Ben trovati cari lettori! In collaborazione con l’autrice stessa, noi del blog Romance Book abbiamo deciso di tradurvi tutte le novelle ancora inedite in Italia della serie NEIGHBOR FROM HELL dell’autrice R.L. Mathewson, serie arrivata da noi grazie al Newton Compton Editori.
Se volete leggere le novelle in lingua originale, vi lasciamo il link al sito dell’autrice dove potrete trovare info e molto altro su questa serie: https://www.rlmathewson.com/yard-sale-an-r-l-mathewson-chronicle/#.XpXy9sgzbIV
“È ora di svegliarsi.”
“Che ore sono?” borbottò Jason sul cuscino quando aprì gli occhi e notò che il sole non era ancora nemmeno sorto.
“Sono le cinque”, disse Haley, scuotendogli leggermente la spalla. “Dai, ti ho lasciato dormire fino a tardi.”
“È sabato”, mormorò lui con un sospiro rassegnato, mentre si girava sulla schiena e scalciava via le coperte, ben consapevole del fatto che sua moglie non lo avrebbe lasciato in pace finché non avesse ottenuto quello che voleva.
Con un cenno pigro della mano verso l’erezione mattutina, disse: “Rimboccami le coperte quando hai finito.” Detto questo, chiuse gli occhi e sbadigliò mentre si adagiava sul cuscino, più che pronto ad addormentarsi, ma a quanto pareva sua moglie aveva altri piani.
“Jason? Jason? Jason!” disse con un sospiro esasperato, scuotendolo di nuovo per svegliarlo.
“Hai già finito?” chiese sbadigliando mentre si rotolava su un fianco. “È stato veloce,” borbottò, raggiungendo le coperte alla cieca.
“Pensavo volessi passare la giornata con me”, disse Haley, con un tono di voce disumanamente vivace per essere le cinque del mattino.
“Sì” disse, annuendo sul cuscino.
“Allora alzati”, disse lei, premendogli un bacio sulla guancia.
Gemette mentre si girava sulla schiena. “Pensavo che saremmo andati per mercatini questa mattina.”
“Ci andremo, ma prima dobbiamo fare una piccola ricerca e decidere il nostro piano d’attacco”, disse sembrando determinata.
Si costrinse ad aprire gli occhi abbastanza a lungo da riuscire a vedere dove fosse, allungò la mano, l’afferrò per la vita e attirò il suo piccolo corpo accanto a lui, si rannicchiò dietro di lei e chiuse gli occhi con un sospiro gratificato. “Perché non facciamo”, disse interrompendosi per premere un bacio sulla sua spalla, “che torniamo a dormire e quando ci svegliamo possiamo sprecare il resto della mattina provando alcune nuove posizioni che farebbero vergognare il kamasutra.” Le posò un altro bacio tra le spalle mentre continuava, “Poi ti preparerò il pranzo e se vorrai ancora andare al mercatino-“
“Ma, a quel punto, tutte le cose belle saranno state vendute”, sottolineò ostinatamente Haley, scuotendo con forza la testa mentre si liberava rapidamente dalla sua presa.
Pensò di sottolineare un’altra volta che era solo spazzatura, ma quello l’avrebbe bandito del tutto dall’andare ancora alle vendite all’ingrosso con lei, cosa che normalmente non lo avrebbe disturbato; tuttavia, negli ultimi due mesi era stato impaziente di trascorrere un weekend senza bambini con sua moglie e non avrebbe sprecato la giornata sul divano senza di lei. Quindi, con un gemito e un’imprecazione, si costrinse ad alzarsi e a passare la giornata con sua moglie, andando per mercatini.
***
“C’è un mercatino su Orchard Street con oggetti antichi dei vigili del fuoco, uno su Independence Drive con vetri soffiati e giocattoli antichi, un altro su Mockingbird Avenue con attrezzature sportive, libri e vestiti,” annunciò Haley in modo teatrale mentre alzava gli occhi dall’elenco che aveva trovato sugli annunci online. “Che cosa hai trovato, Ja- Ehi! Quelli sono i miei pancakes!”
Jason si ficcò in bocca l’ultimo boccone delle sue frittelle al latticello e lo inzuppò con l’ultimo sorso del suo succo d’arancia. “Stavano diventando freddi.”
