me l’abbia scritto via messaggio perchè è un’altra delle cose che mi ha detto della quale voglio tenere traccia e che voglio ricordare per sempre.

“I miei genitori ti ameranno tanto quanto ti amo io.”

Ridge sorride per un momento, ma è un sorriso fugace. Cerca di nasconderlo mentre prende il suo drink, ma io ho visto il conflitto durato qualche secondo nei suoi occhi. Mi domando se abbia acconsentito a incontrarli solo per farmi piacere. E se non fosse pronto a compiere questo passo? Dopotutto non stiamo uscendo insieme da tantissimo tempo.

“Stai bene?” gli segno.

Lui annuisce, raggiungendo la mia mano. Lascia la sua sopra di essa sul tavolo, facendoci scorrere sopra il pollice. “Sto bene”, dice. “È solo che a volte mi fai desiderare di avere dei genitori migliori. Genitori che potrebbero incontrarti e capire che sei perfetta per me. Genitori che potrebbero amarti.”

Le sue parole fanno in modo che il mio cuore provi dolore per lui. “Tu hai Brennan. Lui adora che tu sia felice.”

“Già”, dice, sorridendo. “E Warren.”

“E Bridgette.”

Ridge fa una smorfia. “Stranamente.”

“Vero? Mi piace sul serio”, dico ridendo. “Se qualcuno sei mesi fa mi avesse detto che io e Bridgette saremmo diventate buone amiche, c’avrei scommesso contro tutti i risparmi di una vita. Sono solo 500$, ma comunque.”

Ridge ride. “Se mi avessi detto sei mesi fa che io e te saremmo usciti insieme e avremmo aiutato Maggie a trasferirsi nel mio stesso condominio, anch’io c’avrei scommesso contro tutti i tuoi risparmi.”

“La vita è strana, non credi?”

Ridge annuisce. “Magnificamente strana.”

Gli sorrido e finiamo di mangiare in un silenzio confortevole. Sparecchio la tavola e metto i piatti sporchi nella lavastoviglie. Ridge aggancia il suo telefono al bluetooth del mio stereo e fa partire una delle mie playlist di Spotify.

È così che capisco che mi ama davvero. Fa delle cose che su di lui non hanno nessun impatto, come essere sicuro che ci sia sempre della musica in sottofondo, anche se lui non può sentirla. Sa che a me piace e quindi lo fa per rendermi felice. Mi fa tornare in mente la prima volta che l’ha fatto. Eravamo nella sua macchina, stavamo tornando da un locale e lui aveva acceso la radio per me.

Sono le piccole cose che le persone fanno per gli altri che definiscono le parti più grandi di loro.

Ridge incrocia le braccia sul bancone e si china in avanti, sorridendomi. “Ti ho preso un regalo.”

Faccio un sorrisetto mentre aziono la lavastoviglie. “Davvero?”

Lui afferra la mia mano. “È nella tua stanza.”

Non ho idea di cosa sia ma prendo la sua mano con entrambe le mie e lo tiro verso la mia camera perchè sono eccitata. Mi tira indietro in modo da essere lui il primo a varcare la soglia. Lascia andare le mie mani in modo da poter segnare quello che sta dicendo. “Stavamo scrivendo una canzone insieme tempo fa quando hai detto quanto ti sarebbe piaciuto avere una di queste.”

Apre la porta e la vedo immediatamente. Una tastiera elettrica appoggiata alla parete della mia stanza accanto al mio letto, completa di un cavalletto e una sedia. Riconosco subito la marca. È la stessa che usiamo durante le lezioni di musica al college, quindi so esattamente quanto ha speso per questo regalo e vorrei immediatamente dirgli che non posso accettarlo. Ma allo stesso tempo, sono così eccitata, che corro verso di essa e la accendo subito.

Mi giro in modo che lui possa vedere la mia eccitazione. Gli avvolgo le braccia attorno e lo bacio su tutto il viso. “Grazie, grazie, grazie.”

Ride, sapendo quanto mi ha fatto felice. “È quella giusta?”

Annuisco. “È perfetta.”

Avevo un pianoforte nella casa dove sono cresciuta con i miei genitori ma era troppo grande per poterlo spostare. Sono cresciuta suonandolo e da lì è iniziato il mio amore per la musica. Ho pian piano integrato altri strumenti, ma il pianoforte è rimasto nel mio cuore. Mi siedo e inizio a suonare una canzone mentre Ridge si siede sul letto. Guarda le mie mani con lo stesso apprezzamento di qualcuno che sarebbe in grado di sentire quello che stanno creando.

Quando finisco di suonare la canzone, passo la mano con orgoglio sui tasti. Non posso credere che abbia ricordato un commento che ho fatto molto tempo fa sul fatto di desiderare di avere un pianoforte come quelli che usiamo a scuola. “Perché me l’hai comprato?”

“Perchè sei brava a scrivere canzoni, Syd, davvero brava e ti meriti uno strumento che possa aiutarti a creare musica.”

