
Un sabato mattina di fine aprile lui si sorprese a piangere davanti a lei. Non riusciva a parlare. Avrebbe voluto confessarle che era finita, ma sapeva che poi lei avrebbe iniziato a singhiozzare, e non ne sopportava nemmeno l’idea. Lei alzò lo sguardo dal suo libro come se avesse avvertito una forza nuova in casa, incontenibile, che l’avrebbe schiacciata contro il muro se non si fosse aggrappata a qualcosa, così si aggrappò al suo orgoglio, o a quello che ne rimaneva.
Chiuse il libro, si alzò dal divano e si diresse verso di lui, si mise sulle punte e gli accarezzò la testa. Gli disse di stare tranquillo. Lui le faceva del male e lei lo consolava. Gli diede un bacio sulla guancia e uscì di casa senza voltarsi, per non essere costretta a dirgli addio. Quando, quasi tre ore dopo, tornò a casa, lui non c’era più. Sfinita, si addormentò su quello che era stato il loro letto. Più tardi, si svegliò di soprassalto e mise a fuoco nel buio quella parte di letto, così vuota, e avvertì un macigno sul petto che non la faceva respirare. Si rese conto di non essere pronta a lasciarlo andare. Si alzò per cercare un quaderno, come se improvvisamente fosse una questione di vita o di morte. Ne trovò uno. Conosceva le regole: non chiamarlo, non cercarlo, non seguirlo (!!!), non inviargli messaggi, bloccarlo su ogni social network, non giocarsi la dignità. Conosceva le regole, ma le stavano strette, perché stavolta, in quella storia, ci aveva creduto talmente tanto da sentirsi quasi adatta a un futuro felice. Per questo, per la prima volta in ventisette anni, decise di iniziare a tenere un diario segreto, che poi, a voler essere davvero sinceri, altro non era che un modo per continuare a parlare con lui.

Buona sera ragazzuoli e ragazzuole! Oggi sono qui con voi per recensire un libro dal carattere differente dal solito. Un libro che non possiamo definire come un romance classico, ma che parla d’amore. Parla di un amore perso, finito. Un libro che parla di ognuno di noi, perché volenti o dolenti tutti abbiamo perso qualcosa, qualcuno.
Meglio non aver paura di far girare tutti intorno al cuore. Anche se sembra assurdo, anche se ci rende fragili. Magari ora pensiamo che sia la nostra rovina, in realtà sarà la nostra salvezza.
Prima di iniziare a parlare del libro di per sé mi sento di spendere qualche parola sull’autrice. Una donna che mi ha colpito molto sia per i contenuti, sia per il modo semplice e genuino con cui li ha trattati. Caratteristica principale? La verità a volte dolorosa di ogni parola che ho letto su questo volume. La storia dell’autrice nasce sui social network precisamente su una pagina facebook aperta da lei nel 2010 intitolata Meglio soffrire che mettere in un ripostiglio il cuore, che in poco tempo è stata seguita da quasi 200.000 persone. A questo punto non si poteva non raccogliere i suoi post e farne un romanzo che prende il nome proprio dalla pagina FacciaLibro.
C’erano una volta un ragazzo e una ragazza.
C’erano una volta perché adesso non ci sono più.
E’ così che inizia la storia di Anna e Tommaso. Due ragazzi che si sono conosciuti da giovanissimi, che si sono innamorati al punto tale da credere nel loro per sempre e che sono andati a vivere insieme. Una vita normale, fatta di attimi di quotidianeità, di abitudini, di alti e di bassi. La conoscete questa storia? Perché io mi ci sono ritrovata sin dalla prima parola. Già alla fine del primo capitolo avevo i brividi. Io ero ANNA.
Tommaso è il classico bravo ragazzo innamorato e protettivo, attento che si pone fra lei è il mondo come a fare da barriera, perché Anna, al contrario, è fragile. Ha difficoltà a relazionarsi con gli altri ad esprimere i propri sentimenti. Un giorno, una domenica qualsiasi senza arte né parte, lei sente lo sguardo e il dolore di Tommaso. Lo accoglie, finge di essere forte e lo lascia andare. Lui non la ama più. Lui non può restare.
Se avessi scorto una luce in fondo a quegli occhi così scuri che tante volte mi hanno scelto in mezzo agli altri, se avessi avvertito un dubbio posarsi sulla punta delle tue dita, forse ci avrei provato, ma non ho visto niente. Solo una moltitudine di ombre ammassate sulle tue spalle. In mezzo al tuo silenzio ho percepito nitidamente l’educazione, ma non l’amore. L’educazione che ti porta a filtrare i pensieri per non ferire troppo chi hai davanti. Sei stato zitto per non diventare cattivo, per non mettermi di fronte alla cruda realtà: è finita.
Lei inizia a tenere un diario. Delle pagine di un quaderno dove scrive lettere al suo Tommaso.
12 ore dopo la fine sono ancora viva e mi sembra impossibile.
Le pagine scritte da Anna ci trascinano in quella che secondo me è stata un’evoluzione del personaggio in cui ritrovarsi, rispecchiarsi.
Anna passa dalla totale apatia al porsi domande: “E se avessi avuto i capelli più lunghi?” ” E se fossi stata diversa.” “E se fossi stata più forte” “E se…” Domande che ci siamo poste tutte. Una serie di “E se” senza fine.
E’ un lungo, lunghissimo momento che sembra non debba finire mai, che sembra schiacciarla…ma il dolore muta. E come una leggere folata di vento la porta dal basso verso l’alto. Il mondo intorno cambia, lei stessa si vede e si percepisce diversa. Ecco che torna quel sorriso che mancava da troppo tempo, ecco che il tempo non è più un nemico da combattere ma un alleato e sopratutto Anna comprende che la vita va vissuta e non sprecata.
Credo che dalla mia recensione si capisca quanto questo libro mi sia entrato dentro. Ero in ogni sua lacrima, in ogni sua parola, in ogni suo pensiero.
Non a tutti è concesso di tornare indietro nel tempo, a volte bisogna solo imparare a lasciare andare.
Buona lettura,
Mik