“La cameriera li ha appena portati!” sostenne, anche se sapeva che era inutile. Aveva distolto gli occhi dal cibo per più di trenta secondi, e per un Bradford costituiva un abbandono.
“Ecco a te, tesoro,” disse Cheryl la cameriera, una donna sulla cinquantina, facendo loro l’occhiolino e un sorriso mentre posava sul tavolo un grande sacchetto di carta marrone con due piccole bottiglie di succo d’arancia.
“Sei la migliore”, disse Jason. Le concesse quel sorriso assassino che ogni Bradford aveva imparato a fare fin da quando aveva un anno, mentre tirava fuori il portafogli e pagava il conto. L’anziana donna arrossì e Haley scosse la testa meravigliata.
****
Il maledetto fascino dei Bradford era sia una benedizione che una maledizione …
“Cosa c’è nella busta?” chiese Haley, prendendo una delle bottiglie di succo e bevendo un sorso mentre si dirigeva verso l’uscita.
“Le tue preferite, piccola cavalletta”, disse, allungandosi per poterle aprire la porta.
“Ciambelle di gelatina?” chiese lei, rivolgendogli un sorriso enorme quando lui annuì e con il sacchetto di carta le fece cenno di passare.
“Sapevo che avresti avuto bisogno della tua energia oggi”, spiegò con una scrollata di spalle mentre camminavano verso il furgone, come se non fosse stato l’uomo più dolce del mondo. Faceva sempre cose che le piacevano, cercandola e prendendosi cura di lei e dei bambini.
Aprì la portiera e attese che salisse prima di posarle la busta sul grembo e darle un bacio veloce sulle labbra. Facendole l’occhiolino, chiuse la portiera e girò intorno al furgone, lasciandola sorridente a selezionare una deliziosa ciambella di gelatina dalla busta e a chiedersi quanto fosse stata fortunata a sposare l’uomo più dolce del mondo.
***
“È stato un incidente!”
“Voglio il divorzio”, disse Haley, sembrando sfinita mentre si sfregava le mani sul viso e scuoteva la testa come se non riuscisse davvero a capire come avesse potuto farli cacciare entrambi da un altro mercatino.
“Sta solo reagendo in modo eccessivo”, disse Jason, aiutando la moglie visibilmente sbalordita a salire sul furgone, ben consapevole del fatto che il ragazzo che gestiva la vendita, sua moglie, i vicini, i bambini e quattro agenti di polizia stavano osservando ogni loro mossa.
“Sei un uomo cattivo!” urlò una delle bambine addette alla bancarella della limonata, mentre l’altra tirava fuori la lingua verso Jason.
“E la tua limonata sa di cloro!” scattò Jason per tutta risposta, provando un piacere perverso nel fatto che la madre della ragazzina dovesse trattenerla dal tentare di dargli un calcio nel culo.
“Per favore, dimmi che non hai provato ad iniziare un altro litigio con quella bambina”, disse Haley, strofinandosi le tempie con la punta delle dita mentre saliva sul furgone.
“Ha cominciato lei”, sottolineò, chiedendosi perché sua moglie stesse difendendo quella piccola bugiarda.
Fatta con veri limoni, col cazzo!
La piccola marmocchia aveva mentito e quando gliel’aveva fatto notare, sua moglie era venuta in sua difesa? No, non Haley. Invece di schierarsi con lui e farsi ridare indietro i due dollari, sua moglie ne aveva sborsati altri due, aveva sorseggiato la limonata e l’aveva proclamata la migliore che avesse mai bevuto.
“Ha tre anni!”
“È un’artista della truffa!” scattò nuovamente, mentre lanciava alla piccola bugiarda uno sguardo e veniva accolto da un piccolo pugno alzato e uno sguardo omicida che avrebbe reso orgoglioso Chucky.
“Va bene”, disse Haley, premendosi le mani sul viso, “possiamo andare a casa adesso?”
Si accigliò guardando l’elenco che aveva meticolosamente organizzato quella mattina. “Ci sono ancora altri cinque mercatini sulla tua lista, mia piccola cavalletta.”