Arriccio il naso perché sa che mi sento sempre strana di fronte a dei complimenti. Proprio come lui, immagino. Mi trascino sul letto con lui e gli avvolgo le braccia attorno, guardandolo negli occhi. “Grazie.”

Mi liscia i capelli, facendo scivolare la mano a lato della mia testa. “Prego.”

Sono ispirata. Da lui, dal suo regalo, dalla sensazione che avevo mentre tornavo a casa quando i finestrini erano abbassati e la musica era a tutto volume. “Adesso scriviamo una canzone, mi è venuta un’idea sulla via di ritorno a casa dal lavoro”. Mi chino sul comodino e prendo il blocco di carta e penne. Ci sediamo entrambi contro la testiera, ma la chitarra che lui lascia sempre qui è appoggiata contro il muro. Non la recupera e, invece, decidiamo prima di iniziare con i testi.

Sulla via di casa ho pensato che volevo che le cose restassero così per sempre. Volevo imbottigliare il suo amore e salvarlo per sempre. Non appena ho avuto quel pensiero, sapevo che volevo scrivere una canzone che ruotasse attorno a quella sensazione. Nella parte superiore della pagina, scrivo il potenziale titolo “Love Worth Saving” (L’amore che vale la pena salvare). Scrivo le prime righe del testo così come mi vengono.

Ho un po’ di soldi

Abbastanza da farci bastare

La nostra casa non è carina

Ma, baby, ci tiene asciutti

I nostri amici non sono ricchi o famosi

Ma facciamo finta nel fine settimana

Picchietto la pagina mentre muovo le dita sul testo per dare a Ridge un’idea del ritmo della canzone. Lui si batte la mano sul ginocchio a tempo con il mio e poi allunga la mano verso la penna e scrive “Ritornello”, poi prosegue con alcune sue frasi.

Anche se i nostri vestiti staranno sbiadendo

Su di te sembreranno sempre nuovi

Anche quando i tempi staranno cambiando

Nulla cambierà la mia opinione su di te

Sai che abbiamo un amore che vale la pena salvare

Non appena vedo le frasi, “Anche se i nostri vestiti staranno sbiadendo, su di te sembreranno sempre nuovi,” sorrido. La scorsa settimana abbiamo avuto una conversazione sui miei possibili percorsi di laurea. Non so ancora cosa voglio fare, ma è favorevole a qualsiasi cosa decida, anche se ciò significa che avremo un po’ più di difficoltà finanziarie. Mi disse quelle parole, che i vestiti mi sarebbero sembrati nuovi, anche se erano sbiaditi, e gli dissi che era meglio metterlo in una canzone. È quasi come se avesse aspettato questo momento e avesse già preparato quei testi. È incredibile come lavoriamo insieme senza problemi. Scrivere musica è una cosa così solitaria, proprio come suppongo che sia scrivere un libro. Ma quando stiamo insieme, funziona. È come se noi fossimo meglio insieme che da soli.

Sta battendo il ritmo del ritornello, ma io sono ancora bloccata sui testi che ha scritto. Traccio un cuore vicino ad essi per fargli sapere che li amo, poi mi fermo un attimo fino a quando non riesco a trovare le righe seguenti del testo.

Non ho bisogno di oro o diamanti

Hai il bagliore giusto nei tuoi occhi

Se è il tuo amore che stai vendendo

Sai che sto continuando a comprare

Possiamo fare qualcosa senza nulla

Fai in modo che stia bene

Ridge saltella giù dal letto e afferra la sua chitarra. Decido di usare la funzione di registrazione sulla tastiera, quindi mi sposto sulla panca e lui si siede accanto a me sul letto. Passa i successivi quindici minuti a elaborare il brano con la sua chitarra e io uso quello che crea sulla chitarra per abbinarlo al piano.

Aggiunge qualche altra frase e un altro ritornello e nel giro di un’ora, la canzone viene per lo più elaborata. Abbiamo solo bisogno di darla a Brennan per una prima registrazione questa settimana per vedere come suona. Questa è stata una delle più facili che abbiamo scritto insieme. Registro di nuovo su di essa e poi premo play sulla tastiera così posso ascoltarla di nuovo. È più movimentata della maggior parte delle canzoni che scriviamo insieme.

Amo scrivere con due strumenti. Le opzioni per aggiungere più variazioni usando la tastiera rendono il suono più lucido di quelli che abbiamo inviato a Brennan in passato usando solo la chitarra di Ridge. Sono così entusiasta della canzone e del regalo che Ridge mi ha fatto che mi fa venir voglia di ballare mentre la canzone sta suonando.

Mette da parte la sua chitarra e mi guarda ballare per la stanza mentre la canzone suona. Rido ogni volta che i nostri occhi si incontrano perché sono di buon umore. A un certo punto, quando lo guardo, non sta sorridendo. Mi fermo, chiedendomi cosa sia cambiato in lui.

