Tra pochi giorni, esattamente il 21 Gennaio, arriverà in lingua inglese il nuovissimo romanzo dell’autrice Vi Keeland, dal titolo WE SHOULDN’T, e noi di Romance Book abbiamo per voi in esclusiva un piccolo estratto del libro!
*** ESTRATTO ***
Avrei dovuto immaginarlo.
Era il tipo bellissimo che avevo visto in ascensore. E io che pensavo avessimo avuto una piccola scintilla.
Bennett Fox sghignazzò come se fosse già stato nominato mio capo e mi allungò una mano. “Benvenuta alla Foster Burnett.”
Ugh. Non era solo bello; sapeva anche di esserlo.
“Fino a qualche settimana fa era la Foster, Burnett e Wren, o sbaglio?” Lo freddai con un sorriso e con il subdolo promemoria che questo ora era il nostro posto di lavoro, improvvisamente grata che i miei genitori mi avessero fatto portare l’apparecchio ai denti fin quasi a sedici anni.
“Ma certo.” Il mio nuovo nemico fece un sorriso altrettanto radioso. A quanto pare anche i suoi genitori avevano sborsato soldi per delle cure odontoiatriche.
Bennett Fox era anche alto. Una volta ho letto un articolo che diceva che l’altezza media di un uomo negli Stati Uniti era di un metro e settantasei centimetri; meno del quindici percento degli uomini è più alto di un metro e ottanta. Tuttavia l’altezza media di più del sessantotto percento degli amministratori delegati della Fortune 500 era di oltre un metro e ottanta.
Inconsciamente, compariamo la stazza al potere in tanti modi diversi e non solo tramite i muscoli.
Andrew è un metro e novanta. Presumo che questo tizio sia lo stesso.
Bennett tirò in fuori la sedia accanto alla sua. “Prego, mettiti pure seduta.”
Alto e con modi da gentiluomo. Lo disprezzavo già.
Durante il successivo discorso d’incoraggiamento di venti minuti tenuto da Jonas Stern- dove aveva provato a convincerci che non eravamo in lizza per la stessa posizione lavorativa, ma bensì in cammino come capi dell’attuale azienda pubblicitaria più grande degli Stati Uniti- avevo lanciato delle occhiate a Bennett Fox.
Scarpe: decisamente costose. Tradizionaliste, in stile Oxford, ma con un moderno bordo di cuciture in cima. Oserei dire di Ferragamo. Ha anche dei piedi grandi.
Completo: blu scuro, tagliato su misura per la sua figura alta e ampia. Il tipo di lusso raffinato che ti fa capire che ha i soldi, ma non ha bisogno di ostentarli per impressionarti.
Una delle sue lunghe gambe era accavallata sopra l’altro ginocchio in modo casuale, come se stessimo discutendo del tempo anzichè del fatto che il lavoro che avevamo svolto per dodici ore al giorno, sei giorni a settimana era improvvisamente a rischio di essere stato fatto invano.
A un certo punto, Jonas aveva detto qualcosa su cui entrambi eravamo d’accordo, e c’eravamo guardati, annuendo. Vista l’opportunità di ispezionarlo più da vicino, i miei occhi avevano vagato sul suo bellissimo viso. Mascella forte, un naso audacemente dritto- il tipo di struttura ossea tramandata di generazione in generazione che era molto meglio e più utile di qualsiasi eredità monetaria. Ma i suoi occhi erano l’intoppo: un verde profondo e penetrante che spiccava sulla sua pelle abbronzata e liscia. E mi stavano attualmente fissando.
Allontanai lo sguardo, riportando la mia attenzione su Jonas. “Quindi cosa succederà alla fine del periodo di novanta giorni di integrazione? Ci saranno due Direttori Creativi del Marketing della Costa Ovest?”
Jonas ci guardò entrambi e sospirò. “No. Ma nessuno di voi due perderà il proprio lavoro. Stavo proprio per dire a Bennett le novità. Rob Gatts ha annunciato che andrà in pensione tra un paio di mesi. Quindi ci sarà un posto vacante come direttore creativo per rimpiazzarlo.”
Non avevo idea di cosa questo significasse. Ma a quanto pare Bennett sì.
“Quindi uno di noi due verrà mandato a Dallas al posto di Rob per occuparsi della regione sud-ovest?” chiese lui.
La faccia di Jonas mi fece capire che forse Bennett non sarebbe stato entusiasta alla prospettiva di essere trasferito in Texas. “Sì.”
Tutti e tre lasciammo che la notizia si insinuasse in noi per qualche minuto. La possibilità di dovermi spostare in Texas fece tornare la mia mente a girare, però.
“Chi prenderà la decisione?” chiesi. “Perchè ovviamente tu hai lavorato con Bennett…”
Jonas scosse la testa e scacciò via ciò che stavo per chiedere. “Decisioni come questa- dove due posizioni da manager esperti vengono indirizzate in un solo ufficio- saranno prese in considerazione dal consiglio che emetterà la decisione finale su chi verrà preso per primo.”
Bennett era confuso quasi quanto me. “I membri del consiglio non hanno a che fare con noi ogni giorno.”
“No, infatti. Ecco perchè hanno trovato un metodo per prendere questa decisione.”
“E sarebbe?”
“Sarà basato sulla capacità di accontentare tre dei nostri migliori clienti. Entrambi ideerete delle campagne per conto vostro e gliele presenterete. Il cliente sceglierà poi quella che preferisce.”
Bennett per la prima volta sembrava scosso. La sua postura perfetta e la sua sicurezza avevano subìto un duro colpo mentre si chinava in avanti e si passava le lunghe dita tra i capelli.
“Stai scherzando? Più di dieci anni, e ora il mio lavoro si riduce a delle campagne? Ho prodotto mezzo miliardo di dollari in contatti pubblicitari per questa azienda.”
“Mi dispiace, Bennett. Davvero. Ma una delle condizioni della fusione con la Wren era quella di tenere in dovuta considerazione gli impiegati della Wren stessa in posizioni che potrebbero venire eliminate a causa di duplicità. L’accordo stava quasi sfumando perchè la signora Wren insisteva sul fatto che non avrebbe venduto la compagnia del marito, se i suoi impiegati a lungo termine fossero stati tolti di mezzo.”
Questo mi fece sorridere. Il signor Wren si stava prendendo cura dei suoi impiegati anche dopo essersene andato.
“Io ci sto.” Guardai Bennett, che era chiaramente infastidito. “Che vinca la donna migliore.”
Mi fulminò con lo sguardo. “Vorrai dire uomo.”