“No”, disse sospirando in modo patetico mentre raccoglieva il sacchetto di carta; tirò fuori una ciambella di gelatina e prese un grosso boccone. “Perché non andiamo a casa a guardare un film?” gli suggerì con un piccolo sorriso mentre gli offriva una ciambella, facendolo sentire uno stronzo.
Lui la prese scuotendo la testa. “Mi dispiace, piccola”, disse, prendendo un boccone e desiderando che Haley a volte si comportasse come le altre donne quando era arrabbiata; che gli urlasse contro, piangesse, qualsiasi cosa, oltre a fargli un sorriso dolce di comprensione. Quel maledetto sorriso lo faceva sentire uno stronzo quando sbottava accidentalmente; il che accadeva fin troppo spesso, cazzo.
“Va bene così, Jason”, disse Haley con quel dannato sorriso che lui non meritava.
Non andava bene per niente, ma era inutile discutere con la donna decisa ad accettare lui e tutti i suoi difetti da Bradford. Invece, allungò una mano e intrecciò le dita alle sue. Mentre tornavano a casa, si scervellò cercando di trovare un modo per salvare in qualche modo quel fine settimana. Forse se avesse mosso il culo abbastanza in fretta da poter aprire la piscina, farla riempire durante la notte, grigliare un paio di bistecche, guardare qualche commedia romantica…
“Oh, grazie a dio, cazzo!”, disse, vedendo la sua salvezza su un grande cartellone fuori dall’autostrada.
“Che cosa?” chiese Haley guardando in basso mentre si puliva con cura gli occhiali.
“Niente, tesoro”, disse, sorridendo tra sè e sè mentre cambiava rotta e si dirigeva verso l’unica cosa che avrebbe compensato tutto ciò che le aveva fatto passare quella mattina.
“Dove stiamo andando?” chiese Haley un minuto dopo, mentre girava a destra su Oak Street e si dirigeva verso il vecchio cinema drive-in.
“Devo solo fare una breve commissione”, disse nascondendo un sorriso mentre seguiva le insegne rosa e blu e finché Haley guardava il suo telefono, senza dubbio assicurandosi che non avessero perso un messaggio dai suoi genitori, che stavano guardando i bambini.
Un minuto dopo si stava fermando nel parcheggio improvvisato e aspettava che Haley alzasse lo sguardo e vedesse la sua sorpresa.
“Stiamo ……”, chiese, le sue labbra si aprirono in un bel sorriso mentre si guardava attorno eccitata alla vista delle tende e dei tavoli che coprivano l’ampia area.
“Siamo a un mercatino delle pulci, mia piccola cavalletta”, disse, restituendole il sorriso anche mentre si preparava per la sua personale giornata all’inferno; ma per lei e uno di quei sorrisi, avrebbe attraversato l’inferno e fatto ritorno.
“Perché non…”
“No”, disse Zoe, pizzicandosi il naso mentre il suo sguardo assumeva quell’espressione testarda tipica di quando aveva a che fare con suo marito, e con la quale Connor stava rapidamente acquisendo familiarità.
Trevor socchiuse gli occhi verso la sua piccola moglie, con quello sguardo deciso che Connor conosceva molto bene. Era lo sguardo che Trevor aveva ogni volta che voleva fare qualcosa che li avrebbe sicuramente fottuti.
“Non capisco perché non posso portare io i bambini a fare dolcetto o scherzetto e tu rimani qui a distribuire le caramelle”, disse Trevor fissando minacciosamente la moglie.
“Nemmeno io”, disse Jason con lo stesso sguardo alla sua adorabile piccola moglie, che lo ignorava mentre aiutava i bambini con i loro costumi.
“Non succederà”, disse Rory lanciando uno sguardo ai suoi due cugini mentre si accarezzava distrattamente il lieve gonfiore sulla pancia dove stava crescendo loro figlio.
Gli occhi di Trevor e Jason si spostarono su di lei e si strinsero finché i tre non furono bloccati in un gioco di sguardi che fece scuotere la testa a Connor mentre si chinava per baciare sua moglie e provava a interrompere ciò che sapeva sarebbe potuto durare per diverse ore. “Dovresti iniziare ad andare, prima che tutte le caramelle buone finiscano”, disse contro le labbra della moglie, fermandosi per poterle sfiorare di nuovo, tentato di mandare tutto al diavolo e riportarla di sopra nella stanza in cui alloggiavano a ripetere le attività di quella mattina, ma non poteva deludere i suoi figli.