Mi segna, “Vorrei poter ballare con te.”

“Puoi. L’hai fatto.”

Lui scuote la testa. “Non su una canzone lenta dove io sto semplicemente lì in piedi, intendo così”, mi fa un cenno con la mano. “Ad un ritmo vero.”

Il mio stomaco si stringe alle sue parole. Mi avvicino a lui e gli porgo la mano, tirandolo su. “Ridge Lawson, puoi fare tutto quello che vuoi.”

Gli avvolgo una mano attorno al collo e lui mette le sue mani sulla mia vita. Inizio a picchiettare contro il suo petto insieme al ritmo della canzone. Mi muovo da sinistra a destra a ritmo e lui inizia a seguire il mio esempio. Io canto i testi in modo che possa guardare la mia bocca e sapere a che punto siamo nella canzone. Quando finisce, allungo la mano e premo nuovamente play in modo che possiamo andare avanti.

Ridge inizia a seguire il testo con il ritmo e rido quando finalmente succede. Ride anche lui, mentre inizia a prendere il sopravvento e tenere il passo con un ritmo che non riesce nemmeno a sentire. Mi guida per la stanza mentre canto e batto contro di lui. Alla fine del ritornello finale, mi gira e poi mi tira contro il suo petto mentre entrambi ci fermiamo lentamente.

Mi tiene stretta lì in quel modo, guardando verso di me mentre lo guardo anch’io. Stiamo entrambi sorridendo. Guardandolo negli occhi, posso vedere il completo apprezzamento che ha per me come non l’ho mai visto prima. Come se gli avessi dato qualcosa che pensava non avrebbe mai provato.

Per me è stata una danza semplice, qualcosa che faccio sempre e dò per scontata. Per lui è stata una svolta. Qualcosa che non ha mai fatto prima e che credeva di non poter fare.

Il modo in cui si sente in questo momento è probabilmente la stessa sensazione che provo io ogni volta che lui accende lo stereo per me. Sono le piccole cose come queste che creano i momenti più grandi tra noi.

Mi prende il viso tra le mani, preparandosi a dirmi qualcosa. Ma invece di parlare o segnare, si trascina in un respiro senza parole mentre mi fissa in silenzio. Abbassa la sua bocca contro la mia, baciandomi dolcemente sulle labbra. Quando si tira indietro, sta trasmettendo più con uno sguardo di quanto non abbia mai trasmesso attraverso qualsiasi altra forma di comunicazione tra di noi.

“Sydney”, dice tranquillamente. “Tutto quello che abbiamo passato per arrivare qui, proprio qui. Ne è valsa la pena.”

Non c’è una cosa che potrei segnare o dire che potrebbe superare il significato di ciò che mi ha appena detto.

Mi allungo e faccio partire di nuovo il nostro brano. Sorride mentre stringo le mie mani dietro al suo collo. Lui preme la sua fronte contro la mia e balliamo.

Volevo mandare a Brennan un estratto della canzone che Sydney e io abbiamo scritto stasera, ma avevo bisogno del mio portatile per poterlo fare. Questo è il motivo per cui ci siamo presentati al mio appartamento e ci siamo messi in questa situazione orribile.

Noi, in piedi davanti alla porta.

Il culo di Warren, che ci guarda dal divano.

È così…pallido.

Sydney si rigira non appena attraversiamo la porta dell’appartamento. Si sta coprendo gli occhi, anche se non è più in direzione del culo di Warren. Scuote la testa come a voler cancellare ciò che ha appena visto. Lo spero anch’io.

Penso che ora sia Bridgette quella che sta urlando. Grazie a Dio non riesco a sentirlo. Tutto quello che vedo è Warren che la copre con la coperta che si trova sullo schienale del divano.

Nota mentale: lavare quella coperta domani.

Warren copre i suoi gioielli con un cuscino. Lavare anche il cuscino.

“Non si bussa?” mi segna.

“Non si chiude la porta?” gli segno in risposta. Afferro la mano di Sydney e la trascino nella mia camera da letto. Quando siamo al sicuro dalla nudità di Warren, finalmente lei apre gli occhi.

“Non mi siederò mai più su quel divano” dice, andando verso il mio comò. Scalcia via le infradito. Indico il bagno e lei annuisce. Appena prima di andarmene, mi dice “Prenderò in prestito la protezione solare”.

Sono in bagno con la porta chiusa prima di rendermi conto che quello che ha detto non ha alcun senso. O almeno non ho letto bene le sue labbra. Crema solare? È notte. Non ha bisogno di una protezione solare. Che cosa ha detto se non ha detto “sunblock” (crema solare) ?

Un paio di calzini (Some socks).

Vuole in prestito un paio di calzini.

Cazzo! L’anello!

Apro la porta del bagno, ma è troppo tardi. Il cassetto dei calzini è aperto. La scatola è nella sua mano. È aperta e sta guardando l’anello di fidanzamento con una mano che copre la bocca.