Anche se ciò significava passare la notte in giro con i suoi cognati.
“Dovremmo iniziare ad andare, se vogliamo fare qualche dolcetto o scherzetto prima della festa”, disse Haley con un sorriso caldo che fece spostare gli sguardi di Trevor e Jason su di lei.
“Intendi la festa da cui siamo banditi?” Trevor praticamente ringhiò quando fece quella domanda.
“Già, proprio quella”, disse Zoe con un sorriso che non mostrava rimorso mentre si avvicinava a suo marito; lo afferrò per le spalle e lo tirò verso di sé per un bacio veloce. “Torneremo verso le dieci. Abbiamo lasciato un sacco di cibo in cucina se avete fame”, disse Zoe mentre si dirigeva verso la porta principale dove i bambini aspettavano pazientemente e Jason stava dando a Haley un vero bacio d’addio.
“Mi raccomando”, disse Rory contro le labbra di Connor mentre lo tirava a sé per un altro bacio, ma sapeva che l’avvertimento era per i cugini. Si allontanò da lui, dando alla sua mano un’ultima stretta mentre camminava verso la porta principale dove i due uomini la stavano fulminando, in attesa.
“Traditrice”, borbottarono Jason e Trevor mentre si avvicinava, anche quando Jason si tolse la felpa e la porse a Rory mentre Trevor la fissava fino a quando non l’ebbe indossata.
Una volta indossata la felpa, tutti e tre si avvicinarono alle grandi vetrate e guardarono fuori, guardando mogli e figli allontanarsi, ridendo e sorridendo mentre attraversavano la strada verso la loro prima casa. Dopo un minuto, gli uomini fecero un passo indietro e con un sospiro, Connor disse: “Vado a prendere gli shot di gelatina”.
“Io prendo la birra”, disse Trevor, seguendolo attraverso la cucina e scendendo nel seminterrato dove prima, nel frigorifero dell’officina di Trevor, avevano nascosto la birra e gli shot di gelatina. Alcol alla mano, tornarono rapidamente al piano di sopra dove Jason stava preparando ulteriori scodelle di caramelle per assicurarsi che non rimanessero per i dolcetti e scherzetti. Senza dire una parola, posarono l’alcol sul tavolino, riorganizzarono il divano in modo che fosse in entrata e lo posizionarono a una decina di metri dalla porta principale.
Proprio mentre erano seduti, in attesa della lunga notte che avevano davanti, il campanello suonò. Trevor si alzò di nuovo in piedi, si avvicinò alla porta principale e lanciò loro uno sguardo da sopra la spalla prima di aprire la porta. Fece un passo indietro per rivelare uno Spiderman, un fantasma, uno zombi e una regina Elsa…
L’oggetto dell’intrattenimento di quella sera.
Connor attese che Trevor avesse distribuito le caramelle e chiuso la porta prima di prendere due shot di gelatina e consegnarne uno a Jason. Trevor tornò indietro, prese uno shot e con un brindisi, lo mandarono giù appena in tempo mentre il campanello suonava di nuovo. Questa volta, c’erano tre regine Elsa, tutte con enormi sorrisi mentre canticchiavano, “Let It Go”.
Gli uomini raccolsero diligentemente tre shot ciascuno e con un saluto, li buttarono giù proprio mentre il campanello suonava di nuovo. Questa volta era un gruppo numeroso con cinque bambine tutte vestite da regina Elsa. Dopo che le caramelle furono distribuite e gli uomini ebbero dato abbastanza importanza a ogni costume, chiusero la porta, buttarono giù cinque shot di Jell-O ciascuno e quasi non riuscirono a sedersi prima che il campanello suonasse di nuovo.
Mentre Trevor andava ad aprire la porta, Jason si sedette sul divano e annunciò: “Il primo a svenire o vomitare deve rastrellare le foglie vestito da regina Elsa”, mormorò Jason, finendo con un gemito mentre Trevor fece un passo indietro, rivelando un altro gruppo di bambine, tutte vestite da Elsa.
“Ci sto”, disse Connor, fiducioso che nessuno sarebbe stato in grado di ricordare questa scommessa al mattino.
30 Minuti dopo.
“Non risponde nessuno”, una graziosa bambina vestita come la regina Elsa fece il broncio al gruppo di ragazzine vestite nello stesso modo mentre si allontanavano con riluttanza, facendo sì che Rory si accigliasse, cioè fino a quando non entrò in casa un minuto dopo.
“Ummm, Trevor?” disse, fissando suo cugino disteso sul pavimento di fronte alla porta.
Il suo gemito di risposta non fu incoraggiante, quindi lei gli passò sopra, involucri di caramelle vuote si incresparono sotto i suoi piedi mentre si avvicinava al divano, che ora prendeva metà della sala d’ingresso, con i due occupanti buttati ai lati. Scuotendo la testa disgustata, si voltò per salire le scale e prendere lo zaino quando un mormorio le giunse alle orecchie.
Aggrottando le sopracciglia, Rory si voltò lentamente, sicura di aver sentito delle cose, sperando di stare sentendo delle cose, poi ci pensò suo marito a chiarire qualsiasi confusione borbottando: “Let it go, let it go, blah, blah, blah, blah, let it go……”
Chiudendo gli occhi per la sconfitta, decise che l’anno prossimo avrebbe gestito lei la distribuzione delle caramelle, perché chiaramente gli uomini erano delle mezzecalzette.
“Cosa sta succedendo?”
“Perché diavolo dovrei saperlo?” chiese Trevor, senza preoccuparsi di distogliere lo sguardo dal gioco mentre Jason si sedeva sul divano accanto a lui.
“Perché è stata tua moglie a convocare questo incontro”, disse Jason, porgendogli una birra.
“Quale incontro?” chiese distrattamente, scuotendo la testa disgustato alle giocate noiose con cui se l’erano cavata nella NFL.
“Tua moglie ha convocato una riunione di famiglia”, disse zio Jared mentre li superava, rubando la birra di suo figlio mentre andava a reclamare il posto dall’altro lato rispetto a lui.
“Avido bastardo” borbottò Jason, alzandosi per prendere altra birra. A Trevor non importava; l’importante era che tutti lo lasciassero in pace, così da potersi godere la prima partita senza bambini dopo anni.
“Hai idea del perché di questo incontro?” chiese lo zio Jared, afferrando una delle grandi ciotole di patatine che Zoe aveva preparato per la partita.
“Nessuna idea”, mormorò, chiedendosi quando suo zio fosse diventato così dannatamente loquace.
“Sono più curioso del perché ci abbia chiesto di non portare le nostre mogli”, disse Jason, sedendosi di nuovo accanto a lui con in mano una birra fresca.
“Perché,” disse Zoe entrando nella stanza con un’altra ciotola di patatine, fermandosi solo il tempo necessario per posizionare la ciotola sul tavolino e spegnere la televisione, “Ho un accordo da proporvi.”
“Che tipo di accordo?” chiese Trevor, sospirando pesantemente mentre si appoggiava allo schienale, conoscendo ormai sua moglie abbastanza bene da sapere che le cose sarebbero andate molto più veloci se non si fosse lamentato della partita e l’avesse lasciata arrivare al punto.
“Bè”, disse Zoe, sorridendo enormemente, “come sai sto partecipando a questo corso di cucina e…”
Un gemito collettivo la interruppe quando tutti e tre gli uomini si posarono distrattamente le mani sullo stomaco, rivivendo ciascuno gli orrori dell’ultima volta che aveva preso una lezione di cucina.
Con uno sguardo, purtroppo, continuò, “abbiamo imparato a preparare i nostri contorni preferiti per le vacanze. Quindi, avevo pensato che quest’anno sarebbe stato divertente passare qui il Ringraziamento e il Natale.”
“Mia moglie gestisce sempre la cucina durante le vacanze,” sottolineò Jared con un pizzico di panico mentre Trevor se ne stava lì seduto, scervellandosi alla ricerca di una via d’uscita da questo casino senza che sua moglie se la prendesse con lui e il suo povero cazzo indifeso.
Zoe sorrise enormemente. “Questo è un altro motivo per cui sto suggerendo questo. Ho pensato che sarebbe stato bello se zia Megan avesse la possibilità di rilassarsi e divertirsi per una volta.”
“Ummm”, disse Jason, schiarendosi la gola, ovviamente cercando le parole per salvarli tutti, “è umm, molto lavoro. Di solito ci vuole l’aiuto di tutti per preparare il pasto.”
Zoe allontanò le sue obiezioni, “Ho un piano per preparare tutto da sola.”
“Capisco” borbottò zio Jared, spostandosi nervosamente sul divano accanto a lui.
“È anche un sacco di cibo da preparare, tesoro. Non sono sicuro che…”
“Posso farcela”, disse Zoe con un dolce sorriso che lo fece dimenare, perché ora non aveva altra scelta.
Dovevano sottolineare che avrebbero preferito ingerire acido della batteria piuttosto che mangiare i suoi piatti. Aprì la bocca per fare proprio questo quando disse l’unica cosa che avrebbe garantito la loro collaborazione.
“In cambio, rivelerò il nome e l’indirizzo del ristorante a buffet che ho scoperto la scorsa settimana”, annunciò con un sorriso trionfante.
Merda
Stordito, si sedette e fissò sua moglie. Non poteva essere seria. Si aspettava davvero che acconsentissero a mangiare qualsiasi miscela di rischio biologico che le veniva in mente, in cambio di una possibilità di mangiare a buffet?
“Che tipo di buffet?” chiese, sapendo che un nuovo ristorante spuntato all’improvviso senza che uno di loro l’avesse già scoperto era quasi impossibile, dannazione, non con la tecnologia di oggi.
“È probabilmente un buffet da cui siamo già stati banditi”, sottolineò Jason, sospirando tristemente accanto a lui.
“È nuovo di zecca”, disse sorridendo. “È aperto anche fino a mezzanotte stasera. Serve cucina americana, cibo di alta qualità e ha un’incredibile selezione di dessert,” concluse con un sospiro soddisfatto che lo fece alzare in piedi lentamente.
“Sei andata a un buffet senza di me?” chiese oltraggiato. “È motivo di divorzio!”
“Probabilmente,” concordò distratta con una scrollata di spalle, mentre suo zio e suo cugino si alzavano in piedi per guardare la piccola donna che osava giocare con loro.
“Ti abbiamo fatta entrare in questa famiglia ed è così che ci ripaghi?” sputò Jason disgustato.
“Calmatevi, ragazzi,” disse lo zio Jared, mantenendo l’attenzione su Zoe. “Ci dirà il nome del ristorante e dove trovarlo, perché è una brava ragazza.”
“Lo farò”, disse Zoe, annuendo in accordo, “una volta che mi avrete promesso che mi occuperò della cucina per le vacanze di quest’anno”.
“Non possiamo farlo, Zoe”, disse zio Jared dolcemente con un sorriso affascinante mentre erano lì a fissare furiosamente la piccola traditrice.
“Oh, ma penso che possiate”, disse, sfoggiando ancora quel maledetto sorriso che rese felice il suo cazzo e lo stomaco gli si contorse dalla paura, “perché se non lo farete, chiamerò lo zio Ethan e glielo dirò invece.”
“Non lo farai!”
“Oh, invece sì!”
“Possiamo cercarlo su Google” ringhiò Jason.
“No, se ancora non è stata resa nota la notizia” sottolineò Zoe compiaciuta.
“Perché non ci prendiamo qualche minuto per calmarci e lasciare che questi due discutano di questo”, disse improvvisamente lo zio Jared, lanciandogli uno sguardo significativo mentre annuiva dirigendosi in cucina.
Jason, con la mascella serrata, annuì in segno di comprensione.
“Sembra una buona idea,” disse Jason senza intoppi mentre si dirigeva verso la porta con suo padre che lo seguiva, lasciando Trevor in piedi lì con la moglie compiaciuta e la consapevolezza che ora toccava a lui fare tutto ciò che serviva per ottenere il nome e l’indirizzo di quel ristorante a buffet.